domenica 13 ottobre 2024

LA CITTÀ DEI MIRACOLI

              LA CITTÀ DEI MIRACOLI

(La curva forlivese la serata del 25/10/'95

A Forlì di miracoli sono abbastanza pratici, le radici affondano addirittura al Febbraio del 1428 (il quattro per la precisione) quando un incendio distrusse una scuola nonostante il lodevole tentativo di spegnimento da parte di una popolazione mai doma, il fatto incredibile fu che tra le macerie venne ritrovata intatta l'immagine della Beata Vergine con il Bambino!

 Di conseguenza il governatore della città ordinò immediatamente di portare l'immagine nel Duomo (dopo solenne processione) e da lì nacque la Madonna del fuoco, tutt'oggi venerata e pronta a proteggere ogni forlivese.

Il miracolo che raccontiamo noi è però molto più vicino nel tempo, e con testi, scritture ed immagini sacre non c'entra nulla; incomincia sul finire dell' estate del 1995 e si protrae fino all'Ottobre dello stesso anno, nomi e cognomi di alcuni dei protagonisti sono Franco Bonavita, Marco Roccati, Roberto Rossi, Marco Babini e via via Rossi, Flamigni, Misso ecc., si parla di calcio avrete intuito, nello specifico della Coppa Italia maggiore.


                     L'INIZIO DEL SOGNO 


I biancorossi di Forlì avevano ottenuto il pass per disputare la Coppa Italia maggiore grazie all'exploit nella Coppa di serie C della stagione precedente dove con un percorso a dir poco fantastico si erano arresi solamente nella finale di ritorno al Varese capace di vincere 3-0 a Masnago; la strada che portò i biancorossi in finale fu già qualcosa di particolare, vittime illustri lastricarono la via, dal Rimini al Prato e in sequenza Ravenna, Carpi, Juve Stabia e Casarano, tutto questo nonostante una stagione chiusa a metà classifica con il cambio in panchina tra Varrella e Cresci.

Ottenuto quindi il diritto a disputare la Coppa Italia maggiore il piccolo Forlì si trova davanti per il primo turno un Foggia alla fine della favola di Zemanlandia appena retrocesso dalla serie A; l'appuntamento è per il venti di Agosto al "Tullo Morgagni", sarà l'occasione per respirare l'aria di un calcio d'alta quota che i biancorossi hanno frequentato per una sola stagione in tutta la loro storia. Serie B edizione 1946/47, retrocessione con 31 punti (a meno cinque dalla salvezza) ma la soddisfazione di fermare il Cesena sul nulla di fatto fuori casa e batterlo 2-1 a Forlì, scusate se è poco!

               L' ORLANDI FURIOSO 


Delio Rossi è il conduttore dei pugliesi, Brunner il guardiano della porta e tra gli altri figurano giocatori quali Kolyvanov, Mandelli e Giovanni Tedesco, gente con un passo decisamente diverso dai pur bravi Misso, Roccati, Conficconi o Macerata, alfieri forlivesi adorati dalla tifoseria. Agli ordini del Sig. Gronda di Genova ecco così che il piccolo Forlì si oppone ai satanelli pugliesi nella speranza che il fattore campo possa dire la sua; la truppa di Delio Rossi fatica più del previsto a macinare gioco, il Forlì contiene e, da buona squadra di serie C2, riparte con veloci folate offensive. La sblocca al 31' Orlandi, un ventiseienne che di mestiere fa la punta, Brunner non ci arriva e il Foggia si trova sotto tra lo stupore generale! 

Delio Rossi prova a dare una svolta ai suoi inserendo Zanchetta al posto di De Vincenzo già ad inizio ripresa, Bonavita invece non cambia nulla in un complesso che, pur con i limiti della categoria, sta tenendo testa dignitosamente all'avversario; finisce così che al Foggia tocca uscire dalla competizione già al primo turno, e questa di per sé è una notizia non da poco, i forlivesi sfideranno al "Morgagni" il Piacenza di Gigi Cagni ovvero una squadra di serie A!


                 ABBIATE PIACENZA


Il 30 Agosto 1995 lo stadio forlivese è gremito, qualcuno sogna il colpaccio ma i più tanti sarebbero contenti di ben figurare davanti ad un squadra che si batte in massima serie; Bonavita e i suoi sono certi di poter dire la loro anche se tra gli avversari ci sono giocatori davvero di grido, Cappellini nelle giovanili del Milan pareva destinato ad una carriera di primissimo livello, Taibi dopo le esperienze a Trento e Licata è portiere di sicuro affidamento, Di Francesco ha numeri da serie A e poi l'esperienza di Maccoppi là dietro e via via Corini e la sua classe, Caccia bomber di professione e Polonia, Manighetti, Carbone , Piovani, insomma la differenza c'è ma non si vedrà!

Gli avvertimenti per i quali i piacentini dovrebbero aprire gli occhi ci sono, nel pomeriggio il Fiorenzuola (C1) ha eliminato il Torino e gli stessi biancorossi di Forlì ne vengono dalla mezza impresa col Foggia; la gara inizia e dopo una manciata di minuti il Piacenza è costretto a sostituire l'infortunato Cappellini con Nicola Caccia, cambia poco per gli ospiti comunque, il Forlì battagliero e mai a testa china produce buone trame di gioco e al dodicesimo passa in vantaggio; l'azione parte da una palla recuperata a metà campo, viene innescato il veloce Macerata sulla fascia sinistra il quale brucia il diretto marcatore e dalla linea di fondo crossa al millimetro per la testa di un Misso appostato sul secondo palo che incoccia battendo imparabilmente un Taibi proteso nell'inutile tuffo! Il boato che avvolge il "Morgagni" è memorabile, figlio dell'incredulità mista al sogno di poter passare al turno successivo, anche se al novantesimo mancano ancora 78 minuti.

La gara riprende ed i piacentini, visibilmente irritati, cercano di riparare immediatamente alla beffa subita, il Forlì resiste e appena può mette il becco fuori cercando di affievolire il peso ad una difesa stoica; la prima frazione così si chiude con il sorprendente vantaggio dei biancorossi di casa, però c'è ancora un tempo, qualcuno sogna, ma la maggioranza si gode il momento cosciente che di lì a poco tutto tornerà come deve...o dovrebbe... 

Gigi Cagni sostituisce già negli spogliatoi la verve di Cleto Polonia con il genio di Corini, Bonavita invece non modifica nulla chiedendo ai ragazzi di battersi fino all'ultima goccia di sangue e qualcosa di più. Quando i giochi riprendono il leit motiv è scontato, Piacenza alla ricerca del pari e Forlì a difesa del fortino che crolla al minuto 53 quando Caccia è abile ad anticipare il diretto marcatore e girare (di testa) un pallone proveniente da calcio piazzato e spizzicato da Brioschi alle spalle di Roccati, 1-1 e tutto riaperto!

Sugli spalti si ci preoccupa un po' di più, quando i sogni al mattino stanno per svanire non è mai una bella sensazione , ma gli uomini di Bonavita non ne vogliono sapere di svegliarsi e continuano a ribattere colpo su colpo fino al termine dei 90'; Cagni al 70' ha buttato dentro pure il neo acquisto Lorenzini, scuola Milan e diventato grande a Como, mentre il Forlì il primo cambio lo effettua a cinque dal termine, Modesti si avvicenda col generoso Macerata.

Si và perciò ai tempi supplementari, una noia non preventivata per i piacentini e un prolungamento del sogno per i forlivesi, il copione è lo stesso con i favoriti che attaccano e gli altri che si difendono affidandosi a qualche ripartenza; non c'è verso di schiodare il risultato, così quando al 120' Collina fischia la fine non resta che affidarsi alla lotteria dei rigori nella quale entrambe sperano di pescare il biglietto vincente.

Incominciano i padroni di casa con Modesti che batte Taibi, 1-0 Forlì. Il Piacenza affida la prima esecuzione a Lorenzini, il biondo cursore non fallisce e riporta tutto in parità; Belletti è il secondo per i biancorossi di casa e realizza portando avanti i suoi visto che Di Francesco sbaglia, qualcuno incomincia a crederci!

Il terzo penalty forlivese è per Michele Cazzarò talento scuola Taranto sceso in C2 dopo la cancellazione degli Jonici dai professionisti, Taibi non ci sta ed ecco il pareggio di Carbone, 2-2 ed ancora un paio di tiri a testa; Babini, già in B a Brescia, compie la missione e trasforma il suo, ma la rete di Caccia rimette tutto a posto. A questo punto diventano decisivi gli ultimi due tiri, quello per il Forlì è trasformato da Rossi, mentre il piacentino Corini becca la traversa, il rimbalzo sulla linea e Roccati che dice no...il sogno è realtà!


                  NON C SVEGLIATE

    (I capitani schierati al centro del campo)



Venticinque Ottobre 1995, la serata è fatata per chi tifa biancorosso, il clima in senso meteorologico non lo ricorda nessuno, quello in senso emozionale invece è stampato nella memoria di una città; Baresi, Savicevic, Tassotti, Maldini che si esibiscono in veste ufficiale contro una realtà di serie C2, favole che solo il calcio sa(peva) raccontare.

Che l'occasione sia unica lo hanno chiaramente inteso tutti, in primis la società forlivese che per l'occasione sposta il campo di casa nella vicina Cesena visto che i seimila posti del "Morgagni" sono decisamente insufficienti per contenere l'entusiasmo generato dal passaggio del turno. Al "Manuzzi" saranno ben 25000 gli spettatori, incasso seicentoquaranta milioni e il resto mancia, roba che in C2 ci vuole un campionato e mezzo di buone prestazioni derby compresi; l'annullo filatelico poi è la chicca che consegna alla storia una serata che sulla via Emilia riversa un fiume di automobili cariche di speranza, sogni, soddisfazione e soprattutto felicità.

All'ingresso in campo delle squadre si scatenano fumogeni e fuochi d'artificio, il boato che accompagna a centrocampo gli eroi biancorossi è degno di una finale di Coppacampioni, però poi c'è da giocare e lì la favola si arrende alla ruvida realtà; il Milan orchestra e il Forlì, ben motivato ed organizzato da Franco Bonavita, si difende con ordine e disciplina. Regge l'urto con una dignità che sfiora l'epico e capitola per la prima volta soltanto al 38' quando il genio di Savicevic vede un corridoio là dove non c'è e mette Di Canio nelle condizioni di trafiggere un attento Roccati con un fendente rasoterra da sinistra a destra che sblocca la gara.

Si và al riposo con la sensazione che Forlì, nonostante l'enorme divario tecnico e fisico, abbia dato tutto, ma la truppa di Bonavita getta il cuore oltre l'ostacolo e regge anche i restanti quarantacinque minuti; raddoppia Eranio al cinquantatreesimo giro di lancette (cross da sinistra e conclusione al volo che fa secco il portiere) ma finisce lì. Il Milan amministra e i biancorossi di casa restano in partita cercando in qualche modo la rete della bandiera fino alla fine, come quando l'ex ala del Verona campione d'Italia Franco Turchetta cerca di imbeccare Orlandi con uno stupendo lancio di trenta metri reso veno dai centrali rossoneri.

Al triplice fischio di Pellegrino da Barcellona (Pozzo di Gotto) ci sono applausi per tutti e la consapevolezza di aver vissuto qualcosa da tramandare a figli e nipoti, ognuno torna a casa con l'aneddoto, il momento o il particolare che non dimenticherà mai.


               IL CONSOLE FLAMIGNI


Gianni Flamigni è forlivese di nascita, Predappio nello specifico, in carriera ha debuttato giovanissimo in A col Cesena per poi passare a Parma, Monza, Brescia, Lecce e Pisa, una carriera vissuta ad alti livelli mella quale ha messo assieme quasi 150 partite di campionato tra A e B, dopo la radiazione del Pisa di Anconetani (estate 1994) passa in C1 all' Ospitaletto dove si ferma una sola stagione, quindi il ritorno a casa, in quel Forlì nel quale non aveva mai giocato. Quella partita col Milan è storia anche per lui, calciatore e forlivese, vissuta su più fronti con lo stesso cuore gonfio di sentimenti e soddisfazioni, a distanza di anni la ricorda così: " Avevo ottenuto lo svincolo dall' Ospitaletto e da un po' mi allenavo col Forlì, mi tesserarono proprio per quella partita, due giorni prima! In squadra solo io e Turchetta avevamo fatto la serie A, Babini e Monaco la B, mentre Salvetti e Roccati ad alti livelli ci sarebbero arrivati più avanti.

L'aria che si respirava in città era qualcosa di speciale, tutti sapevano di vivere un momento che sarebbe passato alla storia; per me fu una soddisfazione particolare perché giocammo al "Manuzzi" di Cesena dove avevo fatto un bel po' di partite, ma giocarci con la maglia del Forlì in uno stadio pieno di colori biancorossi era un sogno, la tifoseria forlivese non era certo abituata a quel tipo di palcoscenici.

Di quella sera conservo una stupenda fotografia che immortala me e Maldini mentre rincorriamo la palla, una grossa soddisfazione. Eravamo una bella squadra anche se in campionato poi ci salvammo alla fine, mister Bonavita era un ottimo allenatore, molto legato agli schemi sia di gioco che sui calci da fermo, oggi che alleno mi porto dietro qualcosa anche di suo!

Quella col Milan fu una serata possibile grazie alla formula di allora, la Coppa Italia di oggi non permette più eventi del genere, il calcio è uno sport popolare, ma si sta facendo di tutto per renderlo elitario, ciò non è certo un bene; sarà la nostalgia, saranno gli anni che passano ma era un altro sport, oggi è tutto fisico ed atletica, allora si prediligeva molto più la tecnica."


                  IL BIVIO DEL DESTINO 


Milan e Forlì, come da copione, divideranno immediatamente le loro strade, quella dei rossoneri porterà l'ennesimo scudetto, mentre agli uomini di Franco Bonavita toccherà sudare per evitare le forche caudine dei play out scansati all'ultima giornata in maniera rocambolesca battendo il già promosso Treviso di Bepi Pillon; vantaggio di Orlandi al termine della prima frazione, rarissima autorete di Emiliano Salvetti a tre dal novantesimo e 2-1 riparatore di Andreotti all'ultimo giro di lancette, morale della favola un punto in più del Tolentino (di Fabrizio Castori) costretto ai playout !

Estromettere una squadra di serie A dalla Coppa Italia, tenere testa ad uno dei Milan più forti di sempre e salvarsi in C2 per un soffio di fiato....

"Dammi solo un minuto, ma non mi togliere la favola del pallone!"


IL TABELLINO DELLA GARA


FORLI' - MILAN 0-2

Reti: 38' Di Canio, 54' Eranio


FORLI': Roccati (86' Magnani), R. Rossi, Babini, Paggio, Flamigni, Macerata, Prati, Cazzarò, Misso (82' Turchetta), Turchi (62' Belletti), Orlando. All.: Bonavita

MILAN: Ielpo, Tassotti, Costacurta, F. Baresi (32' P. Maldini), Coco, Eranio, Albertini, Ambrosini, Lentini, Di Canio, Savicevic (75' Locatelli) - All.: Capello

Arbitro: Sig. Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto.





giovedì 8 febbraio 2024

Benedetta Primavera

BENEDETTA PRIMAVERA 



 "T’vò che un nespul e faza i figh?"  chissà quanti lo avranno detto, o pensato, alla partenza della Primavera di Ammoniaci in quel Febbraio del 1990, per il rinomato e prestigioso torneo di Viareggio; il piccolo Cesena che va a giocarsela con la meglio gioventù di Torino, Juventus, Napoli, Milan e chi più ne ha più ne metta, estero compreso. Un Davide che davanti non si trova un solo Golia, ma tanti e variegati, comunque non si spaventa nemmeno stavolta e con pazienza (la virtù dei forti no?) e tenacia li sconfigge uno per uno, issandosi, per la prima volta, sul gradino più alto del podio, un podio riservato solitamente alle squadre "da cassetta", società dai nomi prestigiosi che richiamano folle ben più grandi di quanto può riuscire a fare una provinciale, ma questo è il bello del calcio!

IL CESENA E IL VIAREGGIO

Il torneo di Viareggio nasce nel 1949 e, per quella prima edizione, vede partecipare 10 squadre che nel tempo si allargheranno a 12 per poi passare a 16 (uniche eccezioni saranno le edizioni 1957 e 59 che vedranno presenti solamente 8 squadre) fino ad arrivare alla formula di 24 proprio per l'edizione del 1990; otto gironi da tre squadre con gare di sola andata, passano le prime che daranno via ai quarti e successivamente a semifinali e finali.

Il Cesena è alla sua terza partecipazione, ha esordito nel 1975 quando venne inserita nel girone D con la Juventus, il Velez Mostar e gli americani del Burlingdale; era la Primavera di mister Ronconi e dei Benedetti (Corrado, più di 300 presenze tra A e B con le maglie di Cesena, Bologna, Perugia e Catania), Budellacci (una vita in C tra Fano, Francavilla e Ravenna), Moscatelli (garanzia in B nei primi anni 80 con Cesena, Lazio e Pistoiese tra le altre) e Santoli quest'ultimo promessa mai sbocciata che si dedicherà alla musica. Quella squadra esordisce a Lucca con un 5-0 agli americani, perde 1-0 con la Juventus di un giovane prodigio di nome Paolo Rossi e poi batte col minimo scarto il Velez di Mostar guadagnandosi l'accesso alla fase ad eliminazione diretta dove, ai rigori, cederà agli ungheresi dell' Uijpest Dosza.

La seconda presenza invece è datata 1983 con una formazione che la stagione precedente si era laureata campione d'Italia battendo nella doppia finale i pari età dell' Avellino, allenatore di quella squadra Arrigo Sacchi che però migrerà verso Rimini per incominciare la scalata che lo porterà alla nazionale. In quella squadra spiccano già i nomi di Agostini (futuro Condor), Seba Rossi, Lupo e Galassi, tutti giocatori che si affermeranno tra A e B; i bianconeri vengono inseriti nel girone B con Roma, Milan e Ipswich Town, esordiscono battendo gli inglesi col minimo scarto, ma con lo stesso risultato perdono sia con i giallorossi che con i rossoneri e così addio sogni di gloria.

Quella del 1990 è quindi la terza avventura viareggina per i cesenati che in campionato viaggiano nelle posizioni di testa del proprio girone  dove duellano col Torino del guru Vatta e riescono a tenere a bada la Juventus, è un raggruppamento tosto che prevede anche il Bologna, Genoa e Sampdoria, Fiorentina e Cagliari tra le altre,ma la truppa di Ammoniaci non teme avversari potendo avvalersi di un gruppo formato prevalentemente da giovani della zona e perciò attaccati alla maglia!

DA BAGNO A VIAREGGIO

Anche Paolo Ammoniaci è un romagnolo D.O.C., nativo di Bagno di Romagna ha giocato nel Cesena dal 1966 al 1975, tra serie C ed A, la bellezza di 218 partite prima di passare per un quadriennio alla Lazio, 85 gare ed una rete, un biennio al Palermo (71-3) ed un altro al Forlì in serie C (61); appese le scarpe al mitologico chiodo ecco che intraprende la carriera di allenatore proprio con i colori del Cesena; quel torneo gli varrà il pass per l'esperienza tra i Professionisti che lo vedrà protagonista di un buon 4' posto in C1 col Perugia edizione 1990/91, di quella Primavera si porterà dietro il giovane Scugugia il quale lo ripagherà costruendosi poi una carriera di tutto rispetto. Le successive tappe di Ammoniaci saranno Baracca Lugo e Ternana prima di rientrare nella sua Cesena come mister in seconda e, alla bisogna, titolare della panchina dei grandi.

 CESE..NATI DI PRIMAVERA

Anche in quel 1989/90 la primavera cesenate primeggia nel rispettivo campionato, nel girone A è testa a testa col Torino di Sergio Vatta in un raggruppamento che (come detto in precedenza) prevede Juventus, Fiorentina, Sampdoria e Bologna tra le altre. Ma sono anni che il settore giovanile bianconero disputa tornei di alto livello sfornando giocatori che poi si distingueranno nelle prime due serie nazionali, detto dello scudetto di Sacchi c'è da rimarcare il bis datato 85/86 quando, già sotto la sapiente guida di Ammoniaci, i cesenati si impongono con un gruppo che può contare su Minotti, Alessandro Bianchi, Rizzitelli, insomma a Cesena non si fanno proclami ma sui giovani ci si investe davvero.

Per il torneo di Viareggio 1990 la società si avvale dell'opzione prestiti concessa dagli organizzatori (massimo tre) e và a pescare in maniera intelligente senza farsi impressionare dai cosiddetti nomi; dal Trento arriva la punta palermitana Antonino Di Natale, un giocatore tecnico con il vizio del gol; dal Riccione ecco il classe 1969 Andrea Lega (in realtà cresciuto nel settore giovanile cesenate) ed infine dal Modena un giovane e promettente Lamberto Zauli. Gli altri sono quelli che in campionato vivono il testa a testa col Torino, c'è il portiere romano Flavoni, i difensori Medri, Di Simoni, Scarponi, Scugugia e Taroni, con i centrocampisti Del Bianco (già nel giro della serie A), Lasagni, Pupita, Masolini Ulisse (fratello di Filippo curiosamente al Brescia in quel torneo), Teodorani e Zanoli, più gli attaccanti Ceccarelli e Zagati,pure quest'ultimo nel giro della prima squadra. Detto della rosa c'è da rimarcare come il Cesena sia l'unica delle 24 squadre che non pernotterà in zona torneo scegliendo l'opzione di viaggiare avanti e indietro per ogni partita, scelta che agli occhi dell'organizzazione non sarà così ben vista.



LE CONTENDENTI

Le 24 partecipanti vengono divise in gironi da tre, gare di sola andata e passa la prima, nel raggruppamento A ecco il Torino di Sergio Vatta opposto agli inglesi del Crystal Palace ed al Brescia; i granata dispongono di un organico di prim'ordine nei quali spiccano il talentuoso Benny Carbone, il pratico Dino Baggio, poi Sandro Cois e Pancaro; tra le rondinelle invece si notano il genietto Eugenio Corini (stabilmente nel giro della squadra maggiore), Ziliani, Masolini e lo sfortunato Bortolotti (suicida nel 1995 a 25 anni). Il girone B vede l'Atalanta del promettente Orlandini con i rumeni del Bucarest e la Fiorentina del bomber Basciu (promessa che si perderà tra i dilettanti), dell' elegante Zironelli e di un Malusci sulle quali potenzialità non sussistono dubbi; il terzo girone è quello di Bologna, Lazio e Goteborg, con i felsinei che lanciano il sedicenne Traversa, la punta che è più che una promessa Giuseppe Campione (anch'egli battuto dalla sorte morirà in un incidente stradale in età giovanissima) e quel Pietro Strada che Corioni ha scovato ad Ospitaletto. I capitolini invece non hanno grosse individualità se si eccettua il pragmatico Gigi Di Biagio e lo sgusciante Olivares; il Cesena è nel gruppo D, buon complesso ma di non eccelsa levatura si dice, ma gli uomini di Ammoniaci sapranno smentire tutto e tutti a cominciare da una Juventus che rientrava a Viareggio dopo parecchi anni di assenza e con Pasino, Giampaolo e Michele Serena in vetrina. Terza compagine di questo gruppo è il Newell's old Boys, un'armata di picchiatori che, tra le altre,  cerca di giocare a pallone!

Girone E all'insegna del derby, con lo Slavia di Praga viene infatti inserito il duo Napoli-Avellino; i partenopei contano sul fisico del possente Airoldi nelle retrovie e sull' istinto del gol di Ferrante là davanti, mentre gli irpini portano Fabio Pecchia e Sullo, due che faranno strada! L' F è il girone dei padroni di casa, il Viareggio partecipa anche se la sfida è impari, la prima squadra toscana fa la C2 e giocoforza non può avere i mezzi per stare al passo delle migliori, i prestiti di Bertelli e Belotti però dimostrano che i dirigenti hanno l'occhio buono; Bari e Milan invece hanno in vetrina buoni prospetti che rispondono ai nomi di Lorenzo Amoruso e Tangorra per i galletti e Albertini, Bressan, Lantignotti, Antonioli e Cappellini per i diavoli rossoneri!

Girone G all' orientale con la presenza del Tokyo, ma Genoa e Roma hanno qualcosa in più, i rossoblù contano sui gol di Romairone e sulle giocate di Scazzola e Sgrò mentre i giallorossi schierano una batteria di campioncini niente male: Muzzi, Petruzzi, Maini, Cucciari e il fratello del principe ovvero Corrado Giannini. Chiusura per Inter, Parma e Stella Rossa che compongono il raggruppamento H, nerazzurri con Scapolo, Mondini e Gallo sugli altri ed emiliani con i due fratelli Melli (Alessandro e Marcello) e il portiere Luca Bucci.

Insomma, una kermesse all'insegna della qualità nella quale tutto ci si aspetta tranne che una outsider possa fare le scarpe ai mostri sacri del calcio giovanile!


PRONTI, AI POSTI,VIA...

La gara inaugurale si disputa, come di consueto, allo stadio "Dei Pini", il 12 Febbraio lo 0-0 tra Torino e Crystal Palace dà così il là alla rassegna; a seguire ecco tutti gli altri gironi, il 13 si giocano le prime giornate senza grosse sorprese, l'Atalanta liquida il Bucarest così come Bari, Lazio, Parma, Genoa e Avellino si affermano nell' ordine su Viareggio, Goteborg, Stella Rossa, Tokyo e Slavia Praga, su tutti Eduardo Raimo dell' Avellino autore di una pregevole tripletta. 

Mercoledì 14 giornata di riposo e Giovedì secondo round, il Bucarest esce di scena soccombendo anche con la Fiorentina, così come il Goteborg che perde (1-0) col Bologna. Anche gli argentini del Newell's salutano la compagnia condannati dalla rete dello juventino Pasino, lo Slavia Praga invece batte col minimo scarto il Napoli e tiene viva la speranza di passare il turno; vita facile per il Milan che con Cappellini (doppietta) e Albertini si sbarazza del Viareggio, mentre i giapponesi del Tokyo ne buscano 4 dalla Roma e la Stella Rossa cede 3-1 all' Inter.

La terza giornata propone perciò dei veri e propri spareggi, il primo se lo aggiudica la Fiorentina che con uno 0-0 estromette l'Atalanta grazie al maggior numero di reti segnate; Villa, Troscé e Marangon staccano il pass per il Bologna ai danni di una Lazio sottotono e il Napoli con la coppia Lomonaco-Ferrante si aggiudica il derby con l'Avellino passando il turno per differenza reti. Milan e Bari pareggiano a reti bianche ed essendo appaiati in tutto si ricorre alla sorte che premia i rossoneri, infine il Parma prevale sull' Inter (1-0) e vola ai quarti di finale..

E il Cesena?

Il cammino dei romagnoli è tutto un programma, si comincia a Calenzano opposti ai rudi argentini del Newell's old Boys che dai cognomi potrebbero essere tranquillamente una squadra italiana (allenatore Bernardo ed in campo Cerino, Lunari e Ruffini tra gli altri); Ammoniaci schiera dall'inizio il trio Zagati, Di Natale e Zauli, più il guizzante Del Bianco che la decide dopo cinque minuti quando insacca un angolo battuto dal prestito trentino Di Natale; dopo il vantaggio la squadra bianconera si chiude a riccio davanti agli attacchi dei sudamericani, Flavoni deve metterci più di una pezza e quando non ci arriva lui ci pensano Di Simoni e il resto del reparto difensivo. L' 1-0 resiste fino al termine ed ecco che la gara con la Juventus (nel frattempo vittoriosa col Newell's) diventa già uno spareggio!

Contro Madama si gioca a Pontedera, ed il pronostico non è così favorevole; alla corte di Cuccureddu ci sono nomi che paiono lanciati verso lidi di prim'ordine, Michele Serena, i fratelli De Min, Rubens Pasino e Massimiliano Rosa. Il Cesena però non è da meno, Ammoniaci getta nella mischia il giovanissimo Pupita al posto di Zagati (richiamato in prima squadra) e la partita vive di fiammate da entrambe le parti, buoni spunti di Serena così come pronti interventi del sempre attento Flavoni; lo 0-0 parrebbe poter perdurare fin oltre i novanta regolamentari, ma a sei minuti dalla fine Antonino Di Natale decide che la contesa si può risolvere prima così sfrutta un errore della retroguardia piemontese, si invola verso la porta e batte Micillo con un chirurgico rasoterra che vale il passaggio del turno e tanti saluti ad una delle favorite della vigilia...il Cesena è ai quarti !

QUARTI DI NOBILTÀ

Parma-Roma, Napoli-Milan, Fiorentina-Crystal Palace sono le altre tre gare della fase ad eliminazione diretta e viaggiano tutte sul filo dell' equilibrio, partenopei e rossoneri chiudono la contesa in parità (2-2)  ed i rigori premiano i primi, così come ducali e giallorossi che impattano 1-1 risolvendo, a favore della Roma, la questione dal dischetto; l'unica vittoria, peraltro abbastanza netta, è della Fiorentina che con tre reti, ad una, boccia un Crystal Palace che qualche sogno iniziava a cullarlo.

Il 21 Febbraio ecco la sfida, sentitissima a tutti i livelli, tra Cesena e Bologna, una gara secca che può dare il pass per il paradiso oppure spalancare sotto i piedi la botola  dell'inferno; i felsinei sono squadra tecnica e solida, per l'occasione hanno preso dall' Ospitaletto (era ancora attaccato il cordone ombelicale con Corioni) i promettenti Strada, Bonfadini e Baronchelli, inoltre possono contare sull'affidabilità del portiere Cerioni (di lì a poco esordirà in serie A) e sui talenti di Troscé e Danilo Neri; sfida non facile quindi quella che attende Ammoniaci & C. orfani anche della punta Ceccarelli, la gara si gioca a Prato agli ordini di Bruni di Arezzo e dopo appena un giro di lancette il giovanissimo Traversa tocca di mano in area, rigore che Di Simoni trasforma portando i romagnoli in vantaggio. Il Bologna tesse una reazione ma senza creare reali pericoli, qualche conclusione di Danilo Neri e poco altro non possono certo spaventare i bianconeri che in chiusura di prima frazione sfiorano il bis con Zagati che colpisce la traversa; il Cesena amministra anche nella ripresa, prende atto dell' infortunio di Di Simoni (sostituito da Ulisse Masolini al 57' causa frattura del setto nasale) e vola in semifinale dove l'attende la Fiorentina.

AD UN PASSO DAL CIELO

Scremato ulteriormente il plotoncino delle pretendenti ecco il tabellone delle semifinali,  che presenta due sfide sentitissime anche tra i grandi, Napoli-Roma da una parte e il sorprendente (ma a questo punto nemmeno più tanto) Cesena contro la Fiorentina dall'altra; i partenopei si sbarazzano dei capitolini grazie ad una rete del prestito triestino Walter Pasqualini che vale il pass per la finale del 26, la truppa di Ammoniaci invece deve battersi allo stremo al cospetto di una Fiorentina tutt'altro che arrendevole.

La gara vede due formazioni leggermente rimaneggiate a causa di esigenze delle rispettive prime squadre, se i viola di Piccinetti devono rinunciare all' ottimo Malusci e possono schierare Zironelli solo per un tempo meglio non stanno i cesenati obbligati a rinunciare a Del Bianco e Zagati convocati entrambi da Marcello Lippi; la gara comunque è abbastanza piacevole almeno nella prima frazione, poche occasioni da gol ma buone trame di gioco. Con la ripresa la Fiorentina accusa l'uscita di Zironelli benché il sostituto Lecci non vada per niente male, ma a passare è il Cesena al 72' quando lo scaltro Di Natale beffa il portiere viola (Betti) calciando direttamente in porta una punizione dalla quale tutti si attendevano il cross; la Viola non ci sta e dopo soli cinque minuti perviene al pari grazie ad un colpo di testa di Basciu che fredda Flavoni, fino a quel punto imbattuto!

Il risultato permane fino al 90' e come da regolamento ecco i calci di rigore, segnano tutti tranne Casale (Fiorentina), il Cesena è in fnale!

IL CIELO IN UNO STADIO 



Viareggio, stadio "Dei Pini" atto finale, davanti il Napoli dei Ferrante, Airoldi e Altomare, pare già tutto scritto, pare..

Il Cesena gioca oramai con una sicurezza aumentata ad ogni incontro e per la finalissima si avvale del tifo dalle gradinate di Marcello Lippi e la prima squadra, Zagati e Del Bianco però sono in campo agli ordini di Ammoniaci. La giornata non è certo delle migliori climaticamente, un vento freddo sferza un' atmosfera bagnata da una pioggia battente, pare che il cielo si sia organizzato per dare il commiato ad un grande uomo come Sandro Pertini, commemorato con un minuto di silenzio prima del match diretto dal torinese Pairetto.

Il Napoli di Giancarlo Morrone (talentuoso argentino e bandiera laziale da giocatore) parte, come detto, con i favori del pronostico e l'avvio (diretta Rai con voce si Bruno Pizzul!) vede le due squadre studiarsi con i romagnoli più decisi a dire la loro, Del Bianco dimostra che non ha esordito in A per caso e trascina i suoi arrecando danni (agli avversari) dalla trequarti in sù. Dopo un quarto d'ora scarso costringe Tarantino al giallo e con Zagati crea più di un grattacapo alla difesa partenopea, come quando al 25' obbliga Scalabrelli alla parata per disinnescare un calcio di punizione dal limite; il Napoli si fa' vivo appena dopo con Ferrante ma Flavoni c'è e il Cesena passa a dieci dal termine della prima frazione quando Del Bianco taglia il campo con un passaggio filtrante che Masolini intercetta appena fuori area, controlla saltando il portiere e deposita in rete scatenando l'entusiasmo di fede romagnola, 1-0 legittimato da una traversa di Medri colta cinque minuti più tardi.

La ripresa non presenta grosse novità, il Napoli schiaccia nella speranza di pareggiare ma il Cesena resiste, ed anzi, al 71' Scarponi spreca una ghiotta occasione sottoporta consegnandosi alla storia grazie all'educata voce di un Pizzul che simpaticamente dichiara " Erroraccio di Scarponi che tiene fede così al suo cognome!"; la gara arriva in fondo e quando Pairetto fischia il sogno diventa realtà, il Cesena dei "pendolari", la squadra "di provincia", la "comprimaria che non fa cassetta"  si laurea campione del torneo giovanile più importante del mondo!

La festa è in loco, il tributo al "Manuzzi", la Domenica successiva, un giro di campo con la Coppa sopra tutti e bagnata di una felicità fuoriuscita da un capolavoro nemmeno preventivabile alla vigilia, a " quelli del nespul" i ragazzi di Ammoniaci hanno risposto con un " T’vu insegn un gat a rapè so ?!", che se a Cesena si capisce benissimo, per gli altri è un " A ognuno il suo!"

RICORDI DA BOMBER

Stefano Ceccarelli è una delle punte di quella squadra, classe 1971 cesenate Doc e una trafila che è partita dagli anni dell'infanzia, si emoziona ancor oggi a ricordare quell'esperienza:

"Il primo flash  se ti dico Viareggio?"

"Bè, indubbiamente il pomeriggio della finale, ho fatto ben tre tornei di Viareggio col Cesena, e credo sia quasi un primato, ma quella giornata resta incredibile, la festa, la gioia, qualcosa di speciale ed irripetibile."

"Avevate particolari aspettative dal torneo?"

"Onestamente c'era tanta soddisfazione per essere stati invitati,in quegli anni il settore giovanile bianconero era uno dei più rinomati in Italia; da parecchi anni si mancava dal Viareggio ed esserci era già una gioia. Si era convinti di poter fare bene ma non certo di vincere."

"Cosa fece la differenza?"

"Il gruppo senza dubbio! Eravamo quasi tutti romagnoli ed avevamo poche pressioni, questo ci aiutò sicuramente; non era una squadra trascendentale, la squadra che vinse lo scudetto del 1986 ad esempio aveva Rizzitelli e Minotti, noi invece meno nomi ma eravamo davvero legati. Incise anche il fatto di fare i "pendolari", quei viaggi in pullman avanti e indietro aumentarono l'unione della squadra."

"Il tuo rigore in semifinale?"

"Stupendo, posso dire di aver dato il mio contributo anche io eh eh; tra un lieve infortunio ed il prestito dal Trento di Di Natale giocai solo quella gara. In campionato ero rigorista perciò mi aspettavo di calciare e segnai."

"Cosa si prova a vincere un Viareggio e cosa resta tanti anni dopo?"

"Vincere un torneo ha un sapore particolare, anche perché non capita proprio a tutti. Quello che resta dopo tanti anni è la bellezza di quei giorni ed il poterlo raccontare ad un sacco di persone ancora oggi interessate; forse me ne rendo più conto adesso che allora, per me ha un peso particolare perché poi la mia carriera non ha girato per il verso giusto (Arezzo in C1, Casale in C2 e San Marino in D), in una parola sola indimenticabile!"

giovedì 7 settembre 2023

Quella maledetta Domenica!

 Domenica 28 Aprile 1985, Pisa, "Arena Garibaldi". É la trentunesima giornata del campionato di serie B, i padroni di casa ospitano l'imbattuto Perugia di Aldo Agroppi, la classifica dice che la gara è un autentico big match, i nerazzurri comandano la graduatoria con 42 punti ed i grifoni inseguono a 39 (al pari del Lecce), il pronostico è da tripla perché si scontra il miglior attacco, quello pisano con 42 reti realizzate, con la più efficiente difesa, quella umbra con solamente 17 segnature subite, finirà in gloria per i toscani ed in tragedia per i perugini, un roboante 4-1 che peserà soprattutto in ottica finale, quando il Perugia mancherà la promozione in A di un sol punto e con solamente quella sconfitta sul groppone!

CALCIOMERCATO

In estate i grifoni hanno cambiato molto, dopo l'ottavo posto del campionato appena concluso, agli ordini del tecnico Vitali, decidono di richiamare Aldo Agroppi, già sulla panchina perugina nel campionato 82/83 quando chiuse undicesimo sempre in cadetteria. Il tecnico toscano è reduce da un'amara esperienza a Padova, subentrato in corso d'opera è stato esonerato, (o si è esonerato?) dopo 10 domeniche ed alla prima sconfitta, condizioni di forte stress alla base della scelta! 

Proprio da Padova Agroppi si porta i centrocampisti Sauro Massi e Vito Graziani (in cambio in biancoscudato approderà Valigi), ai quali si aggiungono il tris dalla Rondinella (seconda squadra di Firenze) formato da Brunetti, Pazzagli e il tecnico Brondi, in cambio ai fiorentini viene dato il giovane Perugini. Con il Como si concretizza lo scambio Gibellini (attaccante) a Perugia e Ottoni (difensore) e Della Corna (portiere) in riva al Lario; dalla Sampdoria arrivano il giovane portiere Rosin e l'attaccante Nic Zanone, dal Fano viene prelevato il centrocampista Allievi in cambio di Aimo, il pezzo pregiato del centrocampo De Stefanis viene ingaggiato dal Palermo, ed infine giungono in Umbria il giovane Caccialupi (difensore, dall' Avellino), Michele Nappi dalla Roma e Secondini dal Pescara; più avanti ci sarà anche il ritorno, da Ascoli, di Walter Novellino.

 In uscita gli altri movimenti sono, Di Leo e Danilo Ferrari alla Sambenedettese, la bandiera Frosio al Rimini, Montani al Vicenza, Caneo al Pisa, Ermini al Catania, Mancini Massimo all' Ancona, Mauti al Genoa, Piccioni all' Empoli, Pagliari Giovanni al Monza e Zerbio alla Carrarese; al netto delle operazioni i riconfermati sono solamente cinque ovvero Benedetti, Gozzoli, Amenta, Rondini e Morbiducci, più i giovani Lo Garzo, Gazzani e Fabbri, insomma, se non è una vera e propria rivoluzione poco ci manca! 


PERUGIA E I SUOI RECORD

Calcisticamente Perugia vanta una grande tradizione, ma a livello di vittorie vere e proprie si ferma ad una Coppa Intertoto, una Coppa d'estate, un campionato di B, più qualche trofeo minore come la Coppa Italia dilettanti; la cosa che più arricchisce il palmares dei grifoni è il fatto di detenere due record alquanto singolari, ovvero essere l'unica squadra ad aver concluso imbattuta un campionato di serie A a 16 squadre ed essere sempre l'unica compagine ad aver perduto una sola gara in un'intera stagione di serie B. In entrambe le occasioni però non è arrivato nessun titolo, in A (nel 78/79) ci si dovette accontentare della seconda posizione alle spalle del Milan "della stella", in B invece un sol punto determinò il fallimento della promozione in massima serie a favore del Bari (49 a 48 per i pugliesi), e questo ancora oggi oscura un pochetto le imprese che oggettivamente furono. 


AGROPPI IL MISTER

Aldo Agroppi è nato a Piombino il 14 Aprile 1944, da giocatore è stato un ottimo centrocampista bandiera del Torino e capace di disputare 5 incontri con la nazionale maggiore; chiusa la parentesi sul campo con la maglia del Perugia, proprio in Umbria incomincia a far pratica con il ruolo di allenatore, gli vengono affidate le giovanili, poi nel 1980/81 tenta l'avventura tra i big sedendo sulla panchina del Pescara e raccogliendo un lusinghiero sesto posto in serie B. La stagione 81/82 lo consacra tra i "volti nuovi" grazie alla promozione in A col Pisa di Anconetani, è la squadra dei vari Casale, Todesco, Mannini e Bertoni; Agroppi però non segue i toscani in A ed accetta la panchina, ancora in B, del Perugia con la quale non ottiene più che un tranquillo undicesimo posto. Detto dell'avventura a Padova, terminata per problemi di salute ecco il mister alla guida del Perugia 84/85, campionato strepitoso che, se da un lato vedrà gli umbri bruciati sul filo di lana, personalmente gli frutterà la promozione in A dove, alla guida della Fiorentina, esordirà con un bellissimo quarto posto macchiato solamente da contrasti con la frangia ultras della tifoseria. "Imbottigliato" nello scandalo scommesse del 1986 resta fermo una stagione, ricomincia da Como ma il vento è cambiato, viene sostituito dopo 13 gare così come ad Ascoli nel 1989/90, sempre in A, poi chiude con l' allucinante ritorno alla Fiorentina subentrato per 15 gare (7 delle quali perse) per poi essere sostituito e chiudere per sempre con la panchina. Opinionista netto e "scomodo" è ingiustamente ricordato soprattutto per quel nefasto ultimo anno in viola, ma è stato sicuramente un allenatore che ha detto la sua.



SCOPPA ITALIA 

Il 22 Agosto si apre la stagione ufficiale con la partita casalinga di Coppa Italia, ospite di turno la Fiorentina, la quale disintegra sogni ed ambizioni perugine con un perentorio 0-4 che semina il panico dalle parti del "Curi"; é un calvario il girone a sei, la squadra di Agroppi cede ad Arezzo quattro giorni più tardi (1-0) ed il 29 si prende il brodino imbrigliando Maradona e il suo Napoli in uno 0-0 che precede la sconfitta di Caserta, contro una squadra di C1, ed il rovescio casalingo opposta ad un Pescara che spadroneggia al "Curi" con un secco 0-3 il 9 Settembre. Morale della favola, si arriva ad una settimana dal campionato con zero reti segnate, nove subite ed una prospettiva che mette più terrore che entusiasmo. 

LO SHOW DEI RECORD 


Ecco quindi l'esordio in campionato, il 16 Settembre in casa opposti al Catania; la squadra umbra incomincia col botto ed in trentuno minuti va in rete due volte, Morbiducci in apertura e poi Vito Graziani, sciorinando un buon calcio, poi al 33' accorcia Borghi e qualcosa si inceppa tanto che al 78' Guglielmo Coppola sigla il 2-2 che lascia un poco di amaro nelle bocche dei grifoni; la prima trasferta è a Parma, qui il Perugia strappa un buon 0-0 che valorizza la settimana successiva quando al "Curi" vendica la scoppola di Coppa col Pescara ed affonda gli abruzzesi con un eloquente 2-0 a firma Zanone-Brondi. La trasferta di Campobasso, contro una squadra che ha iniziato con qualche affanno, si conclude con un salomonico 1-1 acciuffato dai molisani con Trevisan dopo che Brondi aveva portato in vantaggio la truppa di Agroppi. La settimana successiva l'ospite del "Curi"è il blasonato Genoa di Burgnich altra squadra che fatica più del previsto ma sempre pericolosa da affrontare; i liguri passano al 17' con Bergamaschi e ci vuole un rigore di Vito Graziani (al 36') per conservare l'imbattibilità, è iniziato tutto da appena più di un mese e le uniche formazioni ancora vergini alla casella sconfitte sono il Pisa ed appunto il Perugia. Alla sesta il Monza di Magni, ristagnante a centro classifica come gli umbri, non và oltre ad un nulla di fatto contro Pazzagli e compagni, e la settimana successiva si bissa il risultato, in casa, opposti al Bologna di Bruno Pace nel giorno in cui si celebra il ritorno in biancorosso del grande Walter Novellino, prelevato dall'Ascoli ed inserito nel gruppo al posto del partente Morbiducci (destinazione Como, serie A); il successivo derby di Arezzo dice ancora 0-0, sono passate otto giornate ed il Perugia staziona in quarta posizione con una vittoria e sette pareggi, la classifica si muove settimanalmente e la fiducia nei propri mezzi cresce proporzionalmente.

Il risultato di tutto ciò produce la proficua vittoria di Taranto, contro una squadra in difficoltà di classifica il Perugia resiste e propone gioco per l'intero match, ed al minuto 87 De Stefanis insacca il rigore che lancia gli umbri tra le elette e certifica come meglio non si potrebbe il lavoro del nuovo DS Nassi; seguono il pari casalingo contro il Cesena di Buffoni, l'ottimo 1-1 sul sempre difficile campo della coriacea Sambenedettese ed ancora una X casalinga nella sfida tra imbattute che vede il Perugia opposto al Pisa, a decidere il risultato saranno il vantaggio ospite di Bergreen ed il pareggio umbro di Nic Zanone.

FULMINE A CIEL SERENO 

Ecco arrivare al "Curi" il Bari di Bolchi che staziona in seconda posizione, la partita è maschia, da alta classifica, il Perugia si porta in vantaggio in apertura (14') con un rigore di Gibellini e pare poter condurre in porto il risultato, ma in chiusura (85') il neoentrato Giusto insacca un pareggio che lascia a tutti l'amaro in bocca, ma la notizia sconvolgente sarà un'altra e arriverà qualche giorno dopo, forse la nebbia che ha avvolto la gara col Bari era presagio di sventura, ed infatti...

Aldo Agroppi, in preda ai malesseri che lo avevano portato a lasciare la panchina patavina decide di farsi da parte spiazzando, suo malgrado, la dirigenza perugina e l'amico d'infanzia Nassi (di Piombino come lui) il quale prende tempo e affida la panchina al "secondo" Piaceri senza cercare altri tecnici; questa mossa è un chiaro tentativo per restare in attesa della decisione definitiva di Agroppi, Nassi stima Piaceri e lo ha avuto come "secondo" sia alla Lucchese (il mister era Ezio Volpi) che alla Sampdoria (Riccomini), si batte col presidente Ghini e lo convince a non ingaggiare nessun nuovo allenatore anche se i rumors vanno da Hidalgo ad Herrera passando per l'idolo di casa Mazzetti (Bolognese di nascita ma perugino d'adozione).

(Walter Allievi)


MA MI FACCIA IL PIACERI..

L'esordio di Piaceri da titolare della panchina umbra avviene al "Grezar" di Trieste dove la squadra pare non risentire delle vicende che accadono intorno ed ottiene un buon 0-0; ma è la settimana dopo che arriva un'ulteriore conferma della forza del gruppo, a Lecce il Perugia passa in vantaggio al 57' con Gibellini (entrato un minuto prima) e se non fosse per la rete di Cipriani all'87' porterebbe a casa l'intera posta in palio. Il doppio risultato ad occhiali ottenuto con l'Empoli ed a Cagliari non allontana i grifoni dal gruppo di testa,e proprio nella Domenica del pareggio in terra sarda il Pisa (l'altra imbattuta del torneo) subisce la prima sconfitta al Cibali lasciando agli umbri il vezzo dello zero nella casella delle sconfitte; la successiva vittoria casalinga col Padova, un 2-0 a firma Zanone-Gibellini, rimette in zona A la squadra del figliol prodigo Agroppi che torna così sui suoi passi e, col benestare del presidente Ghini, si riappropria della panchina biancorossa, il problema principale resta il gol, gli umbri infatti sono terzi con appena tredici reti segnate, la forza è nelle retrovie, reparto che alla diciottesima ha incassato solamente 8 reti! 

Il girone d'andata si chiude con la vittoriosa trasferta di Varese, dove un doppio Gibellini assieme a Benedetti rendono vana la marcatura finale del lombardo Scaglia; a conti fatti il Perugia è terzo, imbattuto e virtualmente in serie A, ma c'è ancora un girone da giocare....

IL GRANDE FUFFO 

A questo punto gli addetti ai lavori  incominciano a scartabellare vecchie tabelle per andare a vedere chi detiene il record d'imbattibilità iniziale della serie B, ed esce fuori un nome importante, quello del "dottor" Fulvio Bernardini che con la Sampdoria edizione 1966/67 riuscì a restare senza macchia per ventuno giornate cedendo alla ventiduesima quando la Reggiana del terzino Bruno Giorgi si impose a Marassi con un sorprendente 1-2; doppio vantaggio emiliano e rigore al minuto 84 del blucerchiato Tentorio a cui non seguì alcuna segnatura. Era la Sampdoria dei Battara, Vincenzi, Frustalupi, Salvi e Bob Vieri, insomma tanta roba per la cadetteria; chiuse in testa e volò in A con sole quattro sconfitte.

AVANTI TUTTA

Il girone di ritorno incomincia con un ottimo 0-0 ottenuto a Catania contro una squadra che naviga appena dietro ai grifoni, poi alla ventunesima gli umbri pareggiano il record blucerchiato ribaltando in casa un Parma che si era portato avanti con Panizza, un rigore di Gibellini in chiusura di primo tempo ed una rete di Novellino all'apertura del secondo permettono al Perugia di restare in terza posizione. La tappa di Pescara assume così una valenza fondamentale, la squadra giocherà col peso di appropriarsi del record assoluto oltre che con quello di non perdere terreno dalle battistrada Pisa e Bari, arriva uno 0-0 tutto sommato positivo, anche se il Lecce affondando il Bari nel finale (Rizzo all'84') si issa in terza posizione scalzando i perugini dalla zona A.

Il problema del gol pare non trovare una soluzione, sono solamente 18 (alla ventiduesima) le marcature perugine, contro le 33 del Pisa e le 23 di Bari e Lecce, il Varese che è quart'ultimo ne ha segnate 20! Punto di forza resta illa difesa, solamente 10 le reti incassate che diventano undici quando alla ventitreesima Ugolotti porta in vantaggio il Campobasso al "Curi". Allievi e De Stefanis (su rigore) ribalteranno il risultato prolungando la scia positiva corroborata dal successivo 1-1 di Genova contro i rossoblù e dal rotondo 2-0 casalingo sul Monza; la tappa di Bologna poi riserva una piacevole sorpresa, i felsinei del bomber Frutti cedono sotto i colpi di Massi e Vito Graziani e così gli umbri, complice lo stop del Pisa che perde a Lecce, si trovano secondi a soli due punti dai toscani! Il Calendario è micidiale, la settimana successiva il Pisa si ferma ancora (battuto 1-0 a Cagliari) ed il Perugia non riesce a piegare in casa gli acerrimi nemici dell'Arezzo in una gara combattuta e nella quale si registrano tafferugli tra le opposte fazioni si aficionados.

È poi la volta di un Taranto in palese difficoltà, i pugliesi si trovano nella scomoda posizione di fanalino di coda ma lottano con tutte le forze, vanno in vantaggio in apertura (5') con Maurizio Poli, ma poi si fanno riprendere da Gibellini già al 12' al quale segue la rete del vantaggio umbro al minuto 42 e ad opera di De Stafanis; chiuderà Amenta al 90' siglando il gol del definitivo 3-1.

Pisa 38, Perugia e Lecce 37, Triestina 35, Bari 34, a dieci giornate dalla fine i Grifoni paiono tra le più probabili formazioni che approderanno alle futura serie A; il 2-2 di Cesena e l'uno a uno casalingo con la sempre ostica Sambenedettese prolungano la striscia positiva e soprattutto rafforzano la convinzione di potercela fare, ma sarà la prossima sfida quella decisiva, si andrà all' "Arena Garibaldi" per affrontare la capolista Pisa reduce da tre vittorie consecutive ed annunciata in gran forma.

DOMENICA BESTIALE 

Lo stadio pisano è una polveriera già molto prima del fischio d'inizio, Simoni e i suoi vogliono chiudere il discorso promozione proprio sconfiggendo l'unica squadra imbattuta dell'intero campionato; Bergreen, Caneo, Baldieri, Giovannelli, la squadra toscana ha una rosa "obbligata" a vincere il campionato, ma la cadetteria si sa, non sconta niente a nessuno, così ci si trova a giocarsela con un'avversaria, il Perugia, che nei pronostici iniziali non era certo data tra le favorite. La partita vede un Perugia piuttosto stanco che comunque non molla la presa, ma il Pisa ne ha di più e dopo 41 minuti si trova in vantaggio grazie all'autorete di Brunetti il quale completa la sua giornata no con un'espulsione rimediata tre minuti dopo lo svantaggio per fallo su Kieft; la mazzata ucciderebbe chiunque tranne gli uomini di Agroppi che in apertura di ripresa acciuffano il pari con un bolide dalla distanza dello specialista De Stefanis. I pisani però sono davvero straripanti ed alla lunga l'uomo in più si fa' sentire, tra il 64' e l' 80' infatti i nerazzurri dilagano con la coppia straniera Kieft (prodezza dopo una insistita azione personale) e Bergreen (doppietta), infliggendo ai grifoni la prima sconfitta in campionato e certificando una supremazia ribadita dal +5 sulle quarte a sette gare dal termine.

Nonostante ciò gli uomini di Agroppi restano agganciati al treno per la serie A, un punto solamente dista il terzo posto occupato adesso dalla Triestina.

PAREGGITE 

La botta è forte e forse, unita alla stanchezza per aver tirato tutto l'anno, il gruppo non ha più la forza per rialzarsi come si dovrebbe; la settimana dopo arriva un prezioso pari a Bari, Cupini porta in vantaggio i pugliesi al 12' ma subito (14') Gibellini riequilibra la contesa, ma il guaio vero sono i due pari casalinghi con le dirette concorrenti Triestina e Lecce, due 0-0 che lasciano sì qualche speranza, ma a quel punto il destino non è più solo in mano agli uomini di Agroppi. Ad Empoli, alla 35esima, arriva l'ennesima X, recuperata da De Stefanis nell'ultima mezz'ora dopo che una sfortunata autorete di Secondini aveva portato avanti i padroni di casa; alla terz'ultima si riaccende una fiammella, il Perugia batte il Cagliari (2-1) mentre Lecce e Triestina pareggiano i rispettivi incontri, un punto solo dista la piazza utile a salire in A..

Ma la Beffa delle beffe si materializza alla penultima, in un "Appiani" gremito il Perugia riesce a portarsi in vantaggio attorno al 75esimo minuto, pare fatta se non fosse che il difensore Dondoni a quattro minuti dalla fine segna il pareggio definitivo!

Appena prima degli ultimi 90 minuti quindi rimane solo un posto per salire nell'Olimpo del calcio, Pisa e Lecce infatti con i loro 49 punti sono in una botte di ferro, mentre Bari e Triestina a 47 e Perugia a 46 vivono il loro pomeriggio di passione; il Perugia fa il suo, batte in casa (1-0, Gibellini) un Varese che con la sconfitta è condannato alla C1 ma non basta; se infatti la Triestina è caduta in quel di Campobasso, il Bari ha vinto 2-0 col Pescara staccando l'ultimo biglietto utile per il paradiso.

Per il Perugia invece tanti complimenti, il record di un campionato macchiato solo dalla giornataccia di Pisa e la migliore difesa del campionato (25 reti subite,alla pari del Bari), ma se dalle parti di Pian di Massiano avessero potuto barattare il tutto con una manciata di punti.....

LUCA BRUNETTI

Da Cecina a Genova passando per Firenze, ecco il tragitto che porta il roccioso difensore Luca Brunetti a Perugia, classe 1964 all'epoca è solamente una scommessa (poi vinta) della società, e più precisamente del direttore Nassi il quale lo ha scovato nella sua Cecina qualche anno prima.

"Il mio arrivo a Perugia è merito di Nassi ed ora mi spiego, il direttore mi scoprì mel 1979 in un torneo in Toscana e mi portò a Genova a fare un provino con la Sampdoria che andò bene; feci tre anni molto belli nelle giovanili blucerchiate nell'ultimo dei quali ebbi Lippi come allenatore. Nell'estate del 1983 poi mi mandarono in prestito alla Rondinella di Firenze, serie C1, eravamo una squadra molto giovane e a sorpresa ci piazzammo tra le prime (quarto posto) in un girone con Bologna, Parma, Brescia e Vicenza; a fine anno Nassi passò al Perugia e così arrivai in Umbria assieme a Pazzagli e Brondi.

Una realtà completamente nuova, piazza passionale ed importante con una squadra di valore, nello spogliatoio c'erano giocatori come Nappi e Novellino che avevano vinto degli scudetti, poi Graziani, Gibellini e così via, io ero tra i più giovani; Agroppi poi un allenatore che non aveva paura a far giocare nessuno, io venivo dalla C e già in Coppa Italia mi mise a marcare Bertoni in un Perugia -Napoli, tra l'altro me lo disse solo la sera prima!

In campionato iniziammo bene, passavano le giornate e non perdevamo mai, ci credevamo davvero ma il nostro punto debole era il gol, ne subivamo pochi ma facevamo una fatica tremenda a farli; cannoniere fu Gibellini che però ebbe un sacco di problemi fisici durante la stagione, c'era anche Zanone, ma visse un'annata non particolarmente fortunata; ci mancarono quel paio di vittorie che ci avrebbero mandato in serie A, e poi quella giornata disgraziata a Pisa che Agroppi mi rinfaccia ancora adesso eh eh. Fu la classica Domenica storta, feci un autogol in apertura che De Stefanis riuscì a pareggiare, poi commisi un'ingenuità colossale che lasciò la mia squadra in dieci; marcavo Kieft il quale ad un certo punto mi infilò un dito nell'occhio, ebbi una reazione sbagliata e sconsiderata così mi beccai il rosso, il Pisa in poco tempo dilagò, ma resto convinto che se fossimo stati 11 contro 11... .

Pagammo anche il fatto che il mister ci lasciò per un mese e mezzo a causa del suo problema con la "malattia che non si vede", è vero che con Piaceri riuscimmo a fare lo stesso i risultati, ma quella faccenda influì sicuramente. Ho giocato oltre 200 partite solo che in B, ma quelle di Perugia (62 in due stagioni) le tengo in un angolino speciale, ero giovane e mi volevano tutti bene, come a Perugia sono stato solo a Taranto e a Brescia.

Il secondo anno personalmente feci bene, ma erano cambiate parecchie cose, ci fu la faccenda delle scommesse e così chiudemmo con la retrocessione in C1, ecco forse di Perugia cambierei il finale della storia che mi ha riguardato."

Brunetti poi parte per Roma, sarà uno degli eroi del -9, e quindi Taranto, Brescia, Lucca, Pontedera, Sangiovannese e la chiusura del cerchio a Cecina, ma queste sono altre storie....








lunedì 21 agosto 2023

La Domenica è Scorsa e Mazzone se n'è andato...

 


Dal 6/10/1974 al 14/05/2006, dall'Ascoli della regia di Steno (Gola) al Livorno del sesto posto in serie A, dalle distinte con tre sole riserve e senza stranieri alle partite con diciotto convocati per parte e nove calciatori d'oltre frontiera distribuiti tra le due contendenti (Siena -Livorno 0-0); tanto è durato il regno di Sor Carletto nell'elite del calcio nostrano, 32 anni pieni di emozioni, la Fiorentina dei giovani con un magico terzo posto che equivaleva ad uno scudetto (le torinesi quell'anno, 76/77, decisero di fare un campionato a parte..), Antognoni, Desolati, Mattolini, Tendi e Casarsa, tutti giovani e forti. La stagione successiva finì male, la Viola affondava in classifica e Mazzone venne sostituito dal quasi omonimo Mazzoni, anche se poi ci volle Beppone Chiappella per evitare il patatrac; ma ripartì da Catanzaro ottenendo uno storico nono posto in A con annesso 1-3  alla Roma, all' "Olimpico", e Palanca in vena di magie. Anche in Calabria la seconda stagione non è felice, Mazzone salta nel finale e Rozzi non ci pensa due volte a riportarlo ad Ascoli, cinque anni (tutti in A) col sesto posto della stagione 81/82 e la fama di ammazza grandi (chiedere alla Juventus per altre delucidazioni), Novellino, Anzivino, Nicolini, Hernandez ed un sacco di nomi entrati nel mito al pari degli antichi Piceni; un campionato di serie B a Bologna con una promozione mancata nonostante i vari Zinetti, De Vecchi, Bellotto, Marocchino e Marronaro e poi la bella avventura nel Salento col Lecce dove studia il primo anno (battuto allo spareggio promozione dal Cesena), sale in A al secondo e poi regala alla piazza giallorossa la prima salvezza in massima serie lanciando al contempo numerosi giovani del vivaio tra i quali Antonio Conte, Ingrosso, Monaco, Moriero e Garzya. La tappa di Pescara poi è una piccola macchia tra tante imprese, in riva all'Adriatico non scatta la scintilla e così dopo una dozzina di gare Mazzone lascia il posto al profeta di quelle terre, Giovanni Galeone; le soddisfazioni tornano col biennio a Cagliari, sesto posto la seconda stagione e qualificazione alla  Coppa Uefa, che gli serve per vivere il sogno di una carriera, la panchina della "sua" Roma! Tre anni con due quinti ed un settimo posto,a soprattutto il lancio di quel Francesco Totti poi diventato l'ottavo (o il nono visto che Falcao venne prima) Re di Roma.
Il ritorno a Cagliari lo vede, suo malgrado, protagonista sconfitto dello spareggio salvezza col Piacenza; a Napoli invece dopo 4 gare con una delle peggiori squadre mai viste al "San Paolo" alza bandiera bianca  per poi tornare a Bologna e vivere una stagione piena di soddisfazioni, nono posto e avventura in Europa che da quelle parti mancava da anni, prima di andare alla corte di Gaucci e pilotare il Perugia al decimo posto della serie A.
Quando la carriera pare avviata al tramonto ci pensa Corioni ad accaparrarselo per costruire il Brescia di Baggio, Pep e Hubner, in Lombardia Mazzone diventa un idolo e quando parte per Bologna lascia più che un vuoto; il terzo ritorno in terra felsinea si conclude, dopo un primo campionato a metà classifica, con l'amaro spareggio che vede retrocedere i rossoblù a scapito del Parma, maledetti duelli all'ultimo sangue!
L'ultima avventura del Sor Carletto è a Livorno, subentra a Donadoni e, come accennato, ottiene un ottimo sesto posto, poi il ritiro, quel momento nel quale si comincia ad uscire dalla quotidianità e ad entrare nella storia, che da oggi è mito, leggenda...


Quel 6 Ottobre del 1974 a Napoli, con la maglia dell'Ascoli, c'è anche Francesco Scorsa, classe 1946 da Soverato è un difensore che ha già esordito in A due anni prima col Bologna, proveniente da quattro anni di Cesena, e poi ha disputato una stagione a Foggia sempre in massima serie.
Quel giorno Giorgio Braglia è un diavolo scatenato, tripletta ai marchigiani (di Campanini il gol della bandiera, primo assoluto dell'Ascoli in A) e chissà se Mazzone avrebbe scommesso sul fatto che Scorsa sarebbe diventato un suo fedelissimo; Francesco rimane ad Ascoli fino al 1983, poi chiude l'esperienza in campo con una stagione a Ravenna prima di affacciarsi in panchina ed esordire in B con un subentro a Catanzaro (in coppia con Veselinovic) durato appena quattro gare.
Una discesa in C1 a Fano nell'estate 1987 e poi il subentro a Papadopoulo in serie B nella stagione 88/89, la piazza è quella di Licata e Scorsa conduce la sorprendente matricola siciliana ad un incredibile nono posto, le reti di La rosa, le parate di Zangara, insomma la storia!
Nell'estate 1989 cede alla corte del Messina e con i Peloritani pare poter aprire un ciclo, parte alla grande in campionato, è primo dopo tre giornate,ma poi si rompe qualcosa e viene sostituito successivamente, guarda il caso, a un pareggio interno col Licata.
Da lì in poi Scorsa non avrà più modo di salire oltre la C1, allena a Nola, Lamezia (la Vigor), torna a Nola e poi via a Casarano prima di un fugace tentativo di risollevare un Ascoli nel frattempo sprofondato in terza serie sostituendo Nicolini, ma venendo poi avvicendato dallo stesso.
Quel 14/05/2006 sono quasi dieci anni che Scorsa non allena più, a Siena non c'era sicuro, ma il legame che ha con Mazzone è così forte che ieri ha scelto di partire col Mister. Chissà di che cosa parleranno durante il viaggio, chi ci sarà ad aspettarli? Sicuramente Il bomber Campanini, con loro a Napoli quel 6 Ottobre 1974, vuoi che non tireranno fuori il primo gol in A dei bianconeri?
In foto:
1) Mazzone alla guida dell'Ascoli
2) Scorsa giocatore con la maglia dell'Ascoli

mercoledì 4 gennaio 2023

LA BATTAGLIA DI TOLENTINO E IL MIRACOLO DI NERETO


"Il Murat è pronto a fronteggiare il nemico, ricciolo nero e sguardo corrucciato stridono con una giornata relativamente serena nella quale una ventilazione modesta regala attimi di serenità in un'atmosfera decisamente carica di tensione; a più tardi per eventuali aggiornamenti, linea allo studio." Forse così l'avrebbe presentata, Sandro Ciotti,la battaglia di Tolentino che ebbe luogo tra il 2 ed il 3 Maggio 1815 tra le truppe napoletane, decise ad evitare la restaurazione dei Borbone e comandate appunto dal Murat Gioacchino re di Napoli e protagonista di una vita a dir poco romanzesca, e l'esercito austriaco che trionfò senza pietà ed al prezzo di 3000 unità circa tra morti e feriti di entrambi gli schieramenti.

Cento e ottanta anni dopo a Tolentino, con ambientazione nel cittadino stadio "Della Vittoria" anziché sulle colline di Pollenza venne combattuta un'altra battaglia, senza morti per fortuna né prigionieri, soltanto vincitori e vinti, divisi da una rete, un gol, segnato da chi dovrebbe averli evitati. Un gol che scrisse la storia come fosse una penna, un gol spartiacque, chi sale e chi scende, ma quel pomeriggio si era tutti sullo stesso piano, ed era sempre Maggio, il 13 Maggio.... Tolentino-Nereto... la partita!

Nereto è un paesino del Teramano che si aggira attorno alle 5000 unità, le lotte feudali e gli scontri della storia lo hanno avvicinato in tempi lontani più ad Ascoli (nel dialetto ancora oggi è marcata la somiglianza con i Piceni) che all'Abruzzo in quanto avamposto comodo ed efficace per tenere a bada i fermani che con Ascoli non legavano mai troppo.

Nereto il suo primo miracolo lo ebbe, lo visse, la notte del 22 Dicembre 1798, anticipato da un antefatto cruento commesso in principio dall'esercito napoleonico e vendicato dai cittadini neretesi. 

L'esercito del Napoleone si macchiò, tra le altre, di violenze su alcune donne del paese; venuti a conoscenza del grave atto compiuto, alcuni cittadini di Nereto decisero di vendicarsi uccidendo i colpevoli di dette violenze. L'esercito, ferito nell'onore per la ribellione dei paesani fece sapere che la notte del 22 avrebbe attaccato il paese con il chiaro intento di distruggerlo; allarmati, impauriti e preoccupati i cittadini si riunirono nonostante ci fosse ben poco da fare, il grosso della popolazione si rifugiò nella locale chiesa in attesa di un miracolo che alla fine avvenne!

Intorno alla mezzanotte, e con gli echi dell'esercito già alle porte del paese, la vecchina Nicolina Tonelli guadagna la cima del campanile e comincia a suonare le campane all'impazzata, l'effetto è tanto incredibile quanto insperato! Le truppe napoleoniche in breve abbandonano le postazioni senza colpo ferire, si saprà più tardi che ai rintocchi delle campane gli è apparso un esercito di angeli luccicanti che, terrorizzandoli, li ha messi in fuga!

Nereto si salvò così, per merito di una vecchina, da una probabile devastazione.

Anche qui la storia si ripeterà, il secondo miracolo ha la data del 1995, come il primo ha un antefatto (non sanguinolento fortunatamente) e come protagonisti sceglie un nugolo di giovani calciatori guidati da una vecchia volpe di campo, Nicola Tribuiani! Buona visione!

I CONDOTTIERI



Al comando dei due schieramenti si trovano strateghi, allenatori, agli antipodi; in quel 1994/95 Fabrizio Castori è un giovane pieno di speranze e con esperienze a livello regionale spese tra realtà quali Monturanese, Belfortese, Urbisaglia, Cerreto e Camerino, la serie D è il punto più alto da quando allena e l'ha guadagnata con sudore e fatica  pilotando il Cerreto d'Esi alla vittoria del campionato di Promozione edizione 1989/90 ed esordendovi durante la stagione successiva culminata, purtroppo, con una retrocessione dolorosa frutto di soli 14 punti in un girone dominato dall'Avezzano e che, tra le altre, vedeva partecipare squadroni quali Fermana e L'Aquila. Chiusa la parentesi col Cerreto il Mister ricomincia dalla Monturanese in Eccellenza ed ottiene un lusinghiero terzo posto con una rosa che dispone, tra gli altri, dell'esperto bomber Lotorio già idolo a Gubbio.

Nel 92/93 poi avviene l'incontro con il Tolentino, i cremisi sono appena retrocessi dalla serie D e desiderano ritornarci velocemente, così la scelta del presidente Ercoli cade su di lui...sarà l'inizio di una favola!

Nicola Tribuiani invece in quella stagione è già un nome navigato ed affermato a quelle latitudini, classe 1944 ha cominciato ad allenare le giovanili del Giulianova (sua città natale) già sul finire degli anni sessanta togliendosi diverse soddisfazioni in quanto a successi; nella stagione 76/77 poi passa alla Sambenedettese in serie B subentrando a Fantini il 12 Dicembre con la squadra in 16esima posizione e battendo subito il Palermo grazie al duo Odorizzi-Chimenti. Con lui in panchina la Samb ottiene un buon undicesimo posto riuscendo a mantenere inviolato il "Ballarin". La stagione seguente si dedica alla primavera e per il campionato 78/79 resta in sella alla prima squadra (sempre in cadetteria) per le prime sette giornate, dopo le quali viene sostituito da Toneatto in seguito ad un 4-0 subito a Ferrara; durante la sua militanza alla Samb resta comunque imbattuto nelle gare casalinghe. Il 79/80 vede Tribuiani ottenere la promozione in C1 con il Francavilla, poi un quinquennio a Giulianova tra giovanili, subentri ed esoneri ed un breve parentesi alla Fidelis Andria nella C2 edizione 85/86 dove sostituisce e poi è sostituito da Pirazzini. Disperato ed inutile poi è il tentativo di evitare al "suo" Giulianova la retrocessione in serie D nel 91/92 nonostante in rosa figurino giocatori quali Caffarelli, G. Donatelli e De Simone. Approda poi a Nereto a stagione 93/94 iniziata, quando i vibratiani, da neopromossi, non ingranano proprio ed alla dodicesima decidono per l'esonero di Di Lorenzo (6 punti in 11 gare) in favore del tecnico di Giulianova...anche quì la favola inizia...

UN ATTIMO PRIMA DEL MITO



Ma come ci arrivano Tolentino e Nereto a quell' indimenticabile stagione 1994/95 ?

Strade simili, destini felici di vittorie dal basso, entrambe si aggiudicano il proprio girone di Eccellenza nel campionato 92/93 per assestarsi la stagione successiva e dare inizio alla storica contesa che andremo a raccontare.

Il Tolentino ha una storia lontana, radicata nel tessuto cittadino già dal 1919, ha frequentato di sfuggita la serie C del secondo dopoguerra e poi, con alterne fortune, si è battuta in serie D durante gli anni sessanta per trascorrere i settanta in Promozione (tranne la serie D del 77) e gli ottanta con discreti risultati ancora in serie D fino alla retrocessione del 1988. Risale immediatamente in D e vi resta, abbastanza faticosamente, per tre stagioni finchè nel 91/92 agli ordini di mister Vivani e con in rosa già Iuvalò e Nerpiti si vede costretto a ridiscendere al piano inferiore in virtù di un quart'ultimo posto nel girone G.

Quì il presidente, decisissimo a riprendersi il maltolto, opta per Castori, e il Mister non lo tradisce! Forte di una rosa costruita per salire e che presenta ancora il funambolico Iuvalò la squadra cremisi si aggiudica il campionato con 52 punti, tre in più dell'Urbino di Fraternali e ben nove in più della Jesina dei grossi nomi Deogratias (portiere ex Samb in B) e Garbuglia.

La stagione 1993/94 vede quindi il Tolentino affrontare da matricola il girone E, un raggruppamento dominato dal duello Vis Pesaro-Fermana risolto a favore dei primi grazie ad un San Marino che all'ultima giornata agguanta, nel finale, un pari a Fermo che estromette i canarini dal discorso promozione; i cremisi in quella stagione si piazzano  in tredicesima posizione, appena un punto sopra la retrocessa Rondinella e con uno score di 7 vittorie, ben 18 pareggi e 9 sconfitte.

La storia dei rossoblù neretesi invece incomincia nel secondo dopoguerra, 1948; la squadra si batte per molti anni nei vari livelli calcistici regionali appassionando gli sportivi locali e dando vita a derby infuocati soprattutto con gli storici rivali della Santegidiese. Nereto incomincia ad avere un nome e a meritare rispetto sul campo ed al termine della stagione 1992/93 agli ordini di mister Impullitti e sotto l'egida del cannoniere Breglia guadagna l'accesso diretto alla serie D quando si impone per un punto sul Mosciano del superbomber Arancio, in uno sprint a tre combattutissimo che vide sul gradino più basso la Rosetana.

I rossoblù perciò risultano anch'essi matricole per il campionato 1993/94, ma lo affrontano nel girone F dove incrociano le armi con nobili decadute come Teramo e Ternana ed ottengono un insperato nono posto assicurato dalle 20 reti della coppia Breglia-Carta (11 a 9 per il primo) che ancora tante soddisfazioni regalerà agli irriducibili tifosi neretesi, e dall'arrivo di Tribuiani in panchina, il quale toglierà dalle secche il Nereto che ad un certo punto pareva essersi smarrito.

CAPITANI CORAGGIOSI

Sul campo le due squadre sono rappresentate al meglio da due veri e propri funamboli del gol, giocatori capaci di cambiare le sorti di una gara con una giocata inaspettata, un lampo di genio che appare nel nulla e scompare nel tripudio generale!

Il faro Cremisi poi, curiosamente, è nato e cresciuto a Nereto, per la serie "Nemo propheta in patria!" Classe 1965 Pasqualino Iuvalò si affaccia al professionismo nella stagione 84/85, la casacca è quella giallorossa del Giulianova e il mentore proprio quel Tribuiani che siede sulla panchina neretese; il girone è il C di una C2 molto competitiva, Iuvalò in tre stagioni (le altre due con Giorgini allenatore) mette assieme 80 gare di campionato condite da 7 reti, il tutto accompagnato dalla delusione del terzo posto dell'ultimo anno (salivano in C1 le prime due) ad un soffio dalla promozione sfumata, probabilmente, alla terz'ultima di campionato per mano di un Angizia Luco capace di infliggere un impetoso 3-0 ad un complesso che aveva perso solamente due gare in stagione. A Giulianova comunque il giovane Iuvalò ha modo di crescere al fianco di gente quale Raffaello Vernacchia, Ivo Iaconi, l'ex interista Cesati e i vari Manari, Di Giannatale e De Patre.

La stagione 87/88 vede il funambolo abruzzese traslocare a Celano, ancora C2 e per lui ci sono 24 presenze (senza reti) in un complesso che si salva tranquillamente schierando, tra gli altri, giocatori come Di Nicola, Bulgarani (vecchio virgulto interista mai esploso ad alti livelli), Zappasodi ed il pescarese Marchionne; terminato il campionato con i marsicani Iuvalò accetta di scendere nell' Interregionale per sposare l'ambizioso progetto de L'Aquila, una società decisa a salire in serie C2. Gli aquilani  allestiscono  una squadra dalle grosse potenzialità, Alessandroni timbra 17 reti e Mauti (lunghissima la sua esperienza in cadetteria con Genoa, Perugia, Varese e Campobasso) giostra in mezzo al campo ma il tutto non basta perché l'Ostia totalizza due punti in più (52 a 50) e stacca l'unico biglietto disponibile per salire di categoria. 

A questo punto Iuvalò si ferma, la stagione 89/90 lo vede inattivo e con il dubbio se la sua avventura nei campi di calcio continuerà; si ricorda di lui il Tolentino edizione 1990/91 che disputa il girone G dell' Interregionale, un raggruppamento dominato dall' Avezzano di Petrelli e nel quale la formazione cremisi si piazza in dodicesima posizione grazie anche alle sei reti di Iuvalò. La scintilla è scoccata proprio lì, Pasqualino si sente a casa e incomincia a regalare giocate da categoria superiore anche se nel 91/92 il Tolentino è costretto a scendere in Eccellenza dalla quale però risale immediatamente per assestarsi e poi vivere questa magica avventura!

Fabrizio Breglia nasce a Pescara l' 11 Agosto del 1971 e si affaccia al calcio di un certo livello nella stagione 1990/91 quando esordisce nell' Interregionale con la maglia della Renato Curi dove non riesce ad evitare la retrocessione in Eccellenza ma apprende i trucchi del mestiere dall' esperto Marchionne ( 8 reti per quest'ultimo, in B col Pescara e a Celano con Iuvalò...per la serie corsi e ricorsi..), la stagione successiva và a fare esperienza in Eccellenza all' Altinese e poi nel 92/93 è pronto ad approdare al Nereto di mister Impullitti per diventare il terminale offensivo della squadra che si aggiudicherà la promozione in Interregionale al termine di un duello emozionante col Mosciano; proprio contro il Mosciano Breglia realizzerà la rete che nell'immaginario collettivo neretese vale quanto è più della mitica rovesciata di Parola immortalata su ogni pacchetto di figurine Panini! Un gol spettacolare, un pass per quella categoria (l' Interregionale appunto) che pareva irraggiungibile agli occhi di un paesino di provincia. All'esordio assoluto in categoria i neretesi fruiscono ormai di un bomber maturo e potente, Breglia infatti con i suoi 11 centri contribuisce in maniera importante all'ottima salvezza ottenuta, in un girone nel quale gli attaccanti non mancano; ci sono infatti nomi quali Maurizi della Viterbese (scuola Roma), Cozzella e Bardi della Ternana (il primo in B a Pescara e Cosenza; il secondo in A a Catania) , Alesi della Santegidiese (in A con l'Ascoli), Boccia della Civitacastellana (scuola Roma anche lui) e Pino Tortora del Teramo, una vecchia volpe dei campi di C. Farsi spazio tra questi nomi non è cosa da tutti, ma Breglia è un animale da gol, il Bomber! Suo infatti è il primo gol assoluto segnato dal Nereto in Interregionale, arriva alla seconda giornata in una debacle interna al cospetto del Pomezia, termina 1-3 e Breglia sigla il momentaneo 1-1 in chiusura di primo tempo.... E stà solo scaldando i motori per la stagione successiva...

UNA STAGIONE DA INCORNICIARE, PER TUTTI!

Alla partenza della stagione 1994/95 il girone F dell' Interregionale comprende nomi di nobili decadute quali il Campobasso, il Francavilla e la Civitanovese, al pari di realtà semisconosciute come la piccola molisana Roccaravindola. Alla vigilia tra le favorite paiono esserci proprio i rossoblù campobassani, vuoi per il nome vuoi per i nomi come l'ex Casertana Barometro, Progna (ex Under 21 e colonna in A di Atalanta e Bari) e Minisi, Fabbiano (una vita in C tra Foggia, Nola, Campania e Lanciano tra le altre), il classe 1972 Messina che qualche stagione addietro aveva esordito in B ad Avellino e più avanti arriverà il portiere Efficie, un numero uno di categoria superiore; la Civitanovese di Pietro Ruisi neoretrocessa dalla C2 e con, tra i pali, quel Pietro Spinosa che poco dopo diverrà un eroe a Castel di Sangro, unito a gente come Il baffo Enrico Piccioni (icona di una Cremonese da serie A), i due Sopranzi Samuele e Sergio (il primo in B a San Benedetto ed il secondo a Cesena), il terzino Pazzini ex Taranto in B, e quel Gabriele Baldassarri in A con l'Ascoli e poi colonna in C tra le fila di molte società; una Jesina sempre pericolosa e che schiera tra gli altri il gioiellino di casa Coltorti con il giovane De Feis, e appena dietro la Vigor Senigallia del portiere Negozi (ex Ancona) e di quel Giancamilli già in cadetteria a Cagliari; da tenere in considerazione anche la Santegidiese di Hector Ortega che  si avvale del bomber Alesi (in A con l'Ascoli) e del terzino Attrice ( Reggina, Samb e Piacenza in B), ma è tutto il girone ad essere di buon livello, il Francavilla schiera quel Biagio Lombardi classe 1958 già a Pescara, Cosenza, Salerno e Ravenna; il Mosciano presenta Mariano Fioravanti in mezzo al campo (ex pupillo dell'Ascoli di Rozzi); l'esperto portiere Ioannoni gioca per il Paganica, l'ex Cagliari Di Lena è a Termoli a svezzare i giovani Corazzini e Minadeo; a Camerino hanno Susi (una vita in C tra Arezzo, Livorno, Francavilla ecc.), a Roccaravindola l'ex Genoa Capezzuoli e l'esperto Ciannavei, e Tolentino e Nereto?

I cremisi sono visti come possibili outsider, Iuvalò e Maci là davanti incutono timore, Fenucci dietro è una garanzia e nomi come Palombi e La Barba sono qualcosa di certificato in categoria, il tutto affidato a quel Castori che già non difetta di grinta e volontà fuori dal comune.

Nereto invece, al secondo campionato in categoria, viene giudicato come un complesso discreto ma non di prima fascia; il riconfermato Tribuiani può contare sulla vena realizzativa del solito Breglia, sulle qualità del gioiellino Ramon Aiana, sbocciato a Firenze (esordio in A contro il Torino, quando Radice lo manda in campo nel finale al posto di Borgonovo), bocciato a Carrara e desideroso di riscatto, sui piazzati del riconfermato Carta (tecnico centrocampista, come Aiana di scuola Fiorentina e già in C a Fano, Ferrara e Bisceglie), sulla voglia di arrivare della giovane punta Pannacci e su mastini di categoria come Rasicci, De Angelis, Isidori coadiuvati da giovanotti locali come il baby Di Ottavio che nobilitano il lavoro del settore giovanile. Griglia pronta, semaforo verde e...via con le sorprese!

LA LUNGA MARCIA 

L'esordio in campionato è previsto per il 3 Settembre 1994 e vede il Nereto impegnato sul campo del blasonato Campobasso dal quale riesce ad ottenere uno 0-0 da non disprezzare, il Tole invece incomincia al "Della Vittoria", e piega un volitivo Francavilla con un 2-1 che dà il via ad una stagione grandiosa. Alla seconda poi Tole che impatta a Jesi 0-0 e Nereto che rompe il ghiaccio in casa affossando con un deciso 3-1 un Sulmona in difficoltà; terzo turno poi con un doppio 1-0, i rossoblù lo ottengono in quel di Luco dei Marsi mentre i cremisi regolano in casa la Recanatese, a queste gare fa seguito il turno successivo e la formazione di Castori và a pareggiare a Mosciano (1-1) mentre i Neretesi si aggiudicano il derby con la Santegidiese con il più classico dei risultati, 2-0 a firma Carta-Breglia e ambiente già sú di giri; la classifica dice che il Nereto è a 7 e il Tolentino a sei, si cominciano a delineare i contorni di quello che sarà. Alla quinta il Nereto guadagna 2 punti sui rivali espugnando Penne ed approfittando dello scivolone cremisi in quel di Senigallia, poi la Domenica successiva è il Tole che ne rosicchia uno battendo il Campobasso (3-1) quando il Nereto è bloccato sul pari casalingo (1-1) dalla sempre temibile Civitanovese; a quel punto la classifica dice che i rossoblù comandano in solitaria con 10 punti, inseguiti a 8 da un nugolo di avversari ovvero, Recanatese, Civitanovese, Tolentino e Vigor Senigallia.  Doppio pari esterno poi alla settima, 2-2 ad Osimo per i rossoblù e 0-0 a Sulmona per Castori ed i suoi e pari casalingo per il Nereto all'ottava, quando il Tole supera al "Della Vittoria" il Luco dei Marsi col minimo scarto; il doppio risultato ad occhiali della nona (Nereto a Termoli e Tole a Sant'Egidio alla Vibrata) non sposta gli equilibri di una classifica nella quale i rossoblù si trovano in testa con 13 punti tallonati a 12 da un plotoncino che vede Tole, Civitanovese, Recanatese e Vigor Senigallia, insomma ci si chiede quanto la truppa di Tribuiani riuscirà a resistere. I Neretesi rispondono con un roboante 5-0 ai danni della frastornata Roccaravindola, Breglia si scatena con una doppietta e và in rete anche il giovane Di Ottavio, nel frattempo Castori e i cremisi affondano il Penne (1-0) e restano in scia; l'undicesima però vede cadere il Tole in quel di Civitanova mentre il Nereto esce dalla trasferta di Paganica con un prezioso 2-2 a cui fa seguito un secondo impietoso 5-0 inflitto ad un' incredula Vigor Senigallia, Castori e i suoi però rispondono regolando 3-0 l'Osimana e restando sulle tracce dei fuggitivi. Dodici gare non sono troppe ma nemmeno poche e si può cominciare a stilare una classifica dei valori; il Nereto, al pari di Monterotondo e Civitavecchia, è una delle tre realtà che non hanno ancora conosciuto sconfitta  nell'intero panorama della serie D e piazza bomber Breglia re dei cannonieri e titolare in un ideale 11 del Girone F, formazione che comprende anche i cremisi Iuvalò e Gridelli, il Tole invece si dimostra squadra quadrata, grintosa e  affidabile nonostante un paio di battute a vuoto che ne hanno rallentato l'ascesa. Restano cinque giornate per portare a termine il girone d'andata e Nereto e Tolentino si affronteranno proprio all'ultima di queste. Nelle dispute che precedono la diciassettesima la formazione cremisi raccoglie due pareggi (a Camerino e in casa col Termoli) e due vittorie, tra le quali il roboante 7-2 inflitto al Paganica, gara nella quale i Tolentinati disintegrano gli avversari cogliendo pure due pali e creando una moltitudine di occasioni che deliziano gli oltre 700 presenti; i rossoblù invece si impongono 3-1 nel derby col Francavilla, impattano a Jesi e Mosciano, e regolano un'arcigna Recanatese col più classico dei risultati, 2-0 a firma Breglia-Carta.

Il giorno di Nereto-Tolentino diventa così un crocevia fondamentale sulla strada della promozione tra i professionisti...

Cremisi accompagnati da un buon numero di sostenitori i quali cercano di fronteggiare il mare rossoblù che colora lo stadio; padroni di casa imbattuti e che sul campo paiono potersi accontentare anche di un'eventuale pareggio, Tolentino che si affida ai piazzati di Iuvalò ed alle giocate di un centrocampo ordinato e solido; è una gara che vive delle fiammate dei molti soprani in campo, Iuvalò tiene fede alle promesse ed in più di un'occasione sfiora la rete su punizione; Maci è sempre pronto in area e, dall'altra parte un mai domo Breglia non smette di cercare la via della rete! La squadra di Castori pare più in palla durante la gara, "mena le danze" senza però colpo ferire così, sul filo di lana, il Nereto trova la giocata che la sblocca a suo favore. È il 91' quando il duo Bellucci-Pannacci si inventa l'ultima giocata sull'out di sinistra, ne scaturisce un rigore per atterramento in area che il fantasista Carta trasforma tra le proteste generali, finale quindi 1-0 per il Nereto che chiude il girone di andata con 26 punti, imbattuto e tallonato dalla Civitanovese con 24, a seguire i cremisi con 22.    

Castori è un fiume in piena al termine dello scontro diretto, quel rigore a tempo scaduto proprio non lo digerisce e sottolinea la prova della sua squadra che, in un ambiente focoso ed ostile, ha giocato un buon calcio che, a suo dire, meritava molto di più, profeticamente poi aggiunge che i conti si faranno alla fine, ed in effetti...

RITORNO DI FIAMMA 

Il girone discendente perciò parte con un Nereto in leggero vantaggio, tutti però si aspettano un'accelerazione della corazzata Civitanovese che, al contrario, rallenterà progressivamente lasciando strada al duello tra Cremisi e rossoblù!

Alla prima di ritorno Tribuiani e i suoi impattano in casa sul nulla di fatto al cospetto di un Campobasso in notevoli difficoltà di classifica, Castori invece sbanca Francavilla col più classico degli 0-2; così si prosegue per un' altra giornata, poi alla 20esima il Tole cade a Recanati ed i rossoblù battono il Luco, game over? Nemmeno per sogno perchè la domenica successiva il Nereto restituisce la cortesia cadendo per la prima volta in stagione sotto i colpi dei vicini di casa della Santegidiese (1-0 in un derby caldissimo) ed il Tole ne approfitta per recuperare i due punti persi sette giorni prima grazie ad un agevole 4-0 casalingo rifilato al Mosciano, situazione alla 21esima di 31 a 28 per i neretesi!

Ogni Domenica che passa il duello assume contorni sempre più epici, le rispettive cittadine incominciano ad appassionarsi a questo confronto a distanza che mette in palio la serie C2, gli impianti di gioco delle due squadre sono ormai gremiti ad ogni appuntamento e quando si gioca in trasferta non manca il massiccio sostegno degno davvero di altri palcoscenici. Dopo un altro paio di vittorie a testa la truppa di Castori rosicchia un altro punto alla giornata numero 24 allorchè il Nereto viene bloccato in casa da una coriacea Osimana, mentre i Cremisi sconfiggono il condannato Sulmona con uno striminzito ma utilissimo 1-0, ora due soli punti dividono le due società. Si procede di pari passo ancora per qualche settimana, il Nereto amministra i due punti ed il Tolentino insegue senza tregua, ed è premiato alla 28esima quando il Paganica batte i rossoblù (2-1) mentre Iuvalò & C. regolano di misura un ormai delusa Civitanovese, 40 pari e spettacolo ancora tutto da scrivere! Sì perchè alla 30esima il capitolo si arricchisce di un colpo di scena che pare quello definitivo, il Tolentino ospita un tranquillo Camerino ed il Nereto è al domicilio del Francavilla per un derby "vietato ai deboli di cuore".

Al 2' di quella Domenica Castori e i suoi devono già inseguire gli avversari che si sono portati avanti con una rete di Matassini; otto minuti dopo però anche a Francavilla la situazione muta, è il 10' quando i giallorossi di casa mettono sotto il Nereto grazie a Marcucci; sul finale della prima frazione Iuvalò acchiappa il pari e a metà gara il Tole guadagna un punto sul Nereto, 42 a 41 per Castori & C.

Nereto non ci stà a perdere colpi e al 59' Pannacci fà 1-1 e riporta tutto in parità anche se per poco perchè al "Della Vittoria" al 63esimo giro di lancette Sansolini porta avanti i suoi, ed inoltre a Francavilla il Nereto soccombe al 92' quando Salvatore insacca il 2-1per i padroni di casa, 43 a 41 per i Cremisi, ma non è certo finita quì!

Al Tole l'aria da capoclassifica, così inseguita e desiderata, fà girare la testa così la Domenica successiva pensa bene di cadere a Termoli (2-1 per i molisani) permettendo a un Nereto indemoniato di riagguantarlo a 43 grazie ad un gol di Breglia che abbatte la Jesina. Trentaduesima poi ancora all'insegna del colpo di scena, il Nereto si fà bloccare sul 2-2 sul sempre ostico campo di Recanati mentre il Tolentino si abbatte come un uragano sul derelitto Roccaravindola con un perentorio 6-2 che pare sia il pass per entrare tra i professionisti, tutto finito allora per le speranze di Tribuiani e i suoi?

Nossignori, il penultimo appuntamento regala il tocco che renderà epica questa tenzone! Un Tolentino spavaldo deve arrendersi a casa del Paganica (0-1) squadra che gioca alla morte per vendicare il tennistico 7-2 subito all'andata, mentre il Nereto strappa un casalingo 1-1 al termine del sentitissimo derby col Mosciano, compagine con la quale ha sempre dovuto lottare all'ultima goccia di sangue, risultato alla 33esima perciò: Nereto e Tolentino punti 45 con scontro diretto da giocarsi nelle Marche all'ultimo turno....fate voi....


BABY BOMBER

Emidio Di Ottavio è un ragazzino di 16 anni in quella stagione, fa la spola tra juniores e prima squadra perché Tribuiani crede in lui, e lui ripaga con la moneta del gol e del sudore. Il mister lo ha già convocato in panchina nella precedente stagione, facendolo anche esordire a Montesacro contro la Spes; il bomber "in fasce" è seguito dagli osservatori della Fiorentina, insomma le premesse ci sono, e poi ritrovarsi così giovani tra Breglia, Aiana e C. non è poi malaccio,  ecco i ricordi di un neretese D.O.C. "Era la stagione in cui, per la prima volta, venne introdotta l'obbligatorietà del giovane in campo dall'inizio, così molte squadre facevano incominciare il portiere per poi sostituirlo al primo minuto di gioco. Io godevo della fiducia del mister il quale mi faceva giocare spesso il primo tempo; siglai anche una rete nell'incontro col Roccaravindola.

Quella stagione è stata l'apice del calcio cittadino e per me che sono neretese averla vissuta da "dentro" è qualcosa di indescrivibile; il miracolo di quel campionato ha radici  nella stagione precedente, dove Tribuiani cominciò a plasmare quella squadra che ha sfiorato la C2 persa solo in quello sfortunato pomeriggio di Tolentino dove dava spettacolo un neretese doc, Pasqualino Iuvalò! Meritavamo entrambe di salire in C2, chissà forse anche la mia carriera sarebbe stata diversa; avevo addosso gli occhi degli osservatori della Fiorentina, mi bloccò un incidente in moto...

Quegli anni mi sono però serviti, ho imparato molto da giocatori con la G maiuscola e poi ho messo a frutto gli insegnamenti con altre 4/5 stagioni di Interregionale e un bel po' di più nelle categorie regionali, dove ho sempre segnato parecchio, forse in quel duello col Tolentino c'è mancato qualche ricambio, la rosa non era larghissima, si fece male Isidori e ne risentimmo...peccato.

Oggi lavoro, serbo bellissimi ricordi della mia carriera a Nereto, Sant'Egidio, Bellante e Cologna Paese; tanti gol e tante soddisfazioni, ma chissà se fosse arrivata la C2..."


L'EROE DEI DUE MONDI

Il mondo del calcio è pieno di situazioni particolari, coincidenze assurde, appuntamenti mancati per un soffio o treni presi sul fischio di partenza e non poteva certo mancare in questa storia la "situazione speciale"; qui la questione è semplice ma ingarbugliata allo stesso tempo, l'idolo, il leader del Tolentino è nato e cresciuto a Nereto; è un giocatore di grandi qualità tecniche che ha alle spalle già campionati importanti come gli anni di C2 a Giulianova (dove Tribuiani lo lanciò in tenerissima età), a Celano e l'esperienza dolce-amara de L'Aquila, quando dopo una stagione in Interregionale decide di stare fermo una stagione.

"Arrivai a Tolentino per merito del DS Paolo Beni, una bandiera della Sambenedettese che lavorava per il Tole. La prima stagione ci salvammo tranquilli, mentre nella seconda retrocedemmo in Eccellenza; lì arrivò Castori e fu immediato ritorno nell'Interregionale, era già un tecnico sanguigno e meticoloso. Un anno di assestamento e poi nacque la squadra della promozione in C2; in realtà l'obiettivo iniziale era stare nel gruppo di testa, poi col passare del tempo capimmo che potevamo vincere noi! Quell'anno fú incredibile, feci il capocannoniere e mi ritrovai a giocarmi la C2 contro la squadra del mio paese, ma nessuno è profeta in patria,  sicuramente la sensazione era particolare,  ma era importante vincere per Tolentino. In Cremisi ci ho passato sei stagioni, andai via una volta in C2 perché la Maceratese insistette per acquistarmi, volevano la C2 anche loro ed in effetti anche lì mi riuscì di vincere!".


SPARA RAMON!

Giovane in cerca di riscatto, la tecnica nei piedi e la visione nella testa, arriva da una stagione buona a Carrara (serie C1), dopo gli esordi in C2 ad Olbia e un paio di stagioni di apprendistato nelle giovanili della Fiorentina dove fa parte della nidiata dei Banchelli, Beltrammi, Moscardi e via dicendo. Arriva a Nereto come rinforzo importante, Tribuiani conta molto sulle sue doti per portare a compimento una missione che ad Agosto pareva più che impossibile.

Ramon, a distanza di tanti anni ricorda così quell'esperienza:"Arrivai a Novembre e dopo una serie di vicissitudini; il mio procuratore rifiutò un rinnovo biennale a Carrara proponendomi la Vastese, l'affare però non si concluse e così mi trovai senza squadra. Si presentò poi l'opportunità di Nereto e la colsi al volo, ricordo l'accoglienza, appena arrivato, da parte di tutta la dirigenza, un grande gruppo! Il paese viveva con un entusiasmo trascinante quei giorni, ci sentivamo a casa, avevo bisogno di ripartire anche sul piano umano e fu davvero il posto giusto. Credo che meritassimo la promozione, e lo dico senza presunzione ricordo l'ultima giornata a Tolentino, sullo 0-0 presi la traversa poi un palo di Carta ed un altro palo non ricordo di chi...Quel gol nel finale ci castigò oltremisura! Ancora oggi sento un grande dispiacere se penso a quel duello col Tolentino, fú certamente una grossa mazzata la mancata promozione, io in estate dovetti operarmi stetti fermo e poi ripresi ad Aosta ma se fossimo saliti in C2 penso che sarebbe andata diversamente. Conservo ottimo ricordi dell'esperienza neretina ancora oggi ci sentiamo con qualche compagno anche se vedersi è davvero difficile, è stata un'esperienza fantastica!"

DOMENICA BESTIALE 



Domenica 13 Maggio 1993, Stadio "Della Vittoria" di Tolentino, l'atmosfera è da "prima alla Scala", lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, il settore ospiti riservato ai Neretesi ribolle di tifo e passione rappresentati da striscioni, sciarpe e bandiere rossoblù; la giornata è calda, il duello, la sfida, ha un sottofondo atmosferico degno del miglior "Mezzogiorno di fuoco" che sia stato prodotto! 


Speranze, illusioni, sogni e futuro dipenderanno tutti da quei "maledetti" 90 minuti. Cremisi forti del fattore campo e Neretini caricati a mille dal biblico esodo che li ha accompagnati nelle Marche; l'ingresso in campo delle due squadre è accompagnato dall'entusiasmo più sfrenato, "Annientiamoli!" v'è scritto su un bianco striscione posto proprio sotto a quello degli "Sconvolts" di casa, mentre nello spicchio rossoblù domina un gigantesco "Irriducibili" vicino ad un più piccolo "Ultras Nereto".


La gara è tirata, i nervi sulle corde, i due allenatori sfoggiano look diametralmente opposti; da una parte il rampante Castori avvolto in una tuta rossa che fatica a contenerne l'adrenalina e dall'altra l'elegante Tribuiani nel consueto abito della Domenica mattina. Si gioca sotto un caldo contrattualmente accettato vista la stagione e il Nereto non ha poi così paura d'essere l'ospite che tutti vogliono sbranare, un palo nella prima frazione distanzia gli abruzzesi dalla C2, il tiro è un rasoterra scagliato da.fuori area, il guardiano cremisi lascia correre e solo la sfortuna (o buona sorte, dipende dai punti di vista) pilota la sfera sul montante. La ripresa nasce sulla falsariga della prima frazione,.gli animi sono tesi e gli spalti fremitano ad ogni giocata, finché allo scoccare del sessantaduesimo minuto il difensore Giovanni Fenucci, lasciato colpevolmente solo in area, approfitta di un errore in presa del portiere ospite e scaglia in rete un pallone che scatena un boato assordante... è la palla della promozione, della C/2, della gloria. Il Nereto non riesce a pervenire al pari, trascorrono i minuti e il Tole resiste fino alla fine mettendo la ciliegina su una torta che dall'altra parte avrà il retrogusto dell'amarezza!


È finita una stagione, è finito un sogno in Abruzzo, un sogno che a Tolentino sta' solo per cominciare, un sogno che a Nereto non potrà comunque trasformarsi in incubo, ma verrà ricordato con la nostalgia che ci lascia qualcosa di stupendo che finisce quando suona la sveglia....