giovedì 31 dicembre 2020

PORTE SCORREVOLI

L'attimo fuggente, il bivio, la coincidenza, insomma chiamateli come volete ma nello sport, come nella vita, ci sono momenti in cui si decide un destino, attimi nel quale tutto può essere in un modo oppure in un altro, un contratto, una giocata, un intreccio di trattative e via per una strada che anni dopo ti accorgi poteva essere un'altra...

EL GRINGO, JAIR  E "LE NUOVE PROPOSTE"

Molto prima di tale Ventura Giampiero l'Italia attraversò un periodo calcistico che definire nero sarebbe eufemistico, un certo Pak Dopo Ik infilò nella porta azzurra (durante un apparentemente scontato Italia-Corea del Nord) qualcosa di più che una spina, un trave nell'occhio che ci costò l'eliminazione dai mondiali del 1966 e l'ira di una federazione già allora incapace di guardarsi allo specchio. Effetto immediato fu la chiusura delle frontiere al mercato estero, chi c'era restava (se voleva) e nessuno arrivava più! 

Sergio Clerici è stato l'ultimo della legione straniera a mollare la presa, brasiliano giunto in Italia nel 1960 per aiutare i blucelesti del Lecco a mantenere la massima serie si è pian piano guadagnato la fama di buon e affidabile centravanti nel calcio nostrano anni 70. Sette anni a Lecco poi il via per un tour che ha toccato le piazze di Bologna (in due riprese), Bergamo, Verona, Firenze, Napoli e Roma sponda biancoceleste, il tutto per un totale di 476 partite e 155 gol in un'epoca nella quale con 15/18 reti si vinceva la classifica marcatori.

Smessi i panni del bomber al termine della stagione 1977/78 El gringo torna a casa dove tenta l'avventura da allenatore, Palmeiras, Santos ed Inter de Limeira sono le tappe di una strada quasi subito abbandonata per dedicarsi più alla procura dei giocatori ed alle segnalazioni agli amici italiani nel frattempo riabilitati (1980) dagli organi federali ad acquistare sul mercato straniero.

Nell'ambiente Clerici è un nome di sicuro affidamento, e lui non si fa certo pregare per offrire ai mercanti della pedata affari d'oro a prezzi vantaggiosi; ha dalla sua il nome di Juary, consigliato all'Avellino nell'estate 1980 e rivelatosi poi un ottimo acquisto per i lupi di Patron Sibilia, e proprio sulle orme di quell'operazione porta, tra gli altri, in Italia un altro funambolo brasiliano sul quale giura ad occhi chiusi asserendo a più riprese che presto arriverà alla nazionale verdeoro...

REINALDO FILISBINHO LELA 



Questo ragazzone giunge in Italia nel periodo pasquale, la serie A "stacca" dal 5 al 17 Aprile 1982 e le sue protagoniste si tengono in forma con amichevoli programmate che servono anche a testare i possibili futuri acquisti soprattutto esteri. La lega ha appena approvato la possibilità di tesserare il secondo straniero e molte società fremono per l'occasione, Sibilia non vuol certo prendere una fregatura così fa testare il "ragazzo del Gringo" in un paio di amichevoli da mister Tobia il quale da poco ha preso il posto di Vinicio.

Lela da par suo vanta un curriculum discreto, agli esordi da giovanissimo con la maglia del Noroeste ha aggiunto un ottimo campionato nell' Inter de Limeira dove sotto i consigli di Clerici ha siglato ben 8 reti in sole 13 presenze, in più conta una breve esperienza nella nazionale olimpica verdeoro che non guasta a livello di presentazione; ad Avellino trova Juary che gli fa da cicerone nel paio di amichevoli in cui Lela viene impiegato, col Rimini gioca praticamente appena sceso dall'aereo, l'impegno non manca e la grinta neppure, lui allontana subito i paragoni che si porta appresso dal Brasile (qualcuno in lui vede un nuovo Jairzinho) ma Tobia e Sibilia non paiono convinti, dalla sua c'è il fatto di giocare comunque in un contesto a lui sconosciuto. Il miliardo che El Gringo chiede è un rischio troppo grosso per una realtà come quella irpina, così Lela torna a casa lasciando ai posteri qualche foto in biancoverde e nulla più. La sua storia proseguirà in patria tra Fluminense, Curitiba (con cui vivrà una parentesi quinquennale piena di gol e soddisfazioni) e altri club di minore importanza. Regalerà alla causa del calcio brasiliano i due figli Alecsandro e Richarlyson, e chissà se gli ha mai raccontato di quella "vacanza" in Italia...

Sibilia per la stagione 82/83 si affiderà al peruviano Barbadillo ed al danese Skov, se il primo si dimostrerà un affare d'oro, il secondo si perse per strada accusando oltremodo il cambio tecnico Marchioro-Veneranda e vivendo una stagione al margine degli eventi...chissà con Lela come sarebbe finita..

L'INDIO DI JAIR



Come Clerici anche Jair poteva vantare grosso credito tra i dirigenti italiani, 200 presenze nella grande Inter di Herreriana memoria gli avevano garantito gloria imperitura attraverso tutto il nostro sgangherato stivale. È così che nello stesso periodo di Lela arriva a Milano Joao Carlos Lopez detto Bugre il quale, con la benedizione della Freccia Nera (soprannome del Jair nerazzurro), sogna di strappare un contratto con l'Inter; il giovane centravanti (23enne) ha esordito nel Noroeste per poi esplodere a suon di reti nel Comercial de Mato Grosso dove Jair lo ha svezzato. Bersellini lo prende in carico e lo getta nella mischia in un'occasione particolare il 14 Aprile, quando a "San Siro" è di scena una mista Milaninter opposta alla nazionale peruviana che si sta preparando al Mundial spagnolo. Il peperino brasileiro viene schierato dall'inizio e ben si comporta sfruttando le giocate di Beccalossi e colpendo un palo a seguito di una punizione calciata da distanza siderale, niente male come impressione; Bugre poi lascia il segno in un Vigevano-Inter siglando una delle sei reti con le quali i nerazzurri si aggiudicano l'amichevole, ma l'accordo con la beneamata non và in porto e l'attaccante brasiliano torna in patria alternando annate tra squadre di seconda fascia ed esperienze in Portogallo con Leiria, Beira Mar ed Argus...e chissà se sente ancora quel palo di "San Siro" tremare...

L'Inter edizione 82/83 si affiderà alla coppia straniera Juary - Hansi Muller e, viste le difficoltà di ambientamento dell'ex Avellino viene da pensare, chissà se il terzo posto ottenuto sarebbe stato migliorato con la presenza del Bugre.. 

        


martedì 17 novembre 2020

LO STRADIVARI DELLO "ZINI"



La solitudine del portiere è pena conclamata, lì in attesa di un evento che lo crocifigga o che lo immoli ad idolo della Domenica. Un aspettare trepidante, carico di pensieri o chissà, nessuno tranne egli stesso può comprendere che cosa sia essere l' ultima difesa del castello. Eppure è esistito un ruolo ben peggiore, un ruolo estintosi con la fine di quel calcio romantico oramai ricordo dei nostri retaggi infantili...il numero 12!

Il dodicesimo portiere del calcio che fu era un eroe non riconosciuto, un fedele scudiero sempre pronto a sedersi la Domenica senza creare alcun problema; un uomo schivo, prima figurina dopo i titolari dell' album Panini, la sua tabella presenze straboccava di linee orizzontali, una o due presenze ogni tanto e nient' altro, ai più fortunati poi toccava qualche partita nei primi turni di Coppa Italia ma il resto era una sfilza infinita di panchine. Oggi un certo giornalismo "impreparato" tende a far passare questi eroi come calciatori "per caso", personaggi che raccontati banalmente appaiono ai più giovani come presi per strada e fatti sedere tanto per avere qualcuno, ma non è così; se la professionalità del numero uno si poteva ammirare nei 90' settimanali, quella del 12 era per gli addetti ai lavori, per pochi insomma, ma c' era eccome. Per rendere giustizia a tutti i 12 che furono ( Spuri, Bodini, Piloni, Pintauro, il resto aggiungetelo voi..) oggi ripercorreremo il percorso professionale di una riserva per eccellenza...sua maestà Giacomo Violini da San Gervasio Bresciano, nessuno dica che non ha pensato alla Cremonese di Luzzara!

GLI ESORDI

Violini incomincia nelle giovanili del Brescia, e con le rondinelle fa la sua prima apparizione in serie B (12esimo ovviamente) il 24 Ottobre del 1976, quinta giornata della serie B e derby con l' Atalanta deciso per i bergamaschi  da Bertuzzo e Piga. Quella Domenica mister Angelillo lo convoca in sostituzione dell' indisponibile Garzelli e come riserva dell' italo argentino Cafaro. E' il Brescia dei giovani Altobelli e Beccalossi, per il nostro ci saranno altre quattro panchine e, a fine anno, un biglietto di andata per Chieti assieme ai compagni Berlanda e Colzato, serie C...si comincia a fare sul serio.

VIENI IN PORTA CHIETINO..

L'avventura teatina incomincia sotto la guida di Giammarinaro, il Chieti è una neopromossa e le chiavi della porta sono ben salde nelle mani di Dino Di Carlo un portiere che nel curriculum vanta presenze a Bologna, Lecce e Catanzaro, per Violini perciò un ottimo punto di partenza. Il campionato però si dimostra un osso duro e Giammarinaro lascia presto il posto ad Ezio Volpi il quale condurrà la navicella neroverde ad un onorevole nono posto (che verrà l'accesso alla neonata C1), senza però concedere minuti al giovane portiere bresciano.

Nonostante il tabellino delle presenze sia rimasto vuoto Violini viene riconfermato, la coppia sarà ancora con Di Carlo ed il timoniere il riconfermato Volpi. In  questa seconda stagione tra i grandi Violini timbrerà il cartellino delle presenze in ben 11 occasioni, a cui andrà ad aggiungersi l'avventura nel torneo Anglo-Italiano del quale però salta la finale col Sutton United persa dai neroverdi per 1-2.

Le buone prestazioni offerte gli valgono un terzo anno di contratto a Chieti ancora con Volpi allenatore, i compagni di reparto sono il giovane Marigo e l'esperto Eberini. Per Violini però lo spazio si ridurrà a sole due apparizioni che non basteranno ad evitare la discesa in C2 degli abruzzesi. Sprofondato negli inferi della quarta serie nazionale il nostro acquisisce i galloni del titolare, ed agli ordini di Panzanato si rende protagonista di un buon campionato, il primo da titolare, disputando 33 gare e risultando tra i protagonisti del 7' posto finale che forse non accontenta le ambizioni della piazza.

Quattro stagioni a Chieti hanno sicuramente arricchito il bagaglio tecnico e umano di questo ragazzo bresciano, pronto oramai per tentare la scalata alle serie superiori.


DA TREVISO A PALERMO

L'occasione gliela fornisce il Treviso di mister Gianni Rossi, C1 con obbiettivo tranquillità ed ambiente a misura d'uomo; qui Violini, in compagnia dell'altro bresciano Zobbio (un centravanti scuola rondinelle) si rende protagonista di un'annata positiva disputando 33 gare di livello che valgono un dignitoso decimo posto finale.

È l'ora di prendere il volo per  lidi di prestigio, Palermo è lontana ma pare un'ottima soluzione, serie B e pubblico dal palato fine...Violini è pronto, si imbarca e nell'estate 1982, tra l'esaltazione per un Mundial appena conquistato approda in Sicilia al fianco di Piagnerelli per un sogno che è appena iniziato...

Il mister dei rosanero e' Mimmo Renna, un' istituzione per la cadetteria, in squadra ci sono tra gli altri Bigliardi, Volpecina, Montesano e De Stefanis, niente male insomma. A Violini viene concessa  una chance già il 18 Agosto alla prima di Coppa Italia, avversario di turno il Toro del sergente di ferro Bersellini; Renna alterna i due numeri uno (inizia Piagnerelli) in egual minutaggio ottenendo un più che onorevole nulla di fatto. In campionato però le gerarchie sono chiare, gioca l' italo-belga (Piagnerelli è nato ad Haine Saint Paul) e il bresciano si siede in panchina, la prima delle quali è il 10 Ottobre contro il Monza; per l' esordio in campionato Violini dovrà attendere il 24 Aprile, guarda caso allo "Zini" di Cremona dove un giovane Vialli deciderà il 2-0 finale con una doppietta. In stagione le presenze saranno 6, tra le quali un Palermo-Milan (0-0) ed un Varese-Palermo (2-1) che lo vedra' opposto al portiere biancorosso Michelangelo Rampulla.

La stagione successiva Piagnerelli parte per Messina, ma la società punta decisa su un big della cadetteria quale Franco Paleari. Per Violini, allenato in stagione prima da Giagnoni e poi da Landoni, gli spazi si riducono alle gare amichevoli ed alla fine del torneo conterà zero presenze ufficiali ed una retrocessione che getta l' intera città nello sconforto.

In serie C1 la musica non cambia, anzi peggiora addirittura. Violini scivola in fondo alle preferenze di Tom Rosati e si ritrova davanti il confermato Paleari, Laveneziana ed il giovane Lorusso; a fine stagione saranno ancora zero le presenze ma scriverà il suo nome tra i protagonisti dell'immediato ritorno in cadetteria. Tre stagioni in Sicilia contraddistinte sì da poche presenze ma anche da una professionalità esemplare...che non sfugge agli attenti dipendenti del presidente Luzzara, l'avventura in grigiorosso sta per iniziare...

UN VIOLINI....A CREMONA

Ed ecco finalmente Violini alla sua prima panchina ufficiale in campionato con il 12 grigiorosso addosso, il giorno è l' 8 Settembre 1985 e lo scenario lo stadio di Cagliari, prima giornata della serie B e sardi che si impongono per 1-0. Il titolare è l'altro neoacquisto in arrivo da Cesena, Michelangelo Rampulla il quale disputerà 37 gare concedendo a Violini la vetrina dell'ultima giornata al "Selvapiana" di Campobasso dove Vagheggi e Perrone trafiggono il nostro rendendo vana la rete del "marziano" Alviero Chiorri; per Violini in quella stagione solamente altri 90' in quel di Parma nella gara di Coppa Italia con i ducali.

La stagione 86/87 incomincia con l'avvicendamento alla guida tecnica tra Mondonico e Mazzia, Rampulla resta il titolare indiscusso in una formazione che cerca disperatamente la serie A. Violini passa l'intero campionato in panchina e viene utilizzato solamente nell'ultima gara degli spareggi a tre che decidono la terza promossa in A; tutto è stato maledettamente compromesso nella giornata di chiusura quando in casa i grigiorossi perdono col Pisa nel momento in cui bastava un pareggio.

Gli spareggi citati poc'anzi vedono i Cremonesi scarichi, si perde 4-1 la prima gara col Lecce e 1-0 la seconda col Cesena, gara nella quale per l'appunto Violini disputa interamente i 90'.

La ribalta del 12 grigiorosso però è la Coppa Italia, qui Mazzia affida le chiavi della porta a Violini il quale guida i suoi fino ad una storica semifinale persa con l'Atalanta, ma andiamo per gradi. 

Il girone eliminatorio vede i grigiorossi passare a braccetto il turno con la Juventus ed a scapito della Sampdoria, qui Violini rimane seduto al suo posto in attesa degli ottavi. Proprio agli ottavi i lombardi vengono sorteggiati con il Verona, e qui Mazzia si affida al nostro 12esimo  per un doppio confronto conclusosi sullo 0-0 e sbrogliato (in favore della banda di Mazzia) ai rigori con un 4-3 sudatissimo. Chiorri sbaglia, ma quando tutto sembra compromesso Violini si erge ad eroe neutralizzando i penalty di Tricella e Verza e guadagnandosi la riconferma per i quarti contro l'Inter.

Opposti ai nerazzurri milanesi i grigiorossi paiono avere davvero poche chances, ed il doppio 1-1 sembra già un qualcosa di eccezionale; rigori anche questa volta davanti ai 12000 di San Siro, al compito assolto da tutti i tiratori grigiorossi fa da contraltare il doppio miracolo di Violini su Matteoli e Garlini che garantisce una storica semifinale!

Alla stessa semifinale sopraggiunge l'Atalanta, la quale però con un 2-0 interno ed uno 0-0 a  Cremona mette fine ai sogni grigiorossi e ai quelli di un Violini comunque superstar.

Terminata la stagione si riparte con ancora l'obbiettivo seria A, Violini si rimette umilmente al suo posto per il campionato 87/88 e gli verrà concessa una presenza nell'ultima giornata a Trieste a giochi ampiamente decisi e con la Cremo ancora fuori dalle elette.

L' 88/89 è l'anno buono, Mazzia resta al suo posto così come Violini, il campionato è combattutissimo e dietro a Genoa, Bari ed Udinese è finalmente la volta dei grigiorossi. Serie A conquistata dopo spareggio con la Reggina, ma per il nostro 12 nessuna apparizione ufficiale. 

31 anni, una più che onorata carriera al servizio di chi lo ha apprezzato ed ecco lo sbarco nell'olimpo della pedata, e proprio qualche divinità presente in tale impero decide che per Giacomo è l'ora di togliersi qualche soddisfazione..

A..RRIVATO

La prima novità in casa grigiorossa è il cambio della guida tecnica, Mazzia ha optato per cedere alle avances di Pozzo e la sua Udinese e così Luzzara ha virato su Tarcisio Burgnich reduce da un esonero mal digerito in quel di Catanzaro. Il duro di Ruda è l'uomo giusto per cercare di evitare alla Cremo un pronto ritorno tra i cadetti. La serie A incomincia il 27 Agosto e subito i grigiorossi sono di scena a "San Siro" al cospetto dell'Inter campione d'Italia; la partita è spigolosa e combattuta, i nerazzurri meneghini non riescono a sfondare la decisa linea difensiva cremonese e quando tutto pare incanalarsi sull' 1-1 finale grazie ad un super Dezotti che pareggia una sfortunata autorete di Gualco arriva la mazzata, rigore dubbio per l'Inter e gol. Citterio e Rampulla perdono la testa guadagnandosi il rosso e così per Violini arriva, inaspettato, l'esordio in massima serie; è il minuto 89', un solo misero giro di lancette resta da giocare, ma ripaga già gli sforzi di una carriera intera. Cafaro, Giammarinaro, il Sutton United o la tristezza dell'anno in C1 a Palermo, chissà Giacomo a cosa ha pensato in quegli istanti.

Per fargli acquisire il ritmo partita Burgnich lancia Violini anche il 30 Agosto in Coppa Italia contro il Milan di Sacchi, il portiere si disimpegna bene ma nulla può sulla rete di Massaro che a tu per tu lo salta e decide la partita. E' già tempo di seconda giornata, e a Violini toccano altri 90' nello sfortunato esordio casalingo con il Cesena (1-2 per i romagnoli); i grigiorossi però si riscattano la Domenica successiva quando vanno a Roma ad imporre il pari (1-1) ad un'ostica Lazio, anche qui Violini disputa la contesa per intero. Dalla quarta rientra Rampulla, e per Violini si riapre la via della panchina ma con la certezza che anche in A il nostro può dire la sua.

Il campionato della Cremonese vive e si sviluppa sull'orlo del baratro, e quando tocca nuovamente a Violini (per l'indisponibilità del titolare) la situazione non è certo tranquilla; Burgnich si affida a lui alla 26esima ed alla 27esima e Violini lo ripaga blindando due pari molto importanti, in casa col Verona ma soprattutto a Firenze contro la viola di tal Roby Baggio al quale il portiere nega un gol al pari di Faccenda e Battistini, e quando non ci arriva ci pensano il palo (Baggio) ed un compagno (Ferraroni che sulla linea intercetta un colpo a botta sicura di Buso). L'ottima prestazione in terra toscana gli vale altri 90' ad Udine nonostante Rampulla sia nuovamente a disposizione, qui Violini si mette ancora in evidenza ergendosi a protagonista del pari finale (1-1) in una partita ben oltre il nervoso nella quale il nostro disinnesca parecchie situazioni difficili. Per la 29esima Burgnich ridà spazio a Rampulla, ma  la Domenica successiva in casa con l' Ascoli è ancora Violini a difendere i pali grigiorossi. Finirà 2-1 grazie alle marcature di Gualco e Chiorri, con un Violini buon protagonista ed incolpevole sulla rete, peraltro ininfluente, al minuto 89 di uno Cvetkovic lanciato in contropiede.

Burgnich stima Violini e così gli concede anche la successiva trasferta di Torino che vede la Cremonese opposta alla Juventus, la classifica è davvero da thriller, i grigiorossi sono penultimi con 23 punti davanti al solo Ascoli (21), ma al pari di Verona ed Udinese e ad un punto da Fiorentina, Cesena e Lecce, insomma è tutto ancora da decidere! A Torino però finisce in tragedia (4-0 per i bianconeri) e Violini poco può contro lo strapotere sabaudo, sarà la sua ultima apparizione in massima serie perchè le restanti tre gare spettano a Rampulla ed a fine stagione arriva la discesa negli inferi della B.

La Cremonese edizione 1990/91 riparte ancora da Burgnich con Rampulla e Violini ai rispettivi posti di 1 e 12, in campionato il tecnico di Ruda verrà avvicendato da Giagnoni il quale piloterà il team di Luzzara ancora in serie A; per Violini ci saranno 31 panchine consecutive a partire dall'ottava giornata, nelle prime 7 gare il vice Rampulla era stato Luciano Arisi, classe 1966.

La serie A successiva vede Violini sedersi per l'ultima stagione come 12esimo in massima serie, le primavere sono 34 ed il pensiero incomincia ad andare oltre il campo; in quella stagione si alternerà come secondo assieme ad un giovane Razzetti ( 25 panchine a 9 per Violini) alle spalle di un Rampulla che a breve diventerà un 12 importante nella Juventus di Lippi. L'ultima gara disputata in carriera resterà il ritorno del primo turno di Coppa Italia che vede la Cremo eliminata dal Como (Seno trafigge Violini al 23'), mentre l'estrema  panchina in A con la maglia grigiorossa sarà datata 24 Maggio, ultima giornata, a Genova in un Sampdoria-Cremonese 2-2 nel quale va a segno anche Gianluca Vialli..lo stesso che il 24 Aprile dell' 83 lo aveva "battezzato" con una doppietta in quel Cremonese-Palermo che aveva segnato l' esordio di Violini in serie B.

Con l'arrivo in plancia di comando di Gigi Simoni sta per nascere la Cremonese più bella della storia e Violini mette la sua esperienza al servizio del collettivo per ottenere un immediato ritorno in massima serie. E' determinante nella crescita del Giovane Turci e con 34 panchine scrive il suo nome nell'ennesima impresa dei ragazzi di Luzzara; a Lucca il 23 Maggio 1993 si accomoda per l'ultima volta come 12esimo...è la duecentocinquesima panchina grigiorossa, la duecentosettantesima in B.

Terminata l'esperienza sul campo Giacomo Violini ha dato vita ad una scuola di portieri che è oggi tra le più apprezzate d'Italia, con i suoi consigli sono cresciuti fior di numeri 1, segno che con l'umiltà e la perseveranza si possono ottenere risultati a volte inimmaginabili, anche magari passando una carriera a sacrificarsi per gli altri. Con questo piccolo omaggio a Violini speriamo di aver riscattato, anche solo per un istante, l'immagine distorta che tante volte viene data del 12 che fu... nel nome di Dadina, Alessandrelli, Alberga e tutti quelli che vi vengono in mente!




lunedì 5 ottobre 2020

 UNA STORIA...VALENTE



Provateci voi a entrare in uno stadio gremito, in sostituzione del Rensenbrink italiano (della Brianza per la precisione) e con lo sguardo di un sergente di ferro che ti ordina "Scaldati!". Il tutto a 17 anni e con la tua squadra che vince 0-1 a sei minuti dalla fine, roba da far tremare polsi e maniche...ma non a tutti.

Inizia così la storia di Fabio Valente tra i grandi, in una Domenica di fine Settembre del 1981 al "San Paolo" di Napoli (70000 spettatori arrotondati per difetto), con la maglia numero 16 del Milan addosso e un Gigi Radice che lo butta nella mischia al posto di un Mandressi che presto si perderà nei meandri delle categorie inferiori lasciando i paragoni con Rensenbrink al barone (Liedholm) che li coniò. Valente si prende il lusso di essere l'unico esordiente della Domenica, è il 35esimo della stagione (siamo alla terza giornata) e si trova in compagnia di gente come Mancini, Albiero, Bivi, Monelli e Massaro mica male come inizio.

E' un Milan operaio il suo, affidato ad un Radice che ha appena compiuto un miracolo a Bologna e desideroso di reinserirsi in quei discorsi di alta classifica che da sempre gli competono; i giovani sono parte integrante del progetto e cosi il mister si trova a gestire in pianta stabile Incocciati, Battistini, Evani, Gadda, Icardi e Galli (tutti classe '63), più gli altri primavera chiamati alla bisogna, Cambiaghi, Berlinghieri, Tumiatti (anche loro '63) ed il nostro Valente unico nato nel 1964. Genovese d'origine il nostro giovanotto si trasferisce in tenera età nella metropoli lombarda passando così dalle minori del vecchio Grifone a quelle rossonere; qui spopola a suon di reti e quando non viene confermato va a segnarne ancora di più in una squadretta di quartiere che giocoforza deve restituirlo al mittente, la grinta non manca, la classe c'è e allora si parte per una carriera da prime pagine?...nossignori, il destino è un altro!

Passano i mesi e per il giovane virgulto rossonero gli spazi restano quelli del campionato primavera, il Milan sprofonda in una crisi allucinante e presto si trova in fondo alla graduatoria al pari di Como, Cesena e Bologna; a fine andata il verdetto è da film dell'orrore, Como 8, Cesena 11, Milan e Bologna 12. Radice si ricorda del suo giovane attaccante in occasione della prima gara del girone di ritorno e lo convoca il 24 Gennaio 1982 in occasione di Milan-Udinese, numero 16 sulla schiena in una panchina giovanissima che gli vede vicino Gadda, Tumiatti e Incocciati, il 12esimo Incontri, ventiquattrenne, pare uno zio. 0-1 friulano deciso da una prodezza di Causio, entrano Incocciati e Gadda e "salta" Radice; arriva Galbiati, il diavolo sprofonda e per Valente le porte della prima squadra sono chiuse definitivamente.

La stagione del Diavolo (povero) si conclude con una mesta retrocessione in B, Valente avrebbe a disposizione ancora lo spazio nel campionato primavera, ma la voglia di giocare tra i grandi è tanta così accetta le offerte del Sant'Angelo che disputa la C2, mister Albanese è bravo coi giovani ed in attacco il maestro è un bomber in ascesa come Paolo Valori  che, incroci del destino, a fine stagione approderà in rossonero grazie ai 13 gol messi a segno in 33 presenze. Per Valente però la stagione è negativa, una marcatura in 23 gare non e' granchè e così il ragazzo gioca la carta nerostellata del Casale, società dal blasone antico e che bazzica anch'essa la serie C2. In riva al Po il giovane centravanti ritrova un pochino della sua classe, fornisce buone prestazioni corroborate da tre reti ma incappa in una stagione assurda; il Sant'Elena Quartu si ritira dal campionato ed il Casale si ritrova ultimo con sole 11 sconfitte ma ben 18 pareggi e la miseria di 3 vittorie, retrocede in Interregionale con 29 reti subite in 32 gare e per Valente l' avventura è finita.

Quando tutto pare perduto però ecco il famoso treno che non dovrebbe ripassare il quale decide per un'altra fermata, Vitali ex dirigente del Milan passato al Como si ricorda di lui e gli propone un passaggio in riva al Lario. C'è da sistemare solo la questione cartellino  col Milan che...non è..una formalità; le due società non ne vengono a una e il ragazzo rimane bloccato, quando la situazione si definirà i comaschi avranno già acquistato la terza punta Morbiducci e per Valente ci sarà spazio solo nella primavera azzurra come fuoriquota...un'altra stagione gettata alle ortiche!

L'ancora di salvezza pare sia quella lanciata dalla Pro Patria di mister Melgrati, C2 ambiziosa con vista promozione e una rosa che comprende Curti Walter, Mazzola Alessandro, Tufano e Lapa, ma anche quì qualcosa non funziona...e da subito. L' 11 Settembre, in un'amichevole serale tra i bustocchi e la Rapid Bucarest, Valente subisce la frattura di tibia e perone a seguito di un'uscita avventata dell'estremo difensore rumeno, stagione finita assieme alle ultime speranze di una risalita che i suoi mezzi avrebbero meritato.

L'ennesima ripartenza avviene a guarigione completata (ben oltre un anno dopo) ma oramai siamo a livello di Promozione Regionale, le ultime avventure di Valente come centravanti vanno in scena con le maglie di Corsico, Muggiò e Sangiulianese, tutte nell' Hinterland di quella Milano che lo ha cresciuto, coccolato e poi crudamente disilluso.

Quì finisce l' avventura del signor Valente? Sul campo sì, ma il ragazzo e' davvero un tipo dalle mille risorse e si costruisce un nome nel campo della pittura; le personali (mostre) ne certificano l'apprezzamento del pubblico e lui chissà se nelle le sue creazioni lascia spazio a quelle sensazioni che ha vissuto a Napoli in quel lontano Settembre 1981..







venerdì 17 luglio 2020

UNA FAVOLA IN BIANCONERO EP.3

                                    AMBIZIONI DI C1...

Archiviato lo spettacolare campionato che ha visto il Nola ad un passo dalla promozione in C1, nella città dei Gigli si riprende a lavorare per coronare il sogno che ha animato molte delle domeniche cittadine; Alfredo Ballarò viene confermato alla guida della truppa dal presidente Taurisano il quale, nonostante venga indicato dagli almanacchi il Sig. Ruoppo nella massima carica, comanda saldamente la navicella bianconera. 
Nella lista dei partenti non può mancare l'oggetto dei desideri di un bel numero di società di serie superiore, quel Walter Chiarella che proprio a Nola è esploso in tutta la sua potenza; sarà Catanzaro la sua meta, società con la quale salirà da protagonista fino alla serie B. Assieme al bomber abbandonano la truppa nolana i comprimari Mistone, Savini, Vergari, Fratini, Ippolito, Palo e Russo, per loro si sono contate poche presenze e qualche gol; confermato invece il blocco che tanto ha dato al pubblico del "Piazza d'armi", Di Baia, La Manna, Strino e compagnia bella sono pronti a ripetersi, coadiuvati dai nuovi arrivi che rispondono ai nomi di Boggia (difensore classe 1958 in cerca di riscatto dopo un' opaca stagione a Frosinone), Cassano Nicola (centrocampista leva 1958 in arrivo da Asti ma  con un passato fatto anche di serie B a Taranto), il cavallo di ritorno Osvaldo Dalla Buona ( dalla Viribus Mondragonese), l'ala De Risi dal Savoia, Pesacane dal Brindisi, Piccinetti dalla Turris ed il duo Izzo-Pagliarulo dalla Paganese, un centrocampista ed un portiere di sicuro affidamento.  Ciliegina sulla torta Claudio Pellegrini, in arrivo dal Palermo ma con alle spalle esperienze in serie A a Napoli, Avellino e Firenze.
Le premesse per ripetersi perciò ci sono tutte, ma come tutti sanno nel calcio è più difficile il secondo anno che il primo; le candidate alle posizioni di vertice sono, oltre i bianconeri, l' Ischia di Rivellino, che può contare sul peso offensivo di bomber Buoncammino e sulla praticità della bandiera Impagliazzo; il Frosinone di Alberto Mari, il Latina del sopraffino Doto ed il Giarre di quella volpe di Pierino Cucchi. Saliranno in C1 Frosinone ed Ischia, nonostante Giarre ed Juve  Stabia riescano a mantenere inviolato il terreno casalingo.
   
                             PAREGGITE ACUTA


Per la banda Ballarò il campionato incomincia da Pagani dove la compagine di casa si accinge a chiudere un ciclo incominciato nella stagione 1975/76 con la vittoria del campionato di serie D, gli azzurro-stellati infatti, in preda ad una grossa crisi societaria concluderanno la stagione all'ultimo posto. L'esordio termina con un salomonico 0-0, bissato da altrettanti pareggi nelle due gare interne con Siracusa e Pro Cisterna (doppio 2-2), un'altra coppia di 0-0 arriva dalle gare con Afragolese (fuori) e Juve Stabia (al "Piazza d'armi") e poi alla 7^ si cade ad Ischia dove i gialloverdi isolani non fanno sconti a nessuno. Il malumore della piazza non si può certo nascondere, le premesse erano ben altre ma la realtà le ha spazzate via in un attimo; la settima, l'ottava e la nona portano in dote tre 1-1 con, nell'ordine, Rende, Valdiano e Frosinone, mentre alla decima i bianconeri affondano ad Ercolano sotto il peso di ben 5 reti (ad una) e si riscattano parzialmente subito dopo andando ad ottenere un preziosissimo 2-2 al "Lamberti" di Cava de' Tirreni.

TERRORE?...LO CASCIO VIA...

Paura?, terrore?, in casa nolana si comincia a vedere nero ma Taurisano ha fiducia in Ballarò e lo conferma saldamente alla guida della navicella bianconera. Il 7 Dicembre arriva al "Piazza d'armi" la Nissa che ha steso il Giarre (1-0) la settimana precedente e sopravanza il Nola di un punto soltanto (10 a 9) ; è uno di quei giorni in cui il bivio della stagione si decide senza appelli, e a Nola le possibilità sono due: vincere e togliersi dal baratro o perdere andando incontro ad un campionato di sofferenza prolungata. La gara è la classica sfida di bassa classifica, chi attacca con prudenza e chi costruisce il fortino cercando di difenderlo fino ed oltre il termine della contesa; si arriva così al minuto 80 col nulla di fatto ancora in corso e gli animi pronti a gettarsi nello sconforto, ma è proprio allora che il bianconero Lo Cascio la sblocca dando il là al concerto arricchito dalle suonate di Ercolino Di Baia (85') e Tani (89' su rigore). Il ghiaccio è rotto, la strada imboccata quella giusta, resta solo tanto lavoro...
Passata la paura la settimana successiva si batte il Giarre in casa (1-0) e poi si và a Torre del Greco a strappare un punto fondamentale prima di un risicato 1-0 al Trapani (firmato ancora Lo Cascio), un 2-2 a Latina ed ancora una vittoria per 1-0 ai danni della Lodigiani  di mister Attardi e bomber Silenzi. Con un finale di 10 punti in sei gare i bianconeri concludono l'andata in quarta posizione con 19 punti, dietro alla lepre Frosinone (26 punti), all' Ischia (22) ed alla Juve Stabia (21); c'è ottimismo adesso, un buon girone di ritorno permetterebbe di tallonare gli ischitani e provare ad approdare nell'agognata C1...ma non sarà così...

         RITORNO DI... SFIAMMA

Il girone discendente incomincia col facile 3-0 inflitto alla Paganese e la rinuncia alle prestazioni di Stefano Pellegrini il quale rende pubblica la volontà di smettere (12 gare e tre reti il tabellino personale fino a quel punto) ma la debacle di Siracusa (0-2) e la sconfitta di Cisterna di Latina (0-1) smorzano immediatamente le velleità nolane le quali non riprendono quota nonostante il 2-1 casalingo all' Afragolese ed i tre pari consecutivi con Juve Stabia, Ischia e Rende; la vittoria interna col Valdiano attesta i bianconeri in quinta posizione a 28 punti, ma oramai le battistrada appaiono imprendibili, il Frosinone impera dall'alto dei suoi 36 punti, seguito dall'Ischia a 33 e poi dalla Juve Stabia a 30 e dal Latina a 29. Indubbiamente la truppa di Ballarò ha perso il grosso delle motivazioni e così arriva una doppia batosta (Frosinone ed Ercolanese) attenuata da quella che sarà l'ultima vittoria stagionale, il 2-0 alla Cavese della 28esima giornata; da lì al termine del campionato arriveranno tre pari (Nissa, Turris e Lodigiani) e tre sconfitte (Giarre, Trapani e Latina) che certificheranno il decimo posto finale. Decisamente un'annata sottotono rispetto alle aspettative, posto sì conservato nel calcio che conta ma era meno dell'obbiettivo minimo stagionale...ci si riproverà a breve, la C1 è un traguardo che dalle parti del "Piazza d'armi" non riescono davvero a togliersi dalla testa...

ERCOLINO SEMPRE IN PIEDI..

Tra i protagonisti positivi di una società che oramai ha preso confidenza con la serie C, troviamo anche in questa stagione Ercole Di Baia. Gamba veloce, grinta da vendere e cuore oltre l'ostacolo ne hanno fatto presto un beniamino dei frequentatori del "Piazza d'armi" che ne apprezzano le doti citate poc'anzi, cresciuto nell'inferno della Promozione Campana ( tra le fila del Solofra) era giunto a Nola l'anno precedente dopo una preparazione svolta con la Casertana di Beppe Materazzi (allora in C1), ecco che cosa ricorda a tanti anni di distanza:
" La Casertana mi aveva acquistato dal Solofra e feci la preparazione con loro, poi trovando poco spazio approfittai della chiamata di Franco Villa e accettai Nola. Il primo anno credo di aver fatto il mio più bel campionato, sfiorammo la C1 sfruttando anche la vena realizzativa di Chiarella che arrivò a Novembre. Io iniziai da tornante, poi mi spostarono a  fare il terzino d'attacco viste le mie attitudini, negli anni di Nola pensa che avrò guadagnato una quindicina di rigori; ma feci molte volte anche il mediano che allora aveva il compito di fermare il fantasista avversario, onestamente mi sentivo un poco sacrificato quando il mister mi diceva "tu annulla quello lì e stop!".
Tornando al secondo anno di Nola, Taurisano aveva in testa di riprovare la scalata alla C1, confermando il blocco e aggiungendo giocatori di categoria era convinto che sarebbe arrivata la promozione. Arrivò addirittura Claudio Pellegrini, Boggia dal Frosinone, poi c'era Mordocco, un fluidificante fenomenale! Pagliarulo in porta, Iodice, Piccinetti in attacco che era un toscano davvero forte, insomma ad organico eravamo messi alla grande. Ma nacquero malumori dovuti all'abbondanza, chiaramente tutti volevano giocare, non era una situazione facile. Viste le aspettative della vigilia ci fu un po di maretta anche a livello societario.
Ballarò, che ricordo tutt'ora con affetto e stima, era un grande intenditore di calcio, ma forse in quel secondo anno commise l'errore di adagiarsi sugli allori della stagione precedente; peccato perché avevamo tutto per vincere. A fine stagione la società fece piazza pulita, restammo io, La Manna e pochi altri, vennero acquistati un bel numero di giovani che affidati a Orlandi diedero i frutti sperati."
Concludiamo questa piacevole chiacchierata chiedendo ad Ercole il suo ricordo di Nola, "Sono stato un re a Nola, erano gli anni di Maradona ma i nolani alla domenica gremivano sempre il "Piazza d'armi", c'era un calore incredibile attorno a noi. Io viaggiavo avanti e indietro da Piedimonte Matese (circa 60km) fermandomi solamente dal Venerdì alla Domenica. Nola in quegli anni era un'area non proprio tranquilla,per fatti extracalcistici, ma noi con la casacca bianconera regalavamo sorrisi ad un'intera comunità. Ho sempre dato tutto per questa maglia, pensa che  il contratto lo facevo annuale proprio per riconquistarmi il successivo!".
E quest'ultima affermazione ci dà la conferma dell'uomo e del calciatore che rispondono al nome di Ercole Di Baia!

  


sabato 18 aprile 2020

L'ULTIMA DEL "LIOTTA"



Stessa storia, stesso posto, stesso bar, cambiano gli avventori(non tutti) ma la cornice resta la stessa, in mezzo un mare di giornate memorabili, incontri ravvicinati e momenti di imperitura gloria. La favola del Licata può considerarsi chiusa quel 5 Giugno 1994, esattamente sei anni dopo la giornata più bella che il calcio licatese abbia vissuto, 5 Giugno 1988, Frosinone vittima sacrificale, La Rosa e Campanella in gol, bandiere, fumogeni e una città che entra per la prima volta nel calcio che conta...è serie B!

SCHERZI DEL DESTINO

Il palcoscenico della nostra storia, lo avrete intuito, è il "Dino Liotta", uno stadio che nel giro di pochi anni ha visto passare una carrellata di personaggi di spicco del mondo pallonaro; quel 5 Giugno 1994 è di scena il Monopoli, fine campionato di una C2 iniziata male e che stà per finire peggio. Come paiono lontane le magie di Roby Baggio, le corse degli undici in maglia granata (Licata-Torino, serie B '89/'90), la sfida al Milan degli olandesi e i gol di "Sua Maestà" Ciccio La Rosa, verrebbe da pensare che si tratti di due realtà diverse se non fosse che con quel vicino passato c'è un filo conduttore mai reciso e ben vivo; quel filo ha due nomi e cognomi ben noti a Licata, Angelo Consagra e Giuseppe Romano!
     L'ANGELO DI LICATA

Angelo Consagra nasce a Licata il 14 Giugno 1964 giusto in tempo per vivere da protagonista la parabola delle aquile della sua città. Esordisce in C2 nella stagione 1982/83 e resta in gialloblu fino al termine del campionato 1998/89, quando il Licata raggiunge uno storico nono posto in cadetteria. Le buone prestazioni offerte gli valgono un ingaggio biennale alla Triestina (sempre in B), e da lì spicca il volo per Zemanlandia dove col Foggia esordisce in serie A; segue una sfortunata parentesi al Bari (sole 7 presenze nella B edizione 92/93) e quindi il ritorno a casa con un Licata però sprofondato in C2 e sull'orlo del baratro...ma non importa, al cuore non si comanda! 

ROMANO È IL NOSTRO ORGOGLIO

Giuseppe Romano nasce a Palermo il 18 Luglio 1962 e cresce calcisticamente nella squadra della sua città, accarezza il sogno di esordire in B in una domenica d'inizio campionato del 1980 quando,diciottenne, gli viene affidato il 16 sulla schiena in un Palermo-Atalanta; quel giorno in panchina con lui siedono Volpecina e  Gasperini, è il Palermo di Ammoniaci, De Stefanis e Calloni ma per il giovane Romano il sogno resta tale, nella stagione 1982/83 verrà ceduto al Favara in Interregionale dove incomincia la rincorsa al calcio che conta. La buona stagione nelle file biancoblù gli vale la chiamata del Licata in C2, è l'inizio di una storia d'amore che andrà avanti fino alla fine del primo campionato di B del 1989; Romano sarà uno dei punti di forza del miracolo gialloblu e saluterà la città siciliana  per trasferirsi, al pari di Consagra, alla Triestina con la quale disputerà una stagione e mezza di serie B, a novembre 1990 infatti scenderà in C1 a Como per poi tornare fugacemente a Trieste e ripartire alla volta di Catania (ancora in C1). Dalla città etnea però giunge forte il richiamo di Licata e così Romano si veste nuovamente di gialloblu per le stagioni '92/'93 e '93/'94, andando a ricongiungere con Consagra una coppia di nomi storici per la platea del "Liotta".

CHE DOMENICA BESTIALE...

Quel 5 Giugno, come anticipato, un Licata disperato ospita il Monopoli; il complesso siciliano si porta appresso, dall'inizio del torneo, un fardello di sei punti di penalità (per una storia legata ad una gara col Monopoli dell'anno precedente) che ne hanno segnato irrimediabilmente il destino. I pugliesi, al contrario, navigano in acque tranquille e si apprestano a terminare una stagione senza infamia né lode; per rendere l'idea di che livello era quella serie C2 basti pensare che  in campo si contavano 32 presenze in A (le 29 di Consagra nel Foggia di Zemaniana memoria, più le 3 di Caverzan con l'Udinese) e 188 in B (98 dell'Angelo di Licata, 63 di Romano, 23 del biancoverde Celano con la maglia del Cosenza, fino all'unica e disastrosa del licatese Drago, esordiente in una tragica trasferta a Foggia con la maglia dell' Avellino nel quale la banda Zeman maramaldeggiò senza pietà infliggendo un 5-0 e con lo stesso Drago sostituito dopo appena 30'), più qualche bella esperienza personale come le 2 presenze in Coppa Italia di Caverzan (nientemeno che con la maglia della Juventus), la panchina in A di Maffei (maglia dell'Udinese, si sedette in panca al fianco di Gallego in un Udinese-Milan) e quelle in B di Siniscalco con l'Avellino.
Alla vigilia della partita la classifica dei siciliani pare quasi una sentenza, ultimo posto con 25 punti in compagnia della Vigor Lamezia; appena più sopra il Bisceglie è già a 30, poi Formia e Cerveteri a 34; il Licata perde poco in realtà, ma pareggia tantissimo e segna col contagocce (15 reti soltanto alla 31') e con un -6 da scalare non sono buoni segnali. Le giornate da giocare sono appena tre, perciò al "Liotta" I licatesi devono vincere sperando in qualche passo falso delle avversarie. Anche il più ottimista e passionale dei tifosi ha capito che oramai l'avventura è ai titoli di coda ma il cuore, come quello di un ragazzo perso dietro ai suoi primi sentimenti "da grande", non ne vuole sapere!
Un Monopoli tranquillo e beato parte senza problemi dettando il gioco e costruendo diverse occasioni da gol in una delle quali si porta in vantaggio per merito del giovane Perziano abile a battere un comunque attento Brugnano e a gettare nello sconforto la platea di casa. Il Licata, dal canto suo, colleziona calci d'angolo che fanno morale ma non punti; la gara pare scorrere su binari di relativa tranquillità, senonché al minuto 33 si scatena l'inferno sul raddoppio dell'ex Caverzan...ma andiamo per gradi.
L'ex centrocampista del Licata, servito da un compagno, lascia partire una parabola arquata che si infila sotto la traversa nonostante il giovane Raia cerchi in ogni modo di intercettarla o ribatterla in campo; Il direttore di gara non ha però dubbi, il tiro di Caverzan è entrato e vale lo 0-2 per i monopolitani; da segnalare nell'azione che porta al raddoppio un brutto fallo di Siniscalco che si guadagna un rosso diretto. A questo punto dalla tribuna si leva unanime la contestazione unita ad un fitto lancio di oggetti, uno dei quali manda K.o.  il guardalinee reo (a dire del pubblico) di aver convalidato la marcatura; i sanitari licatesi accorrono immediatamente al capezzale dello sventurato che nel giro di pochi minuti si riprende ma viene invertito di posizione dal direttore di gara. Tutto pare rientrare, ma dalle tribune non si placa l'ira dei tifosi gialloblu e l'arbitro preferisce sospendere momentaneamente la gara. Venti minuti di conciliaboli vari e i 22 rientrano sul terreno di gioco pronti a portare a termine la prima frazione di gioco tra l'imbarazzo generale.
La ripresa vede un Monopoli decisamente distratto ed assente così il Licata parte a razzo e già al 46' trova la rete che riapre i giochi, Pavanel commette un fallo al limite dell'area ed il neo entrato Peri (una presenza in B col Messina) insacca la conseguente punizione. Le aquile gialloblu ci credono ed un minuto più tardi sfiorano il pari con Carlomagno che imbeccato da Romano ceffa il 2-2; il Monopoli cerca di colpire in contropiede, Romano si divora la palla del pari e Brugnano tiene a galla la formazione di casa con un paio di interventi prodigiosi; si arriva così al minuto 88 quando Romano mette in mezzo per Peri che calcia al volo e si vede il tiro intercettato dal braccio di Martinelli, rigore e 2-2 di Romano. Finita qui? Nossignore, un giro di lancette più tardi ancora Romano imbecca Lo Brutto il quale si inventa una conclusione volante che batte Aprile e dà la vittoria al Licata tra il tripudio generale.
A questo punto il dilemma è capire quanto questa vittoria possa essere convalidata nonostante il direttore di gara rassicuri i presenti che la partita, per lui, è stata regolare.
In sala stampa gli umori sono, come da copione, contrapposti, da una parte la gioia e la speranza Licatese vengono espresse dalle parole di Balsamo " Premiata la nostra caparbietà, lotteremo sino alla fine!"  e rafforzate da quelle di Raia "Ci crediamo e sull'episodio del loro 2-0 la palla non è entrata ed io non l'ho toccata!". Dall'altra i pugliesi parlano di in crollo psicologico unito al merito del Licata che mai ha mollato (parole di mister Geretto) e Caverzan ribadisce che il suo pallonetto è entrato nonostante un avversario (Raia) abbia fatto tutto il lecito e non per evitare il gol. Doccia, pullman e ognuno a casa sua, consapevole di aver vissuto una Domenica inusuale!

IL TIRO DELLA DISCORDIA

Andrea Caverzan quel tiro lo ricorda bene, lui di gol ad effetto ne ha fatti parecchi (chiedere referenze a Terni e La Spezia)  ma quello gli è rimasto ben impresso. Andrea è alla seconda esperienza in meridione, la prima lo ha visto esordire in B col Barletta di Esposito ma non è andata benissimo visto che a Novembre è partito per Casale dopo aver racimolato solamente 2 presenze. A Monopoli ci arriva dopo essere disceso negli inferi dell' Interregionale per difendere la maglia del Treviso, stagione chiusa ad un passo dalla promozione ma con una situazione societaria ai limiti dell'assurdo, meglio ricominciare dal Sud.
Molto disponibile e lucidamente Caverzan mette in ordine i ricordi di quel pomeriggio:" Era una gara di fine campionato alla quale noi arrivammo tranquilli e loro praticamente spacciati, volevano comunque evitare l'ultimo posto perciò fu partita vera, almeno fino al mio gol. La rete in questione la segnai con un pallonetto, il portiere era fuori dai pali, che prima di entrare fu intercettato con varie parti del corpo da un difensore, il quale comunque non riuscì ad evitare che passasse la linea. L'arbitro vide giusto e convalidò la rete ma a quel punto scoppiò l'inferno! Dal pubblico partì un fitto lancio di oggetti e qualcuno scavalcò trovandosi in campo, un oggetto tra l'altro colpì il guardalinee che aveva convalidato la rete il quale cadde a terra. Il direttore di gara decise così per una sospensione temporanea, il clima era rovente, non tanto tra noi giocatori quanto  tra il pubblico. La situazione era davvero allucinante, al rientro negli spogliatoi ci fu un agguato e vivemmo scene da far West, qualche carabiniere cercò di intervenire ma la situazione era sfuggita di mano, si scatenò una caccia all'uomo e mi ritrovai, a fatica, nello spogliatoio nostro assieme alla terna! Momenti davvero pesanti, dopo un poco venne convocata la stessa terna dai dirigenti di casa e successivamente l'arbitro ci comunicò che si doveva riprendere a giocare. Tra l'imbarazzo generale uscimmo e portammo a termine il primo tempo; in quel clima la testa era completamente andata, nella ripresa subimmo tre reti e perdemmo. Il viaggio di ritorno fu uno di quei momenti in cui vorresti mollare tutto, cornuti e mazziati! Per fortuna tutto passa ma posso dire che resta una delle partite peggiori della mia carriera. A Licata ero stato due stagioni prima e mi ero trovato benissimo, davvero triste andarsene così!"

PASSAGGIO DI CONSEGNE

Quella Domenica avviene anche l'ideale passaggio di consegne tra i due licatesi d.o.c. Consagra e Deoma; del primo abbiamo già detto, mentre il secondo è un giovanotto in rampa di lancio rientrato alla base dopo aver esordito un paio di stagioni addietro ed essere maturato grazie ad un'ottima stagione a Gangi (Interregionale). Deoma proseguirà la sua bella carriera senza raggiungere le vette di Consagra ma essendo comunque protagonista in C con maglie importanti, tra le quali Ascoli, Pisa e Lucchese.
Proprio ad Angelo Consagra chiediamo un ricordo di quegli ultimi attimi di professionismo: " Da licatese ho vissuto tutta la parabola del Licata e certamente un finale così lo accusai parecchio sul piano affettivo; ero tornato per cercare di dare una mano, ma senza riuscirvi. La dirigenza era composta da persone esterne al mondo del calcio che sbagliarono molto, lo fecero in buona fede ma in un mondo come il calcio gli errori si pagano. Ero andato via all'epoca del Presidente Licata D'Andrea, a quel tempo era tutta un'altra cosa.
Licata ha vissuto, un po' come Fermo e Castel di Sangro, una parentesi irripetibile; è un paesone nel quale non ci sono grosse possibilità economiche per essere protagonisti nel calcio che conta. Quell'ultima stagione tra i professionisti io e Romano eravamo gli unici due reduci della promozione in B; c'era anche un giovane Deoma che si avviava ad una buona carriera,siamo stati assieme anche a Gela ed abbiamo sposato due cugine e giocoforza siamo diventati cugini anche noi. Con Pippo (Romano) ci vediamo spesso visto che vive qui a Licata ed ha sposato una Licatese; io gestisco un ristorante a livello familiare e parecchie volte mi perdo tra i tavoli a parlare di calcio eh eh.. Dal calcio attivo sono uscito, ho provato ad allenare nei dilettanti ma è un mondo che non fà per me...

TRAMONTO DI UN SOGNO

Il finale della storia non è certo lieto, esattamente sei anni dopo l'attracco al porto della serie B la barca stà affondando e il colpo definitivo arriva al minuto 83 di Domenica 12 Giugno allo stadio di Lamezia Terme quando Galeano insacca il definitivo 2-1 per i padroni di casa rendendo vano il pareggio di Peri. Anche quel giorno in campo ci sono Consagra e Romano, così come il 19 a Lentini (Sr) nella sede decretata dalla federazione come campo neutro per l'ovvia squalifica del "Liotta", Licata-Battipagliese 1-3 resta ad oggi l'ultima gara giocata tra i professionisti dai gialloblu, di Romano (guarda caso) l'ultima rete segnata. Corsi, ricorsi, coincidenze e anniversari, una favola stupenda che meritava sicuramente un altro finale. Licata resta comunque nei cuori di noi amanti di un calcio romantico!

mercoledì 19 febbraio 2020

UNA FAVOLA IN BIANCONERO EP.2
                  C SIAMO!

Terminata la diatriba tra federazione, Giugliano e Nola si può finalmente cominciare a giocare e nella città dei Gigli non vedono l'ora. La serie C s'è frequentata solamente nella stagione 1946/47 ma era una categoria a carattere regionale nella quale (nel caso del Nola) non si usciva dalla provincia di Napoli.
Della squadra che ha ottenuto la promozione vengono riconfermati Iaccarino, Iodice, Ruffelli, Mistone, Savini e Vergari mentre si perdono le prestazioni dell' argentino Dalla Buona, costretto dalle norme federali a restare tra i dilettanti, che viene parcheggiato per una stagione alla Mondragonese. La società si muove nell'ottica di una salvezza tranquilla e così gli acquisti a disposizione del nuovo trainer Franco Villa sono tutti mirati, dal Giugliano arrivano l'esperto Ippolito (classe 1959), Russo Alberto ('58) e Ciro Raimondo ('61) che diventerà una colonna per gli anni a venire; dal Solofra la società bianconera scommette sul roccioso stopper Ercole Di Baia ('63) e dal Gladiator preleva Frattini ('59) ed il cavallo di ritorno La Manna già a Nola nel biennio 1979-81; completano il parterre dei nuovi arrivi Falanga ('60 dal Sorrento), Mordocco ('58) e l'esperto portiere Strino ('54)  dalla Turris, il giocoliere Tani, un sinistro fatato, dal Forlì ('60) e l'ex promessa del Napoli Francesco Palo in arrivo da Civitavecchia e già lontano dai fasti sognati con la maglia che fu di Savoldi.
L'inizio è a dir poco esaltante, alla prima giornata il Nola è impegnato nella trasferta di Cisterna contro la locale Pro e ne esce con un trionfale 4-1 che dà la spinta esatta per affrontare le vespe di Castellammare (Juve Stabia) nell'esordio casalingo al "Piazza d'armi", sarà un salomonico 1-1 davanti ad un pubblico finalmente relegato nelle categorie di propria competenza per numeri e calore. Il campionato prosegue tra alti e bassi, alla terza si subisce un secco 3-0 a Torre del Greco riscattato la domenica successiva dal 4-0 inflitto al Gladiator; tra una debacle (1-4 casalingo per la Nocerina di Roccotelli, Coppola e Mastini) e qualche buon pari ( Siracusa in casa ed a Pagani) si arriva alla sconfitta di Rende (1-0 per i locali) che costa la panchina a Villa in favore di Alfredo Ballarò. Il trainer subentrato, ex difensore della Turris e proveniente da una stagione in chiaroscuro alla Nissa, esordisce con un nulla di fatto casalingo davanti al Frosinone bissato da un 2-2 ad Agrigento ed un altro 0-0 a Trapani, il capolavoro lo compie all'ultima di andata quando al "Piazza d'armi" arriva la capolista Reggina di mister Caramanno, 1-0 per i bianconeri e chiusura di girone in 13 ma posizione con 16 punti, appena sopra la zona pericolosa!

         UN BOMBER CON LA B MAIUSCOLA

Nel frattempo, durante il mercato di riparazione, è arrivato a Nola un centravanti foggiano pronto ad esplodere. 180 centimetri per 73 kg ed un potenziale parzialmente inespresso, cresciuto nelle giovanili dei satanelli ha esordito in C2 a Lanciano per poi proseguire in D a Manfredonia e tornare a Foggia in C1 nel 1993/'84, l'esperienza con la maglia rossonera della sua città frutta però solamente 6 presenze ed il ragazzo decide di rilanciarsi nella vicina Galatina,un passo indietro (serie C2) per farne poi due avanti.
Con la maglia biancostellata del presidentissimo Maglio il giovane Walter si rende finalmente protagonista, 8 reti lo fanno risultare il capocannoniere della squadra e sono fondamentali per raggiungere una salvezza che ad un certo punto pareva una chimera; confermato anche per la stagione successiva il bomber colleziona però solamente due presenze, poi valigia alla mano e parte...destinazione Nola dove mister Ballarò lo renderà un killer d'area di rigore, 20 gol in 26 presenze non sono un caso. Sarà determinante nello stupendo campionato portato a termine dai bianconeri; la sua carriera da lì decollerà verso Catanzaro, la C1 e poi la B...doppio salto in avanti compiuto e prospettive ottime purtroppo interrotte da un grave incidente stradale che ne frenerà l'ascesa compromettendo una carriera che poteva essere ancora migliore.

                     RITORNO DI FIAMMA!

Il girone discendente incomincia col bis della vittoria su un' arcigna Pro Cisterna reso vano però dallo stop (0-1) di Castellammare di Stabia, tra una vittoria ed una sconfitta Ballarò ed i suoi arrivano all'ottava quando affrontano la Nissa; gara in discesa che termina 3-1 per i bianconeri. Fin qui nulla di strano senonché si apre una serie magica di sei vittorie consecutive che proietta il Nola in zona promozione, vittime di quella striscia positiva sono (nell'ordine): la già citata Nissa, il Siracusa, la Paganese, l' Afragolese, l' Ischia ed il Rende. Tutto si interrompe con il nulla di fatto a Frosinone a cui seguono due vittorie casalinghe ai danni di Akragas e Trapani (quest'ultima umiliata con un roboante 5-0); 40 punti alla penultima giornata valgono già la certezza matematica del terzo posto, peccato perché all'ultima giornata in casa della già promossa Reggina sarebbe stato bello arrivarci diversamente. Si chiude così con un 2-1 per i calabresi un campionato che ha visto la piazza di Nola sognare l' inimmaginabile dal nome C1 grazie alle giocate di Tani (29 presenze e 3 reti), ai gol di Chiarella (20) e alle parate di Strino (34/-28 il suo score), oltreché al sicuro rendimento di Iodice (33-1), Mordocco(25-3), del duo La Manna- Di Baia (26 presenze cadauno), e del giovane scugnizzo di casa Felice Parisi, 17 anni e 24 presenze impreziosite da 4 reti che gli valgono, di lì a poco, la chiamata del vivaio Granata di casa al "Filadelfia", deludente invece il rendimento di Francesco Palo, solo 9 apparizioni per lui, com'è lontano il "San Paolo".... Riguardo alla terza serie invece tutto rimandato si augurano i tifosi, il bello pare appena cominciato!

                  PIÙ CHIARELLA DI COSÌ..

Per rivivere  parzialmente le emozioni di quella stagione ci affidiamo ai ricordi ed alle parole di Walter Chiarella, sono passati tanti anni, ma Nola conserva un posto d'onore nel cuore del suo ex centravanti.
"Arrivai a Nola nel mercato allora detto di Novembre, la stagione precedente avevo fatto bene a Galatina ma non sentivo più le condizioni giuste per restare così accettai la proposta bianconera. La prima cosa che ricordo di Nola è l'attaccamento dei nolani alla squadra, molto passionali e numerosi i tifosi come in genere in ogni parte della Campania. L'inizio fu traumatico, la squadra era in fondo alla classifica e intorno si respirava un certo pessimismo riguardo alla salvezza; ricordo l'esordio casalingo con la Nocerina, segnai io su rigore ma perdemmo 4-1. Inoltre nel primo periodo la società aveva problemi nel gestire i giocatori, come me, che venivano da fuori; non si dormiva e mangiava mai nello stesso posto..Pian piano però si mise tutto al suo posto e con un po più di tranquillità arrivarono i risultati che coincisero con il cambio della guida tecnica; inizialmente il mister era Franco Villa, ma era inviso alla piazza e venne sostituito da Alfredo Ballarò il quale portò una nuova mentalità oltreché un diverso e più appropriato modo di lavorare. Con il nuovo mister poi iniziammo un cammino a dir poco esaltante che ci portò a concludere il campionato addirittura terzi dietro alle due promosse Reggina e Nocerina, squadre attrezzate per il salto di categoria, i calabresi allenati da Caramanno e i molossi da Ezio Volpi. Della cavalcata del girone di ritorno mi torna spesso alla mente la gara di Ischia, ci presentammo sull'isola da quarti in classifica appena dietro di loro, andammo sotto 1-0 e poi io stesso siglai una doppietta che ci diede la vittoria; posso affermare che il primo dei due gol fu un colpo di testa spettacolare che giudico come il gol più bello della mia carriera. Indimenticabile il ritorno a Nola, allo stadio una marea di tifosi ci aspettò per festeggiare, bandiere bianconere ovunque, cori, striscioni, qualcosa di unico! Personalmente feci un campionato davvero strepitoso, all'epoca non era facile raggiungere i 20 gol stagionali, specie nel girone D della serie C2. Si andava a giocare su campi infuocati, quelli siciliani erano i più duri di tutti; in quella stagione mi fermai a 20 perché venni espulso alla 32esima contro l' Akragas saltando per squalifica le ultime due gare, un 5-0 casalingo col Trapani ed una sconfitta per 2-1 a Reggio Calabria....di quei 6 gol probabilmente qualcuno sarebbe stato ancora mio eh eh...In definitiva fu in anno indimenticabile e fondamentale allo stesso tempo, non dimenticherò mai il calore dei nolani così come l'allora società, riuscirono a crescere facendo in modo che mai nulla ci mancasse, eravamo diventati una famiglia. Da Nola poi è incominciata tutta un'altra storia, ho avuto modo di approdare in piazze importanti ma non ho mai dimenticato quella magica stagione."
E a Nola non hanno mai dimenticato Chiarella, un bomber che ancora oggi evoca dolci ricordi in chi lo ha visto giocare e segnare!




venerdì 31 gennaio 2020

               FALAGUERRA...E PURE I GOL!


Morcone stà lì, arrampicato da tempo immemore sul monte Mucre ed imprigionato tra le province di Benevento e Campobasso. Verde come la speranza e beato come la gioventù, da qui i sogni partono e magari si realizzano in qualche modo, portandoti via fisicamente ma non con il cuore, chi nasce tra alberi e fiumi non li può dimenticare...nemmeno se c'è un mare di mezzo!
È la storia di Felice Falaguerra che qui viene alla luce nel 1971 tra le note di "Pensieri e parole" che si intrecciano con quelle di "4/3/1943", storie di nascite, speranze, sogni e avventure tutte da scrivere, da calciare sotto forma di un pallone che già dall'inizio rotola senza soste.
Il bambino che cresce col sogno, lo coltiva con passione ed inizia a viverlo nella vicina Castel di Sangro paese dove di favole se ne intendono abbastanza; non immagina nemmeno lontanamente che le tappe del suo sogno lo porteranno al di là del mare in un'isola splendida per le sue unicità..la Sardegna, che diventerà la sua seconda casa.
Lo contatto in un momento di relax, è in ferie e si è concesso un breve ritorno proprio nel suo paese arrampicato sul Mucre, il tempo per ripercorrere una carriera fatta di gol, speranze, delusioni e rinascite c'è tutto!
I: "Buongiorno Felice, in ferie e a casa non puoi esimerti dal raccontarmi tutto...dall'inizio ovviamente.."
F: "Certamente, da bambino ho vissuto a Caserta, ma presto siamo tornati a Morcone e come tutti ho iniziato sulla piazza. Fino ai 13 anni ho giocato a Basket, poi venni notato durante una partita dal presidente della squadra del paese che mi invitò a giocare a calcio; allievi e poi quasi subito l'esordio in prima squadra che giocava in Promozione".
I: "E ti nota il Castel di Sangro.."
F: "Sì, c'era un osservatore di Campobasso fidanzato qui a Morcone, venne a vedere una partita e mi segnalò ad un collega che mi fece arrivare a Castel di Sangro in serie D; feci un poco di Beretti e poi l'esordio con la prima squadra allenata da Bruno Nobili."
I: "La prima stagione mancate la promozione di un soffio battuti dal Cynthia, ma il secondo anno arriva la promozione in C2 con conseguente esordio.."
F: "Esattamente, era una piazza in cui giravano dei bei soldi. C'erano giocatori come Ronzani, Maestripieri, Michelini, mi hanno insegnato da subito a tacere e pedalare; era un calcio maschio, nel quale noi giovani dovevamo crescere in fretta. L'anno di C2 ebbi la soddisfazione di esordire tra i professionisti"
I: "Ed ecco che ti viene a prendere il Cagliari,mica male..."
F: "Venne a visionarmi il secondo di Ranieri che era di Isernia, diede l'ok al mister per il provino e volai in Sardegna la settimana successiva alla promozione in A del Cagliari. Feci 5 giorni di allenamenti e poi Ranieri diede l'assenso per il mio acquisto."
I: "Così il Castello ti lascia andare.."
F: " Sì, avrà sicuramente avuto un buon ritorno economico. Avevo già fatto provini con Napoli, Bologna, Empoli e Cesena ma alla fine il problema restavano i soldi, così tornai da Cagliari e dissi chiaramente che questa volta avrebbero dovuto lasciarmi andare perché io comunque volevo giocarmi  le mie carte."
I: " E ce la fai, Cagliari, serie A, mondo nuovo?"
F: "Castel di Sangro era una delle società top per la C di quegli anni, ma la serie A era un altro mondo. Arrivai per giocare con la Primavera ma a Novembre venni chiamato, mentre ero al ristorante, per essere aggregato alla prima squadra. Andavano male, segnavano poco, da lì in poi mi allenai sempre con loro."
I: "Anche a livello di Primavera però non era male il Cagliari, Scarpi, Birarda, Bevo e Wilson..."
F: "Eravamo una bella squadra, campionato con avversarie forti come Roma, Fiorentina e Napoli, tanti poi hanno fatto una buona carriera."
I: " Tornando a quella stagione ecco che arrivano anche le prime panchine in serie A, sensazioni di un giovane com'eri?"
F: "Indescrivibili, la prima fu a Febbraio '91 contro l'Atalanta, poi a Marzo a Firenze ed infine all'ultima giornata in casa contro il Bari."
I: "Pensavi di esordire?"
F: "Ci speravo e ci andai vicinissimo; prima dell'ultima giornata contro il Bari i dirigenti mi avvisano che avrei esordito in serie A, dovevo entrare al posto di Fonseca o Francescoli ma poi la gara prese un'altra piega e mi fu preferito Ancis, sul quale c'era la Juventus."
I: " E di quel mister Ranieri cosa ricordi?"
F: " Aveva una parola Buona per tutti, non ha mai lasciato indietro nessuno, grande allenatore e persona stupenda. Mi vedeva bene e per me ha sempre avuto belle parole, pensa che quando allenava la Juventus lo cercai nell'albergo senza trovarlo, lasciai il mio numero in portineria ed il giorno dopo mi chiamò. Un gran signore."
I: "In estate poi vai ad Ischia in C1, ti sentivi declassato?"
F: " Assolutamente, quello era il punto di partenza per la mia carriera. Una bella squadra nella quale facevo reparto con due marpioni come Coppola e Gonano mica gli ultimi arrivati; feci una buona stagione ed arrivammo quinti, una bella esperienza."
I: "Resti pure l'anno successivo con mister Casale, ma le cose non vanno bene..."
F: " Fu una stagione particolare, non legai con il mister ed in più svolgevo il servizio militare a Napoli; avevo avuto contatti in estate con la Carrarese ma poi non se ne fece nulla. Le premesse per fare ancora bene ad Ischia c'erano tutte, ma non andò così...peccato."
I: "Ed ecco che così torni a Cagliari..."
F: "Sì ma in maniera traumatica..."
I: "Perché?"
F: "Il Cagliari non mi aveva piazzato e vivevo da separato in casa, mi facevano allenare per contratto ma lo facevo da solo; le cose cambiarono quando arrivò Giorgi al posto di Radice e mi disse a chiare lettere che io ero uno come gli altri."
I: "Un bel riconoscimento, che ti porta ad esordire in Coppa Italia contro il Cesena.."
F: "Lavoravo seriamente e mi facevo voler bene, questo Giorgi lo apprezzava e me lo disse aggiungendo che mi avrebbe premiato, mantenne  la parola facendomi esordire in Coppa Italia. Era tanto che non giocavo e non tocca palla eh eh, ma fa una bella soddisfazione."
I: "Però quando a Novembre si apre il mercato vai ad Olbia in C2.."
F: "Giorgi mi chiese di restare, ma in quella situazione non mi andava. Colomba ad Olbia mi voleva a tutti i costi ed accettai, la squadra era in testa alla C2 giocava bene, ma io alla prima partita mi faccio male. Decido di non operarmi ma stò fuori parecchio, quando rientro il mister mi fà giocare a destra perché Cortesi segnava sempre, mi metteva in campo a tutti i costi; bel rapporto anche con Colomba, uomo onesto e leale."
I: "E a Matera come ci arrivi?"
F: "Cedettero Bitetti al Cagliari e  mi presero in via definitiva assieme ad Ancis e Ronzat che erano in prestito."
I: "Gran bella squadra e campionato di vertice.."
F: "Sì, in rosa c'era gente come De Ruggero che aveva fatto la A a Bari, Landonio a Torino, poi De Solda, Fida ecc..arrivammo alla finale playoff col Savoia di De Canio e purtroppo perdemmo.."
I: "Delusione?"
F: " 33 partite da titolare, un buon bottino di gol e la gara decisiva ero in panchina...tempi dopo ho capito il perché...."
I: "Ricevuto!..Ti fermi anche la stagione successiva che però non fu granché"
F: "A livello personale feci bene, purtroppo a Maggio, a Casal di Principe, mi ruppi la caviglia mentre avevo già firmato un precontratto col Verona che ovviamente saltò...quel giorno posso dire che il sogno è svanito.."
I: "Però ti prende la Cavese.."
F: "A Casal di Principe c'erano tra gli spettatori il presidente, il direttore sportivo ed il mister della Cavese, Ezio Capuano, nonostante l'infortunio mi dissero che sarei stato dei loro."
I: "Però non funziona.."
F: "Mi hanno praticamente regalato tre mesi di stipendio, dovevo essere operato, ero rotto..non era giusto restare in quelle condizioni. Da lì poi ho perso tre anni."
I: "Un'infinità, come ci arrivi poi al Forlì?"
F: "Il direttore sportivo Galassi mi conosceva e mi chiese se avessi voluto riprendere, accettai ma dopo tanto tempo è stata dura. A dicembre poi presero un centravanti croato per provare a vincere il campionato ed io andai all' Entella dove c'era Vinazzani; retrocedemmo all'ultima giornata in una situazione nella quale non vedevamo soldi da un po'."
I: "Valigia in mano e si torna a Matera, anche se per poco.."
F: "Il presidente era un amico, ma c'erano situazioni poco chiare con l'ambiente circostante ed io, per non creare problemi optai per cambiare aria andando a Rovigo, sempre in serie D."
I: "E con 17 gare e 10 reti torni su ottimi livelli."
F: "Già, grazie a quei gol feci il ritiro col Campobasso di Geretto che faceva la C, pareva potesse andare in porto il tesseramento e ne sarei stato felice essendo ad un attimo da casa mia.."
I: "E invece?"
F: "Succede  che mi contatta il presidente della Villacidrese e mi fà un'offerta di quelle a cui non si può rinunciare."
I: " Accetti e sfiorate la C2.."
F: "Eravamo una bella squadra, Nioitra i pali, Ricardo Illario, purtroppo ad un certo punto della stagione si spacca lo spogliatoio e l' Olbia ne approfittò."
I: "E tu vai a Cuneo.."
F: "Ancora serie D ed ancora secondi, peccato perché anche lì feci bene.."
I: " Due secondi posti che se fossero stati primi ti avrebbero fatto ancora decollare?"
F: "Al massimo avrei potuto fare qualcosa in C ma niente di più, ero già avanti con l'età per sognare.."
I: "Ed arrivi in Eccellenza con l' Entella.."
F: "Altro campionato al vertice ma nel quale non salimmo; restai fermo tre mesi per uno strappo poi a fine stagione rientrai in Sardegna per giocare tra Eccellenza, Promozione e Prima categoria, l'anno dopo è nata mia figlia."
I: "Carbonia, Isili ecc.. come guardano gli avversari un ex professionista? È difficile scendere di categoria?"
F: "Il passato è passato, bisogna dimostrare sempre ed essere bravi a calarsi nella realtà in cui ci si trova. Ho sempre ragionato così e non è andata male, mi sono levato altre soddisfazioni."
I: "Poi nel 2009 finisci nella Mortizzuolese, seconda categoria emiliana..curioso no?"
F: "Ti racconto subito, quando ero a Rovigo affrontammo il Baracca Lugo che era presieduto da un personaggio che si "innamorò" di me; mi invitava ogni estate al torneo dei bar che fanno da quelle parti che vale come un mondiale, vitto e alloggio ma non sono mai andato. Poi resto senza lavoro, lo sento e mi fà un'offerta di lavoro interessante, fare la televendita di un prodotto e giocare nella sua squadra. Era un momento difficile così dopo averci pensato ho accettato, è stata un'esperienza anche quella."
I: "Poi rientri sull'isola dove ti diletti a giocare e a fare gol ancora oggi.."
F: "Sì, ancora oggi faccio tornei a 7 e campionati amatoriali."
I: "E allora passiamo alle domande finali, poi ti giuro che ti lascio andare. Quale ricordo metti come più bello?"
F: "Sicuramente l'esordio in Coppa Italia con il Cagliari."
I: "E quello più brutto?"
F: "6 Maggio 1996, quella data non le posso scordare, mi si è distrutta la caviglia e fine dei sogni. La ricordo più che l'esordio col Cagliari."
I: "Rimpianti ne hai?"
F: "No, forse se tornassi indietro terrei più a freno la lingua, ma il mio carattere è quello. Ho sempre avuto discussioni, quando vedevo qualcosa di sbagliato non sono mai stato zitto."
I: "Un ricordo dolce magari legato ad un campione?"
F: "Ricordo con piacere che Francescoli mi dava un soprannome affettuoso nella sua lingua, mi voleva bene."
I: "Me lo fai il nome di un collega potenzialmente forte che non è emerso?"
F: "Senza dubbio Nicola Ancis, era fortissimo davvero!"
I: "Oggi che fai? Ti piace ancora il calcio?"
F: "Lavoro come commesso da "Acqua & Sapone" e col poco tempo che ho non riesco ad allenare, magari tra qualche anno con la pensione eh eh.. Il calcio lo seguo ma è cambiato, preferivo il mio, attaccamento alla maglia, fatica e quelle cose lì"
I: "Ultima domanda, com'è la Sardegna?"
F: "Fantastica come i sardi,  oramai la sento come la mia terra. Chi ci viene non se ne pente!"
Un viaggio iniziato alle pendici del Mucre ed arrivato a Cagliari, tappe buone ed altre meno, ricordi, avventure ed esperienze di vita che hanno formato un uomo pieno di valori che nonostante abbia duettato con Francescoli e Oliveira è restato il ragazzo di Castel di Sangro che guardava il vecchio Maestripieri e ne carpiva i segreti del mestiere...grazie Felice!