mercoledì 2 ottobre 2019

UN "BAFFO" ALLA IACOVONE


È il 17 Dicembre 1989 quando le strade di Walter Nicoletti e del Taranto si incrociano per la prima volta; il mister di Santarcangelo di Romagna guida la rivelazione siciliana Giarre, mentre la corazzata Jonica è di passaggio nel girone B della serie C1, tappa obbligata per rientrare in cadetteria, capitano di vascello Roberto Clagluna.
Nel piccolo "Comunale" della città siciliana gli spalti sono gremiti e gli spettatori alternano colpi di tosse a battiti di ciglia per "sconfiggere" la polvere sollevata dai 22 in campo, Sasso Rosario, Roselli Giorgio e Agostini Domenico sono tre dei tanti gioielli in maglia rossoblu, hanno calcato i prati della serie A ma quel giorno davanti a gladiatori che di cognome fanno Biviano, Praticò, Tebi e Tomasoni la vedono davvero dura. Idoli di casa Schincaglia e Clementi, il primo vecchia promessa Juventina ed il secondo bomber veneto che ha conosciuto la B a Vicenza; pronti via e in mezz'ora scarsa i gialloblu sono avanti di due reti, Bardi su rigore e il Clementi di cui sopra mandano un estasi uno stadio intero, ma il Taranto non è certo squadra da darsi per morta ad un'ora dal termine e con Roselli (rigore al 38') e Coppola (65') smorza in gola ai giarresi l'urlo della vittoria. Pari e patta, ma per la banda di Nicoletti va bene così, la serie B è roba grossa da quelle parti perciò nessuno la pretende. La stagione del Giarre prosegue ricca di enormi soddisfazioni e quando il 13 Maggio i siciliani si presentano allo "Iacovone" sono una splendida realtà in lotta realmente per la cadetteria, la partita la risolve Giorgio Roselli al 48' girando al volo in rete un cross proveniente dalla destra su cui Sansonetti nulla può. A Giugno poi la storia è già da almanacchi, Taranto in B come da copione e Giarre ad un passo dalla storica promozione (terzo, a due punti dalla Salernitana promossa, e col terreno di casa imbattuto) non come da copione.
Nicoletti eroe, dopo il doppio salto dalla D alla C1 con la Vis di Pesaro un altro piccolo gioiello da mettere in bacheca!

             QUEL BAFFO ALLO "IACOVONE"

In estate poi a Taranto, Clagluna e la società non raggiungono l'accordo per restare assieme ed in società si ricordano di quel tecnico romagnolo profeta alle pendici dell'Etna. Gentile, educato e molto preparato Nicoletti ha il baffo che a Taranto hanno già amato nella seconda metà degli anni 70 quando Erasmo Iacovone si caricò sulle spalle un'intera città per trascinarla a suon di reti in serie A, solo un tragico destino glielo impedì.
Quel baffo comunque entra subito in sintonia con la piazza tarantina e alle dipendenze del Presidente Carelli si mette di buona lena per allestire un organico in grado di mantenere la B appena conquistata; della formazione che è salita trionfalmente dalla C1 vengono confermati i senatori Spagnulo, Brunetti, D'Ignazio, Cossaro, Insanguine, Mazzaferro, Evangelisti e Agostini Domenico, a loro si aggiungono il fido dodicesimo Mirco Piraccini e i buoni ricambi Giacchetta e Raggi Maurizio. La campagna acquisti porta in maglia rossoblu bomber Claudio Clementi che Nicoletti ha avuto a Giarre, i difensori casaranesi Bellaspica e Zaffaroni avversari del mister la precedente stagione, gli estrosi Turrini (dal Como) e Zannoni (Ancona) più il difensore, già nel Napoli di Maradona, Filardi reduce da una discreta stagione in B ad Avellino. Più avanti arriverà Pierangelo Avanzi dal Brescia in compagnia di Luigi Sacchi dalla Fiorentina (già col mister a Pesaro in C1 nel 1988/89).
Le aspettative della piazza tarantina sono quelle di una salvezza che confermi una categoria che Taranto sente sua, qualche perplessità sul curriculum del mister rimane, ma lo stesso Nicoletti ci metterà davvero poco a far ricredere tutti.
         
              COPPA ITALIA E JUVENTUS



Il battesimo ufficiale avviene al "Partenio" di Avellino il 26 Agosto 1990, gli Jonici sono ospiti dei biancoverdi di Oddo nel primo turno di Coppa Italia ed il test riveste già una discreta importanza. Le due avversarie infatti partecipano al campionato cadetto ed in palio c'è un'affascinante sfida alla signora del calcio italiano, alias Juventus.
Gli irpini schierano una formazione imbottita di grossi nomi, Ferrario, Cimmino, Sorbello, Cinello e Ravanelli sono Big della serie B, ma la truppa di Nicoletti non si spaventa più di tanto e strappa un meritato 1-1, al rigore di Cinello (42'), risponde Clementi al 63'.
Una settimana più tardi a Taranto, Turrini e D'Ignazio regolano i biancoverdi e regalano il sogno ad un'intera città di sfidare Baggio, Di Canio, Schillaci & c., Juventus-Taranto è realtà!
Il bel gioco è prerogativa del giovane mister e coi primi risultati favorevoli Taranto incomincia ad amare quel baffo che evoca dolci ricordi.; la gara con la Juventus arriva il 5 Settembre, quando mancano solo quattro giorni all'inizio del campionato di serie B, a Torino i rossoblu si difendono il giusto ma non possono fare a meno di incassare due reti (una per tempo) firmate Baggio e Casiraghi; Cossaro, D'Ignazio e Zaffaroni ringhiano sugli avversari permettendo al Taranto di restare in partita e lasciando un piccolo spiraglio per un'eventuale qualificazione.
Il ritorno allo "Iacovone" è contornato da una cornice di pubblico stupenda che non pretende la qualificazione ad ogni costo ma sogna uno storico sgambetto ai bianconeri di Maifredi; nel mentre il campionato cadetto si è aperto con un buon 0-0 casalingo al cospetto di una favorita come il Pescara di Mazzone che schiera, tra gli altri, il portiere Mannini, Edy Bivi, Destro e Camplone.
La gara con la Juventus si gioca sotto il vigile occhio di Pezzella da Frattamaggiore ed al minuto 23 pare prendere la piega della noia assoluta quando Angelo Alessio insacca lo 0-1 in favore di madama; ma il Taranto non ci sta, macina gioco e trasuda volontà in ogni singolo così sul finale del primo tempo perviene al pari grazie al gol di Turrini, 1-1 in uno "Iacovone" che attende il miracolo...Maifredi & C. Sono avvisati.
Galvanizzato dal pari il Taranto incomincia la ripresa in maniera spavalda e già al 48' Maifredi si copre inserendo Orlando in vece di Di Canio, qui Nicoletti dà la prima dimostrazione al popolo rossoblu del suo credo calcistico, toglie un ottimo Cossaro (che ben si era comportato proprio su Di Canio) ed inserisce Clementi...una punta per un difensore! Il Catino dello "Iacovone" capisce che i rossoblu vogliono davvero scrivere la storia e, vuoi la disorientata Juventus (al 54' Maifredi si copre ulteriormente inserendo Galia per Casiraghi..), vuoi le ali dell'entusiasmo tarantine, Luca Brunetti segna al minuto 76 il gol che vale la gloria imperitura sopra il cielo di Taranto. Finale dallo "Iacovone" Taranto batte Juventus 2-1! Passa il turno la Juventus e alla storia il Taranto, con Nicoletti.

                    A  TUTTA  B !

In campionato la banda di Nicoletti,  dopo il pari d'esordio con il Pescara, và a prendersi un altro punto (ancora 0-0) a Cremona, ancora opposta ad una formazione candidata alla serie A. Alla terza Brunetti abbatte la Reggiana dando ai rossoblu la prima vittoria stagionale seguita da un altro buon 0-0 a Padova e dal 2-1 casalingo che stoppa il Cosenza di Gigi Marulla il quale al minuto 86 dimezza lo svantaggio (Taranto sul 2-0 con D' Ignazio e Clementi) bucando la porta del Taranto dopo 446 minuti d' imbattibilità; in Classifica gli uomini di mister Nicoletti sono secondi dietro all' Avellino ed in compagnia di Ancona e Messina.
Alla settima avviene il primo vero crollo quando ad Udine il Taranto incassa un sonoro 4-0 (tre gol nel primo tempo) contro una squadra che comunque schiera Balbo, Sensini, Mattei e la freccia del Sud Rocco Pagano; la settimana dopo però il giovane Giacchetta giustizia la capolista imbattuta Avellino riportando il Taranto in zona sogni, Avellino 11, Taranto, Ascoli, Salernitana e Messina 10.
Il campionato dei ragazzi di mister Nicoletti prosegue alla grande, ed alla 14ma quando Zannoni su rigore regala i due punti contro la Triestina la classifica vede gli Jonici a 16, appena dietro il trio Foggia, Verona e Messina che guida a 18; in città paiono tornati i tempi di Erasmo l'idolo assoluto e solamente una piccola flessione sul finale d'andata (tra le altre anche con un Foggia all'alba di Zemanlandia, 0-2) sopisce leggermente gli entusiasmi.
Nicoletti con le sue idee innovative, il suo calcio votato alla concretezza ma pure allo spettacolo ha oramai conquistato tutti ed il suo Taranto ad inizio ritorno ha un'impennata che davvero pare quella giusta, alla 20ma espugna l' "Adriatico" di Pescara con un eloquente 1-3 su cui imprime la firma bomber Insanguine con una doppietta e la Domenica successiva sul neutro di Barletta affossa la Cremonese (1-0 Clementi al 10') issandosi a ridosso del gruppo di testa: Foggia 28, Reggiana, Messina ed Ascoli 25, Verona e Lucchese 23, Taranto, Avellino e Salernitana 22. La sconfitta casalinga alla 23esima col Padova di Galderisi (che timbrare lo 0-1 finale) cancella definitivamente ogni sogno di gloria, ma il cammino degli Jonici riserva ugualmente ulteriori gioie quali la vittoria di Avellino (1-3 con Zannoni, due volte, e Domenico Agostini che rispondono a Cinello), quella con la Reggina (ancora Zannoni, 1-0) e la ciliegina finale dell' 1-0  su un neopromosso Verona (Zannoni, tanto per cambiare).
La classifica finale recita 37 punti,uno in più della retrocessa Salernitana e non rende onore ad un campionato trascorso senza rischiare mai nulla e mettendo in mostra un gioco divertente tramite interpreti dediti al credo del mister; nessuna stella ma tanti onesti calciatori, alcuni dei quali si metteranno in mostra anche in serie A ( Spagnulo al Genoa, Giacchetta alla Reggina, D'Ignazio al Vicenza e Clementi all' Udinese) e che nel loro bagaglio porteranno sicuramente gli insegnamenti di quel baffo così garbato e determinato arrivato da Giarre ma romagnolo di nascita. Il baffo di Iacovone è inavvicinabile, ma anche quello di Nicoletti è nel cuore di tutti i tarantini.

                       GINO LA ROCCIA

Simbolo di quel Taranto è stato Gino Cossaro roccioso difensore di scuola friulana già campione d'Italia con la primavera dell' Udinese edizione 1980/81.
La gavetta la conosce bene, dopo Forlì e Pro Patria il difensore scende fino ad Afragola (C2) per poi risalire col Teramo ed approdare in B con la casacca biancorossa del Barletta; a stagione 1989/90 iniziata poi viene ceduto in C1 al Taranto col quale sale trionfalmente in B per vivere la stagione con Nicoletti da protagonista, chiediamo quindi a lui di spolverare i ricordi partendo dalla differenza tra Clagluna (il tecnico che riportò i rossoblu in B)  e Nicoletti:
" Clagluna era un tecnico molto concreto, giocava parecchio sul singolo ma eravamo in C1 ed avevamo l'obbligo di vincere, Nicoletti invece apparteneva,in quel momento, alla nouvelle Vogue, era appena uscito dal supercorso ed amava il bel calcio; la sua umiltà però gli fece capire presto che in serie B serviva pure una buona dose di concretezza e fu davvero in gamba ad unire le due cose.
Con Nicoletti per buona parte della stagione riuscimmo davvero ad esprimere un buon gioco stazionando per diverso tempo nelle zone alte della classifica; alla fine ci salvarmmo all'ultimo ma perché fu un campionato anomalo, pensi che tra l'Ascoli promosso e la Salernitana retrocessa ci passavano appena 6 punti (42 a 36).
Il mister era una persona perbene, semplice e pronto a sdrammatizzare in ogni occasione, ricordo un aneddoto legato alla vittoria contro la Juventus che può davvero far capire chi era Nicoletti.
In un clima rovente pareggiammo il gol di Alessio verso la fine del primo tempo, ci rendemmo conto che si poteva vincere ed iniziammo la ripresa a spron battuto; Maifredi allora si coprì togliendo Di Canio ed inserendo Orlando, ma Nicoletti non restò a guardare...tolse me, ed inserì Clementi! Non fui molto felice della sostituzione ed alla fine il mister mi avvicinò dicendo "Hai capito perché ti ho levato?"...stemperammo il tutto con una sana risata!
Gestiva il gruppo con molta semplicità ed usava tutti gli uomini a disposizione, quell'anno se verifica troverà che tutti hanno fatto un buon numero di presenze; in difesa giocava con una zona col libero ed il più delle volte c'era Mazzaferro a destra, D'Ignazio a sinistra ed io e Brunetti centrali. Un uomo buono ma deciso a portare avanti le sue idee che prediligevano il bel calcio.
L'idea della dirigenza di quel tempo era dare la scalata alla serie A, ma verso il finale di stagione a livello societario si perse qualcosa; in estate poi venni ceduto ma sono sicuro che quel Taranto, con un po più di fortuna avrebbe potuto ottenere di più."
Il ricordo di Cossaro è sincero e dimostra quanto bene sapeva farsi volere Nicoletti dai suoi uomini; chiudiamo con Cossaro sottolineando il fatto che negli anni 80 un friulano al Sud era decisamente cosa rara..
"Ero un difensore molto tenace, poco tecnico ma parecchio determinato,  mi acquistavano per queste mie caratteristiche e coi campi infuocati del Sud la mia grinta si sposava benissimo. Da Afragola a Teramo e da Barletta a Taranto ho amato ed amo il Sud ed oggi, grazie ai social, mi sento ancora con un sacco di amici..sono stati anni davvero splendidi!"
La signorilità di Nicoletti e la grinta di Cossaro fanno già parte della storia ed hanno avuto un ruolo determinante in questa passione che ci portiamo appresso...grazie ad entrambi!


lunedì 15 luglio 2019

UNA FAVOLA IN BIANCONERO ep.1


Nola 35000 anime circa, tutte attaccate alle origini come attraverso un cordone ombelicale mai reciso e che si autoalimenta col passare del tempo con l'orgoglio di essere concittadini del filosofo  Giordano Bruno e con altre mille piccole sfaccettature della vita quotidiana, lavoro, scuola financo allo sport, lo sport con la C maiuscola,  la C di Calcio, la C di bianconeri,  la C che per un decennio a Nola è stata di casa...
Giordano Bruno,  i Gigli stupendi e la squadra di calcio che non temeva Perugia, Catanzaro e compagnia cantante, la squadra che dopo il Napoli dominava le scene partenopee....il NOLA 1925!
Come in tutte la favole c'è bisogno di un protagonista,  una casa e mille peripezie che rendano il racconto degno si essere ascoltato ed in questo caso le componenti ci sono tutte.
                                      PIAZZA D'ARMI
Quel  6 Ottobre del 1955 la pioggia decise di gustarsi la festa dell'inaugurazione del nuovo stadio bruniano accompagnando i festeggiamenti per l'intera giornata noncurante della presenza di autorità ecclesiastiche e statali; stava nascendo il piccolo Anfield Road nolano e nessuno poteva saperlo, tutt'al più qualcuno lo avrà auspicato e chissà quando nell'estate del 1985 ci si apprestava ad affrontare la prima C2 cosa gli sarà passato per la testa.
Il "Piazza d'armi"  ha rappresentato la casa di un Nola da favola, quella casa in cui ogni nolano si sentiva al posto giusto, tra fratelli parenti ed amici anche se al fianco c'era un volto totalmente sconosciuto; ha ospitato il Diego del pallone e ha visto cadere squadre blasonate come Perugia e Avellino, ribollendo  di una passione tipica solo delle piazze del Sud dove una gara di C può assomigliare ad una finale di Coppa dei Campioni.
Oggi purtroppo si trova in stato di totale abbandono, vittima di una burocrazia ed un malgoverno tipicamente italiani, ma in queste righe cercheremo di farlo tornare ai fasti di un tempo, un tempo lontano nel quale una giocata di Dalla Buona, un gol di Chiarella o una parata di Armellini lo facevano tremare d'amore...
                                     SCALATA ALLA C
Estate 1984, a Nola ci si prepara ad affrontare l'undicesimo campionato consecutivo di serie D forti del secondo posto ottenuto dietro la corazzata Gladiator  del bomber Gigi Di Baia; le ambizioni ci sono tutte ma il girone, come sempre, non è  tra i più facili perciò  la compagine di patron Taurisano, nolano Doc e amante della sua terra sotto tutti i punti di vista,  lavora alacremente per costruire una rosa che si faccia valere.
Iaccarino, Grassi, Angora, Vergari, Ruffelli,  sono nomi scolpiti nella memoria di ogni nolano che si rispetti, e a questi si aggiunge quel tocco di esotico con i sudamericani  Delgado e Dalla Buona, quest'ultimo compagno di Diego Armando Maradona a livello giovanile e giocatore di ben altre categorie. Il girone, come sempre accade nella serie D meridionale, è un piccolo inferno dove campane e pugliesi si mischiano a ritmo di botte e pallonate;  Toma Maglie, Fasano, Ostuni, Giugliano, Boys Caivanese e Nardò battagliano senza sosta nel raggruppamento I, un gruppo che comprende pure la derelitta Gioventù Brindisi destinata di lì a poco a chiudere una storia che l'aveva portata a disputare un derby di C2 opposta al glorioso Brindisi sport 1912. A Nola tutti si attendono un bel campionato ma quasi nessuno può prevedere l'exploit che i bianconeri compiono in avvio di stagione,  il complesso di mister Greco infatti ingrana la quinta già dalla prima giornata e nell'ordine annichilisce il Pomogliano all'esordio, poi Cicciano e Fasano fuori casa e la spacciata Gioventù Brindisi al "Piazza d' armi" per un totale di 10 realizzazioni contro nessuna degli avversari.; dopo un pareggio nel Big match di Giugliano  (1-1) è il turno sacrificale del Nardò  (5-0) e  a ruota arriva la difficile trasferta di Ostuni dove un Nola accompagnato da un onda bianconera impatta 1-1 grazie ad un gol di Ruffelli il quale pareggia una gara cattiva e condita da disordini tra le opposte tifoserie.  A Nola si comincia a sognare, la squadra vola e il "Piazza d'armi" ribolle di passione, alla 12' poi si ospita l' Acerrana davanti ad un invitato d'eccezione,  sua maestà Diego Armando Maradona e le presenze sugli spalti schizzano attorno alle 10000 unità,  una festa di popolo più che una partita.
L'andata dei Bruniani si conclude con un ruolino a dir poco trionfale,  9 vittorie, 6 pareggi e nessuna sconfitta,  27 reti segnate e solamente 3 subite, numeri che fanno guadagnare una pagina della Rosea nazionale che porta alla ribalta il club di patron Taurisano;  il Giugliano però è  lì,  non demorde, ci crede e sotto la guida di Mimì Gargiulo ribatte colpo su colpo.
L'inizio del girone di ritorno pare confermare la potenza nolana,  2-0 a Pomogliano, doppio 3-0 al Cicciano ed al Fasano e 2-0 a Brindisi che anticipa lo stesso risultato della settimana successiva quando i bianconeri di Greco schiacciano il Giugliano;  a quel punto il vantaggio sui rivali sale a +5 e ai più pare davvero fatta, è per questo che l'immediata  sconfitta di Nardò arriva come una doccia fredda nel bel mezzo d'Agosto, 2-1 per i pugliesi e porta bruniana perforata dopo 10 gare. Il Giugliano non resta certo a guardare e approfittando del periodo di difficoltà inatteso sorpassa i bianconeri che  pareggiano a Grottaglie e perdono a Caivano in un ambiente infuocato dove calci, minacce e pugni volano ad altezza d'uomo.
Al ritmo dei gol di bomber Grassi (saranno 20 a fine stagione) i bianconeri non demordono e ripartono a spron battuto superando il Toma Maglie, la Palmese ed impattando sul nulla di fatto ad Acerra per poi seppellire sotto 4 reti un impotente Policoro, tutto vanificato però dallo stop deleterio di Mesagne  (0-1)  che lascia il via libera definitivo ai rivali di Gargiulo rendendo inutile l'ultima giornata la quale vede soccombere al "Piazza d'armi" il Savoia (2-1 per il Nola). Lo score finale dice Giugliano 49 e Nola 46; 19 vittorie, 8 pareggi e solamente 3 sconfitte non sono bastate per approdare in serie C2, e la beffa è ancora più atroce se si pensa che il Nola ha subito la miseria di 9 reti contro le 52 segnate....ma....
Quando tutto sembra perduto il presidente del Giugliano, Sig. Guarino, rinuncia all'iscrizione della squadra per motivi finanziari lasciando via libera al Nola la quale viene ripescata in C2 dalla federazione; un azionista della squadra esclusa però non ci sta e si rivolge alla giustizia ordinaria ottenendo così il ripescaggio e dando vita ad un valzer di sentenze tanto repentino quanto assurdo. In un primo momento viene imposto alla lega un girone di C2 a 19 squadre per tutelare il ripescaggio del Nola ma far giocare pure il Giugliano,  ma in seconda istanza la federazione esclude gli avversari del Nola perché spuntano tentativi d'illecito messi in atto per danneggiare il Nola stesso. Esempio ne è  la gara di Caivano dove i padroni di casa avrebbero ricevuto premi a vincere per battere i Bruniani,  finisce perciò con il Nola in C2 ed il Giugliano che resta in Interregionale con un fardello di 3 punti di penalizzazione e la squadra smantellata. Nella stagione successiva racimolerà la miseria di 9 punti sprofondando in promozione.
Di quella strepitosa stagione abbiamo rintracciato i ricordi di OSVALDO DALLA BUONA che ci ha concesso una gentile intevista:

1 Buongiorno Osvaldo, come arrivi a Nola?
R: "Arrivai a Nola grazie all'interessamento  di José Alberti un ex calciatore argentino, a quel tempo gli stranieri non potevano giocare in serie C e Nola, essendo in serie D, era una buona opportunità. Ne venivo dalla Segunda Division spagnola dove avevo giocato nel Sabadell.
2 Che ambiente era per uno straniero?
R: "Perfetto è dir poco, mi  accolsero da subito come se fossi stato sempre tra loro."
3 Non eri l'unico. ..c'era un tale Delgado ci dici qualcosa su di lui?
R: "Era un giocatore con cui avevo già giocato in Argentina, un'ala sinistra velocissima e guizzante. "
4 Iniziate con 4 vittorie, 10 gol fatti e 0 subiti..l'obbiettivo era la C2 ? Che gruppo era quel Nola e chi erano i leader?
R: "Un inizio che mise subito in chiaro dove volevamo arrivare..in C2! Il gruppo era fortissimo, già da serie C, pieno di giocatori di personalità tra cui spiccavano Angora, Lausuardi, Iaccarino, Grassi e Di Giulio..non c'era un vero e proprio leader."
5 Girone tosto e le gare in trasferta a quei tempi non erano passeggiate. .ne ricordi qualcuna in particolare? 
R: " Ogni trasferta era una vera e propria guerra sportiva, ambienti carichi di tensione e pubblici agguerriti, nessuno regalava niente;  ricordo che a Giugliano fummo minacciati prima della gara, ma nonostante  ciò andammo a casa con un ottimo 1-1.
6 Che giocatore era Dalla Buona?
R: " Buona tecnica che viaggiava di pari passo con determinazione e aggressività, lottavo ma con le armi giuste.."
7 Ci racconti l'amicizia con Maradona?
R: "La nostra amicizia ha radici profonde che affondano nell'infanzia,  ci conoscemmo nelle Cebollitas all’età di 10 anni. Un amicizia molto forte che ci ha portati a giocare prima in Spagna e poi in Italia.  
8 A fine andata siete un rullo compressore ma Giugliano e Boys Caivanese non mollano, credevate nella C2 a quel punto? 
R: "Certamente, il fatto che gli altri non mollassero ci dava ancor più carica ma eravamo convinti che saremmo saliti noi."
9 Che pubblico aveva Nola?  E come era giocare a "Piazza d'armi? "
R: " Nola aveva un pubblico numeroso, caloroso e passionale che riempiva sempre lo stadio. Era uno spettacolo giocare in casa, la nostra arma in più. Non a caso in quella stagione vincemmo in casa 14 gare su 15 (unico 0-0 con la Boys Caivanese) senza subire nemmeno un gol!"
10 Ad inizio ritorno battete il Giugliano e volate aveva +5...vi sentiva te già campioni?
R: "No assolutamente,  anche perché iniziavano a circolare voci che proprio il Giugliano offriva premi a vincere contro di noi.."
11 Poi perdete a Nardò e Caivano, riprendere la marcia ma il Giugliano vi sorpassa...morale della squadra? 
R: "Dopo un cammino come il nostro essere superati è qualcosa di massacrante dal lato psicologico,  ma eravamo sostanzialmente tranquilli perché proprio da Giugliano arrivavano voci sempre più insistenti a riguardo degli illeciti."
12 Intanto alla 27  esima arriva Maradona per Nola Accerrana. ..ricordi?
R: "Certamente, una giornata storica per tutta la comunità, lo stadio straboccava di gente ed io non potevo essere che il più felice di giocare davanti a Diego."
13 Che battaglia fu tra voi e il Giugliano? 
R: " Dura, aspra e, da parte loro, sleale visto che le provarono tutte per impedire la nostra vittoria. Erano comunque una bella squadra anche loro."
14 Finite il campionato secondi...Città e tifo delusi?
R: " Delusi tantissimo, un campionato super non era bastato, ma essendo a conoscenza delle manovre scorrette da parte del Giugliano c'era la fiducia in un possibile ripescaggio."
15 Poi arriva il ripescaggio,  come lo accolse Nola?
R: " Con un' euforia incredibile che generò una festa fantastica, un onore aver fatto parte di quella squadra!"
16 Lei però  in C2 non poteva giocare,  le regole del tempo non lo ammettevano ...quali sensazioni provò?
R: "Molta tristezza, mi ero guadagnato sul campo la possibilità di fare la C e non potevo; andai un anno a Mondragone (ancora serie D) e dopo 5 mesi ottenni la cittadinanza italiana. Potei tornare  Nola la stagione successiva e ci restai per altri quattro campionati ottenendo la promozione in C1.
17 La sua  classifica di merito per quella promozione ? (Allenatore, società, giocatori ecc..)
R: " Un risultato del genere si ottiene solamente se tutti romano nel verso giusto, perciò direi: Società, allenatore, squadra e pubblico tutti al 25 %.".



mercoledì 13 marzo 2019

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ

1954, Totò, Peppino de Filippo e la Loren sono tra i protagonisti del film "L'oro di Napoli" girato interamente nel rione Sanità che al grande principe della risata aveva dato i natali; nel rione però oro ne circola poco, disoccupazione e trappole della malavita sono le piaghe più dolorose per una gioventú carica di sogni che dietro ad un pallone vuole dimenticare le amarezze della vita.
Da qui parte la storia di uno scugnizzo che a forza di gol, magie e qualche spintone diventerà principe in parecchie città italiane e di conseguenza "sindaco" ad honorem del suo rione Sanità, Salvatore Buoncammino.
Salvatore, per tutti Sasà, nasce il 9 Gennaio 1962 esattamente il giorno dopo l'esordio americano della Monna Lisa di Leonardo, esposta alla National gallery of Art di Washington; pochi mesi dopo la Marvel lancerà sul mercato l'incredibile Hulk, Salvatore prenderà dall'uno e dall'altro, giocate in punta di fioretto e potenza dentro le aree avversarie, ma procediamo per gradi.
L'incontro tra Sasà e la sfera di cuoio avviene, come per tutti i suoi coetanei, tra le vie del quartiere dove i giubbotti diventano pali e le urla degli anziani fanno da sottofondo accompagnate a svariate minacce, la più gettonata delle quali è "Vi ritiro il pallone!"; ci sa fare il ragazzo e la piccola società della Sanità non si fa sfuggire l'occasione di farlo esordire nel campionato di promozione, stagione 1978-79. Il tranquillo piazzamento a metà classifica apre i giusti spazi al giovane Buoncammino che già a fine campionato si merita la prima chance lontano da casa, sarà l' Aesernia la squadra con cui dovrà dimostrare di essere giocatore già adulto.
La categoria è sempre la promozione, ma le ambizioni dei pentri hanno una lettera ben chiara.. D; la squadra è costituita per vincere il girone Molisano-Campano ma il Casoria non ne vuole sapere e a fine torneo sopravanza di un punto proprio l' Aesernia aggiudicandosi il posto per salire in D. Il ragazzo del rione Sanità così torna a casa, forse deluso o forse no, ma ripartire è d'obbligo e dove meglio che dal campo di casa? Sanità ancora per Sasà ed i suoi sogni!
Tre campionati con la casacca Biancoblù servono al bomber per crescere come calciatore e come uomo, ed in tali vesti si presenta nell'estate 1983 sulla riviera adriatica all'altezza di San Benedetto del Tronto, esaminatore Clagluna e tempo per convincerlo una settimana... Buoncammino ce la farà!
     
                    LA RIVIERA DEI SOGNI

Con la polvere dei campi di promozione ancora addosso il bomber si trova ad allenarsi al fianco di Gigi Cagni, Santo Perrotta, Bruno Ranieri ed Ipsaro Passione gente che col calcio ci vive, la prima parte del sogno può dirsi avverata.
Il campionato incomincia l'11 settembre ed al "F.lli Ballarin" è atteso il Perugia di Caneo, Ferrari e Frosio perciò avere il 16 sulla schiena è tanta roba, quando poi al 79' Clagluna ordina a Sasà di dare il cambio a Gamberini e bagnare così l'esordio in serie B tutto ha il sapore della magia; la stagione della Sambenedettese scorrerà interamente nelle acque tranquille del centro classifica e per Buoncammino ci saranno altre 12 apparizioni tutte a gara in corso, il 4/12/83, nella sconfitta casalinga col Pescara (0-1) gioca l'intera ripresa al posto di uno spento Faccini e questo è lo spezzone più lungo che gli concede mister Clagluna; il commiato con la stagione cadetta avviene il 6/5/1984, riva del lago di Como, sei minuti ancora in vece di Faccini.
La prima esperienza tra i professionisti non è andata così male, ed infatti la Sambenedettese conferma il ragazzo pure per l'imminente 84/85 anche se in plancia di comando sale Franco Liguori che sostituisce mister Clagluna; il nuovo compagno d'attacco si chiama Stefano Borgonovo e le ambizioni della Samba restano quelle di una tranquilla salvezza, Liguori crede in Sasà tanto da lanciarlo titolare all'esordio col Lecce (sconfitta 1-3 al "Riviera delle palme") e concedergli altre 15 occasioni nel girone d'andata, chanches che il bomber ripaga sudando la maglia ed insaccando la prima rete da professionista il 25/11/1984 nel pari casalingo col Perugia. La Sambenedettese però non naviga nelle acque preventivate, Liguori sembra non avere più la situazione sotto mano e i rossoblù scivolano al 18' posto in piena zona retrocessione tanto basta per indurre la proprietà a chiamare il navigato Mazzetti che rivoluziona uomini e abitudini conducendo gli adriatici ad un onorevole undicesima posizione; Buoncammino però paga oltremodo la rivoluzione venendo di fatto estromesso dalle scelte del nuovo mister, dalla ventitreesima alla trentottesima per lui solo una presenza nel penultimo turno stagionale al cospetto del Taranto, gara nella quale lascia un segno indelebile, infatti al  minuto 52 il bomber bissa l'uno a zero di Di Fabio divenendo così l'ultimo marcatore rossoblù nel tempio del "Ballarin" che dalla stagione successiva verrà abbandonato in favore del nuovo e futuristico "Riviera delle palme".
Conclusa la parentesi Sambenedettese per Sasà si spalancano le porte della C2, doppio salto all'indietro ma nell'ambizioso Francavilla del presidente Luciani neoretrocesso e desideroso di risalire al più presto; il bastone di comando e affidato all'ex gloria pescarese Bruno Nobili ed in rosa ci sono compagni del calibro di Ciappi (estremo difensore icona del Campobasso in B), Di Baia, De Paola (che arriverà in A con Lazio e Brescia) e Odorizzi, ma qualcosa và storto, Nobili è subito silurato e Buoncammino dopo appena due apparizioni prende la via di Foggia, C1, gioco corto alla Viciani e nulla piú, ma tanto basta per tentare di salvare una stagione iniziata male e che finirà peggio; al termine del torneo per Salvatore ci saranno solamente dieci apparizioni digiune di reti in una squadra che chiuderà in un anonimo centro classifica nonostante l'avvicendamento Viciani-Gb Fabbri ed i 13 gol di "Mister San Siro" Costante Tivelli.

                     APPRODO AD ISCHIA

Il bomber del rione Sanità è decisamente alla ricerca di un'isola felice ed è per questo che nell'estate del 1986 approda ad Ischia, un paradiso a portata di portafoglio e che nel calcio stà vivendo una parabola ascendente degna di essere vissuta;  l'obbiettivo è sostituire bomber Lo Masto passato al Venezia dopo i 16 gol della stagione precedente che sommati ai 22 degli altri due anni lo hanno eletto ad idolo del "Rispoli". Agli ordini di Rosario Rivellino , ed in collaborazione con compagni quali Impagliazzo, Bilardi, Onorato e Grillo, Sasà insacca 10 gol che contribuiscono alla salita in C1 degli isolani alle spalle del super Frosinone e davanti alle deluse Latina e Giarre; memorabili la doppietta nell' 1-3 di Ercolano e il gol del pari nell' 1-1 di Nola.
Il gradino superiore si chiama C1, i gialloblù non l'hanno mai frequentata e gli avversari sono Cagliari, Campobasso, Salernitana e Nocerina tra le altre; la società conferma mister Rivellino e lo supporta acquistando Viviano Guida (vecchia promessa interista), Luca Gonano (peperino messosi in luce a Pordenone) e quel Tavola che frequentò anni prima i salotti di Juventus, Lazio e Atalanta. Ovviamente viene confermato anche Buoncammino il quale con 31 presenze e 4 reti risulterà tra gli artefici di un onorevole 13' posto che garantisce la permanenza in categoria; le quattro marcature di Sasà risulteranno tutte decisive, dal gol vittoria nel 2-3 di Frosinone all' 1-1 nel pari di Nocera passando per gli 1-0 casalinghi inflitti al cavalluccio Salernitano ed al Campania.
Il sodalizio Buoncammino-Ischia rispetta un antico detto popolare e dopo due stagioni ricche di soddisfazioni dà il via al terzo capitolo della saga che vede gli isolani ancora in C1 e con qualche ambizione in più visto l'arrivo sull' isola verde di Gaetano Musella ex fantasista del Napoli reduce da una stagione in chiaroscuro a Nocera; con Buoncammino, Musella e Gonano i tifosi  isclani possono sognare. Purtroppo la stagione si rivelerà una sofferenza continua nonostante il buon rendimento dei tre davanti, Rambone sostituirà Franco Villa ed otterrà una salvezza in extremis grazie al conteggio della classifica avulsa che penalizzerà Monopoli e Campobasso dopo che l'Ischia si è imposta nell'ultimo turno a Brindisi grazie proprio ad una rete di Buoncammino (0-1).

                           IL CIOCIARO

A questo punto le strade di Sasà e dell'Ischia si dividono, il bomber accetterà l'offerta in arrivo da Frosinone, dove si è insediato il suo estimatore Rivellino, e scenderà in C2 con il mirino puntato sull'immediata risalita, obbiettivo rafforzato dalla presenza in rosa di un Ambu ancora determinante, di uno Scaglia (circa 200 presenze in B con Varese, Triestina, Piacenza e Palermo) guizzante e di gente del calibro di Malaman e Baldari, tanta roba per la C2. La stagione dei ciociari però sarà tormentata dalle noie finanziarie del presidente Scaccia tanto che il terzo posto finale alle spalle delle promosse Battipagliese e Nola non eviterà il fallimento; lo score personale di Buoncammino reciterà 27 presenze condite da 6 marcature che varranno la chiamata del Campania.

                     CAMPANIA TERRA MIA

In maglia granata, ed agli ordini di mister Improta, ci sono giocatori come il libero Rosario Sasso (baffo di sicuro affidamento), l'esperto Armando Cascione (Napoli e Catanzaro un A), il sicuro Massimo Bianchi tra i pali e le volpi di categoria tipo Walter Vio, Varriale, Nistri e Sciarappa; tutto lascia presagire ad un campionato tranquillo nel quale verrà mantenuta la C1, ed il pari a Catanzaro all'esordio unito al 3-2 inflitto al Catania alla seconda giornata  paiono confermare le impressioni della vigilia..ma non sarà così. La squadra del presidente Morra Greco naufragherà nel mare del caos racimolando la miseria di 3 vittorie ed 8 pareggi in 34 gare siglando solamente 24 reti delle quali però 9 portano la firma di Buoncammino che si posiziona tra i migliori marcatori del girone meridionale della C1; questo exploit gli vale la chiamata da Giarre, stessa categoria e medesimo girone agli ordini di Angelo Orazi, il quale approfitta di un matrimonio morto ancora prima di nascere tra il bomber ed il Casarano.
                     LO SBARCO SULL'ISOLA

Nella ridente cittadina catanese il bomber fa parte di un complesso niente male, un giovane Colonnese più gli esperti Dalla Costa, Stimpfl, Tomasoni e Tarantino danno vita a una squadra che esalta i frequentatori del piccolo "Comunale", il cammino è a dir poco esaltante ed il quarto posto finale ne è  testimonianza inconfutabile, quattro punti (41 a 37 in favore della Fidelis Andria ) separano i gialloblù dalla serie B ma regalano la soddisfazione del diritto a partecipare alla Coppa Italia maggiore; tutto ciò grazie anche alle undici marcature di Sasà che entra nella leggenda alla 32esima quando stende il Casarano (2-1) siglando la rete della vittoria con una splendida rovesciata!
Nell'estate del 1992 c'è una nuova missione da compiere, il glorioso Palermo è sceso inopinatamente in C1 per "colpa" della classifica avulsa la quale ha premiato Casertana e Taranto condannando le aquile rosanero al declassamento in terza serie, dal capoluogo regionale l'ordine che parte è uno soltanto : "Risalita immediata!". Per adempiere a tale scopo viene scelto proprio mister Orazi il quale non ci pensa due volte a portarsi appresso Buoncammino che andrà a completare un attacco formato da Cecconi, Battaglia e Mucciarelli, roba da ricchi in serie C1; se si pensa poi che in quella rosa sono compresi il portiere Vinti, i difensori Biffi, Incarbona e Serra oltreché i centrocampisti Spigarelli, Valentini e Favo si comprende velocemente che i palermitani non faticano a dominare il torneo e tornano immediatamente in serie B. In tutto ciò Buoncammino marca 30 presenze impreziosite da 7 reti, secondo marcatore della squadra dietro a Cecconi (14); conferma garantita e ritorno in cadetteria a distanza di otto stagioni.
Appendice di una stagione da ricordare sarà la vittoria in Coppa Italia di serie C ai danni del Como regolato in finale da uno 0-2 sulle rive del lago con rete di Sasà al 52', e da un 1-1 in una "Favorita" stracolma e festante nella quale capitan Favo alzerà il trofeo.
                          B  DI PALERMO

 Ci sono volute 208 gare e 53 reti tra C1 e C2 per guadagnarsi un'altra chance in serie B, e questa volta Buoncammino vuol essere protagonista di qualcosa di importante, la stagione pare quella giusta con la presenza in B di una nobile quale la Fiorentina e compagni di squadra quali Bigliardi (campione d'Italia a Napoli), Fiorin, Soda e Rizzolo.
Proprio contro i viola incomincia il cammino del Palermo (numero 9 sulle spalle) ed è subito tutto in salita, lo 0-3 dell'esordio certifica la difficoltà  della cadetteria; alla seconda Sasà rimedia un rosso a Cosenza al 62' appena dopo il vantaggio dei calabresi firmato Fabris ma alla quinta, con Salvemini subentrato a Nicolini, ecco la prima gioia stagionale con la rete dell'1-0 ai danni del Verona (raddoppierà Assennato per il 2-0 finale) bissata all'ottava allorquando Buoncammino stende il Bari (1-0) con una rovesciata degna di palcoscenici internazionali. Il campionato del Bomber è buono, gioca con continuità ed anche se le reti arrivano col contagocce, alla fine saranno quattro, metterà insieme trenta presenze l'ultima delle quali nella fondamentale vittoria casalinga col Monza decisiva per la sofferta salvezza dei rosanero.
                   RITORNO IN CAMPANIA

Conclusa l'esperienza palermitana l'attaccante napoletano rientra a casa accettando l'offerta dell'ambiziosa Juve Stabia del presidente Fiore, un'orchestra che annovera Amodio, De Simone, Celestini, Dell'Oglio e Musella in terza serie potrebbe farla da padrone, ma come sempre nel calcio i nomi da soli contano poco; mister Chiancone salta presto sostituito da Zurlini a sua volta avvicendato dal mago di Brindisi Ansaloni che conclude il torneo in un'anonima ottava posizione e per Buoncammino ci sarà la soddisfazione d'essere  il miglior marcatore delle vespe con sette reti in trenta presenze, il che gli vale la riconferma.
L'annata successiva per le vespe stabiesi sarà ancor più travagliata, Buoncammino si ritrova in una squadra per gran parte confermata ed arricchita dagli arrivi del giovane Bachini e di quel Gonano già compagno ad Ischia ma la squadra non gira, mister Specchia lascia il posto a Viviano Guida (anch'egli ad Ischia con Sasà) e lo spettro dei play out diviene presto realtà; il 9 Giugno a Nola si gioca l'andata dello scontro salvezza e Buoncammino entra al minuto 66 in vece di Bertuccelli, appena dopo il raddoppio Nolano ad opera di Virille. Il risultato non cambierà più ed il 16 al "Menti' di Castellammare servirà un autentico miracolo per mantenere la C1.
Questa volta mister Guida schiera Sasà dal primo minuto al fianco di Bertuccelli ed il risultato gli dà ragione immediatamente, al 2' vespe in vantaggio con Costantino, al 22' raddoppio proprio di Buoncammino che da spettatore (uscirà al 66' per fare posto a Gonano) si godrà il 3-0 al novantesimo di Pizzo da calcio di rigore, giocopartitaincontro... si può partire per altri lidi.

                     RITORNO ALLE ORIGINI

La nuova stagione vede Buoncammino vestire la prestigiosa maglia rossonera della Nocerina affidata inizialmente alle cure di Maestripieri ma presto consegnata nelle sapienti mani di Gianni Balugani.
La rosa molossa è senz'altro di prim'ordine, Sasà ritrova Battaglia (con lui a Palermo), De Simone, Fabris e Bucciarelli (ex Juve Stabia), più i virgulti Del Nevo, Marchegiani Franco (pedina fondamentale del Pescara di Galeone) e Iezzo; l'inizio non è niente male ed il 6 Novembre addirittura la Nocerina si reca a Torino per giocarsi il passaggio del turno in Coppa Italia (0-0 all'andata), per Buoncammino ci sarà spazio solo dall' 85' quando i molossi oramai ribaltati dal gol di Montero e dall'autorete di Di Rocco (inizialmente proprio Franco Marchegiani aveva portato avanti i rossoneri) cercano il disperato pari che non arriverà.
In campionato il bomber colleziona otto presenze condite da due reti, ma nella finestra di mercato autunnale non resiste al richiamo della sua Santità, nel frattempo salita in D, e scende tra i dilettanti in un team che infiamma il rione al ritmo dei gol di Caliano e delle giocate dell'esperto Raimondo. L' avventura si chiuderà con 5 reti in 15 gare e lo zampino in molte delle 22 di Caliano, uno storico quinto posto e il trampolino di lancio per un'ultima apparizione tra i professionisti.

             TRAMONTO AD ALBANOVA

A Casal di Principe Buoncammino vive la sua ultima stagione nel calcio che conta, la squadra purtroppo attraversa una stagione balorda nella quale si avvicendano in panchina Improta, Izzo, Di Somma e Santosuossosenza ovviamente evitare il caos. La rosa oltretutto è composta da marpioni di categoria, gente che la C la naviga senza bussola come Cetronio, Incitti, il portiere Onorati, Pizzo e Fumarola, ma non riesce ad evitare la coda dei play out dove se la deve vedere col Frosinone giunto alle spalle per un solo punto (34 a 33 per i campani). Buoncammino in campionato ha totalizzato 24 presenze e tre reti che non sarebbero neanche male, ma il 31 Maggio 1998 naufraga al "Matusa" seppellito da quattro reti ciociare sbagliando un rigore vitale sul parziale di 2-0; a nulla servirà l'ottima prestazione sette giorni più tardi nella quale Sasà siglerà di testa l' 1-0 dopo appena sette minuti. Annata chiusa con un'amara retrocessione che però non intacca tre lustri di gol, giocate e numeri regalti alle platee.

                    RITORNO AL PASSATO

Terminata l'avventura tra i prof. Buoncammino sente che qualcosa può ancora dare in quel rettangolo verde ed accetta l'offerta della Sangiuseppese che aiuta, anche se con sole 9 presenze ed un gol, a vincere l'eccellenza campana, mentre nella stagione del millennium (1999-'00) si regala un flashback finale tornando ad indossare, a distanza di dieci anni, la casacca gialloblù dell'Ischia sprofondata in Eccellenza e onorandola di ulteriori 29 presenze condite dagli ultimi 5 gol da calciatore.
Dal campo di "S.Gennaro dei poveri" a Stefano Borgonovo, dai pieni della "Favorita" al piccolo "Comunale" di Giarre, ne ha fatta di strada Buoncammino ed ha lasciato ovunque ottimi ricordi...grazie bomber!


domenica 27 gennaio 2019

ALLA RADICE DI UN CAPOLAVORO


"Ballata per un condannato" è un film del 1980, niente a che vedere con Bologna, San Petronio o la squadra che "tremare il mondo fa(ceva)", ma potrebbe essere il titolo azzeccato per quell'estate funestata dalla sentenza riguardante il calcioscommesse che decretò un pesante -5 (al pari di Perugia ed Avellino) nella classifica di partenza dei rossoblù del neo tecnico Gigi Radice.
La creatura del presidente Fabbretti è sicuramente ferita, spaventata e, dai più scettici, pure condannata... ma è il campo che emette verdetti incontrovertibili, sentenze che solo i grandi sanno pilotare dove vogliono loro, uno di questi è proprio Luigi Radice!

                   LO SBARCO

Approda sulla panchina felsinea  "approfittando" di un'innata antipatia tra il patron bolognese ed il precedente allenatore Perani, Fabbretti preme per il cambio già nella stagione precedente, ma il Marino conduce il Bologna in maniera inappuntabile e, a malincuore, il presidente se ne resta buono buono fino al termine del campionato. In estate poi, nonostante il Ds Sogliano cerchi di farlo desistere, impone il suo pensiero e così l'uomo di Cesano Maderno sbarca nella Dotta.
Il lavoro in sede di calciomercato è sicuramente buono, partono senza troppi rimpianti "Cavallo pazzo" Chiarugi, Petrini, Castronaro e la coppia Mastalli-Maselli (al Monza in B), e con qualche rimpianto in più Mastropasqua e Spinozzi (entrambi alla Lazio neo retrocessa in B dalla giustizia sportiva), ma alla casella arrivi si leggono nomi di sicuro affidamento e sui quali Radice conta moltissimo, il fedele Garritano (vice Pulici-Graziani nel Toro del 1976), il lottatore Vullo ed il guizzante Pileggi ( due "ragazzi del Toro"), la promessa Fiorini rientrante dall'ennesimo prestito (Piacenza, 21 gol), i giovani spallini Fabbri (difensore) e Boschin (portiere), il roccioso difensore Benedetti consacratosi a Cesena; ce n'è abbastanza per sperare nel miracolo, anche se ai miracoli  in pochi ci credono.

                   VENTO IN COPPA

Il 20 Agosto 1980 si comincia a fare sul serio, all' "Arena Garibaldi" di Pisa la truppa di Radice è ospite dei nerazzurri di Lauro Toneatto, primo vero avversario col quale testare il grado di preparazione; apre le danze Dossena già al 3', pareggia Cantarutti quasi subito (11') ma Garritano in chiusura di tempo fissa l' 1 a 2 definitivo che traccia la via da seguire, chi ben comincia...
Il 31 test ancora più probante al cospetto del Napoli di Marchesi, 1-1 (Musella di rigore e Franco Fabbri i marcatori) e squadra che ne esce ulteriormente rafforzata sotto l'aspetto psicologico nell'attesa di ospitare tre giorni dopo il L.R. Vicenza travolto poi con un secco 3-0 (Fiorini, Paris e Zuccheri) che lascia a Radice la tranquillità per buttare nella mischia qualche giovane come Paolo Gallo (entra al 69' per Garritano), giovane virgulto arrivato da Monselice dopo 7 reti nella C2 precedente.
Contro una Sampdoria oramai fuori dai giochi il 7 Settembre i rossoblù staccano il biglietto per i quarti di finale grazie ad un golletto di Garritano al 25', come precampionato davvero niente male, ma è il 14 Settembre la data che ogni tifoso bolognese attende con trepidazione, arriva al "Dall'Ara" l'Ascoli di Gb Fabbri reduce da un grandissimo quinto posto nella stagione precedente e da lì si dovrà incominciare a scalare il -5.
                       GALLO IL PADOVANO
Paolo Gallo classe 1962 é un giovanotto di belle speranze venuto fuori dalle giovanili del Monselice (allora in C2), nella stagione 1979/80 mette assieme 16 presenze e 7 reti che gli valgono la chiamata del blasonato Bologna, dai campi polverosi di quarta serie all'essere un uomo del general Radice, quasi un sogno che ancora oggi ricorda con la freschezza degli anni della gioventù.
" Avevo fatto la trafila giovanile a Monselice ricevendo proposte anche da Padova e Vicenza, poi la società si accordò col Bologna ed io lo seppi a fine anno, ma non pensavo certo d'essere aggregato alla prima squadra.
Radice era un grande conoscitore di calcio, tatticamente perfetto curava minuziosamente reparto per reparto; per noi giovani era come un padre, ci ha dato a tutti la possibilità di esordire in A; credeva molto nei giovani, quell'anno eravamo io, Marocchi (Marco classe 1961 ex Mantova e Reggiana) e il talentuoso Gamberini (Marcello, classe '61) ed il mister a fine allenamento ci teneva per farci calciare ai portieri. Mi insegnò pure a calciare "a foglia morta" di sinistro nonostante io fossi un destro naturale."
La memoria di Gallo poi ricorda il modo di vivere la gara da parte di Radice :
" Durante la gara era un leone in gabbia, il suo carattere forte non gli permetteva di restare seduto, cercava di imprimere dalla panchina il suo credo, parlava molto coi giocatori in campo...un leader."
Chiediamo poi a Gallo in che maniera può essere stato determinante il mister per arrivare a salvarsi nonostante il -5 :
" Radice è stato determinante nel portare tranquillità all'inizio quando una mazzata del genere poteva tramortire l'ambiente; lo è stato altresì nel mettere a disposizione la sua esperienza e nell'attuare quel suo calcio propositivo che non guardava in faccia nessuno. Creò da subito un grande gruppo e i risultati furono una conseguenza, Dossena e Colomba arrivarono in nazionale e Zinetti ci andò vicino, se questo è poco..."
Per Gallo l'esperienza si limitò a quattro minuti in sostituzione di Fiorini ( 15/02/81 Bologna-Perugia 4-0) ed a un buon numero di panchine in campionato ed oggi crede che quel -5 non gli abbia giovato molto :
" Quella penalità non ha certamente aiutato noi giovani, c'era l'assoluta necessità di punti ed il mister faticava a trovarci gli spazi; l'ho capito forse dopo perché quando ero lì ho vissuto il tutto con l'adrenalina a mille. L'anno dopo con Burgnich trovarono posto Macina e Mancini ed esordirono parecchi ragazzotti. Non ho comunque nessun rimpianto, l'ho vissuta come un'esperienza che mi ha arricchito come uomo; mi sarebbe piaciuto avere più spazio ma và bene così, restano ricordi unici ed indimenticabili.

NEL MEZZO DEL CAMMIN DEL CAMPIONATO

Contro l'Ascoli un'autorete di Anzivino al minuto 70 apre la strada alla rimonta felsinea, alla seconda si impatta a Perugia (0-0) in un incontro che e già da vivi o morti ed alla terza solo un rigore di Prezzo al 73' permette alla Roma di raggiungere i rossoblù in vantaggio dal 14' grazie a Garritano; ma è alla quarta che i ragazzi di Radice compiono il miracolo, 0-1 a casa Juventus (83' rigore Paris) e penalità azzerata alla grande!
La vittoria sulla Pistoiese ed il pareggio ad Udine servono a fare lievitare la classifica e l'inaspettata debacle casalinga col Brescia (0-1 Salvioni) non intacca l'autostima del gruppo che arriva a fine andata cedendo solo ad Inter ed Avellino e comunque con 12 punti già in zona salvezza.

                 IL BIONDO DI GHIACCIO

Klaus Bachlechner da Brunico classe 1952 è già un giocatore affermato in quell'estate del 1980, si appresta ad affrontare la terza stagione con i colori rossoblù addosso ed anche lui non accoglie bene quel dannato -5, "Fu un duro colpo, c'erano di mezzo accuse a compagni... una bruttissima situazione. Il mister lavorò bene fin da subito ed oggi posso dire, senza nulla togliere agli altri, che  è stato il migliore che ho avuto, il più preparato tatticamente e di un'umanità davvero rara; per farle un esempio le racconto un aneddoto, al giovedì ci si vedeva per parlare della partita, una volta si presentò un ragazzino che Radice sapeva a scuola e perciò il mister gli domandò come mai fosse con noi. Il giovanotto rispose "Stamattina mi sono riposato", Radice lo guardò e ribadì "Bene, allora ti riposi anche oggi!" e lo mandò a casa."
Il biondo Klaus poi ripercorre la stagione come se fosse esperienza dell'altro ieri :
" Facemmo una normale preparazione senza risentire della penalità, Radice creò dal principio un buon gruppo tanto che passavamo due giornate alla settimana tutti insieme con famiglie e figli, si parlava di tutto, ci si conosceva per davvero.
Lui aveva una personalità forte e marcata ma non mancava mai di confrontarsi con noi giocatori, e poi sapeva toccare le corde giuste di ognuno di noi, ti stimolava a dare più del massimo; pensi solo che quell'anno abbiamo vinto a Torino sia con la Juve che col "suo" Toro, eravamo una big del campionato e tutti ci aspettavano. Una domenica a Pistoia eravamo in emergenza, mi convinse a giocare a centrocampo e feci pure un'ottima gara, sicuramente ha avuto un merito fondamentale nel farci disputare un campionato che ancora oggi a Bologna e ricordato quasi alla pari di uno scudetto."
Conclude Bachlechner con un aneddoto simpatico sul Radice allenatore: " Sapeva stare in mezzo a noi, sapeva scherzare; durante le partitelle capitava che giocasse con noi ma a causa di un infortunio che lo aveva costretto al ritiro faticava a correre correttamente, ebbene, ad ogni anticipo ti avvicinava e sarcasticamente di diceva: "Mamma che anticipo che hai fatto!!!". Sicuramente l'anno di Bologna lo ha poi rilanciato verso lidi come Milano e nel mio approdo all'Inter qualcosa di suo c'è, da lui ho imparato tanto."

               MIRACOLO SULLA VIA EMILIA

Il ritorno si apre con il pareggio di Ascoli ( Bellotto all' 82' agguanta Fiorini) e la macellazione del Perugia (4-0), alla diciottesima il Bologna è settimo e nessuno ha più paura di nulla; si deve digerire l' 1-5 con Madama che vendica lo sgarbo dell'andata ma è tutta una discesa. Arriva la soddisfazione di una vittoria sull'Inter (5 Aprile 2-1 firmato Fabbri e Dossena) accompagnata dal bis sul Toro (1-0 ancora Dossena) e dal pareggio alla ventottesima nel regno di Palanca (2-2 con Fiorini e Fabbri che rispondono al baffo di Camerino) che sancisce matematicamente una salvezza mai stata realmente in discussione.
Discussione che invece riguarda la conferma dello stratega brianzolo e che porterà, tra la delusione generale, all'approdo in rossonero (Milan) di un uomo che in una solo anno si guadagnò un posto d'onore nel firmamento bolognese aggiungendo ad una già strepitosa stagione la semifinale di Coppa Italia dove si arrese solamente ai supplementari ad un Torino ancora ferito dalla doppia scoppola in campionato.