mercoledì 27 settembre 2017

       Teodoro Piccinno



Ottobre 1966, è appena incominciato il campionato di prima categoria ed anche in Puglia le contendenti si danno battaglia per assicurarsi l'accesso alla serie D della successiva stagione; il girone B vede partecipare blasonate società come Noci, Galatina e Tricase, ma ad avere la meglio sarà la piccola Poggiardo (6000 abitanti e poco più in provincia di Lecce) sostenuta dall'entusiasmo di un presidente appassionato e da tutta la comunità, volerà in D e ivi resterà fino al 1973 battagliando fieramente con società del calibro di Trani, Barletta, Monopoli e così via.
Proprio qui (a Poggiardo) il 27 di Ottobre di quel 1966 vede la luce Teodoro Piccinno che di li a vent'anni porterà il nome di Poggiardo sugli almanacchi Panini, chissà che la passione e le capacità non gli siano state trasmesse dal magico fluido calcistico che imperava in paese in quegli anni.
Teodoro col pallone ci sa fare e nel 1980 lo troviamo già militante nel settore giovanile dell'Inter, la carriera professionistica è ancora una chimera ma coltivandola con la giusta mentalità si avvicina sempre più ed infatti nella stagione 1983/84 fa parte della primavera nerazzurra di mister Cella che vede con lui futuri big come Calcaterra e Cucchi nonché il promettentissimo Civeriati, un fiore che non sbocciera' purtroppo mai. La stagione successiva mister "foglia morta" Mariolino Corso lo mette in bella evidenza ancora nella primavera (Ciocci, Minaudo, Manicone e Pizzi tra i nuovi compagni) tanto che Ilario Castagner lo convoca un paio di volte come riserva in serie A; il mese magico è Gennaio e tra il 20 ed il 27 Piccinno colleziona due panchine in campionato (entrambe col 14 sulle spalle) contro l'Atalanta e al Partenio di Avellino e l'esordio nell'olimpo pallonaro pare dietro l'angolo, il destino però non gli darà altre occasioni e così al termine di una stagione comunque positiva per il giovane difensore si spalancano le porte della C.
Ad aggiudicarsi le prestazioni del giovane è il Brindisi di mister Ansaloni reduce dalla vittoria del campionato di C2 e desideroso di far almeno sognare la B che in città hanno visto ai tempi di Fanuzzi; la squadra è di buon livello, e con il portiere La Veneziana alle spalle coadiuvato da compagni di reparto come Borsani, Argentieri e Michelini c'è solo da imparare, a fine campionato le presenze per Teodoro sono solo 10 ma i 2 gol dimostrano ampiamente che la voglia di emergere non manca. La stagione seguente è ancora vissuta con addosso la maglia biancazzurra, inizialmente cambia la guida tecnica (arriva Gigi Boccolini) ma poi torna Ansaloni e si rivive un'altra stagione pressoché tranquilla, ormai Piccinno ha la giusta dose di esperienza per risultare tra le colonne della squadra tanto che a fine stagione le presenze sono 27, stavolta senza gol ma con la certezza di aver contributo a formare un futuro campione del calibro di Antonio Benarrivo che proprio in quell'anno si affacciava sul palcoscenico dei grandi.
La stagione 87/88 vede Piccinno  accettare l'offerta del Nola compagine dell'hinterland napoletano in ascesa che però disputa il campionato di C2, pare un declassamento ma in realtà è un'esperienza che forma ulteriormente il difensore salentino; il girone è dominato dal Palermo di Caramanno desideroso di risalire velocemente verso categorie più consone al blasone rosanero ma il Nola non sfigura, dopo un girone d'andata chiuso in quinta posizione rallenta un pochettino al ritorno e chiude ottavo, risultato comunque positivo e che soddisfa una tifoseria che ha deliziato delle giocate del fantasista Dalla Buona, delle parate di Pagliarulo e delle reti della coppia Fabbiano-Morello; Piccinno con 33 gare (e 3 reti) è tra i più presenti e positivi tanto che a fine stagione arriva il doppio salto in serie B..le aquile di Catanzaro hanno bisogno di questo giovane virgulto. I giallorossi col Nola hanno concluso l'acquisto di Chiarella un paio d'anni prima (20 gol in C2 nel 1986) e sanno che li si pesca sempre bene.
L'arrivo in Calabria coincide con l'esordio in B che avverrà al "Dino Liotta" di Licata l'11 Settembre 1988 (0-0), la squadra è buona visto che si regge sulla' estro di "baffo" Palanca, sull'affidabilità del portiere Zunico, e sul pragmatismo di gente del calibro di Netzer-Nicolini, Miceli, Cascione ecc, Piccinno ritrova pure Civeriati e dopo un inizio "alla grande" con vittorie e pareggi la squadra si perde un po chiudendo la stagione a metà classifica. Teodoro contribuisce comunque in maniera pesante e Il 6/11/1988 firma addirittura l' 1-0 con cui viene battuta la Sambenedettese; per lui al termine del campionato si contano 23 presenze (22 da titolare) e la suddetta rete.
Pare solo l'inizio di una carriera vissuta ai "piani alti" invece l' 89/90 riserva a Piccinno un piccolo salto all'indietro, inizia il campionato di B ancora a Catanzaro e mette assieme sei gettoni di presenza (tutti dall'inizio) poi a Novembre accetta l'offerta di una Casertana ambiziosa che disputa la serie C1 salutando la compagine calabrese già afflitta da problemi economici e destinata ad una retrocessione che innescherà una serie infinita di problemi.
L'arrivo alle porte della reggia coincide con uno dei periodi di massimo splendore del calcio casertano, in quel 89/90 si trova come compagni assi del calibro di Ravanelli, l'ex 12 pisano per antonomasia Grudina, Suppa e Brandani; agli ordini del guru Caramanno i falchetti disputano un girone di ritorno a dir poco strepitoso che li vede inanellare 10 vittorie fila le quali però non bastano a togliere la promozione a Taranto e Salernitana anche per via di due punti di penalità che i rossoblù si portano appresso. Ben presto Piccinno diventa un idolo della tifoseria e l'annata successiva entra di diritto nella storia del calcio Casertano essendo protagonista dell'undici che riconquista la B dopo un ventennio agli ordini del "rosso di Ponsacco" Adriano Lombardi, la città è euforica tanto che al "Pinto", in occasione della gara decisiva (contro il Monopoli) marcano presenza 15000 cuori rossoblù i quali esplodono di gioia al triplice fischio finale; sulla scia dell'entusiasmo Teodoro accetta di buon grado la permanenza anche per la B ed il primo Settembre 1991 è titolare nella gara che a Pisa vede tornare (e trionfare2-3) in B i falchetti, vive un'annata tutto sommato positiva collezionando 24 presenze (9 intere) e mettendo a segno una rete nel 2-4 subito all'Adriatico di Pescara, il tabellino personale però è frenato da ben sei turni di squalifica rimediati a causa di tre espulsioni (contro Lucchese, Lecce e Taranto) e che ne fanno il più bersagliato della squadra  (al pari di Petruzzi)  dal giudice sportivo; l'avventura coi falchetti termina nel "tragico" pomeriggio di Ascoli il 20 Giugno 1992 quando un gol di Totò Fresta al 111' indirizza la salvezza in direzione Taranto (2-1 per gli jonici), quel giorno Piccinno rileva al 52' Erbaggio ma nulla può per mantenere in B la Casertana.
Scherzi del destino il 92/93 vede Piccinno passare proprio al Taranto per disputare ancora la serie B, gli jonici non intendono soffrire come la precedente stagione e cercano di allestire una formazione degna di un buon campionato; assieme al difensore di Poggiardo troviamo il fantasista Ciro Muro (detto Murodona ai tempi del Napoli), il guerriero Amodio, Camolese, Enzo, Murelli e il portiere Simoni, qualcosa però non gira per il verso giusto e il Taranto staziona tutta la stagione nei bassifondi della classifica fino a retrocedere con appena 27 punti; per Teodoro si contano 34 gare senza nessuna rete l'ultima delle quali, il 13/06/1993, a Cesena e vinta 0-2 sarà il congedo personale dalla categoria.
La stagione seguente infatti Piccinno scende in C1 a Casarano dove il ds Pantaleo Corvino ha allestito una formazione in grado di togliersi diverse soddisfazioni, compagni di quell'avventura sono l'ex leccese Levanto,il promettente attaccante Vadacca, il granitico stopper Serra (già compagno a Caserta) e un giovane Orlandoni; il quarto posto a fine andata si trasforma in settimo al termine del campionato e Piccinno con 30 presenze è tra i cardini della squadra di "Dustin" Antonelli; a fine stagione accetta la riconferma ma l'arrivo di Viscidi sulla panchina cambia le prospettive e cosi approda a campionato in corso alla corte del Barletta della sciagurata gestione Perina; agli ordini di Mario Russo si mette a disposizione della causa biancorossa dove trova marpioni di categoria come il pratico Natale o il libero Tomasoni uniti a giovani di prospettiva quali Colasante, il portiere Betti ed il mediano friulano Marcuz, la stagione è comunque da brividi e solo un ottimo girone di ritorno permette al Barletta di evitare la lotteria dei play-out; Piccinno dopo le iniziali dieci presenze a Casarano mette insieme 16 gettoni in biancorosso.
Il ritorno di Antonelli sulla panchina casaranese coincide con quello di Piccinno che con indosso i colori rossoblù diventa un vero idolo del "Capozza" e nonostante la stagione sia anonima (Antonelli viene avvicendato da Scorsa) il jolly di Poggiardo mette una dietro l'altra 32 presenze che gli valgono un' ulteriore conferma per la stagione successiva in un Casarano targato Cadregari e con in rosa nomi del calibro di Chiappara, Pittalis ed il compaesano (di Poggiardo anche lui) Raffaele Quaranta ex Fidelis Andria; a Gennaio però arriva la chiamata del Carpi guidato da un giovane Gigi De Canio e che sta strabiliando nel girone settentrionale della C1, Piccinno al pari di Pellegrini (dall'Udinese) e Di Cunzolo (dalla Battipagliese) rappresenta un rinforzo importante nella caccia alla battistrada Treviso che guidata da Pillon in panchina ed Ezio Rossi, Padella e Fiorio in campo sta facendo campionato a sé. A Carpi Piccinno trova un ambiente ideale e con compagni come Landonio, Pulga e Masitto entrerà nel cuore della tifoseria biancorossa sfiorando un'incredibile promozione in B mancata solamente a causa di un'inopinata sconfitta in finale play-off ad opera del Monza di Gigi Radice e macchiata dal sospetto di un "finale pilotato" che rende ancora più amaro il boccone da ingoiare; per il difensore pugliese le presenze sono 16 in campionato più quelle negli spareggi compresa la sfortunata finale di Ferrara  dove gioca titolare venendo sostituito ad una manciata di minuti dal 90'.
Il richiamo di Casarano ha ancora una volta la meglio e Teodoro rientra tra le fila rossoblù per disputare l'ennesimo campionato di C1, la rosa è senza dubbio discreta infatti in squadra si trova il talento di un giovanissimo Miccoli unito all'esperienza di due vecchi marpioni come "Rambo" Policano ed Antonio Nobile (passato anche nell'Inter del Trap) ed ancora la punta Delle Donne, il centrocampista Imbriani fino al portiere Spagnulo ma le cose non girano bene; per il presidente Filograna i tempi belli sono passati e sul campo si vede, la squadra giunge ultima nonostante il cambio di guida tecnica (De Pasquale sostituirà Petrelli) e sprofonda in C2 dove la stagione successiva bissa l'ultimo posto abbandonando definitivamente il calcio professionistico, per Piccinno un biennio difficile anche sul piano personale tanto che in due campionati mette assieme la pochezza di 17 presenze, decisamente in controtendenza con il passato dove aveva sempre giocato con continuità.
Chiuso il lungo capitolo casaranese Piccinno si trasferisce a Nardò in una società reduce da una tranquilla salvezza e che ambisce a mantenere la categoria, in squadra ritrova Levanto (già a Casarano) e calciatori come Mitri, Affuso e Bucciarelli, ce ne sarebbe per disputare un tranquillo campionato ma la compagine granata naviga nei bassifondi della graduatoria, Onorati viene sostituito in panchina da De Pasquale il quale però non riesce ad evitare la coda dei play-out che mettono il toro di Puglia (soprannome del Nardò) di fronte alla Turris la quale avrà la meglio nel doppio confronto  vincendo in casa 2-1 e pareggiando in terra di Puglia 2-2; in estate arriverà poi il ripescaggio grazie al fallimento del Saronno (girone A) ma le strade di Piccinno (20 presenze in campionato) e del Nardò sono già divise, il calciatore ha infatti accettato la proposta del Taurisano che si appresta ad affrontare un agguerrito girone H della serie D che vedrà dominare Martina e Frosinone (saliranno in C2 i pugliesi) davanti al suo vecchio Casarano; per il Taurisano invece arriverà una triste retrocessione al penultimo posto davanti solamente ad un Barletta in disarmo, lo score personale per il difensore sarà di 11 presenze ed un gol.
L' annata 2001-02 vede il difensore di Poggiardo accordarsi con la Pro Italia Galatina sempre in D, ma anche qui la stagione non andrà per il verso giusto e con soli 34 punti la società leccese si classificherà terzultima davanti ad Altamura e Pisticci accompagnandole nella discesa in Eccellenza, per Piccinno 23 presenze e la quinta retrocessione consecutiva sul campo decisamente troppo per un ottimo giocatore come lui.
Chiude il capitolo da calciatore accettando ancora un anno a Francavilla Fontana in Eccellenza, qui disputa una stagione tranquilla conclusa con un ottimo 7' posto a 20 punti dalla vincitrice Bitonto che arresta la catena di retrocessioni che lo perseguitava da anni. Smessi i panni del terzino-jolly Piccinno si cimenta per un breve periodo nella carriera da allenatore ma poi si allontana da un mondo che lo ha visto protagonista sui campi per quasi trent'anni; oggi vive nella sua Poggiardo e si occupa di tutt'altro (promotore finanziario) ma con l'amore per il pallone tatuato in un cuore "dimenticato" per metà a Caserta e la consapevolezza di aver lasciato un ottimo ricordo ovunque ha giocato.

venerdì 23 giugno 2017

Il Quadrilatero marchigiano

       

In gergo calcistico quando si parla di quadrilatero tornano alla mente i distantissimi tempi pionieristici in cui Casale, Vercelli, Novara ed Alessandria monopolizzavano le competizioni pallonare guastando i piani delle già metropolitane Milano, Torino ecc..
Il quadrilatero che andiamo a scomodare oggi ha sicuramente meno blasone di quello piemontardo, ma porta con sé una curiosità, una passione, difficilmente replicabili ai tempi nostri; il nostro quadrilatero è un lembo di terra compreso tra Senigallia ed Osimo passando per Ancona e unendo il tutto a Jesi.
Centotrentaquattro chilometri per chi volesse percorrerlo, poca cosa si dirà ma questa piastrella d'Italia racchiude storie, esperienze cosi diverse tra loro da farle apparire quasi distantissime; si unirono sotto il nome del dio pallone, quando tutte assieme presero parte al campionato di C2 edizione 1981/'82...una provincia, quattro realtà..
                     
                    LA MARCA DI ANCONA

Di origini antichissime, la provincia anconetana ha fatto nei secoli da palcoscenico a popolazioni quali i Galli Senoni, i Piceni, i Romani ed anche ai barbari; ognuno ha lasciato una testimonianza della propria esistenza con opere, costruzioni o semplici strade; gli abitanti si attestano attorno ai 460000 dei quali oltre 100000 residenti nel capoluogo. Questo dà la dimensione di quanto Ancona città sia molto superiore nelle disponibilità rispetto ai centri che ne compongono la provincia, va da sé perciò che il fatto di riuscire, in campo calcistico, a competere con tale realtà rese indimenticabili le vicende di Osimana, Vigor Senigallia e Jesi.
               
                                  ANCONA

Fondata nel 1905 l'  U.S. Anconitana conosce momenti di fasto quasi da subito riuscendo nei primi anni del 900 a costruirsi un'immagine anche fuori regione grazie alla conquista di obbiettivi come la finale interregionale Lega Sud che dà accesso alla finalissima per lo scudetto (allora non esistente); si arrenderà alla fortissima Alba Roma, ma il nome dei biancorossi inizia a "girare".
Gli anni successivi vedono una società impegnata a frequentare l'Università della C che riesce a superare ottenendo parecchi ottimi piazzamenti nella neonata serie B, poi la guerra spazza via tutto e il vento che arriva alla fine permette la partecipazione ad un campionato misto A-B che innesca una nuova era chiusa con la retrocessione in C del 1951. Da lì in poi l'Anconitana è protagonista di campionati anonimi in categorie come la IV serie alternati a risalite in C con vista sulla cadetteria che non si trasforma mai in realtà; con la riforma della terza serie e lo smembramento in C1 e C2 la società dorica diventa habitué di dette categorie fino al termine degli anni 80 quando spicca il volo verso la B, la A e la finale di Coppa Italia..ma questa è un'altra storia.
L'Anconitana edizione 1981/'82  è una squadra costruita per vincere, vuoi la forte concorrenza provinciale, vuoi la delusione di un anno anonimo in C2 i biancorossi vogliono assolutamente tornare in quella C1 che considerano scalino piú basso in grado di ospitare il blasone che si portano dietro.
Il timone della barca dorica viene affidato al giovane Luigi Mascalaito ex bandiera del Verona e reduce da un campionato stratosferico in C1 con l'Alma Juventus Fano chiuso al terzo posto dietro le promosse in B Cremonese e Reggiana, con lui arrivano nomi che in categoria fanno davvero la differenza come Ivo Ballardini, Zandegù, il libero Briganti (da Fano) e Quadrelli che uniti ai riconfermati Tamalio, Ferro, Garito e Di Bartolomeo costruiranno l'ossatura della squadra che si aggiudicherà il girone.
In porta Mascalaito dà fiducia al giovanotto di casa Sergio Spuri, fabrianese purosangue il ragazzo si è fatto le ossa facendo da dodicesimo a Pionetti e ritagliandosi uno spazietto di sei presenze che sono bastate a giudicarlo abile al ruolo di guardiano titolare; a distanza di tanti anni proprio Spuri ricorda cosi quella stagione : "Ero un giovane di belle speranze che aveva fatto un poco d'esperienza nella precedente stagione, ne venivamo da un deludente campionato e partimmo con l'obbiettivo di vincere. Mi dettero fiducia e da lì è iniziata la mia carriera, la mia storia."
" Sentivate tanto la rivalità con le società della provincia?"
" Indubbiamente si, c'era molto campanilismo ed era un campionato avvincente, pieno di derby e di stadi stracolmi...altri tempi.."
" Da Anconetano lei come viveva la rivalità? "
" La sentivo molto, ad esempio quando andavamo a giocare a Jesi ti trovavi davanti una squadra che giocava la partita della vita, lottavano alla morte, chi batteva l'Ancona sconfiggeva il capoluogo e questo si tramutava sul campo in grandissimo agonismo, soprattutto a Jesi, ma pure ad Osimo e a Senigallia."
" Ha ricordi particolari legati a quei derby? "
" Mah, diciamo che ricordo in particolare una partita.. persa! Mi spiego: andammo a Jesi per disputare il derby (terza di ritorno n.d.a.), ci trovammo dentro uno stadio stracolmo di gente e vuoi l'ambiente, vuoi la sfortuna di perdere tre giocatori per infortunio tra cui io, perdemmo 4-2. Ebbene, quella fu la svolta decisiva! Scattò come una molla che da lì in poi ci diede l'energia e la convinzione di vincere il campionato come poi avvenne."
"Il pubblico biancorosso com'era?"
"Speciale! Come in tante altre città Ancona si infiamma per la squadra di calcio; iniziammo tra lo scetticismo generale a causa della brutta stagione precedente che già seguiva una retrocessione; piano piano conquistammo la fiducia di tutti ed alla fine fu una soddisfazione impagabile."
"Vincere ad Ancona da anconetano è speciale?"
" É fantastico, soprattutto perché ero giovane e sapere di essere stato uno dei protagonisti nella risalita in una C1 importante come era allora mi ha reso davvero felice."
" E il calcio anconetano di oggi?"
" É tutto più difficile, allora con pochi soldi si potevano costruire miracoli; l'economia era anche più sana e forse la gente più coinvolta emotivamente. Oggi l'Ancona è sprofondata in D e per restare in regione anche la Maceratese non sa ancora se riuscirà ad iscriversi in C. É un calcio diverso..."
                       
                                    JESI

Con oltre 40000 abitanti è la capitale della splendida Vallesina e da tempo immemore porta il soprannome di "Milano delle Marche" per merito della grande quantità di industrie presenti sul territorio.
Per un periodo storico relativamente breve la stella di Jesi brillò di luce propria essendo capitale della piccola ma agguerrita Repubblica Aesina; il carattere di chi nasce a Jesi ha i tratti, le cicatrici, di tutto quello che questa città ha vissuto nei secoli, dall'utilizzo come roccaforte gallica per contrastare i Piceni alle distruzioni Barbariche subite nei secoli, lo scenario ideale per far venire alla luce Federico II di Svevia, al secolo Barbarossa, nel lontano 1194 e consegnare alla storia uno dei più importanti personaggi d'ogni epoca.
In tempi più recenti la città guadagna (sotto la dominazione napoleonica) anche il titolo di "esemplare" per la bellezza e l'integrazione architettonica dei suoi vari strati storici; in un contesto del genere il seme dello sport non può che trovare terreno fertile, ed è cosi che scherma, calcio, pallacanestro ecc. arrivano in città con l'era moderna, facendo conoscere Jesi a livello nazionale ma anche mondiale.
La squadra di calcio cittadina vede la luce nel 1927 grazie la fusione di due società preesistenti; i primi passi sono quelli comuni a quasi tutte le realtà di provincia, amichevoli, tornei locali ed epiche sfide la fanno da padrone fin quando arriva il salto di qualità con l'ammissione alla serie C che dà la possibilità ai biancorossi di misurarsi con realtà del calibro di Taranto, Udinese, Padova ecc.. É indubbio che partecipare a campionati del genere comporti spese superiori alle potenzialità della città, cosi si alternano stagioni esaltanti nelle quali si tiene testa alle suddette squadre ad altre nelle quali si ci ferma in stato di totale inattività. Tra alti e bassi si appare spesso e volentieri in C, ma la vera svolta la imprime il presidentissimo Leopoldo Latini che pilota la squadra a vincere la promozione marchigiana edizione 1978/'79 e, dopo un anno di assestamento, successivamente ottiene il pass per la C2 aggiudicandosi (sul neutro di Arezzo) lo spareggio a spese del Riccione grazie anche al sostegno di 5000 Jesini esultanti.
É l'inizio dell'epopea dorata della Jesina che arriva incredibilmente in C1
termine del campionato 1983/'84 guadagnandosi cosi il diritto a sfidare corazzate come Brescia, Modena e Piacenza; durerà solo un anno, ma da li al 1991 Jesi sarà sempre presente tra i prof., terminerà tutto con la sconfitta ai rigori subita dall' Altamura sul neutro di Chieti in un drammatico spareggio salvezza. Il post professionismo è una ripartenza dall'Eccellenza che vede risalite importanti in D alternate a meste discese, ad oggi Jesi non ha più calcato i campi della C, l'ha sfiorata in qualche occasione ma nulla più.
Quel campionato '81/'82 ospita i leoncelli in qualità di neopromossi, lo Jesi infatti nella stagione precedente ha staccato il pass per la C2 aggiudicandosi il già citato spareggio di Arezzo a scapito del Riccione; l'obbiettivo è un'agevole salvezza da ottenere migliorando l' organico già competitivo del campionato appena trascorso. É così che accanto ai riconfermati Barboni, Ballarini, Tamellin e  Giuffrida patron Latini, di concetto col riconfermato mister Baldoni, aggiunge l'ala Trillini, il bomber venezuelano Ricardo Paciocco ed il libero Briga; il risultato sarà un agevole nono posto ottenuto divertendo ed aggiudicandosi, tra le altre, il derby casalingo con l'Ancona.
Bandiera Jesina, anche se esordirà in C2 la stagione successiva, abbiamo interpellato Ugo Coltorti, a quel tempo stella della primavera leoncella:
"Erano anni davvero particolari quelli, per la mia generazione, venuta su a pane e calcio sulla piazza cittadina, è stato un bellissimo sogno..sensazioni uniche!"
" Che società ricordi?"
" Quella jesina era una società che ti faceva respirare calcio vero, professionistico, ti sentivi un calciatore a tutti gli effetti; i giovani come me che si affacciavano alla prima squadra avevano occasione di imparare da giocatori del calibro di Paciocco tanto per citarne uno. L'ambiente era serio ed al tempo stesso si era riusciti a tenere l'armonia di una grande famiglia.. Oggi purtroppo tutto ciò è scomparso."
" Un campionato con quattro squadre della stessa provincia, quale la rivalità più accesa?"
" La rivalità per eccellenza era quella con l'Ancona, quando affrontavi il capoluogo era una partita speciale per tutti; si sentiva ancora quel senso di riverenza verso la città che trasformava la gara in quella della vita. Ciò accadeva pure a livello giovanile, le stranezze della vita poi mi hanno portato addirittura a giocarci ad Ancona. Erano sentite comunque anche le gare con Osimana e Senigallia, soprattutto per chi, come me, era della zona."
" Che pubblico accompagnava i leoncelli?"
" Un pubblico da A me lo lasci dire. Jesi, come molte piazze, ama visceralmente la squadra di calcio e quando percepisce che chi gioca dà l'anima si infiamma, si esalta. I derby vedevano sempre il tutto esaurito e ricordo ad esempio che molti anni dopo, quando tornai, in una gara cruciale per salire in C2 contro la Sambenedettese riempirono lo stadio nonostante l'Ancona che faceva la B; un pubblico unico!"
" Oggi può ripetersi qualcosa del genere in provincia?"
" Me lo auguro col cuore, ma il problema è che nel calcio di oggi girano personaggi strani, ogni regione ha i suoi... C'è qualche squadra in difficoltà e loro arrivano, fanno danni e poi via!
Se non si farà una pulizia virale credo che sarà faticoso..è il male del calcio moderno. Si deve tornare a puntare seriamente sui giovani, a Jesi abbiamo un buon dna e se non lo si coltiva si andrà poco lontano... O si capisce questo o la vedo dura che a queste latitudini si riveda quel calcio.."
" Da jesino cosa vale vincere a Jesi?"
" Tantissimo, molte volte da fuori non si capisce ma giocare davanti a persone che conosci, per la tua città, ti dà il doppio degli stimoli; anche se poi ti dà il triplo delle responsabilità, per meritarti un applauso devi fare molto di più di uno che arriva da via... è comunque stupendo!"
               
                                         OSIMO

Con 35000 abitanti circa Osimo sorge su due antiche colline appaiate dal tempo e dal lavoro dell'uomo, la zona è fertile e le coltivazioni proliferano, il mare a un attimo e il monte Conero pure. La neve, incurante del vicino Adriatico si presenta annualmente, la pioggia invece fatica un poco di più dovendo aggirare lo scoglio del Conero stesso.
A livello politico la città assunse il ruolo di capoluogo regionale nel 1943 quando Ancona subì un pesante bombardamento che la rese inagibile a livello istituzionale, nel calcio invece provò a scalzare i dorici in quel 1981/'82.
La storia giallorossa dell'Osimana incomincia nell'oramai lontano 1922 quando un manipolo di appassionati locali decide di fondare la squadra; partecipa fino agli anni 70 in campionati perlopiù regionali riuscendo ad affacciarsi sporadicamente in quella Promozione che rappresentava il gradino più alto della regione. Nel 1975 arriva la salita in D grazie allo spareggio promozione vinto di misura su una Falconarese che aveva chiuso il campionato in vetta a pari punti (42); successivamente due campionati di assestamento e poi il boom nella stagione '77/'78, arriva quarta (dietro Carpi e Vis Pesaro a 45 e Civitanovese a 43) appaiata all'Anconitana e deve così disputare lo spareggio contro i cugini biancorossi; pare una gara segnata in partenza, ma all' Helvia Recina di Macerata il 28/5/1978 non succede nulla fino al termine dei supplementari, il regolamento prevede il lancio della monetina e il capitano dell' Osimana sceglie quella giusta...è C2!
L'esordio tra i "grandi" è a dir poco entusiasmante e vede i giallorossi chiudere quarti alle spalle di un imprendibile Fano e un punto soltanto sotto la ripescata Anconitana; i giallorossi stazionano in C2 per altre cinque stagioni nelle quali ben figurano al cospetto di realtà decisamente più blasonate come Venezia e Padova, e al termine del campionato 1983/'84 scendono tra i dilettanti vittime della retrocessione che innesca una serie di problemi finanziari responsabili di una rapida caduta fino alla Promozione. Da li si ha un sussulto che riporta il sodalizio in D a metà degli anni 90, ma è un fuoco di paglia che precede un decennio disastroso culminato con il baratro della terza categoria. Oggi i giallorossi battagliano sui campi della Promozione marchigiana, ma tornando a quel "81/'82 troviamo una squadra reduce da una sofferta salvezza e volenterosa di evitare i medesimi patemi nella nuova stagione; per ottenere ciò la dirigenza giallorossa inserisce accanto ai riconfermati Torresi, Retini e Sacchi giovani dal sicuro avvenire come Carpineta e Antignani assieme ad esperti del calibro di Sigarini e Ghetti, trentenne in fase calante che ha fatto divertire Bologna e Genova (sponda rossoblù) in serie A, tutti sotto l'ala protettrice di un personaggio come il portiere Cimpiel, nome altisonante per la categoria in quanto reduce da una carriera che lo ha visto scudettato col Bologna e protagonista per molti anni in A, B finanche in Canada al fianco del magico Eusebio.
Cimpiel è ad Osimo da qualche stagione e a lui si chiede una mano in quanto grande conoscitore di calcio, ma il portiere di posare i guantoni proprio non se la sente e così fa da chioccia in primis al giovane Carbonari e, a catena, un poco a tutti; sentiamolo dopo tanti anni, la chiacchierata è allegra e piacevole, come i suoi ricordi di Osimo e della sua squadra: " Come si incontrano l'Osimana e Paolo Cimpiel?"
" Tornai a casa dall'esperienza Canadese al  fianco di Eusebio..Di Giacomo, che allenava lì, mi contattò chiedendomi se avevo voglia di dargli una mano... Ci conoscevamo entrambi dai tempi in cui ci scontravamo sui campi di A e B e risposi subito di sì, ero a fine carriera ma volevo ancora giocare."
" E con quali motivazioni chi ha vinto lo scudetto a Bologna ed ha giocato con Eusebio affronta la C2?"
" Eh eh, quando fai questo lavoro è difficile accettare il pensionamento.. Ancora oggi che ho 77 anni quando vedo le partite salto sulla sedia e ho voglia di mettere i guantoni! Li ad Osimo ho trovato degli amici, e poi il giocare mo permetteva di stare al passo con i tempi senza ripensare a ciò che era stato... Mi faceva stare bene."
"Si è fermato parecchio ad Osimo, non si stava poi così male..."
" Beh..diciamo che sono uno che si attacca volentieri alle sedie eh eh...scherzi a parte sono restato li perché l'ambiente era ottimo ed io fungevo da chioccia per i giovanotti; mi sono tirato su Carbonari che poi è arrivato in B ad Arezzo...col tempo ho fatto anche un po' da direttore sportivo, il mercato passava da me."
"Rivalità di quel campionato?"
" Mah, essendo cittadine vicine tra loro c'era certamente rivalitã tra tutte, ma la più sentita era quella con il capoluogo Ancona."
"La C2 era tanta roba per Osimo.."
"Quello era un periodo in cui c'erano dei costruttori che avevano interesse ad investire nella squadra di calcio in cambio si lavorare.."
"Ricordi particolari?"
" Sicuramente i derby molto combattuti e poi un brutto ricordo legato alla stagione in cui sfiorammo la C1..."
"Prego..."
"Ci giocavamo tutto con un tranquillo Francavilla, perdemmo, e qualcuno fece girare la voce che io l' avessi combinata...si figuri se avevo bisogno di fare quelle robe li...un brutto episodio decisamente."
"Ricordi invece della città?"
"La cittadina di Osimo è favolosa cosi come i suoi abitanti. Hanno un detto che recita che gli osimani sono tutti senza testa o qualcosa del genere, hanno parecchie statue decapitate, ed io li prendevo in giro eh eh. Si vive benissimo li, cibo e vino di qualità; purtroppo oggi la squadra è scesa molto in basso, ma ripeto quello è stato un periodo particolare."
"E il tutto come finì?"
" Venni contattato per lavorare con la compagnia atleti a Bologna, avendo sposato una bolognese e vivendo li era il momento di avvicinarsi a casa; lasciai una squadra ancora competitiva e ricca di giovani dalle belle prospettive, poi pian piano è svanito tutto ma resta il ricordo di un'avventura fantastica."
                   
                                SENIGALLIA

Famosissima località turistica conta circa 45000 abitanti, ed è oramai conosciuta a tutte le latitudini; si fregia inoltre da 20 anni della bandiera blu assegnata a quei posti che garantiscono agli ospiti acque balneabili di alta qualità, rispetto per l'ambiente e servizi di prim'ordine.
La storia di Senigallia affonda le radici nell'antichità quando nel IV secolo venne fondata dai Galli Senoni (da cui prende il nome) in quanto, data la sua posizione, si poteva dominare il guado esistente e sorvegliare agevolmente eventuali arrivi via mare; saccheggiata più volte nei secoli la città si rende protagonista di svariate guerre ( utilizzata come base per truppe) e dopo aver vissuto un periodo di decadenza è giunta ai giorni nostri grazie ad un processo di recupero ed abbellimento incominciato dalla nobile famiglia Malatesta che la "ereditò" da Papa Gregorio XI in condizioni disastrose.
La vocazione della città per il turismo si perde nella notte dei tempi e già a metà dell'Ottocento si registra l'apertura del primo stabilimento balneare, il terremoto del 1930 non ha certo indebolito la vocazione dei senigalliesi e tutt'oggi la città gode di fama mondiale in campo turistico.
É d'uopo che in un luogo così aggregante si coltivi l'amore per lo sport, e agli inizi del 900 giunge in città il nuovo vento anglosassone che sparge i semi del football. É datata 1921 la fondazione della storica Vigor che battaglia da subito con i piccoli centri limitrofi ma anche con città di un certo spessore quali Ascoli e Foggia e più avanti pure Pisa e Pescara; la squadra non sfigura per nulla vivendo però momenti esaltanti che si danno il cambio con periodi di magra nei quali si deve chinare il capo a diverse retrocessioni. Come per le altre realtà provinciali anche qui la svolta arriva a fine anni settanta, il presidente Vignoli rileva la società e al termine del campionato 1979/'80 si aggiudica la promozione in D con un eloquente più sedici sulla seconda (Vigor 52p.ti, Real Montecchio 36!)...è solo l'inizio, la stagione seguente infatti la Vigor si aggiudica il proprio girone di serie D e approda nella neonata C2. Eroi di quell'impresa da 50 punti sono Cardaccia, Mencarelli, Di Iorio, diretti dal maestro Lidio Rocchi in panchina. Sono gli anni migliori per il calcio senigalliese, al primo colpo in C2 la promozione sfugge negli ultimi minuti dello spareggio col Mestre e successivamente si combatte con dignità in C2 fino all'estate 1985 quando dopo un anonimo centroclassifica la società decide di auto declassarsi in D a seguito di grossi problemi finanziari. Da li ad oggi il calcio rossoblù ha prodotto qualche sporadica fiammata che ha illuso il caloroso pubblico senigalliese di un ritorno tra i professionisti, per il resto è incappato in dolorose cadute che lo hanno relegato nell'odierno campionato si promozione regionale.
Il Senigallia targato '81/'82 si affaccia alla serie C forte di un trionfale campionato che le ha spalancato le porte del professionismo; infatti la stagione precedente i rossoblù si sono aggiudicati il proprio girone di serie D grazie ad un ruolino di marcia a dir poco fantastico: 19 vittorie, 12 pareggi e tre sole sconfitte. Confermati i protagonisti della splendida cavalcata il presidente Vignoli ha integrato la rosa con calciatori di indubbio valore quali il roccioso Baldacci dal Città di Castello, l'esperto Mugianesi fresco di promozione in B con la Cremonese, il funambolico Ennas dall' Avezzano ed il bravo Nemo ex bandiera del Catanzaro in arrivo dopo un'ottima stagione in C1 tra le fila del Campobasso...per i tifosi ci sarebbe da sognare, ma i programmi della società parlano di "campionato tranquillo per ben figurare".
Cammin facendo ci si rende conto che quel gruppo non può accontentarsi di vivacchiare nel limbo del centroclassifica, le sapienti mani di Rocchi hanno plasmato un undici in grado di dettare legge su ogni campo; la battaglia con l'Anconitana dura quasi tutta la stagione, poi i dorici prendono il largo e i rossoblù si trovano secondi alla pari del Mestre, costretti a chinare il capo in un epico spareggio risoltosi nel finale a favore dei veneti.
Di quel gruppo a Senigallia non si è dimenticato nessuno e basta una chiacchierata col mastino Baldacci per rendersene conto:
" Pochissimo tempo fa siamo stati invitati ad una festa in piazza nel quale si sono celebrati i 35 anni da quel mitico spareggio..ci seguirono in 4000..."
" Come arriva lei a Senigallia?"
" Arrivai dopo tre stagioni a Città di Castello, si insediò Galigani sulla poltrona di ds e, visto che mi conosceva dai tempi di Perugia, mi volle a Senigallia."
"Che ambiente era?"
"Un ambiente euforico, arrivavano da una vittoria in D e si preparavano ad affrontare la C2 con grande entusiasmo; l'intelaiatura della squadra era già di ottima qualità e la dirigenza la integrò con Mugianesi, Ennas, Nemo e me che ero poco più che ventenne ma vantavo già 90 gare in C."
"Allora volevano davvero la C1?"
"No no, mi creda..l'obbiettivo dichiarato era un buon campionato visto che comunque era un esordio."
"E il pubblico?"
"Caldissimo, passionale, vivevano con l'entusiasmo di chi si affaccia per la prima volta sul palcoscenico dei professionisti."
"Chissà i derby allora, quattro squadre in una sola provincia.."
"Caldissimi è un eufemismo. Con l'Ancona ricordo 6000 spettatori in casa...impensabile in una C odierna.
A Jesi più di una volta ci hanno spaccato il pullman, ogni volta si partiva scortati e anche in campo qualche ceffone volava sempre...era il derby più caldo."
"Un aneddoto di quei derby?"
"Allora...eccolo: dovevo sposarmi e perciò prima fare la cresima, me la dette il vescovo di Jesi poco dopo che avevamo vinto il derby a casa loro...si avvicinò per cresimarmi e mi dette uno schiaffo un po più forte accompagnato da un "la prossima volta vedi di perdere!"
"Mica male eh eh, e lo spareggio col Mestre? Averlo vinto avrebbe cambiato la storia della Vigor?"
"Si! Anche perché saremmo saliti noi e l'Anconitana perciò la rivalità sarebbe andata avanti. Il nostro presidente viveva a metà strada (Montemarciano) e aveva il dente avvelenato con i dorici a causa della poltrona da presidente che gli era stata rifiutata in favore di altri finanziatori....purtroppo però perdemmo nel finale.."
"Racconti.."
"Mancano pochi minuti, siamo 0-0 e faccio un contrasto al nostro limite dell'area con un avversario, mi si apre la scarpa e sono obbligato a correre in panchina per cambiarla; nel frattempo gli avversari battono l'angolo che ne era scaturito.. palla in area e gol di testa, Mestre in C1..peccato, fossi stato la in mezzo magari non avrebbero segnato, ero tosto sulle palle alte."
"E come finisce la storia d'amore tra lei e Senigallia?"
" Tremendamente, avevo appena rinnovato per quattro anni in luglio, poi ad agosto grossissimi problemi finanziari portarono la squadra al fallimento e mi ritrovai disoccupato... Peccato.."
"Il ricordo a tanti anni di distanza?"
"Stupendo, ci ho lasciato il cuore; tutt'ora d'estate ci faccio un salto al mare e basta una passeggiata sulla spiaggia per incontrare vecchi amici che li si sono fermati, ad esempio Cardaccia.."
"E il Senigallia di oggi?"
"Non ne ho idea, non ho più seguito la loro storia e parlerei di cose che non conosco...restano i ricordi di quella grande Vigor!"
Quel campionato di C2 prese il via il 20 settembre 1981, il primo derby dell'anconetano si disputò alla quarta giornata e fu un Anconitana-Jesi terminato 3-1 in favore dei dorici; in seguito arrivarono gli altri e, campionato nel campionato, se si stila una classifica degli scontri tra queste quattro realtà emerge la superiorità della Vigor che otterrà ben 8 punti tra i quali i due di Ancona l'8 novembre e i due di Jesi il 22 del mese stesso; a seguire l'Anconitana con 6, due dei quali ottenuti al "Diana" di Osimo, quindi in chiusura Jesi 5, i due casalinghi contro l'Anconitana frutto di un sonoro 4-2 sono magici, ed Osimana 5, uno dei quali strappato al "Dorico" di Ancona.La classifica finale invece decreterà l'Anconitana promossa in C1 in qualità di prima classificata, la Vigor Senigallia beffata sul filo di lana nel già menzionato spareggio col Mestre, lo Jesi in nona posizione con 34 comodi punti e l' Osimana in decima a 33, tutte protagoniste allo stesso modo di un qualcosa che nella pallonara provincia di  Ancona è ricordato con grande soddisfazione ed  allo stesso tempo un pizzico di nostalgia visto che oggi nessuna delle quattro frequenta i professionisti.