sabato 18 aprile 2020

L'ULTIMA DEL "LIOTTA"



Stessa storia, stesso posto, stesso bar, cambiano gli avventori(non tutti) ma la cornice resta la stessa, in mezzo un mare di giornate memorabili, incontri ravvicinati e momenti di imperitura gloria. La favola del Licata può considerarsi chiusa quel 5 Giugno 1994, esattamente sei anni dopo la giornata più bella che il calcio licatese abbia vissuto, 5 Giugno 1988, Frosinone vittima sacrificale, La Rosa e Campanella in gol, bandiere, fumogeni e una città che entra per la prima volta nel calcio che conta...è serie B!

SCHERZI DEL DESTINO

Il palcoscenico della nostra storia, lo avrete intuito, è il "Dino Liotta", uno stadio che nel giro di pochi anni ha visto passare una carrellata di personaggi di spicco del mondo pallonaro; quel 5 Giugno 1994 è di scena il Monopoli, fine campionato di una C2 iniziata male e che stà per finire peggio. Come paiono lontane le magie di Roby Baggio, le corse degli undici in maglia granata (Licata-Torino, serie B '89/'90), la sfida al Milan degli olandesi e i gol di "Sua Maestà" Ciccio La Rosa, verrebbe da pensare che si tratti di due realtà diverse se non fosse che con quel vicino passato c'è un filo conduttore mai reciso e ben vivo; quel filo ha due nomi e cognomi ben noti a Licata, Angelo Consagra e Giuseppe Romano!
     L'ANGELO DI LICATA

Angelo Consagra nasce a Licata il 14 Giugno 1964 giusto in tempo per vivere da protagonista la parabola delle aquile della sua città. Esordisce in C2 nella stagione 1982/83 e resta in gialloblu fino al termine del campionato 1998/89, quando il Licata raggiunge uno storico nono posto in cadetteria. Le buone prestazioni offerte gli valgono un ingaggio biennale alla Triestina (sempre in B), e da lì spicca il volo per Zemanlandia dove col Foggia esordisce in serie A; segue una sfortunata parentesi al Bari (sole 7 presenze nella B edizione 92/93) e quindi il ritorno a casa con un Licata però sprofondato in C2 e sull'orlo del baratro...ma non importa, al cuore non si comanda! 

ROMANO È IL NOSTRO ORGOGLIO

Giuseppe Romano nasce a Palermo il 18 Luglio 1962 e cresce calcisticamente nella squadra della sua città, accarezza il sogno di esordire in B in una domenica d'inizio campionato del 1980 quando,diciottenne, gli viene affidato il 16 sulla schiena in un Palermo-Atalanta; quel giorno in panchina con lui siedono Volpecina e  Gasperini, è il Palermo di Ammoniaci, De Stefanis e Calloni ma per il giovane Romano il sogno resta tale, nella stagione 1982/83 verrà ceduto al Favara in Interregionale dove incomincia la rincorsa al calcio che conta. La buona stagione nelle file biancoblù gli vale la chiamata del Licata in C2, è l'inizio di una storia d'amore che andrà avanti fino alla fine del primo campionato di B del 1989; Romano sarà uno dei punti di forza del miracolo gialloblu e saluterà la città siciliana  per trasferirsi, al pari di Consagra, alla Triestina con la quale disputerà una stagione e mezza di serie B, a novembre 1990 infatti scenderà in C1 a Como per poi tornare fugacemente a Trieste e ripartire alla volta di Catania (ancora in C1). Dalla città etnea però giunge forte il richiamo di Licata e così Romano si veste nuovamente di gialloblu per le stagioni '92/'93 e '93/'94, andando a ricongiungere con Consagra una coppia di nomi storici per la platea del "Liotta".

CHE DOMENICA BESTIALE...

Quel 5 Giugno, come anticipato, un Licata disperato ospita il Monopoli; il complesso siciliano si porta appresso, dall'inizio del torneo, un fardello di sei punti di penalità (per una storia legata ad una gara col Monopoli dell'anno precedente) che ne hanno segnato irrimediabilmente il destino. I pugliesi, al contrario, navigano in acque tranquille e si apprestano a terminare una stagione senza infamia né lode; per rendere l'idea di che livello era quella serie C2 basti pensare che  in campo si contavano 32 presenze in A (le 29 di Consagra nel Foggia di Zemaniana memoria, più le 3 di Caverzan con l'Udinese) e 188 in B (98 dell'Angelo di Licata, 63 di Romano, 23 del biancoverde Celano con la maglia del Cosenza, fino all'unica e disastrosa del licatese Drago, esordiente in una tragica trasferta a Foggia con la maglia dell' Avellino nel quale la banda Zeman maramaldeggiò senza pietà infliggendo un 5-0 e con lo stesso Drago sostituito dopo appena 30'), più qualche bella esperienza personale come le 2 presenze in Coppa Italia di Caverzan (nientemeno che con la maglia della Juventus), la panchina in A di Maffei (maglia dell'Udinese, si sedette in panca al fianco di Gallego in un Udinese-Milan) e quelle in B di Siniscalco con l'Avellino.
Alla vigilia della partita la classifica dei siciliani pare quasi una sentenza, ultimo posto con 25 punti in compagnia della Vigor Lamezia; appena più sopra il Bisceglie è già a 30, poi Formia e Cerveteri a 34; il Licata perde poco in realtà, ma pareggia tantissimo e segna col contagocce (15 reti soltanto alla 31') e con un -6 da scalare non sono buoni segnali. Le giornate da giocare sono appena tre, perciò al "Liotta" I licatesi devono vincere sperando in qualche passo falso delle avversarie. Anche il più ottimista e passionale dei tifosi ha capito che oramai l'avventura è ai titoli di coda ma il cuore, come quello di un ragazzo perso dietro ai suoi primi sentimenti "da grande", non ne vuole sapere!
Un Monopoli tranquillo e beato parte senza problemi dettando il gioco e costruendo diverse occasioni da gol in una delle quali si porta in vantaggio per merito del giovane Perziano abile a battere un comunque attento Brugnano e a gettare nello sconforto la platea di casa. Il Licata, dal canto suo, colleziona calci d'angolo che fanno morale ma non punti; la gara pare scorrere su binari di relativa tranquillità, senonché al minuto 33 si scatena l'inferno sul raddoppio dell'ex Caverzan...ma andiamo per gradi.
L'ex centrocampista del Licata, servito da un compagno, lascia partire una parabola arquata che si infila sotto la traversa nonostante il giovane Raia cerchi in ogni modo di intercettarla o ribatterla in campo; Il direttore di gara non ha però dubbi, il tiro di Caverzan è entrato e vale lo 0-2 per i monopolitani; da segnalare nell'azione che porta al raddoppio un brutto fallo di Siniscalco che si guadagna un rosso diretto. A questo punto dalla tribuna si leva unanime la contestazione unita ad un fitto lancio di oggetti, uno dei quali manda K.o.  il guardalinee reo (a dire del pubblico) di aver convalidato la marcatura; i sanitari licatesi accorrono immediatamente al capezzale dello sventurato che nel giro di pochi minuti si riprende ma viene invertito di posizione dal direttore di gara. Tutto pare rientrare, ma dalle tribune non si placa l'ira dei tifosi gialloblu e l'arbitro preferisce sospendere momentaneamente la gara. Venti minuti di conciliaboli vari e i 22 rientrano sul terreno di gioco pronti a portare a termine la prima frazione di gioco tra l'imbarazzo generale.
La ripresa vede un Monopoli decisamente distratto ed assente così il Licata parte a razzo e già al 46' trova la rete che riapre i giochi, Pavanel commette un fallo al limite dell'area ed il neo entrato Peri (una presenza in B col Messina) insacca la conseguente punizione. Le aquile gialloblu ci credono ed un minuto più tardi sfiorano il pari con Carlomagno che imbeccato da Romano ceffa il 2-2; il Monopoli cerca di colpire in contropiede, Romano si divora la palla del pari e Brugnano tiene a galla la formazione di casa con un paio di interventi prodigiosi; si arriva così al minuto 88 quando Romano mette in mezzo per Peri che calcia al volo e si vede il tiro intercettato dal braccio di Martinelli, rigore e 2-2 di Romano. Finita qui? Nossignore, un giro di lancette più tardi ancora Romano imbecca Lo Brutto il quale si inventa una conclusione volante che batte Aprile e dà la vittoria al Licata tra il tripudio generale.
A questo punto il dilemma è capire quanto questa vittoria possa essere convalidata nonostante il direttore di gara rassicuri i presenti che la partita, per lui, è stata regolare.
In sala stampa gli umori sono, come da copione, contrapposti, da una parte la gioia e la speranza Licatese vengono espresse dalle parole di Balsamo " Premiata la nostra caparbietà, lotteremo sino alla fine!"  e rafforzate da quelle di Raia "Ci crediamo e sull'episodio del loro 2-0 la palla non è entrata ed io non l'ho toccata!". Dall'altra i pugliesi parlano di in crollo psicologico unito al merito del Licata che mai ha mollato (parole di mister Geretto) e Caverzan ribadisce che il suo pallonetto è entrato nonostante un avversario (Raia) abbia fatto tutto il lecito e non per evitare il gol. Doccia, pullman e ognuno a casa sua, consapevole di aver vissuto una Domenica inusuale!

IL TIRO DELLA DISCORDIA

Andrea Caverzan quel tiro lo ricorda bene, lui di gol ad effetto ne ha fatti parecchi (chiedere referenze a Terni e La Spezia)  ma quello gli è rimasto ben impresso. Andrea è alla seconda esperienza in meridione, la prima lo ha visto esordire in B col Barletta di Esposito ma non è andata benissimo visto che a Novembre è partito per Casale dopo aver racimolato solamente 2 presenze. A Monopoli ci arriva dopo essere disceso negli inferi dell' Interregionale per difendere la maglia del Treviso, stagione chiusa ad un passo dalla promozione ma con una situazione societaria ai limiti dell'assurdo, meglio ricominciare dal Sud.
Molto disponibile e lucidamente Caverzan mette in ordine i ricordi di quel pomeriggio:" Era una gara di fine campionato alla quale noi arrivammo tranquilli e loro praticamente spacciati, volevano comunque evitare l'ultimo posto perciò fu partita vera, almeno fino al mio gol. La rete in questione la segnai con un pallonetto, il portiere era fuori dai pali, che prima di entrare fu intercettato con varie parti del corpo da un difensore, il quale comunque non riuscì ad evitare che passasse la linea. L'arbitro vide giusto e convalidò la rete ma a quel punto scoppiò l'inferno! Dal pubblico partì un fitto lancio di oggetti e qualcuno scavalcò trovandosi in campo, un oggetto tra l'altro colpì il guardalinee che aveva convalidato la rete il quale cadde a terra. Il direttore di gara decise così per una sospensione temporanea, il clima era rovente, non tanto tra noi giocatori quanto  tra il pubblico. La situazione era davvero allucinante, al rientro negli spogliatoi ci fu un agguato e vivemmo scene da far West, qualche carabiniere cercò di intervenire ma la situazione era sfuggita di mano, si scatenò una caccia all'uomo e mi ritrovai, a fatica, nello spogliatoio nostro assieme alla terna! Momenti davvero pesanti, dopo un poco venne convocata la stessa terna dai dirigenti di casa e successivamente l'arbitro ci comunicò che si doveva riprendere a giocare. Tra l'imbarazzo generale uscimmo e portammo a termine il primo tempo; in quel clima la testa era completamente andata, nella ripresa subimmo tre reti e perdemmo. Il viaggio di ritorno fu uno di quei momenti in cui vorresti mollare tutto, cornuti e mazziati! Per fortuna tutto passa ma posso dire che resta una delle partite peggiori della mia carriera. A Licata ero stato due stagioni prima e mi ero trovato benissimo, davvero triste andarsene così!"

PASSAGGIO DI CONSEGNE

Quella Domenica avviene anche l'ideale passaggio di consegne tra i due licatesi d.o.c. Consagra e Deoma; del primo abbiamo già detto, mentre il secondo è un giovanotto in rampa di lancio rientrato alla base dopo aver esordito un paio di stagioni addietro ed essere maturato grazie ad un'ottima stagione a Gangi (Interregionale). Deoma proseguirà la sua bella carriera senza raggiungere le vette di Consagra ma essendo comunque protagonista in C con maglie importanti, tra le quali Ascoli, Pisa e Lucchese.
Proprio ad Angelo Consagra chiediamo un ricordo di quegli ultimi attimi di professionismo: " Da licatese ho vissuto tutta la parabola del Licata e certamente un finale così lo accusai parecchio sul piano affettivo; ero tornato per cercare di dare una mano, ma senza riuscirvi. La dirigenza era composta da persone esterne al mondo del calcio che sbagliarono molto, lo fecero in buona fede ma in un mondo come il calcio gli errori si pagano. Ero andato via all'epoca del Presidente Licata D'Andrea, a quel tempo era tutta un'altra cosa.
Licata ha vissuto, un po' come Fermo e Castel di Sangro, una parentesi irripetibile; è un paesone nel quale non ci sono grosse possibilità economiche per essere protagonisti nel calcio che conta. Quell'ultima stagione tra i professionisti io e Romano eravamo gli unici due reduci della promozione in B; c'era anche un giovane Deoma che si avviava ad una buona carriera,siamo stati assieme anche a Gela ed abbiamo sposato due cugine e giocoforza siamo diventati cugini anche noi. Con Pippo (Romano) ci vediamo spesso visto che vive qui a Licata ed ha sposato una Licatese; io gestisco un ristorante a livello familiare e parecchie volte mi perdo tra i tavoli a parlare di calcio eh eh.. Dal calcio attivo sono uscito, ho provato ad allenare nei dilettanti ma è un mondo che non fà per me...

TRAMONTO DI UN SOGNO

Il finale della storia non è certo lieto, esattamente sei anni dopo l'attracco al porto della serie B la barca stà affondando e il colpo definitivo arriva al minuto 83 di Domenica 12 Giugno allo stadio di Lamezia Terme quando Galeano insacca il definitivo 2-1 per i padroni di casa rendendo vano il pareggio di Peri. Anche quel giorno in campo ci sono Consagra e Romano, così come il 19 a Lentini (Sr) nella sede decretata dalla federazione come campo neutro per l'ovvia squalifica del "Liotta", Licata-Battipagliese 1-3 resta ad oggi l'ultima gara giocata tra i professionisti dai gialloblu, di Romano (guarda caso) l'ultima rete segnata. Corsi, ricorsi, coincidenze e anniversari, una favola stupenda che meritava sicuramente un altro finale. Licata resta comunque nei cuori di noi amanti di un calcio romantico!

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