lunedì 5 ottobre 2020

 UNA STORIA...VALENTE



Provateci voi a entrare in uno stadio gremito, in sostituzione del Rensenbrink italiano (della Brianza per la precisione) e con lo sguardo di un sergente di ferro che ti ordina "Scaldati!". Il tutto a 17 anni e con la tua squadra che vince 0-1 a sei minuti dalla fine, roba da far tremare polsi e maniche...ma non a tutti.

Inizia così la storia di Fabio Valente tra i grandi, in una Domenica di fine Settembre del 1981 al "San Paolo" di Napoli (70000 spettatori arrotondati per difetto), con la maglia numero 16 del Milan addosso e un Gigi Radice che lo butta nella mischia al posto di un Mandressi che presto si perderà nei meandri delle categorie inferiori lasciando i paragoni con Rensenbrink al barone (Liedholm) che li coniò. Valente si prende il lusso di essere l'unico esordiente della Domenica, è il 35esimo della stagione (siamo alla terza giornata) e si trova in compagnia di gente come Mancini, Albiero, Bivi, Monelli e Massaro mica male come inizio.

E' un Milan operaio il suo, affidato ad un Radice che ha appena compiuto un miracolo a Bologna e desideroso di reinserirsi in quei discorsi di alta classifica che da sempre gli competono; i giovani sono parte integrante del progetto e cosi il mister si trova a gestire in pianta stabile Incocciati, Battistini, Evani, Gadda, Icardi e Galli (tutti classe '63), più gli altri primavera chiamati alla bisogna, Cambiaghi, Berlinghieri, Tumiatti (anche loro '63) ed il nostro Valente unico nato nel 1964. Genovese d'origine il nostro giovanotto si trasferisce in tenera età nella metropoli lombarda passando così dalle minori del vecchio Grifone a quelle rossonere; qui spopola a suon di reti e quando non viene confermato va a segnarne ancora di più in una squadretta di quartiere che giocoforza deve restituirlo al mittente, la grinta non manca, la classe c'è e allora si parte per una carriera da prime pagine?...nossignori, il destino è un altro!

Passano i mesi e per il giovane virgulto rossonero gli spazi restano quelli del campionato primavera, il Milan sprofonda in una crisi allucinante e presto si trova in fondo alla graduatoria al pari di Como, Cesena e Bologna; a fine andata il verdetto è da film dell'orrore, Como 8, Cesena 11, Milan e Bologna 12. Radice si ricorda del suo giovane attaccante in occasione della prima gara del girone di ritorno e lo convoca il 24 Gennaio 1982 in occasione di Milan-Udinese, numero 16 sulla schiena in una panchina giovanissima che gli vede vicino Gadda, Tumiatti e Incocciati, il 12esimo Incontri, ventiquattrenne, pare uno zio. 0-1 friulano deciso da una prodezza di Causio, entrano Incocciati e Gadda e "salta" Radice; arriva Galbiati, il diavolo sprofonda e per Valente le porte della prima squadra sono chiuse definitivamente.

La stagione del Diavolo (povero) si conclude con una mesta retrocessione in B, Valente avrebbe a disposizione ancora lo spazio nel campionato primavera, ma la voglia di giocare tra i grandi è tanta così accetta le offerte del Sant'Angelo che disputa la C2, mister Albanese è bravo coi giovani ed in attacco il maestro è un bomber in ascesa come Paolo Valori  che, incroci del destino, a fine stagione approderà in rossonero grazie ai 13 gol messi a segno in 33 presenze. Per Valente però la stagione è negativa, una marcatura in 23 gare non e' granchè e così il ragazzo gioca la carta nerostellata del Casale, società dal blasone antico e che bazzica anch'essa la serie C2. In riva al Po il giovane centravanti ritrova un pochino della sua classe, fornisce buone prestazioni corroborate da tre reti ma incappa in una stagione assurda; il Sant'Elena Quartu si ritira dal campionato ed il Casale si ritrova ultimo con sole 11 sconfitte ma ben 18 pareggi e la miseria di 3 vittorie, retrocede in Interregionale con 29 reti subite in 32 gare e per Valente l' avventura è finita.

Quando tutto pare perduto però ecco il famoso treno che non dovrebbe ripassare il quale decide per un'altra fermata, Vitali ex dirigente del Milan passato al Como si ricorda di lui e gli propone un passaggio in riva al Lario. C'è da sistemare solo la questione cartellino  col Milan che...non è..una formalità; le due società non ne vengono a una e il ragazzo rimane bloccato, quando la situazione si definirà i comaschi avranno già acquistato la terza punta Morbiducci e per Valente ci sarà spazio solo nella primavera azzurra come fuoriquota...un'altra stagione gettata alle ortiche!

L'ancora di salvezza pare sia quella lanciata dalla Pro Patria di mister Melgrati, C2 ambiziosa con vista promozione e una rosa che comprende Curti Walter, Mazzola Alessandro, Tufano e Lapa, ma anche quì qualcosa non funziona...e da subito. L' 11 Settembre, in un'amichevole serale tra i bustocchi e la Rapid Bucarest, Valente subisce la frattura di tibia e perone a seguito di un'uscita avventata dell'estremo difensore rumeno, stagione finita assieme alle ultime speranze di una risalita che i suoi mezzi avrebbero meritato.

L'ennesima ripartenza avviene a guarigione completata (ben oltre un anno dopo) ma oramai siamo a livello di Promozione Regionale, le ultime avventure di Valente come centravanti vanno in scena con le maglie di Corsico, Muggiò e Sangiulianese, tutte nell' Hinterland di quella Milano che lo ha cresciuto, coccolato e poi crudamente disilluso.

Quì finisce l' avventura del signor Valente? Sul campo sì, ma il ragazzo e' davvero un tipo dalle mille risorse e si costruisce un nome nel campo della pittura; le personali (mostre) ne certificano l'apprezzamento del pubblico e lui chissà se nelle le sue creazioni lascia spazio a quelle sensazioni che ha vissuto a Napoli in quel lontano Settembre 1981..







venerdì 17 luglio 2020

UNA FAVOLA IN BIANCONERO EP.3

                                    AMBIZIONI DI C1...

Archiviato lo spettacolare campionato che ha visto il Nola ad un passo dalla promozione in C1, nella città dei Gigli si riprende a lavorare per coronare il sogno che ha animato molte delle domeniche cittadine; Alfredo Ballarò viene confermato alla guida della truppa dal presidente Taurisano il quale, nonostante venga indicato dagli almanacchi il Sig. Ruoppo nella massima carica, comanda saldamente la navicella bianconera. 
Nella lista dei partenti non può mancare l'oggetto dei desideri di un bel numero di società di serie superiore, quel Walter Chiarella che proprio a Nola è esploso in tutta la sua potenza; sarà Catanzaro la sua meta, società con la quale salirà da protagonista fino alla serie B. Assieme al bomber abbandonano la truppa nolana i comprimari Mistone, Savini, Vergari, Fratini, Ippolito, Palo e Russo, per loro si sono contate poche presenze e qualche gol; confermato invece il blocco che tanto ha dato al pubblico del "Piazza d'armi", Di Baia, La Manna, Strino e compagnia bella sono pronti a ripetersi, coadiuvati dai nuovi arrivi che rispondono ai nomi di Boggia (difensore classe 1958 in cerca di riscatto dopo un' opaca stagione a Frosinone), Cassano Nicola (centrocampista leva 1958 in arrivo da Asti ma  con un passato fatto anche di serie B a Taranto), il cavallo di ritorno Osvaldo Dalla Buona ( dalla Viribus Mondragonese), l'ala De Risi dal Savoia, Pesacane dal Brindisi, Piccinetti dalla Turris ed il duo Izzo-Pagliarulo dalla Paganese, un centrocampista ed un portiere di sicuro affidamento.  Ciliegina sulla torta Claudio Pellegrini, in arrivo dal Palermo ma con alle spalle esperienze in serie A a Napoli, Avellino e Firenze.
Le premesse per ripetersi perciò ci sono tutte, ma come tutti sanno nel calcio è più difficile il secondo anno che il primo; le candidate alle posizioni di vertice sono, oltre i bianconeri, l' Ischia di Rivellino, che può contare sul peso offensivo di bomber Buoncammino e sulla praticità della bandiera Impagliazzo; il Frosinone di Alberto Mari, il Latina del sopraffino Doto ed il Giarre di quella volpe di Pierino Cucchi. Saliranno in C1 Frosinone ed Ischia, nonostante Giarre ed Juve  Stabia riescano a mantenere inviolato il terreno casalingo.
   
                             PAREGGITE ACUTA


Per la banda Ballarò il campionato incomincia da Pagani dove la compagine di casa si accinge a chiudere un ciclo incominciato nella stagione 1975/76 con la vittoria del campionato di serie D, gli azzurro-stellati infatti, in preda ad una grossa crisi societaria concluderanno la stagione all'ultimo posto. L'esordio termina con un salomonico 0-0, bissato da altrettanti pareggi nelle due gare interne con Siracusa e Pro Cisterna (doppio 2-2), un'altra coppia di 0-0 arriva dalle gare con Afragolese (fuori) e Juve Stabia (al "Piazza d'armi") e poi alla 7^ si cade ad Ischia dove i gialloverdi isolani non fanno sconti a nessuno. Il malumore della piazza non si può certo nascondere, le premesse erano ben altre ma la realtà le ha spazzate via in un attimo; la settima, l'ottava e la nona portano in dote tre 1-1 con, nell'ordine, Rende, Valdiano e Frosinone, mentre alla decima i bianconeri affondano ad Ercolano sotto il peso di ben 5 reti (ad una) e si riscattano parzialmente subito dopo andando ad ottenere un preziosissimo 2-2 al "Lamberti" di Cava de' Tirreni.

TERRORE?...LO CASCIO VIA...

Paura?, terrore?, in casa nolana si comincia a vedere nero ma Taurisano ha fiducia in Ballarò e lo conferma saldamente alla guida della navicella bianconera. Il 7 Dicembre arriva al "Piazza d'armi" la Nissa che ha steso il Giarre (1-0) la settimana precedente e sopravanza il Nola di un punto soltanto (10 a 9) ; è uno di quei giorni in cui il bivio della stagione si decide senza appelli, e a Nola le possibilità sono due: vincere e togliersi dal baratro o perdere andando incontro ad un campionato di sofferenza prolungata. La gara è la classica sfida di bassa classifica, chi attacca con prudenza e chi costruisce il fortino cercando di difenderlo fino ed oltre il termine della contesa; si arriva così al minuto 80 col nulla di fatto ancora in corso e gli animi pronti a gettarsi nello sconforto, ma è proprio allora che il bianconero Lo Cascio la sblocca dando il là al concerto arricchito dalle suonate di Ercolino Di Baia (85') e Tani (89' su rigore). Il ghiaccio è rotto, la strada imboccata quella giusta, resta solo tanto lavoro...
Passata la paura la settimana successiva si batte il Giarre in casa (1-0) e poi si và a Torre del Greco a strappare un punto fondamentale prima di un risicato 1-0 al Trapani (firmato ancora Lo Cascio), un 2-2 a Latina ed ancora una vittoria per 1-0 ai danni della Lodigiani  di mister Attardi e bomber Silenzi. Con un finale di 10 punti in sei gare i bianconeri concludono l'andata in quarta posizione con 19 punti, dietro alla lepre Frosinone (26 punti), all' Ischia (22) ed alla Juve Stabia (21); c'è ottimismo adesso, un buon girone di ritorno permetterebbe di tallonare gli ischitani e provare ad approdare nell'agognata C1...ma non sarà così...

         RITORNO DI... SFIAMMA

Il girone discendente incomincia col facile 3-0 inflitto alla Paganese e la rinuncia alle prestazioni di Stefano Pellegrini il quale rende pubblica la volontà di smettere (12 gare e tre reti il tabellino personale fino a quel punto) ma la debacle di Siracusa (0-2) e la sconfitta di Cisterna di Latina (0-1) smorzano immediatamente le velleità nolane le quali non riprendono quota nonostante il 2-1 casalingo all' Afragolese ed i tre pari consecutivi con Juve Stabia, Ischia e Rende; la vittoria interna col Valdiano attesta i bianconeri in quinta posizione a 28 punti, ma oramai le battistrada appaiono imprendibili, il Frosinone impera dall'alto dei suoi 36 punti, seguito dall'Ischia a 33 e poi dalla Juve Stabia a 30 e dal Latina a 29. Indubbiamente la truppa di Ballarò ha perso il grosso delle motivazioni e così arriva una doppia batosta (Frosinone ed Ercolanese) attenuata da quella che sarà l'ultima vittoria stagionale, il 2-0 alla Cavese della 28esima giornata; da lì al termine del campionato arriveranno tre pari (Nissa, Turris e Lodigiani) e tre sconfitte (Giarre, Trapani e Latina) che certificheranno il decimo posto finale. Decisamente un'annata sottotono rispetto alle aspettative, posto sì conservato nel calcio che conta ma era meno dell'obbiettivo minimo stagionale...ci si riproverà a breve, la C1 è un traguardo che dalle parti del "Piazza d'armi" non riescono davvero a togliersi dalla testa...

ERCOLINO SEMPRE IN PIEDI..

Tra i protagonisti positivi di una società che oramai ha preso confidenza con la serie C, troviamo anche in questa stagione Ercole Di Baia. Gamba veloce, grinta da vendere e cuore oltre l'ostacolo ne hanno fatto presto un beniamino dei frequentatori del "Piazza d'armi" che ne apprezzano le doti citate poc'anzi, cresciuto nell'inferno della Promozione Campana ( tra le fila del Solofra) era giunto a Nola l'anno precedente dopo una preparazione svolta con la Casertana di Beppe Materazzi (allora in C1), ecco che cosa ricorda a tanti anni di distanza:
" La Casertana mi aveva acquistato dal Solofra e feci la preparazione con loro, poi trovando poco spazio approfittai della chiamata di Franco Villa e accettai Nola. Il primo anno credo di aver fatto il mio più bel campionato, sfiorammo la C1 sfruttando anche la vena realizzativa di Chiarella che arrivò a Novembre. Io iniziai da tornante, poi mi spostarono a  fare il terzino d'attacco viste le mie attitudini, negli anni di Nola pensa che avrò guadagnato una quindicina di rigori; ma feci molte volte anche il mediano che allora aveva il compito di fermare il fantasista avversario, onestamente mi sentivo un poco sacrificato quando il mister mi diceva "tu annulla quello lì e stop!".
Tornando al secondo anno di Nola, Taurisano aveva in testa di riprovare la scalata alla C1, confermando il blocco e aggiungendo giocatori di categoria era convinto che sarebbe arrivata la promozione. Arrivò addirittura Claudio Pellegrini, Boggia dal Frosinone, poi c'era Mordocco, un fluidificante fenomenale! Pagliarulo in porta, Iodice, Piccinetti in attacco che era un toscano davvero forte, insomma ad organico eravamo messi alla grande. Ma nacquero malumori dovuti all'abbondanza, chiaramente tutti volevano giocare, non era una situazione facile. Viste le aspettative della vigilia ci fu un po di maretta anche a livello societario.
Ballarò, che ricordo tutt'ora con affetto e stima, era un grande intenditore di calcio, ma forse in quel secondo anno commise l'errore di adagiarsi sugli allori della stagione precedente; peccato perché avevamo tutto per vincere. A fine stagione la società fece piazza pulita, restammo io, La Manna e pochi altri, vennero acquistati un bel numero di giovani che affidati a Orlandi diedero i frutti sperati."
Concludiamo questa piacevole chiacchierata chiedendo ad Ercole il suo ricordo di Nola, "Sono stato un re a Nola, erano gli anni di Maradona ma i nolani alla domenica gremivano sempre il "Piazza d'armi", c'era un calore incredibile attorno a noi. Io viaggiavo avanti e indietro da Piedimonte Matese (circa 60km) fermandomi solamente dal Venerdì alla Domenica. Nola in quegli anni era un'area non proprio tranquilla,per fatti extracalcistici, ma noi con la casacca bianconera regalavamo sorrisi ad un'intera comunità. Ho sempre dato tutto per questa maglia, pensa che  il contratto lo facevo annuale proprio per riconquistarmi il successivo!".
E quest'ultima affermazione ci dà la conferma dell'uomo e del calciatore che rispondono al nome di Ercole Di Baia!

  


sabato 18 aprile 2020

L'ULTIMA DEL "LIOTTA"



Stessa storia, stesso posto, stesso bar, cambiano gli avventori(non tutti) ma la cornice resta la stessa, in mezzo un mare di giornate memorabili, incontri ravvicinati e momenti di imperitura gloria. La favola del Licata può considerarsi chiusa quel 5 Giugno 1994, esattamente sei anni dopo la giornata più bella che il calcio licatese abbia vissuto, 5 Giugno 1988, Frosinone vittima sacrificale, La Rosa e Campanella in gol, bandiere, fumogeni e una città che entra per la prima volta nel calcio che conta...è serie B!

SCHERZI DEL DESTINO

Il palcoscenico della nostra storia, lo avrete intuito, è il "Dino Liotta", uno stadio che nel giro di pochi anni ha visto passare una carrellata di personaggi di spicco del mondo pallonaro; quel 5 Giugno 1994 è di scena il Monopoli, fine campionato di una C2 iniziata male e che stà per finire peggio. Come paiono lontane le magie di Roby Baggio, le corse degli undici in maglia granata (Licata-Torino, serie B '89/'90), la sfida al Milan degli olandesi e i gol di "Sua Maestà" Ciccio La Rosa, verrebbe da pensare che si tratti di due realtà diverse se non fosse che con quel vicino passato c'è un filo conduttore mai reciso e ben vivo; quel filo ha due nomi e cognomi ben noti a Licata, Angelo Consagra e Giuseppe Romano!
     L'ANGELO DI LICATA

Angelo Consagra nasce a Licata il 14 Giugno 1964 giusto in tempo per vivere da protagonista la parabola delle aquile della sua città. Esordisce in C2 nella stagione 1982/83 e resta in gialloblu fino al termine del campionato 1998/89, quando il Licata raggiunge uno storico nono posto in cadetteria. Le buone prestazioni offerte gli valgono un ingaggio biennale alla Triestina (sempre in B), e da lì spicca il volo per Zemanlandia dove col Foggia esordisce in serie A; segue una sfortunata parentesi al Bari (sole 7 presenze nella B edizione 92/93) e quindi il ritorno a casa con un Licata però sprofondato in C2 e sull'orlo del baratro...ma non importa, al cuore non si comanda! 

ROMANO È IL NOSTRO ORGOGLIO

Giuseppe Romano nasce a Palermo il 18 Luglio 1962 e cresce calcisticamente nella squadra della sua città, accarezza il sogno di esordire in B in una domenica d'inizio campionato del 1980 quando,diciottenne, gli viene affidato il 16 sulla schiena in un Palermo-Atalanta; quel giorno in panchina con lui siedono Volpecina e  Gasperini, è il Palermo di Ammoniaci, De Stefanis e Calloni ma per il giovane Romano il sogno resta tale, nella stagione 1982/83 verrà ceduto al Favara in Interregionale dove incomincia la rincorsa al calcio che conta. La buona stagione nelle file biancoblù gli vale la chiamata del Licata in C2, è l'inizio di una storia d'amore che andrà avanti fino alla fine del primo campionato di B del 1989; Romano sarà uno dei punti di forza del miracolo gialloblu e saluterà la città siciliana  per trasferirsi, al pari di Consagra, alla Triestina con la quale disputerà una stagione e mezza di serie B, a novembre 1990 infatti scenderà in C1 a Como per poi tornare fugacemente a Trieste e ripartire alla volta di Catania (ancora in C1). Dalla città etnea però giunge forte il richiamo di Licata e così Romano si veste nuovamente di gialloblu per le stagioni '92/'93 e '93/'94, andando a ricongiungere con Consagra una coppia di nomi storici per la platea del "Liotta".

CHE DOMENICA BESTIALE...

Quel 5 Giugno, come anticipato, un Licata disperato ospita il Monopoli; il complesso siciliano si porta appresso, dall'inizio del torneo, un fardello di sei punti di penalità (per una storia legata ad una gara col Monopoli dell'anno precedente) che ne hanno segnato irrimediabilmente il destino. I pugliesi, al contrario, navigano in acque tranquille e si apprestano a terminare una stagione senza infamia né lode; per rendere l'idea di che livello era quella serie C2 basti pensare che  in campo si contavano 32 presenze in A (le 29 di Consagra nel Foggia di Zemaniana memoria, più le 3 di Caverzan con l'Udinese) e 188 in B (98 dell'Angelo di Licata, 63 di Romano, 23 del biancoverde Celano con la maglia del Cosenza, fino all'unica e disastrosa del licatese Drago, esordiente in una tragica trasferta a Foggia con la maglia dell' Avellino nel quale la banda Zeman maramaldeggiò senza pietà infliggendo un 5-0 e con lo stesso Drago sostituito dopo appena 30'), più qualche bella esperienza personale come le 2 presenze in Coppa Italia di Caverzan (nientemeno che con la maglia della Juventus), la panchina in A di Maffei (maglia dell'Udinese, si sedette in panca al fianco di Gallego in un Udinese-Milan) e quelle in B di Siniscalco con l'Avellino.
Alla vigilia della partita la classifica dei siciliani pare quasi una sentenza, ultimo posto con 25 punti in compagnia della Vigor Lamezia; appena più sopra il Bisceglie è già a 30, poi Formia e Cerveteri a 34; il Licata perde poco in realtà, ma pareggia tantissimo e segna col contagocce (15 reti soltanto alla 31') e con un -6 da scalare non sono buoni segnali. Le giornate da giocare sono appena tre, perciò al "Liotta" I licatesi devono vincere sperando in qualche passo falso delle avversarie. Anche il più ottimista e passionale dei tifosi ha capito che oramai l'avventura è ai titoli di coda ma il cuore, come quello di un ragazzo perso dietro ai suoi primi sentimenti "da grande", non ne vuole sapere!
Un Monopoli tranquillo e beato parte senza problemi dettando il gioco e costruendo diverse occasioni da gol in una delle quali si porta in vantaggio per merito del giovane Perziano abile a battere un comunque attento Brugnano e a gettare nello sconforto la platea di casa. Il Licata, dal canto suo, colleziona calci d'angolo che fanno morale ma non punti; la gara pare scorrere su binari di relativa tranquillità, senonché al minuto 33 si scatena l'inferno sul raddoppio dell'ex Caverzan...ma andiamo per gradi.
L'ex centrocampista del Licata, servito da un compagno, lascia partire una parabola arquata che si infila sotto la traversa nonostante il giovane Raia cerchi in ogni modo di intercettarla o ribatterla in campo; Il direttore di gara non ha però dubbi, il tiro di Caverzan è entrato e vale lo 0-2 per i monopolitani; da segnalare nell'azione che porta al raddoppio un brutto fallo di Siniscalco che si guadagna un rosso diretto. A questo punto dalla tribuna si leva unanime la contestazione unita ad un fitto lancio di oggetti, uno dei quali manda K.o.  il guardalinee reo (a dire del pubblico) di aver convalidato la marcatura; i sanitari licatesi accorrono immediatamente al capezzale dello sventurato che nel giro di pochi minuti si riprende ma viene invertito di posizione dal direttore di gara. Tutto pare rientrare, ma dalle tribune non si placa l'ira dei tifosi gialloblu e l'arbitro preferisce sospendere momentaneamente la gara. Venti minuti di conciliaboli vari e i 22 rientrano sul terreno di gioco pronti a portare a termine la prima frazione di gioco tra l'imbarazzo generale.
La ripresa vede un Monopoli decisamente distratto ed assente così il Licata parte a razzo e già al 46' trova la rete che riapre i giochi, Pavanel commette un fallo al limite dell'area ed il neo entrato Peri (una presenza in B col Messina) insacca la conseguente punizione. Le aquile gialloblu ci credono ed un minuto più tardi sfiorano il pari con Carlomagno che imbeccato da Romano ceffa il 2-2; il Monopoli cerca di colpire in contropiede, Romano si divora la palla del pari e Brugnano tiene a galla la formazione di casa con un paio di interventi prodigiosi; si arriva così al minuto 88 quando Romano mette in mezzo per Peri che calcia al volo e si vede il tiro intercettato dal braccio di Martinelli, rigore e 2-2 di Romano. Finita qui? Nossignore, un giro di lancette più tardi ancora Romano imbecca Lo Brutto il quale si inventa una conclusione volante che batte Aprile e dà la vittoria al Licata tra il tripudio generale.
A questo punto il dilemma è capire quanto questa vittoria possa essere convalidata nonostante il direttore di gara rassicuri i presenti che la partita, per lui, è stata regolare.
In sala stampa gli umori sono, come da copione, contrapposti, da una parte la gioia e la speranza Licatese vengono espresse dalle parole di Balsamo " Premiata la nostra caparbietà, lotteremo sino alla fine!"  e rafforzate da quelle di Raia "Ci crediamo e sull'episodio del loro 2-0 la palla non è entrata ed io non l'ho toccata!". Dall'altra i pugliesi parlano di in crollo psicologico unito al merito del Licata che mai ha mollato (parole di mister Geretto) e Caverzan ribadisce che il suo pallonetto è entrato nonostante un avversario (Raia) abbia fatto tutto il lecito e non per evitare il gol. Doccia, pullman e ognuno a casa sua, consapevole di aver vissuto una Domenica inusuale!

IL TIRO DELLA DISCORDIA

Andrea Caverzan quel tiro lo ricorda bene, lui di gol ad effetto ne ha fatti parecchi (chiedere referenze a Terni e La Spezia)  ma quello gli è rimasto ben impresso. Andrea è alla seconda esperienza in meridione, la prima lo ha visto esordire in B col Barletta di Esposito ma non è andata benissimo visto che a Novembre è partito per Casale dopo aver racimolato solamente 2 presenze. A Monopoli ci arriva dopo essere disceso negli inferi dell' Interregionale per difendere la maglia del Treviso, stagione chiusa ad un passo dalla promozione ma con una situazione societaria ai limiti dell'assurdo, meglio ricominciare dal Sud.
Molto disponibile e lucidamente Caverzan mette in ordine i ricordi di quel pomeriggio:" Era una gara di fine campionato alla quale noi arrivammo tranquilli e loro praticamente spacciati, volevano comunque evitare l'ultimo posto perciò fu partita vera, almeno fino al mio gol. La rete in questione la segnai con un pallonetto, il portiere era fuori dai pali, che prima di entrare fu intercettato con varie parti del corpo da un difensore, il quale comunque non riuscì ad evitare che passasse la linea. L'arbitro vide giusto e convalidò la rete ma a quel punto scoppiò l'inferno! Dal pubblico partì un fitto lancio di oggetti e qualcuno scavalcò trovandosi in campo, un oggetto tra l'altro colpì il guardalinee che aveva convalidato la rete il quale cadde a terra. Il direttore di gara decise così per una sospensione temporanea, il clima era rovente, non tanto tra noi giocatori quanto  tra il pubblico. La situazione era davvero allucinante, al rientro negli spogliatoi ci fu un agguato e vivemmo scene da far West, qualche carabiniere cercò di intervenire ma la situazione era sfuggita di mano, si scatenò una caccia all'uomo e mi ritrovai, a fatica, nello spogliatoio nostro assieme alla terna! Momenti davvero pesanti, dopo un poco venne convocata la stessa terna dai dirigenti di casa e successivamente l'arbitro ci comunicò che si doveva riprendere a giocare. Tra l'imbarazzo generale uscimmo e portammo a termine il primo tempo; in quel clima la testa era completamente andata, nella ripresa subimmo tre reti e perdemmo. Il viaggio di ritorno fu uno di quei momenti in cui vorresti mollare tutto, cornuti e mazziati! Per fortuna tutto passa ma posso dire che resta una delle partite peggiori della mia carriera. A Licata ero stato due stagioni prima e mi ero trovato benissimo, davvero triste andarsene così!"

PASSAGGIO DI CONSEGNE

Quella Domenica avviene anche l'ideale passaggio di consegne tra i due licatesi d.o.c. Consagra e Deoma; del primo abbiamo già detto, mentre il secondo è un giovanotto in rampa di lancio rientrato alla base dopo aver esordito un paio di stagioni addietro ed essere maturato grazie ad un'ottima stagione a Gangi (Interregionale). Deoma proseguirà la sua bella carriera senza raggiungere le vette di Consagra ma essendo comunque protagonista in C con maglie importanti, tra le quali Ascoli, Pisa e Lucchese.
Proprio ad Angelo Consagra chiediamo un ricordo di quegli ultimi attimi di professionismo: " Da licatese ho vissuto tutta la parabola del Licata e certamente un finale così lo accusai parecchio sul piano affettivo; ero tornato per cercare di dare una mano, ma senza riuscirvi. La dirigenza era composta da persone esterne al mondo del calcio che sbagliarono molto, lo fecero in buona fede ma in un mondo come il calcio gli errori si pagano. Ero andato via all'epoca del Presidente Licata D'Andrea, a quel tempo era tutta un'altra cosa.
Licata ha vissuto, un po' come Fermo e Castel di Sangro, una parentesi irripetibile; è un paesone nel quale non ci sono grosse possibilità economiche per essere protagonisti nel calcio che conta. Quell'ultima stagione tra i professionisti io e Romano eravamo gli unici due reduci della promozione in B; c'era anche un giovane Deoma che si avviava ad una buona carriera,siamo stati assieme anche a Gela ed abbiamo sposato due cugine e giocoforza siamo diventati cugini anche noi. Con Pippo (Romano) ci vediamo spesso visto che vive qui a Licata ed ha sposato una Licatese; io gestisco un ristorante a livello familiare e parecchie volte mi perdo tra i tavoli a parlare di calcio eh eh.. Dal calcio attivo sono uscito, ho provato ad allenare nei dilettanti ma è un mondo che non fà per me...

TRAMONTO DI UN SOGNO

Il finale della storia non è certo lieto, esattamente sei anni dopo l'attracco al porto della serie B la barca stà affondando e il colpo definitivo arriva al minuto 83 di Domenica 12 Giugno allo stadio di Lamezia Terme quando Galeano insacca il definitivo 2-1 per i padroni di casa rendendo vano il pareggio di Peri. Anche quel giorno in campo ci sono Consagra e Romano, così come il 19 a Lentini (Sr) nella sede decretata dalla federazione come campo neutro per l'ovvia squalifica del "Liotta", Licata-Battipagliese 1-3 resta ad oggi l'ultima gara giocata tra i professionisti dai gialloblu, di Romano (guarda caso) l'ultima rete segnata. Corsi, ricorsi, coincidenze e anniversari, una favola stupenda che meritava sicuramente un altro finale. Licata resta comunque nei cuori di noi amanti di un calcio romantico!

mercoledì 19 febbraio 2020

UNA FAVOLA IN BIANCONERO EP.2
                  C SIAMO!

Terminata la diatriba tra federazione, Giugliano e Nola si può finalmente cominciare a giocare e nella città dei Gigli non vedono l'ora. La serie C s'è frequentata solamente nella stagione 1946/47 ma era una categoria a carattere regionale nella quale (nel caso del Nola) non si usciva dalla provincia di Napoli.
Della squadra che ha ottenuto la promozione vengono riconfermati Iaccarino, Iodice, Ruffelli, Mistone, Savini e Vergari mentre si perdono le prestazioni dell' argentino Dalla Buona, costretto dalle norme federali a restare tra i dilettanti, che viene parcheggiato per una stagione alla Mondragonese. La società si muove nell'ottica di una salvezza tranquilla e così gli acquisti a disposizione del nuovo trainer Franco Villa sono tutti mirati, dal Giugliano arrivano l'esperto Ippolito (classe 1959), Russo Alberto ('58) e Ciro Raimondo ('61) che diventerà una colonna per gli anni a venire; dal Solofra la società bianconera scommette sul roccioso stopper Ercole Di Baia ('63) e dal Gladiator preleva Frattini ('59) ed il cavallo di ritorno La Manna già a Nola nel biennio 1979-81; completano il parterre dei nuovi arrivi Falanga ('60 dal Sorrento), Mordocco ('58) e l'esperto portiere Strino ('54)  dalla Turris, il giocoliere Tani, un sinistro fatato, dal Forlì ('60) e l'ex promessa del Napoli Francesco Palo in arrivo da Civitavecchia e già lontano dai fasti sognati con la maglia che fu di Savoldi.
L'inizio è a dir poco esaltante, alla prima giornata il Nola è impegnato nella trasferta di Cisterna contro la locale Pro e ne esce con un trionfale 4-1 che dà la spinta esatta per affrontare le vespe di Castellammare (Juve Stabia) nell'esordio casalingo al "Piazza d'armi", sarà un salomonico 1-1 davanti ad un pubblico finalmente relegato nelle categorie di propria competenza per numeri e calore. Il campionato prosegue tra alti e bassi, alla terza si subisce un secco 3-0 a Torre del Greco riscattato la domenica successiva dal 4-0 inflitto al Gladiator; tra una debacle (1-4 casalingo per la Nocerina di Roccotelli, Coppola e Mastini) e qualche buon pari ( Siracusa in casa ed a Pagani) si arriva alla sconfitta di Rende (1-0 per i locali) che costa la panchina a Villa in favore di Alfredo Ballarò. Il trainer subentrato, ex difensore della Turris e proveniente da una stagione in chiaroscuro alla Nissa, esordisce con un nulla di fatto casalingo davanti al Frosinone bissato da un 2-2 ad Agrigento ed un altro 0-0 a Trapani, il capolavoro lo compie all'ultima di andata quando al "Piazza d'armi" arriva la capolista Reggina di mister Caramanno, 1-0 per i bianconeri e chiusura di girone in 13 ma posizione con 16 punti, appena sopra la zona pericolosa!

         UN BOMBER CON LA B MAIUSCOLA

Nel frattempo, durante il mercato di riparazione, è arrivato a Nola un centravanti foggiano pronto ad esplodere. 180 centimetri per 73 kg ed un potenziale parzialmente inespresso, cresciuto nelle giovanili dei satanelli ha esordito in C2 a Lanciano per poi proseguire in D a Manfredonia e tornare a Foggia in C1 nel 1993/'84, l'esperienza con la maglia rossonera della sua città frutta però solamente 6 presenze ed il ragazzo decide di rilanciarsi nella vicina Galatina,un passo indietro (serie C2) per farne poi due avanti.
Con la maglia biancostellata del presidentissimo Maglio il giovane Walter si rende finalmente protagonista, 8 reti lo fanno risultare il capocannoniere della squadra e sono fondamentali per raggiungere una salvezza che ad un certo punto pareva una chimera; confermato anche per la stagione successiva il bomber colleziona però solamente due presenze, poi valigia alla mano e parte...destinazione Nola dove mister Ballarò lo renderà un killer d'area di rigore, 20 gol in 26 presenze non sono un caso. Sarà determinante nello stupendo campionato portato a termine dai bianconeri; la sua carriera da lì decollerà verso Catanzaro, la C1 e poi la B...doppio salto in avanti compiuto e prospettive ottime purtroppo interrotte da un grave incidente stradale che ne frenerà l'ascesa compromettendo una carriera che poteva essere ancora migliore.

                     RITORNO DI FIAMMA!

Il girone discendente incomincia col bis della vittoria su un' arcigna Pro Cisterna reso vano però dallo stop (0-1) di Castellammare di Stabia, tra una vittoria ed una sconfitta Ballarò ed i suoi arrivano all'ottava quando affrontano la Nissa; gara in discesa che termina 3-1 per i bianconeri. Fin qui nulla di strano senonché si apre una serie magica di sei vittorie consecutive che proietta il Nola in zona promozione, vittime di quella striscia positiva sono (nell'ordine): la già citata Nissa, il Siracusa, la Paganese, l' Afragolese, l' Ischia ed il Rende. Tutto si interrompe con il nulla di fatto a Frosinone a cui seguono due vittorie casalinghe ai danni di Akragas e Trapani (quest'ultima umiliata con un roboante 5-0); 40 punti alla penultima giornata valgono già la certezza matematica del terzo posto, peccato perché all'ultima giornata in casa della già promossa Reggina sarebbe stato bello arrivarci diversamente. Si chiude così con un 2-1 per i calabresi un campionato che ha visto la piazza di Nola sognare l' inimmaginabile dal nome C1 grazie alle giocate di Tani (29 presenze e 3 reti), ai gol di Chiarella (20) e alle parate di Strino (34/-28 il suo score), oltreché al sicuro rendimento di Iodice (33-1), Mordocco(25-3), del duo La Manna- Di Baia (26 presenze cadauno), e del giovane scugnizzo di casa Felice Parisi, 17 anni e 24 presenze impreziosite da 4 reti che gli valgono, di lì a poco, la chiamata del vivaio Granata di casa al "Filadelfia", deludente invece il rendimento di Francesco Palo, solo 9 apparizioni per lui, com'è lontano il "San Paolo".... Riguardo alla terza serie invece tutto rimandato si augurano i tifosi, il bello pare appena cominciato!

                  PIÙ CHIARELLA DI COSÌ..

Per rivivere  parzialmente le emozioni di quella stagione ci affidiamo ai ricordi ed alle parole di Walter Chiarella, sono passati tanti anni, ma Nola conserva un posto d'onore nel cuore del suo ex centravanti.
"Arrivai a Nola nel mercato allora detto di Novembre, la stagione precedente avevo fatto bene a Galatina ma non sentivo più le condizioni giuste per restare così accettai la proposta bianconera. La prima cosa che ricordo di Nola è l'attaccamento dei nolani alla squadra, molto passionali e numerosi i tifosi come in genere in ogni parte della Campania. L'inizio fu traumatico, la squadra era in fondo alla classifica e intorno si respirava un certo pessimismo riguardo alla salvezza; ricordo l'esordio casalingo con la Nocerina, segnai io su rigore ma perdemmo 4-1. Inoltre nel primo periodo la società aveva problemi nel gestire i giocatori, come me, che venivano da fuori; non si dormiva e mangiava mai nello stesso posto..Pian piano però si mise tutto al suo posto e con un po più di tranquillità arrivarono i risultati che coincisero con il cambio della guida tecnica; inizialmente il mister era Franco Villa, ma era inviso alla piazza e venne sostituito da Alfredo Ballarò il quale portò una nuova mentalità oltreché un diverso e più appropriato modo di lavorare. Con il nuovo mister poi iniziammo un cammino a dir poco esaltante che ci portò a concludere il campionato addirittura terzi dietro alle due promosse Reggina e Nocerina, squadre attrezzate per il salto di categoria, i calabresi allenati da Caramanno e i molossi da Ezio Volpi. Della cavalcata del girone di ritorno mi torna spesso alla mente la gara di Ischia, ci presentammo sull'isola da quarti in classifica appena dietro di loro, andammo sotto 1-0 e poi io stesso siglai una doppietta che ci diede la vittoria; posso affermare che il primo dei due gol fu un colpo di testa spettacolare che giudico come il gol più bello della mia carriera. Indimenticabile il ritorno a Nola, allo stadio una marea di tifosi ci aspettò per festeggiare, bandiere bianconere ovunque, cori, striscioni, qualcosa di unico! Personalmente feci un campionato davvero strepitoso, all'epoca non era facile raggiungere i 20 gol stagionali, specie nel girone D della serie C2. Si andava a giocare su campi infuocati, quelli siciliani erano i più duri di tutti; in quella stagione mi fermai a 20 perché venni espulso alla 32esima contro l' Akragas saltando per squalifica le ultime due gare, un 5-0 casalingo col Trapani ed una sconfitta per 2-1 a Reggio Calabria....di quei 6 gol probabilmente qualcuno sarebbe stato ancora mio eh eh...In definitiva fu in anno indimenticabile e fondamentale allo stesso tempo, non dimenticherò mai il calore dei nolani così come l'allora società, riuscirono a crescere facendo in modo che mai nulla ci mancasse, eravamo diventati una famiglia. Da Nola poi è incominciata tutta un'altra storia, ho avuto modo di approdare in piazze importanti ma non ho mai dimenticato quella magica stagione."
E a Nola non hanno mai dimenticato Chiarella, un bomber che ancora oggi evoca dolci ricordi in chi lo ha visto giocare e segnare!




venerdì 31 gennaio 2020

               FALAGUERRA...E PURE I GOL!


Morcone stà lì, arrampicato da tempo immemore sul monte Mucre ed imprigionato tra le province di Benevento e Campobasso. Verde come la speranza e beato come la gioventù, da qui i sogni partono e magari si realizzano in qualche modo, portandoti via fisicamente ma non con il cuore, chi nasce tra alberi e fiumi non li può dimenticare...nemmeno se c'è un mare di mezzo!
È la storia di Felice Falaguerra che qui viene alla luce nel 1971 tra le note di "Pensieri e parole" che si intrecciano con quelle di "4/3/1943", storie di nascite, speranze, sogni e avventure tutte da scrivere, da calciare sotto forma di un pallone che già dall'inizio rotola senza soste.
Il bambino che cresce col sogno, lo coltiva con passione ed inizia a viverlo nella vicina Castel di Sangro paese dove di favole se ne intendono abbastanza; non immagina nemmeno lontanamente che le tappe del suo sogno lo porteranno al di là del mare in un'isola splendida per le sue unicità..la Sardegna, che diventerà la sua seconda casa.
Lo contatto in un momento di relax, è in ferie e si è concesso un breve ritorno proprio nel suo paese arrampicato sul Mucre, il tempo per ripercorrere una carriera fatta di gol, speranze, delusioni e rinascite c'è tutto!
I: "Buongiorno Felice, in ferie e a casa non puoi esimerti dal raccontarmi tutto...dall'inizio ovviamente.."
F: "Certamente, da bambino ho vissuto a Caserta, ma presto siamo tornati a Morcone e come tutti ho iniziato sulla piazza. Fino ai 13 anni ho giocato a Basket, poi venni notato durante una partita dal presidente della squadra del paese che mi invitò a giocare a calcio; allievi e poi quasi subito l'esordio in prima squadra che giocava in Promozione".
I: "E ti nota il Castel di Sangro.."
F: "Sì, c'era un osservatore di Campobasso fidanzato qui a Morcone, venne a vedere una partita e mi segnalò ad un collega che mi fece arrivare a Castel di Sangro in serie D; feci un poco di Beretti e poi l'esordio con la prima squadra allenata da Bruno Nobili."
I: "La prima stagione mancate la promozione di un soffio battuti dal Cynthia, ma il secondo anno arriva la promozione in C2 con conseguente esordio.."
F: "Esattamente, era una piazza in cui giravano dei bei soldi. C'erano giocatori come Ronzani, Maestripieri, Michelini, mi hanno insegnato da subito a tacere e pedalare; era un calcio maschio, nel quale noi giovani dovevamo crescere in fretta. L'anno di C2 ebbi la soddisfazione di esordire tra i professionisti"
I: "Ed ecco che ti viene a prendere il Cagliari,mica male..."
F: "Venne a visionarmi il secondo di Ranieri che era di Isernia, diede l'ok al mister per il provino e volai in Sardegna la settimana successiva alla promozione in A del Cagliari. Feci 5 giorni di allenamenti e poi Ranieri diede l'assenso per il mio acquisto."
I: "Così il Castello ti lascia andare.."
F: " Sì, avrà sicuramente avuto un buon ritorno economico. Avevo già fatto provini con Napoli, Bologna, Empoli e Cesena ma alla fine il problema restavano i soldi, così tornai da Cagliari e dissi chiaramente che questa volta avrebbero dovuto lasciarmi andare perché io comunque volevo giocarmi  le mie carte."
I: " E ce la fai, Cagliari, serie A, mondo nuovo?"
F: "Castel di Sangro era una delle società top per la C di quegli anni, ma la serie A era un altro mondo. Arrivai per giocare con la Primavera ma a Novembre venni chiamato, mentre ero al ristorante, per essere aggregato alla prima squadra. Andavano male, segnavano poco, da lì in poi mi allenai sempre con loro."
I: "Anche a livello di Primavera però non era male il Cagliari, Scarpi, Birarda, Bevo e Wilson..."
F: "Eravamo una bella squadra, campionato con avversarie forti come Roma, Fiorentina e Napoli, tanti poi hanno fatto una buona carriera."
I: " Tornando a quella stagione ecco che arrivano anche le prime panchine in serie A, sensazioni di un giovane com'eri?"
F: "Indescrivibili, la prima fu a Febbraio '91 contro l'Atalanta, poi a Marzo a Firenze ed infine all'ultima giornata in casa contro il Bari."
I: "Pensavi di esordire?"
F: "Ci speravo e ci andai vicinissimo; prima dell'ultima giornata contro il Bari i dirigenti mi avvisano che avrei esordito in serie A, dovevo entrare al posto di Fonseca o Francescoli ma poi la gara prese un'altra piega e mi fu preferito Ancis, sul quale c'era la Juventus."
I: " E di quel mister Ranieri cosa ricordi?"
F: " Aveva una parola Buona per tutti, non ha mai lasciato indietro nessuno, grande allenatore e persona stupenda. Mi vedeva bene e per me ha sempre avuto belle parole, pensa che quando allenava la Juventus lo cercai nell'albergo senza trovarlo, lasciai il mio numero in portineria ed il giorno dopo mi chiamò. Un gran signore."
I: "In estate poi vai ad Ischia in C1, ti sentivi declassato?"
F: " Assolutamente, quello era il punto di partenza per la mia carriera. Una bella squadra nella quale facevo reparto con due marpioni come Coppola e Gonano mica gli ultimi arrivati; feci una buona stagione ed arrivammo quinti, una bella esperienza."
I: "Resti pure l'anno successivo con mister Casale, ma le cose non vanno bene..."
F: " Fu una stagione particolare, non legai con il mister ed in più svolgevo il servizio militare a Napoli; avevo avuto contatti in estate con la Carrarese ma poi non se ne fece nulla. Le premesse per fare ancora bene ad Ischia c'erano tutte, ma non andò così...peccato."
I: "Ed ecco che così torni a Cagliari..."
F: "Sì ma in maniera traumatica..."
I: "Perché?"
F: "Il Cagliari non mi aveva piazzato e vivevo da separato in casa, mi facevano allenare per contratto ma lo facevo da solo; le cose cambiarono quando arrivò Giorgi al posto di Radice e mi disse a chiare lettere che io ero uno come gli altri."
I: "Un bel riconoscimento, che ti porta ad esordire in Coppa Italia contro il Cesena.."
F: "Lavoravo seriamente e mi facevo voler bene, questo Giorgi lo apprezzava e me lo disse aggiungendo che mi avrebbe premiato, mantenne  la parola facendomi esordire in Coppa Italia. Era tanto che non giocavo e non tocca palla eh eh, ma fa una bella soddisfazione."
I: "Però quando a Novembre si apre il mercato vai ad Olbia in C2.."
F: "Giorgi mi chiese di restare, ma in quella situazione non mi andava. Colomba ad Olbia mi voleva a tutti i costi ed accettai, la squadra era in testa alla C2 giocava bene, ma io alla prima partita mi faccio male. Decido di non operarmi ma stò fuori parecchio, quando rientro il mister mi fà giocare a destra perché Cortesi segnava sempre, mi metteva in campo a tutti i costi; bel rapporto anche con Colomba, uomo onesto e leale."
I: "E a Matera come ci arrivi?"
F: "Cedettero Bitetti al Cagliari e  mi presero in via definitiva assieme ad Ancis e Ronzat che erano in prestito."
I: "Gran bella squadra e campionato di vertice.."
F: "Sì, in rosa c'era gente come De Ruggero che aveva fatto la A a Bari, Landonio a Torino, poi De Solda, Fida ecc..arrivammo alla finale playoff col Savoia di De Canio e purtroppo perdemmo.."
I: "Delusione?"
F: " 33 partite da titolare, un buon bottino di gol e la gara decisiva ero in panchina...tempi dopo ho capito il perché...."
I: "Ricevuto!..Ti fermi anche la stagione successiva che però non fu granché"
F: "A livello personale feci bene, purtroppo a Maggio, a Casal di Principe, mi ruppi la caviglia mentre avevo già firmato un precontratto col Verona che ovviamente saltò...quel giorno posso dire che il sogno è svanito.."
I: "Però ti prende la Cavese.."
F: "A Casal di Principe c'erano tra gli spettatori il presidente, il direttore sportivo ed il mister della Cavese, Ezio Capuano, nonostante l'infortunio mi dissero che sarei stato dei loro."
I: "Però non funziona.."
F: "Mi hanno praticamente regalato tre mesi di stipendio, dovevo essere operato, ero rotto..non era giusto restare in quelle condizioni. Da lì poi ho perso tre anni."
I: "Un'infinità, come ci arrivi poi al Forlì?"
F: "Il direttore sportivo Galassi mi conosceva e mi chiese se avessi voluto riprendere, accettai ma dopo tanto tempo è stata dura. A dicembre poi presero un centravanti croato per provare a vincere il campionato ed io andai all' Entella dove c'era Vinazzani; retrocedemmo all'ultima giornata in una situazione nella quale non vedevamo soldi da un po'."
I: "Valigia in mano e si torna a Matera, anche se per poco.."
F: "Il presidente era un amico, ma c'erano situazioni poco chiare con l'ambiente circostante ed io, per non creare problemi optai per cambiare aria andando a Rovigo, sempre in serie D."
I: "E con 17 gare e 10 reti torni su ottimi livelli."
F: "Già, grazie a quei gol feci il ritiro col Campobasso di Geretto che faceva la C, pareva potesse andare in porto il tesseramento e ne sarei stato felice essendo ad un attimo da casa mia.."
I: "E invece?"
F: "Succede  che mi contatta il presidente della Villacidrese e mi fà un'offerta di quelle a cui non si può rinunciare."
I: " Accetti e sfiorate la C2.."
F: "Eravamo una bella squadra, Nioitra i pali, Ricardo Illario, purtroppo ad un certo punto della stagione si spacca lo spogliatoio e l' Olbia ne approfittò."
I: "E tu vai a Cuneo.."
F: "Ancora serie D ed ancora secondi, peccato perché anche lì feci bene.."
I: " Due secondi posti che se fossero stati primi ti avrebbero fatto ancora decollare?"
F: "Al massimo avrei potuto fare qualcosa in C ma niente di più, ero già avanti con l'età per sognare.."
I: "Ed arrivi in Eccellenza con l' Entella.."
F: "Altro campionato al vertice ma nel quale non salimmo; restai fermo tre mesi per uno strappo poi a fine stagione rientrai in Sardegna per giocare tra Eccellenza, Promozione e Prima categoria, l'anno dopo è nata mia figlia."
I: "Carbonia, Isili ecc.. come guardano gli avversari un ex professionista? È difficile scendere di categoria?"
F: "Il passato è passato, bisogna dimostrare sempre ed essere bravi a calarsi nella realtà in cui ci si trova. Ho sempre ragionato così e non è andata male, mi sono levato altre soddisfazioni."
I: "Poi nel 2009 finisci nella Mortizzuolese, seconda categoria emiliana..curioso no?"
F: "Ti racconto subito, quando ero a Rovigo affrontammo il Baracca Lugo che era presieduto da un personaggio che si "innamorò" di me; mi invitava ogni estate al torneo dei bar che fanno da quelle parti che vale come un mondiale, vitto e alloggio ma non sono mai andato. Poi resto senza lavoro, lo sento e mi fà un'offerta di lavoro interessante, fare la televendita di un prodotto e giocare nella sua squadra. Era un momento difficile così dopo averci pensato ho accettato, è stata un'esperienza anche quella."
I: "Poi rientri sull'isola dove ti diletti a giocare e a fare gol ancora oggi.."
F: "Sì, ancora oggi faccio tornei a 7 e campionati amatoriali."
I: "E allora passiamo alle domande finali, poi ti giuro che ti lascio andare. Quale ricordo metti come più bello?"
F: "Sicuramente l'esordio in Coppa Italia con il Cagliari."
I: "E quello più brutto?"
F: "6 Maggio 1996, quella data non le posso scordare, mi si è distrutta la caviglia e fine dei sogni. La ricordo più che l'esordio col Cagliari."
I: "Rimpianti ne hai?"
F: "No, forse se tornassi indietro terrei più a freno la lingua, ma il mio carattere è quello. Ho sempre avuto discussioni, quando vedevo qualcosa di sbagliato non sono mai stato zitto."
I: "Un ricordo dolce magari legato ad un campione?"
F: "Ricordo con piacere che Francescoli mi dava un soprannome affettuoso nella sua lingua, mi voleva bene."
I: "Me lo fai il nome di un collega potenzialmente forte che non è emerso?"
F: "Senza dubbio Nicola Ancis, era fortissimo davvero!"
I: "Oggi che fai? Ti piace ancora il calcio?"
F: "Lavoro come commesso da "Acqua & Sapone" e col poco tempo che ho non riesco ad allenare, magari tra qualche anno con la pensione eh eh.. Il calcio lo seguo ma è cambiato, preferivo il mio, attaccamento alla maglia, fatica e quelle cose lì"
I: "Ultima domanda, com'è la Sardegna?"
F: "Fantastica come i sardi,  oramai la sento come la mia terra. Chi ci viene non se ne pente!"
Un viaggio iniziato alle pendici del Mucre ed arrivato a Cagliari, tappe buone ed altre meno, ricordi, avventure ed esperienze di vita che hanno formato un uomo pieno di valori che nonostante abbia duettato con Francescoli e Oliveira è restato il ragazzo di Castel di Sangro che guardava il vecchio Maestripieri e ne carpiva i segreti del mestiere...grazie Felice!

mercoledì 2 ottobre 2019

UN "BAFFO" ALLA IACOVONE


È il 17 Dicembre 1989 quando le strade di Walter Nicoletti e del Taranto si incrociano per la prima volta; il mister di Santarcangelo di Romagna guida la rivelazione siciliana Giarre, mentre la corazzata Jonica è di passaggio nel girone B della serie C1, tappa obbligata per rientrare in cadetteria, capitano di vascello Roberto Clagluna.
Nel piccolo "Comunale" della città siciliana gli spalti sono gremiti e gli spettatori alternano colpi di tosse a battiti di ciglia per "sconfiggere" la polvere sollevata dai 22 in campo, Sasso Rosario, Roselli Giorgio e Agostini Domenico sono tre dei tanti gioielli in maglia rossoblu, hanno calcato i prati della serie A ma quel giorno davanti a gladiatori che di cognome fanno Biviano, Praticò, Tebi e Tomasoni la vedono davvero dura. Idoli di casa Schincaglia e Clementi, il primo vecchia promessa Juventina ed il secondo bomber veneto che ha conosciuto la B a Vicenza; pronti via e in mezz'ora scarsa i gialloblu sono avanti di due reti, Bardi su rigore e il Clementi di cui sopra mandano un estasi uno stadio intero, ma il Taranto non è certo squadra da darsi per morta ad un'ora dal termine e con Roselli (rigore al 38') e Coppola (65') smorza in gola ai giarresi l'urlo della vittoria. Pari e patta, ma per la banda di Nicoletti va bene così, la serie B è roba grossa da quelle parti perciò nessuno la pretende. La stagione del Giarre prosegue ricca di enormi soddisfazioni e quando il 13 Maggio i siciliani si presentano allo "Iacovone" sono una splendida realtà in lotta realmente per la cadetteria, la partita la risolve Giorgio Roselli al 48' girando al volo in rete un cross proveniente dalla destra su cui Sansonetti nulla può. A Giugno poi la storia è già da almanacchi, Taranto in B come da copione e Giarre ad un passo dalla storica promozione (terzo, a due punti dalla Salernitana promossa, e col terreno di casa imbattuto) non come da copione.
Nicoletti eroe, dopo il doppio salto dalla D alla C1 con la Vis di Pesaro un altro piccolo gioiello da mettere in bacheca!

             QUEL BAFFO ALLO "IACOVONE"

In estate poi a Taranto, Clagluna e la società non raggiungono l'accordo per restare assieme ed in società si ricordano di quel tecnico romagnolo profeta alle pendici dell'Etna. Gentile, educato e molto preparato Nicoletti ha il baffo che a Taranto hanno già amato nella seconda metà degli anni 70 quando Erasmo Iacovone si caricò sulle spalle un'intera città per trascinarla a suon di reti in serie A, solo un tragico destino glielo impedì.
Quel baffo comunque entra subito in sintonia con la piazza tarantina e alle dipendenze del Presidente Carelli si mette di buona lena per allestire un organico in grado di mantenere la B appena conquistata; della formazione che è salita trionfalmente dalla C1 vengono confermati i senatori Spagnulo, Brunetti, D'Ignazio, Cossaro, Insanguine, Mazzaferro, Evangelisti e Agostini Domenico, a loro si aggiungono il fido dodicesimo Mirco Piraccini e i buoni ricambi Giacchetta e Raggi Maurizio. La campagna acquisti porta in maglia rossoblu bomber Claudio Clementi che Nicoletti ha avuto a Giarre, i difensori casaranesi Bellaspica e Zaffaroni avversari del mister la precedente stagione, gli estrosi Turrini (dal Como) e Zannoni (Ancona) più il difensore, già nel Napoli di Maradona, Filardi reduce da una discreta stagione in B ad Avellino. Più avanti arriverà Pierangelo Avanzi dal Brescia in compagnia di Luigi Sacchi dalla Fiorentina (già col mister a Pesaro in C1 nel 1988/89).
Le aspettative della piazza tarantina sono quelle di una salvezza che confermi una categoria che Taranto sente sua, qualche perplessità sul curriculum del mister rimane, ma lo stesso Nicoletti ci metterà davvero poco a far ricredere tutti.
         
              COPPA ITALIA E JUVENTUS



Il battesimo ufficiale avviene al "Partenio" di Avellino il 26 Agosto 1990, gli Jonici sono ospiti dei biancoverdi di Oddo nel primo turno di Coppa Italia ed il test riveste già una discreta importanza. Le due avversarie infatti partecipano al campionato cadetto ed in palio c'è un'affascinante sfida alla signora del calcio italiano, alias Juventus.
Gli irpini schierano una formazione imbottita di grossi nomi, Ferrario, Cimmino, Sorbello, Cinello e Ravanelli sono Big della serie B, ma la truppa di Nicoletti non si spaventa più di tanto e strappa un meritato 1-1, al rigore di Cinello (42'), risponde Clementi al 63'.
Una settimana più tardi a Taranto, Turrini e D'Ignazio regolano i biancoverdi e regalano il sogno ad un'intera città di sfidare Baggio, Di Canio, Schillaci & c., Juventus-Taranto è realtà!
Il bel gioco è prerogativa del giovane mister e coi primi risultati favorevoli Taranto incomincia ad amare quel baffo che evoca dolci ricordi.; la gara con la Juventus arriva il 5 Settembre, quando mancano solo quattro giorni all'inizio del campionato di serie B, a Torino i rossoblu si difendono il giusto ma non possono fare a meno di incassare due reti (una per tempo) firmate Baggio e Casiraghi; Cossaro, D'Ignazio e Zaffaroni ringhiano sugli avversari permettendo al Taranto di restare in partita e lasciando un piccolo spiraglio per un'eventuale qualificazione.
Il ritorno allo "Iacovone" è contornato da una cornice di pubblico stupenda che non pretende la qualificazione ad ogni costo ma sogna uno storico sgambetto ai bianconeri di Maifredi; nel mentre il campionato cadetto si è aperto con un buon 0-0 casalingo al cospetto di una favorita come il Pescara di Mazzone che schiera, tra gli altri, il portiere Mannini, Edy Bivi, Destro e Camplone.
La gara con la Juventus si gioca sotto il vigile occhio di Pezzella da Frattamaggiore ed al minuto 23 pare prendere la piega della noia assoluta quando Angelo Alessio insacca lo 0-1 in favore di madama; ma il Taranto non ci sta, macina gioco e trasuda volontà in ogni singolo così sul finale del primo tempo perviene al pari grazie al gol di Turrini, 1-1 in uno "Iacovone" che attende il miracolo...Maifredi & C. Sono avvisati.
Galvanizzato dal pari il Taranto incomincia la ripresa in maniera spavalda e già al 48' Maifredi si copre inserendo Orlando in vece di Di Canio, qui Nicoletti dà la prima dimostrazione al popolo rossoblu del suo credo calcistico, toglie un ottimo Cossaro (che ben si era comportato proprio su Di Canio) ed inserisce Clementi...una punta per un difensore! Il Catino dello "Iacovone" capisce che i rossoblu vogliono davvero scrivere la storia e, vuoi la disorientata Juventus (al 54' Maifredi si copre ulteriormente inserendo Galia per Casiraghi..), vuoi le ali dell'entusiasmo tarantine, Luca Brunetti segna al minuto 76 il gol che vale la gloria imperitura sopra il cielo di Taranto. Finale dallo "Iacovone" Taranto batte Juventus 2-1! Passa il turno la Juventus e alla storia il Taranto, con Nicoletti.

                    A  TUTTA  B !

In campionato la banda di Nicoletti,  dopo il pari d'esordio con il Pescara, và a prendersi un altro punto (ancora 0-0) a Cremona, ancora opposta ad una formazione candidata alla serie A. Alla terza Brunetti abbatte la Reggiana dando ai rossoblu la prima vittoria stagionale seguita da un altro buon 0-0 a Padova e dal 2-1 casalingo che stoppa il Cosenza di Gigi Marulla il quale al minuto 86 dimezza lo svantaggio (Taranto sul 2-0 con D' Ignazio e Clementi) bucando la porta del Taranto dopo 446 minuti d' imbattibilità; in Classifica gli uomini di mister Nicoletti sono secondi dietro all' Avellino ed in compagnia di Ancona e Messina.
Alla settima avviene il primo vero crollo quando ad Udine il Taranto incassa un sonoro 4-0 (tre gol nel primo tempo) contro una squadra che comunque schiera Balbo, Sensini, Mattei e la freccia del Sud Rocco Pagano; la settimana dopo però il giovane Giacchetta giustizia la capolista imbattuta Avellino riportando il Taranto in zona sogni, Avellino 11, Taranto, Ascoli, Salernitana e Messina 10.
Il campionato dei ragazzi di mister Nicoletti prosegue alla grande, ed alla 14ma quando Zannoni su rigore regala i due punti contro la Triestina la classifica vede gli Jonici a 16, appena dietro il trio Foggia, Verona e Messina che guida a 18; in città paiono tornati i tempi di Erasmo l'idolo assoluto e solamente una piccola flessione sul finale d'andata (tra le altre anche con un Foggia all'alba di Zemanlandia, 0-2) sopisce leggermente gli entusiasmi.
Nicoletti con le sue idee innovative, il suo calcio votato alla concretezza ma pure allo spettacolo ha oramai conquistato tutti ed il suo Taranto ad inizio ritorno ha un'impennata che davvero pare quella giusta, alla 20ma espugna l' "Adriatico" di Pescara con un eloquente 1-3 su cui imprime la firma bomber Insanguine con una doppietta e la Domenica successiva sul neutro di Barletta affossa la Cremonese (1-0 Clementi al 10') issandosi a ridosso del gruppo di testa: Foggia 28, Reggiana, Messina ed Ascoli 25, Verona e Lucchese 23, Taranto, Avellino e Salernitana 22. La sconfitta casalinga alla 23esima col Padova di Galderisi (che timbrare lo 0-1 finale) cancella definitivamente ogni sogno di gloria, ma il cammino degli Jonici riserva ugualmente ulteriori gioie quali la vittoria di Avellino (1-3 con Zannoni, due volte, e Domenico Agostini che rispondono a Cinello), quella con la Reggina (ancora Zannoni, 1-0) e la ciliegina finale dell' 1-0  su un neopromosso Verona (Zannoni, tanto per cambiare).
La classifica finale recita 37 punti,uno in più della retrocessa Salernitana e non rende onore ad un campionato trascorso senza rischiare mai nulla e mettendo in mostra un gioco divertente tramite interpreti dediti al credo del mister; nessuna stella ma tanti onesti calciatori, alcuni dei quali si metteranno in mostra anche in serie A ( Spagnulo al Genoa, Giacchetta alla Reggina, D'Ignazio al Vicenza e Clementi all' Udinese) e che nel loro bagaglio porteranno sicuramente gli insegnamenti di quel baffo così garbato e determinato arrivato da Giarre ma romagnolo di nascita. Il baffo di Iacovone è inavvicinabile, ma anche quello di Nicoletti è nel cuore di tutti i tarantini.

                       GINO LA ROCCIA

Simbolo di quel Taranto è stato Gino Cossaro roccioso difensore di scuola friulana già campione d'Italia con la primavera dell' Udinese edizione 1980/81.
La gavetta la conosce bene, dopo Forlì e Pro Patria il difensore scende fino ad Afragola (C2) per poi risalire col Teramo ed approdare in B con la casacca biancorossa del Barletta; a stagione 1989/90 iniziata poi viene ceduto in C1 al Taranto col quale sale trionfalmente in B per vivere la stagione con Nicoletti da protagonista, chiediamo quindi a lui di spolverare i ricordi partendo dalla differenza tra Clagluna (il tecnico che riportò i rossoblu in B)  e Nicoletti:
" Clagluna era un tecnico molto concreto, giocava parecchio sul singolo ma eravamo in C1 ed avevamo l'obbligo di vincere, Nicoletti invece apparteneva,in quel momento, alla nouvelle Vogue, era appena uscito dal supercorso ed amava il bel calcio; la sua umiltà però gli fece capire presto che in serie B serviva pure una buona dose di concretezza e fu davvero in gamba ad unire le due cose.
Con Nicoletti per buona parte della stagione riuscimmo davvero ad esprimere un buon gioco stazionando per diverso tempo nelle zone alte della classifica; alla fine ci salvarmmo all'ultimo ma perché fu un campionato anomalo, pensi che tra l'Ascoli promosso e la Salernitana retrocessa ci passavano appena 6 punti (42 a 36).
Il mister era una persona perbene, semplice e pronto a sdrammatizzare in ogni occasione, ricordo un aneddoto legato alla vittoria contro la Juventus che può davvero far capire chi era Nicoletti.
In un clima rovente pareggiammo il gol di Alessio verso la fine del primo tempo, ci rendemmo conto che si poteva vincere ed iniziammo la ripresa a spron battuto; Maifredi allora si coprì togliendo Di Canio ed inserendo Orlando, ma Nicoletti non restò a guardare...tolse me, ed inserì Clementi! Non fui molto felice della sostituzione ed alla fine il mister mi avvicinò dicendo "Hai capito perché ti ho levato?"...stemperammo il tutto con una sana risata!
Gestiva il gruppo con molta semplicità ed usava tutti gli uomini a disposizione, quell'anno se verifica troverà che tutti hanno fatto un buon numero di presenze; in difesa giocava con una zona col libero ed il più delle volte c'era Mazzaferro a destra, D'Ignazio a sinistra ed io e Brunetti centrali. Un uomo buono ma deciso a portare avanti le sue idee che prediligevano il bel calcio.
L'idea della dirigenza di quel tempo era dare la scalata alla serie A, ma verso il finale di stagione a livello societario si perse qualcosa; in estate poi venni ceduto ma sono sicuro che quel Taranto, con un po più di fortuna avrebbe potuto ottenere di più."
Il ricordo di Cossaro è sincero e dimostra quanto bene sapeva farsi volere Nicoletti dai suoi uomini; chiudiamo con Cossaro sottolineando il fatto che negli anni 80 un friulano al Sud era decisamente cosa rara..
"Ero un difensore molto tenace, poco tecnico ma parecchio determinato,  mi acquistavano per queste mie caratteristiche e coi campi infuocati del Sud la mia grinta si sposava benissimo. Da Afragola a Teramo e da Barletta a Taranto ho amato ed amo il Sud ed oggi, grazie ai social, mi sento ancora con un sacco di amici..sono stati anni davvero splendidi!"
La signorilità di Nicoletti e la grinta di Cossaro fanno già parte della storia ed hanno avuto un ruolo determinante in questa passione che ci portiamo appresso...grazie ad entrambi!


lunedì 15 luglio 2019

UNA FAVOLA IN BIANCONERO ep.1


Nola 35000 anime circa, tutte attaccate alle origini come attraverso un cordone ombelicale mai reciso e che si autoalimenta col passare del tempo con l'orgoglio di essere concittadini del filosofo  Giordano Bruno e con altre mille piccole sfaccettature della vita quotidiana, lavoro, scuola financo allo sport, lo sport con la C maiuscola,  la C di Calcio, la C di bianconeri,  la C che per un decennio a Nola è stata di casa...
Giordano Bruno,  i Gigli stupendi e la squadra di calcio che non temeva Perugia, Catanzaro e compagnia cantante, la squadra che dopo il Napoli dominava le scene partenopee....il NOLA 1925!
Come in tutte la favole c'è bisogno di un protagonista,  una casa e mille peripezie che rendano il racconto degno si essere ascoltato ed in questo caso le componenti ci sono tutte.
                                      PIAZZA D'ARMI
Quel  6 Ottobre del 1955 la pioggia decise di gustarsi la festa dell'inaugurazione del nuovo stadio bruniano accompagnando i festeggiamenti per l'intera giornata noncurante della presenza di autorità ecclesiastiche e statali; stava nascendo il piccolo Anfield Road nolano e nessuno poteva saperlo, tutt'al più qualcuno lo avrà auspicato e chissà quando nell'estate del 1985 ci si apprestava ad affrontare la prima C2 cosa gli sarà passato per la testa.
Il "Piazza d'armi"  ha rappresentato la casa di un Nola da favola, quella casa in cui ogni nolano si sentiva al posto giusto, tra fratelli parenti ed amici anche se al fianco c'era un volto totalmente sconosciuto; ha ospitato il Diego del pallone e ha visto cadere squadre blasonate come Perugia e Avellino, ribollendo  di una passione tipica solo delle piazze del Sud dove una gara di C può assomigliare ad una finale di Coppa dei Campioni.
Oggi purtroppo si trova in stato di totale abbandono, vittima di una burocrazia ed un malgoverno tipicamente italiani, ma in queste righe cercheremo di farlo tornare ai fasti di un tempo, un tempo lontano nel quale una giocata di Dalla Buona, un gol di Chiarella o una parata di Armellini lo facevano tremare d'amore...
                                     SCALATA ALLA C
Estate 1984, a Nola ci si prepara ad affrontare l'undicesimo campionato consecutivo di serie D forti del secondo posto ottenuto dietro la corazzata Gladiator  del bomber Gigi Di Baia; le ambizioni ci sono tutte ma il girone, come sempre, non è  tra i più facili perciò  la compagine di patron Taurisano, nolano Doc e amante della sua terra sotto tutti i punti di vista,  lavora alacremente per costruire una rosa che si faccia valere.
Iaccarino, Grassi, Angora, Vergari, Ruffelli,  sono nomi scolpiti nella memoria di ogni nolano che si rispetti, e a questi si aggiunge quel tocco di esotico con i sudamericani  Delgado e Dalla Buona, quest'ultimo compagno di Diego Armando Maradona a livello giovanile e giocatore di ben altre categorie. Il girone, come sempre accade nella serie D meridionale, è un piccolo inferno dove campane e pugliesi si mischiano a ritmo di botte e pallonate;  Toma Maglie, Fasano, Ostuni, Giugliano, Boys Caivanese e Nardò battagliano senza sosta nel raggruppamento I, un gruppo che comprende pure la derelitta Gioventù Brindisi destinata di lì a poco a chiudere una storia che l'aveva portata a disputare un derby di C2 opposta al glorioso Brindisi sport 1912. A Nola tutti si attendono un bel campionato ma quasi nessuno può prevedere l'exploit che i bianconeri compiono in avvio di stagione,  il complesso di mister Greco infatti ingrana la quinta già dalla prima giornata e nell'ordine annichilisce il Pomogliano all'esordio, poi Cicciano e Fasano fuori casa e la spacciata Gioventù Brindisi al "Piazza d' armi" per un totale di 10 realizzazioni contro nessuna degli avversari.; dopo un pareggio nel Big match di Giugliano  (1-1) è il turno sacrificale del Nardò  (5-0) e  a ruota arriva la difficile trasferta di Ostuni dove un Nola accompagnato da un onda bianconera impatta 1-1 grazie ad un gol di Ruffelli il quale pareggia una gara cattiva e condita da disordini tra le opposte tifoserie.  A Nola si comincia a sognare, la squadra vola e il "Piazza d'armi" ribolle di passione, alla 12' poi si ospita l' Acerrana davanti ad un invitato d'eccezione,  sua maestà Diego Armando Maradona e le presenze sugli spalti schizzano attorno alle 10000 unità,  una festa di popolo più che una partita.
L'andata dei Bruniani si conclude con un ruolino a dir poco trionfale,  9 vittorie, 6 pareggi e nessuna sconfitta,  27 reti segnate e solamente 3 subite, numeri che fanno guadagnare una pagina della Rosea nazionale che porta alla ribalta il club di patron Taurisano;  il Giugliano però è  lì,  non demorde, ci crede e sotto la guida di Mimì Gargiulo ribatte colpo su colpo.
L'inizio del girone di ritorno pare confermare la potenza nolana,  2-0 a Pomogliano, doppio 3-0 al Cicciano ed al Fasano e 2-0 a Brindisi che anticipa lo stesso risultato della settimana successiva quando i bianconeri di Greco schiacciano il Giugliano;  a quel punto il vantaggio sui rivali sale a +5 e ai più pare davvero fatta, è per questo che l'immediata  sconfitta di Nardò arriva come una doccia fredda nel bel mezzo d'Agosto, 2-1 per i pugliesi e porta bruniana perforata dopo 10 gare. Il Giugliano non resta certo a guardare e approfittando del periodo di difficoltà inatteso sorpassa i bianconeri che  pareggiano a Grottaglie e perdono a Caivano in un ambiente infuocato dove calci, minacce e pugni volano ad altezza d'uomo.
Al ritmo dei gol di bomber Grassi (saranno 20 a fine stagione) i bianconeri non demordono e ripartono a spron battuto superando il Toma Maglie, la Palmese ed impattando sul nulla di fatto ad Acerra per poi seppellire sotto 4 reti un impotente Policoro, tutto vanificato però dallo stop deleterio di Mesagne  (0-1)  che lascia il via libera definitivo ai rivali di Gargiulo rendendo inutile l'ultima giornata la quale vede soccombere al "Piazza d'armi" il Savoia (2-1 per il Nola). Lo score finale dice Giugliano 49 e Nola 46; 19 vittorie, 8 pareggi e solamente 3 sconfitte non sono bastate per approdare in serie C2, e la beffa è ancora più atroce se si pensa che il Nola ha subito la miseria di 9 reti contro le 52 segnate....ma....
Quando tutto sembra perduto il presidente del Giugliano, Sig. Guarino, rinuncia all'iscrizione della squadra per motivi finanziari lasciando via libera al Nola la quale viene ripescata in C2 dalla federazione; un azionista della squadra esclusa però non ci sta e si rivolge alla giustizia ordinaria ottenendo così il ripescaggio e dando vita ad un valzer di sentenze tanto repentino quanto assurdo. In un primo momento viene imposto alla lega un girone di C2 a 19 squadre per tutelare il ripescaggio del Nola ma far giocare pure il Giugliano,  ma in seconda istanza la federazione esclude gli avversari del Nola perché spuntano tentativi d'illecito messi in atto per danneggiare il Nola stesso. Esempio ne è  la gara di Caivano dove i padroni di casa avrebbero ricevuto premi a vincere per battere i Bruniani,  finisce perciò con il Nola in C2 ed il Giugliano che resta in Interregionale con un fardello di 3 punti di penalizzazione e la squadra smantellata. Nella stagione successiva racimolerà la miseria di 9 punti sprofondando in promozione.
Di quella strepitosa stagione abbiamo rintracciato i ricordi di OSVALDO DALLA BUONA che ci ha concesso una gentile intevista:

1 Buongiorno Osvaldo, come arrivi a Nola?
R: "Arrivai a Nola grazie all'interessamento  di José Alberti un ex calciatore argentino, a quel tempo gli stranieri non potevano giocare in serie C e Nola, essendo in serie D, era una buona opportunità. Ne venivo dalla Segunda Division spagnola dove avevo giocato nel Sabadell.
2 Che ambiente era per uno straniero?
R: "Perfetto è dir poco, mi  accolsero da subito come se fossi stato sempre tra loro."
3 Non eri l'unico. ..c'era un tale Delgado ci dici qualcosa su di lui?
R: "Era un giocatore con cui avevo già giocato in Argentina, un'ala sinistra velocissima e guizzante. "
4 Iniziate con 4 vittorie, 10 gol fatti e 0 subiti..l'obbiettivo era la C2 ? Che gruppo era quel Nola e chi erano i leader?
R: "Un inizio che mise subito in chiaro dove volevamo arrivare..in C2! Il gruppo era fortissimo, già da serie C, pieno di giocatori di personalità tra cui spiccavano Angora, Lausuardi, Iaccarino, Grassi e Di Giulio..non c'era un vero e proprio leader."
5 Girone tosto e le gare in trasferta a quei tempi non erano passeggiate. .ne ricordi qualcuna in particolare? 
R: " Ogni trasferta era una vera e propria guerra sportiva, ambienti carichi di tensione e pubblici agguerriti, nessuno regalava niente;  ricordo che a Giugliano fummo minacciati prima della gara, ma nonostante  ciò andammo a casa con un ottimo 1-1.
6 Che giocatore era Dalla Buona?
R: " Buona tecnica che viaggiava di pari passo con determinazione e aggressività, lottavo ma con le armi giuste.."
7 Ci racconti l'amicizia con Maradona?
R: "La nostra amicizia ha radici profonde che affondano nell'infanzia,  ci conoscemmo nelle Cebollitas all’età di 10 anni. Un amicizia molto forte che ci ha portati a giocare prima in Spagna e poi in Italia.  
8 A fine andata siete un rullo compressore ma Giugliano e Boys Caivanese non mollano, credevate nella C2 a quel punto? 
R: "Certamente, il fatto che gli altri non mollassero ci dava ancor più carica ma eravamo convinti che saremmo saliti noi."
9 Che pubblico aveva Nola?  E come era giocare a "Piazza d'armi? "
R: " Nola aveva un pubblico numeroso, caloroso e passionale che riempiva sempre lo stadio. Era uno spettacolo giocare in casa, la nostra arma in più. Non a caso in quella stagione vincemmo in casa 14 gare su 15 (unico 0-0 con la Boys Caivanese) senza subire nemmeno un gol!"
10 Ad inizio ritorno battete il Giugliano e volate aveva +5...vi sentiva te già campioni?
R: "No assolutamente,  anche perché iniziavano a circolare voci che proprio il Giugliano offriva premi a vincere contro di noi.."
11 Poi perdete a Nardò e Caivano, riprendere la marcia ma il Giugliano vi sorpassa...morale della squadra? 
R: "Dopo un cammino come il nostro essere superati è qualcosa di massacrante dal lato psicologico,  ma eravamo sostanzialmente tranquilli perché proprio da Giugliano arrivavano voci sempre più insistenti a riguardo degli illeciti."
12 Intanto alla 27  esima arriva Maradona per Nola Accerrana. ..ricordi?
R: "Certamente, una giornata storica per tutta la comunità, lo stadio straboccava di gente ed io non potevo essere che il più felice di giocare davanti a Diego."
13 Che battaglia fu tra voi e il Giugliano? 
R: " Dura, aspra e, da parte loro, sleale visto che le provarono tutte per impedire la nostra vittoria. Erano comunque una bella squadra anche loro."
14 Finite il campionato secondi...Città e tifo delusi?
R: " Delusi tantissimo, un campionato super non era bastato, ma essendo a conoscenza delle manovre scorrette da parte del Giugliano c'era la fiducia in un possibile ripescaggio."
15 Poi arriva il ripescaggio,  come lo accolse Nola?
R: " Con un' euforia incredibile che generò una festa fantastica, un onore aver fatto parte di quella squadra!"
16 Lei però  in C2 non poteva giocare,  le regole del tempo non lo ammettevano ...quali sensazioni provò?
R: "Molta tristezza, mi ero guadagnato sul campo la possibilità di fare la C e non potevo; andai un anno a Mondragone (ancora serie D) e dopo 5 mesi ottenni la cittadinanza italiana. Potei tornare  Nola la stagione successiva e ci restai per altri quattro campionati ottenendo la promozione in C1.
17 La sua  classifica di merito per quella promozione ? (Allenatore, società, giocatori ecc..)
R: " Un risultato del genere si ottiene solamente se tutti romano nel verso giusto, perciò direi: Società, allenatore, squadra e pubblico tutti al 25 %.".