giovedì 7 settembre 2023

Quella maledetta Domenica!

 Domenica 28 Aprile 1985, Pisa, "Arena Garibaldi". É la trentunesima giornata del campionato di serie B, i padroni di casa ospitano l'imbattuto Perugia di Aldo Agroppi, la classifica dice che la gara è un autentico big match, i nerazzurri comandano la graduatoria con 42 punti ed i grifoni inseguono a 39 (al pari del Lecce), il pronostico è da tripla perché si scontra il miglior attacco, quello pisano con 42 reti realizzate, con la più efficiente difesa, quella umbra con solamente 17 segnature subite, finirà in gloria per i toscani ed in tragedia per i perugini, un roboante 4-1 che peserà soprattutto in ottica finale, quando il Perugia mancherà la promozione in A di un sol punto e con solamente quella sconfitta sul groppone!

CALCIOMERCATO

In estate i grifoni hanno cambiato molto, dopo l'ottavo posto del campionato appena concluso, agli ordini del tecnico Vitali, decidono di richiamare Aldo Agroppi, già sulla panchina perugina nel campionato 82/83 quando chiuse undicesimo sempre in cadetteria. Il tecnico toscano è reduce da un'amara esperienza a Padova, subentrato in corso d'opera è stato esonerato, (o si è esonerato?) dopo 10 domeniche ed alla prima sconfitta, condizioni di forte stress alla base della scelta! 

Proprio da Padova Agroppi si porta i centrocampisti Sauro Massi e Vito Graziani (in cambio in biancoscudato approderà Valigi), ai quali si aggiungono il tris dalla Rondinella (seconda squadra di Firenze) formato da Brunetti, Pazzagli e il tecnico Brondi, in cambio ai fiorentini viene dato il giovane Perugini. Con il Como si concretizza lo scambio Gibellini (attaccante) a Perugia e Ottoni (difensore) e Della Corna (portiere) in riva al Lario; dalla Sampdoria arrivano il giovane portiere Rosin e l'attaccante Nic Zanone, dal Fano viene prelevato il centrocampista Allievi in cambio di Aimo, il pezzo pregiato del centrocampo De Stefanis viene ingaggiato dal Palermo, ed infine giungono in Umbria il giovane Caccialupi (difensore, dall' Avellino), Michele Nappi dalla Roma e Secondini dal Pescara; più avanti ci sarà anche il ritorno, da Ascoli, di Walter Novellino.

 In uscita gli altri movimenti sono, Di Leo e Danilo Ferrari alla Sambenedettese, la bandiera Frosio al Rimini, Montani al Vicenza, Caneo al Pisa, Ermini al Catania, Mancini Massimo all' Ancona, Mauti al Genoa, Piccioni all' Empoli, Pagliari Giovanni al Monza e Zerbio alla Carrarese; al netto delle operazioni i riconfermati sono solamente cinque ovvero Benedetti, Gozzoli, Amenta, Rondini e Morbiducci, più i giovani Lo Garzo, Gazzani e Fabbri, insomma, se non è una vera e propria rivoluzione poco ci manca! 


PERUGIA E I SUOI RECORD

Calcisticamente Perugia vanta una grande tradizione, ma a livello di vittorie vere e proprie si ferma ad una Coppa Intertoto, una Coppa d'estate, un campionato di B, più qualche trofeo minore come la Coppa Italia dilettanti; la cosa che più arricchisce il palmares dei grifoni è il fatto di detenere due record alquanto singolari, ovvero essere l'unica squadra ad aver concluso imbattuta un campionato di serie A a 16 squadre ed essere sempre l'unica compagine ad aver perduto una sola gara in un'intera stagione di serie B. In entrambe le occasioni però non è arrivato nessun titolo, in A (nel 78/79) ci si dovette accontentare della seconda posizione alle spalle del Milan "della stella", in B invece un sol punto determinò il fallimento della promozione in massima serie a favore del Bari (49 a 48 per i pugliesi), e questo ancora oggi oscura un pochetto le imprese che oggettivamente furono. 


AGROPPI IL MISTER

Aldo Agroppi è nato a Piombino il 14 Aprile 1944, da giocatore è stato un ottimo centrocampista bandiera del Torino e capace di disputare 5 incontri con la nazionale maggiore; chiusa la parentesi sul campo con la maglia del Perugia, proprio in Umbria incomincia a far pratica con il ruolo di allenatore, gli vengono affidate le giovanili, poi nel 1980/81 tenta l'avventura tra i big sedendo sulla panchina del Pescara e raccogliendo un lusinghiero sesto posto in serie B. La stagione 81/82 lo consacra tra i "volti nuovi" grazie alla promozione in A col Pisa di Anconetani, è la squadra dei vari Casale, Todesco, Mannini e Bertoni; Agroppi però non segue i toscani in A ed accetta la panchina, ancora in B, del Perugia con la quale non ottiene più che un tranquillo undicesimo posto. Detto dell'avventura a Padova, terminata per problemi di salute ecco il mister alla guida del Perugia 84/85, campionato strepitoso che, se da un lato vedrà gli umbri bruciati sul filo di lana, personalmente gli frutterà la promozione in A dove, alla guida della Fiorentina, esordirà con un bellissimo quarto posto macchiato solamente da contrasti con la frangia ultras della tifoseria. "Imbottigliato" nello scandalo scommesse del 1986 resta fermo una stagione, ricomincia da Como ma il vento è cambiato, viene sostituito dopo 13 gare così come ad Ascoli nel 1989/90, sempre in A, poi chiude con l' allucinante ritorno alla Fiorentina subentrato per 15 gare (7 delle quali perse) per poi essere sostituito e chiudere per sempre con la panchina. Opinionista netto e "scomodo" è ingiustamente ricordato soprattutto per quel nefasto ultimo anno in viola, ma è stato sicuramente un allenatore che ha detto la sua.



SCOPPA ITALIA 

Il 22 Agosto si apre la stagione ufficiale con la partita casalinga di Coppa Italia, ospite di turno la Fiorentina, la quale disintegra sogni ed ambizioni perugine con un perentorio 0-4 che semina il panico dalle parti del "Curi"; é un calvario il girone a sei, la squadra di Agroppi cede ad Arezzo quattro giorni più tardi (1-0) ed il 29 si prende il brodino imbrigliando Maradona e il suo Napoli in uno 0-0 che precede la sconfitta di Caserta, contro una squadra di C1, ed il rovescio casalingo opposta ad un Pescara che spadroneggia al "Curi" con un secco 0-3 il 9 Settembre. Morale della favola, si arriva ad una settimana dal campionato con zero reti segnate, nove subite ed una prospettiva che mette più terrore che entusiasmo. 

LO SHOW DEI RECORD 


Ecco quindi l'esordio in campionato, il 16 Settembre in casa opposti al Catania; la squadra umbra incomincia col botto ed in trentuno minuti va in rete due volte, Morbiducci in apertura e poi Vito Graziani, sciorinando un buon calcio, poi al 33' accorcia Borghi e qualcosa si inceppa tanto che al 78' Guglielmo Coppola sigla il 2-2 che lascia un poco di amaro nelle bocche dei grifoni; la prima trasferta è a Parma, qui il Perugia strappa un buon 0-0 che valorizza la settimana successiva quando al "Curi" vendica la scoppola di Coppa col Pescara ed affonda gli abruzzesi con un eloquente 2-0 a firma Zanone-Brondi. La trasferta di Campobasso, contro una squadra che ha iniziato con qualche affanno, si conclude con un salomonico 1-1 acciuffato dai molisani con Trevisan dopo che Brondi aveva portato in vantaggio la truppa di Agroppi. La settimana successiva l'ospite del "Curi"è il blasonato Genoa di Burgnich altra squadra che fatica più del previsto ma sempre pericolosa da affrontare; i liguri passano al 17' con Bergamaschi e ci vuole un rigore di Vito Graziani (al 36') per conservare l'imbattibilità, è iniziato tutto da appena più di un mese e le uniche formazioni ancora vergini alla casella sconfitte sono il Pisa ed appunto il Perugia. Alla sesta il Monza di Magni, ristagnante a centro classifica come gli umbri, non và oltre ad un nulla di fatto contro Pazzagli e compagni, e la settimana successiva si bissa il risultato, in casa, opposti al Bologna di Bruno Pace nel giorno in cui si celebra il ritorno in biancorosso del grande Walter Novellino, prelevato dall'Ascoli ed inserito nel gruppo al posto del partente Morbiducci (destinazione Como, serie A); il successivo derby di Arezzo dice ancora 0-0, sono passate otto giornate ed il Perugia staziona in quarta posizione con una vittoria e sette pareggi, la classifica si muove settimanalmente e la fiducia nei propri mezzi cresce proporzionalmente.

Il risultato di tutto ciò produce la proficua vittoria di Taranto, contro una squadra in difficoltà di classifica il Perugia resiste e propone gioco per l'intero match, ed al minuto 87 De Stefanis insacca il rigore che lancia gli umbri tra le elette e certifica come meglio non si potrebbe il lavoro del nuovo DS Nassi; seguono il pari casalingo contro il Cesena di Buffoni, l'ottimo 1-1 sul sempre difficile campo della coriacea Sambenedettese ed ancora una X casalinga nella sfida tra imbattute che vede il Perugia opposto al Pisa, a decidere il risultato saranno il vantaggio ospite di Bergreen ed il pareggio umbro di Nic Zanone.

FULMINE A CIEL SERENO 

Ecco arrivare al "Curi" il Bari di Bolchi che staziona in seconda posizione, la partita è maschia, da alta classifica, il Perugia si porta in vantaggio in apertura (14') con un rigore di Gibellini e pare poter condurre in porto il risultato, ma in chiusura (85') il neoentrato Giusto insacca un pareggio che lascia a tutti l'amaro in bocca, ma la notizia sconvolgente sarà un'altra e arriverà qualche giorno dopo, forse la nebbia che ha avvolto la gara col Bari era presagio di sventura, ed infatti...

Aldo Agroppi, in preda ai malesseri che lo avevano portato a lasciare la panchina patavina decide di farsi da parte spiazzando, suo malgrado, la dirigenza perugina e l'amico d'infanzia Nassi (di Piombino come lui) il quale prende tempo e affida la panchina al "secondo" Piaceri senza cercare altri tecnici; questa mossa è un chiaro tentativo per restare in attesa della decisione definitiva di Agroppi, Nassi stima Piaceri e lo ha avuto come "secondo" sia alla Lucchese (il mister era Ezio Volpi) che alla Sampdoria (Riccomini), si batte col presidente Ghini e lo convince a non ingaggiare nessun nuovo allenatore anche se i rumors vanno da Hidalgo ad Herrera passando per l'idolo di casa Mazzetti (Bolognese di nascita ma perugino d'adozione).

(Walter Allievi)


MA MI FACCIA IL PIACERI..

L'esordio di Piaceri da titolare della panchina umbra avviene al "Grezar" di Trieste dove la squadra pare non risentire delle vicende che accadono intorno ed ottiene un buon 0-0; ma è la settimana dopo che arriva un'ulteriore conferma della forza del gruppo, a Lecce il Perugia passa in vantaggio al 57' con Gibellini (entrato un minuto prima) e se non fosse per la rete di Cipriani all'87' porterebbe a casa l'intera posta in palio. Il doppio risultato ad occhiali ottenuto con l'Empoli ed a Cagliari non allontana i grifoni dal gruppo di testa,e proprio nella Domenica del pareggio in terra sarda il Pisa (l'altra imbattuta del torneo) subisce la prima sconfitta al Cibali lasciando agli umbri il vezzo dello zero nella casella delle sconfitte; la successiva vittoria casalinga col Padova, un 2-0 a firma Zanone-Gibellini, rimette in zona A la squadra del figliol prodigo Agroppi che torna così sui suoi passi e, col benestare del presidente Ghini, si riappropria della panchina biancorossa, il problema principale resta il gol, gli umbri infatti sono terzi con appena tredici reti segnate, la forza è nelle retrovie, reparto che alla diciottesima ha incassato solamente 8 reti! 

Il girone d'andata si chiude con la vittoriosa trasferta di Varese, dove un doppio Gibellini assieme a Benedetti rendono vana la marcatura finale del lombardo Scaglia; a conti fatti il Perugia è terzo, imbattuto e virtualmente in serie A, ma c'è ancora un girone da giocare....

IL GRANDE FUFFO 

A questo punto gli addetti ai lavori  incominciano a scartabellare vecchie tabelle per andare a vedere chi detiene il record d'imbattibilità iniziale della serie B, ed esce fuori un nome importante, quello del "dottor" Fulvio Bernardini che con la Sampdoria edizione 1966/67 riuscì a restare senza macchia per ventuno giornate cedendo alla ventiduesima quando la Reggiana del terzino Bruno Giorgi si impose a Marassi con un sorprendente 1-2; doppio vantaggio emiliano e rigore al minuto 84 del blucerchiato Tentorio a cui non seguì alcuna segnatura. Era la Sampdoria dei Battara, Vincenzi, Frustalupi, Salvi e Bob Vieri, insomma tanta roba per la cadetteria; chiuse in testa e volò in A con sole quattro sconfitte.

AVANTI TUTTA

Il girone di ritorno incomincia con un ottimo 0-0 ottenuto a Catania contro una squadra che naviga appena dietro ai grifoni, poi alla ventunesima gli umbri pareggiano il record blucerchiato ribaltando in casa un Parma che si era portato avanti con Panizza, un rigore di Gibellini in chiusura di primo tempo ed una rete di Novellino all'apertura del secondo permettono al Perugia di restare in terza posizione. La tappa di Pescara assume così una valenza fondamentale, la squadra giocherà col peso di appropriarsi del record assoluto oltre che con quello di non perdere terreno dalle battistrada Pisa e Bari, arriva uno 0-0 tutto sommato positivo, anche se il Lecce affondando il Bari nel finale (Rizzo all'84') si issa in terza posizione scalzando i perugini dalla zona A.

Il problema del gol pare non trovare una soluzione, sono solamente 18 (alla ventiduesima) le marcature perugine, contro le 33 del Pisa e le 23 di Bari e Lecce, il Varese che è quart'ultimo ne ha segnate 20! Punto di forza resta illa difesa, solamente 10 le reti incassate che diventano undici quando alla ventitreesima Ugolotti porta in vantaggio il Campobasso al "Curi". Allievi e De Stefanis (su rigore) ribalteranno il risultato prolungando la scia positiva corroborata dal successivo 1-1 di Genova contro i rossoblù e dal rotondo 2-0 casalingo sul Monza; la tappa di Bologna poi riserva una piacevole sorpresa, i felsinei del bomber Frutti cedono sotto i colpi di Massi e Vito Graziani e così gli umbri, complice lo stop del Pisa che perde a Lecce, si trovano secondi a soli due punti dai toscani! Il Calendario è micidiale, la settimana successiva il Pisa si ferma ancora (battuto 1-0 a Cagliari) ed il Perugia non riesce a piegare in casa gli acerrimi nemici dell'Arezzo in una gara combattuta e nella quale si registrano tafferugli tra le opposte fazioni si aficionados.

È poi la volta di un Taranto in palese difficoltà, i pugliesi si trovano nella scomoda posizione di fanalino di coda ma lottano con tutte le forze, vanno in vantaggio in apertura (5') con Maurizio Poli, ma poi si fanno riprendere da Gibellini già al 12' al quale segue la rete del vantaggio umbro al minuto 42 e ad opera di De Stafanis; chiuderà Amenta al 90' siglando il gol del definitivo 3-1.

Pisa 38, Perugia e Lecce 37, Triestina 35, Bari 34, a dieci giornate dalla fine i Grifoni paiono tra le più probabili formazioni che approderanno alle futura serie A; il 2-2 di Cesena e l'uno a uno casalingo con la sempre ostica Sambenedettese prolungano la striscia positiva e soprattutto rafforzano la convinzione di potercela fare, ma sarà la prossima sfida quella decisiva, si andrà all' "Arena Garibaldi" per affrontare la capolista Pisa reduce da tre vittorie consecutive ed annunciata in gran forma.

DOMENICA BESTIALE 

Lo stadio pisano è una polveriera già molto prima del fischio d'inizio, Simoni e i suoi vogliono chiudere il discorso promozione proprio sconfiggendo l'unica squadra imbattuta dell'intero campionato; Bergreen, Caneo, Baldieri, Giovannelli, la squadra toscana ha una rosa "obbligata" a vincere il campionato, ma la cadetteria si sa, non sconta niente a nessuno, così ci si trova a giocarsela con un'avversaria, il Perugia, che nei pronostici iniziali non era certo data tra le favorite. La partita vede un Perugia piuttosto stanco che comunque non molla la presa, ma il Pisa ne ha di più e dopo 41 minuti si trova in vantaggio grazie all'autorete di Brunetti il quale completa la sua giornata no con un'espulsione rimediata tre minuti dopo lo svantaggio per fallo su Kieft; la mazzata ucciderebbe chiunque tranne gli uomini di Agroppi che in apertura di ripresa acciuffano il pari con un bolide dalla distanza dello specialista De Stefanis. I pisani però sono davvero straripanti ed alla lunga l'uomo in più si fa' sentire, tra il 64' e l' 80' infatti i nerazzurri dilagano con la coppia straniera Kieft (prodezza dopo una insistita azione personale) e Bergreen (doppietta), infliggendo ai grifoni la prima sconfitta in campionato e certificando una supremazia ribadita dal +5 sulle quarte a sette gare dal termine.

Nonostante ciò gli uomini di Agroppi restano agganciati al treno per la serie A, un punto solamente dista il terzo posto occupato adesso dalla Triestina.

PAREGGITE 

La botta è forte e forse, unita alla stanchezza per aver tirato tutto l'anno, il gruppo non ha più la forza per rialzarsi come si dovrebbe; la settimana dopo arriva un prezioso pari a Bari, Cupini porta in vantaggio i pugliesi al 12' ma subito (14') Gibellini riequilibra la contesa, ma il guaio vero sono i due pari casalinghi con le dirette concorrenti Triestina e Lecce, due 0-0 che lasciano sì qualche speranza, ma a quel punto il destino non è più solo in mano agli uomini di Agroppi. Ad Empoli, alla 35esima, arriva l'ennesima X, recuperata da De Stefanis nell'ultima mezz'ora dopo che una sfortunata autorete di Secondini aveva portato avanti i padroni di casa; alla terz'ultima si riaccende una fiammella, il Perugia batte il Cagliari (2-1) mentre Lecce e Triestina pareggiano i rispettivi incontri, un punto solo dista la piazza utile a salire in A..

Ma la Beffa delle beffe si materializza alla penultima, in un "Appiani" gremito il Perugia riesce a portarsi in vantaggio attorno al 75esimo minuto, pare fatta se non fosse che il difensore Dondoni a quattro minuti dalla fine segna il pareggio definitivo!

Appena prima degli ultimi 90 minuti quindi rimane solo un posto per salire nell'Olimpo del calcio, Pisa e Lecce infatti con i loro 49 punti sono in una botte di ferro, mentre Bari e Triestina a 47 e Perugia a 46 vivono il loro pomeriggio di passione; il Perugia fa il suo, batte in casa (1-0, Gibellini) un Varese che con la sconfitta è condannato alla C1 ma non basta; se infatti la Triestina è caduta in quel di Campobasso, il Bari ha vinto 2-0 col Pescara staccando l'ultimo biglietto utile per il paradiso.

Per il Perugia invece tanti complimenti, il record di un campionato macchiato solo dalla giornataccia di Pisa e la migliore difesa del campionato (25 reti subite,alla pari del Bari), ma se dalle parti di Pian di Massiano avessero potuto barattare il tutto con una manciata di punti.....

LUCA BRUNETTI

Da Cecina a Genova passando per Firenze, ecco il tragitto che porta il roccioso difensore Luca Brunetti a Perugia, classe 1964 all'epoca è solamente una scommessa (poi vinta) della società, e più precisamente del direttore Nassi il quale lo ha scovato nella sua Cecina qualche anno prima.

"Il mio arrivo a Perugia è merito di Nassi ed ora mi spiego, il direttore mi scoprì mel 1979 in un torneo in Toscana e mi portò a Genova a fare un provino con la Sampdoria che andò bene; feci tre anni molto belli nelle giovanili blucerchiate nell'ultimo dei quali ebbi Lippi come allenatore. Nell'estate del 1983 poi mi mandarono in prestito alla Rondinella di Firenze, serie C1, eravamo una squadra molto giovane e a sorpresa ci piazzammo tra le prime (quarto posto) in un girone con Bologna, Parma, Brescia e Vicenza; a fine anno Nassi passò al Perugia e così arrivai in Umbria assieme a Pazzagli e Brondi.

Una realtà completamente nuova, piazza passionale ed importante con una squadra di valore, nello spogliatoio c'erano giocatori come Nappi e Novellino che avevano vinto degli scudetti, poi Graziani, Gibellini e così via, io ero tra i più giovani; Agroppi poi un allenatore che non aveva paura a far giocare nessuno, io venivo dalla C e già in Coppa Italia mi mise a marcare Bertoni in un Perugia -Napoli, tra l'altro me lo disse solo la sera prima!

In campionato iniziammo bene, passavano le giornate e non perdevamo mai, ci credevamo davvero ma il nostro punto debole era il gol, ne subivamo pochi ma facevamo una fatica tremenda a farli; cannoniere fu Gibellini che però ebbe un sacco di problemi fisici durante la stagione, c'era anche Zanone, ma visse un'annata non particolarmente fortunata; ci mancarono quel paio di vittorie che ci avrebbero mandato in serie A, e poi quella giornata disgraziata a Pisa che Agroppi mi rinfaccia ancora adesso eh eh. Fu la classica Domenica storta, feci un autogol in apertura che De Stefanis riuscì a pareggiare, poi commisi un'ingenuità colossale che lasciò la mia squadra in dieci; marcavo Kieft il quale ad un certo punto mi infilò un dito nell'occhio, ebbi una reazione sbagliata e sconsiderata così mi beccai il rosso, il Pisa in poco tempo dilagò, ma resto convinto che se fossimo stati 11 contro 11... .

Pagammo anche il fatto che il mister ci lasciò per un mese e mezzo a causa del suo problema con la "malattia che non si vede", è vero che con Piaceri riuscimmo a fare lo stesso i risultati, ma quella faccenda influì sicuramente. Ho giocato oltre 200 partite solo che in B, ma quelle di Perugia (62 in due stagioni) le tengo in un angolino speciale, ero giovane e mi volevano tutti bene, come a Perugia sono stato solo a Taranto e a Brescia.

Il secondo anno personalmente feci bene, ma erano cambiate parecchie cose, ci fu la faccenda delle scommesse e così chiudemmo con la retrocessione in C1, ecco forse di Perugia cambierei il finale della storia che mi ha riguardato."

Brunetti poi parte per Roma, sarà uno degli eroi del -9, e quindi Taranto, Brescia, Lucca, Pontedera, Sangiovannese e la chiusura del cerchio a Cecina, ma queste sono altre storie....








lunedì 21 agosto 2023

La Domenica è Scorsa e Mazzone se n'è andato...

 


Dal 6/10/1974 al 14/05/2006, dall'Ascoli della regia di Steno (Gola) al Livorno del sesto posto in serie A, dalle distinte con tre sole riserve e senza stranieri alle partite con diciotto convocati per parte e nove calciatori d'oltre frontiera distribuiti tra le due contendenti (Siena -Livorno 0-0); tanto è durato il regno di Sor Carletto nell'elite del calcio nostrano, 32 anni pieni di emozioni, la Fiorentina dei giovani con un magico terzo posto che equivaleva ad uno scudetto (le torinesi quell'anno, 76/77, decisero di fare un campionato a parte..), Antognoni, Desolati, Mattolini, Tendi e Casarsa, tutti giovani e forti. La stagione successiva finì male, la Viola affondava in classifica e Mazzone venne sostituito dal quasi omonimo Mazzoni, anche se poi ci volle Beppone Chiappella per evitare il patatrac; ma ripartì da Catanzaro ottenendo uno storico nono posto in A con annesso 1-3  alla Roma, all' "Olimpico", e Palanca in vena di magie. Anche in Calabria la seconda stagione non è felice, Mazzone salta nel finale e Rozzi non ci pensa due volte a riportarlo ad Ascoli, cinque anni (tutti in A) col sesto posto della stagione 81/82 e la fama di ammazza grandi (chiedere alla Juventus per altre delucidazioni), Novellino, Anzivino, Nicolini, Hernandez ed un sacco di nomi entrati nel mito al pari degli antichi Piceni; un campionato di serie B a Bologna con una promozione mancata nonostante i vari Zinetti, De Vecchi, Bellotto, Marocchino e Marronaro e poi la bella avventura nel Salento col Lecce dove studia il primo anno (battuto allo spareggio promozione dal Cesena), sale in A al secondo e poi regala alla piazza giallorossa la prima salvezza in massima serie lanciando al contempo numerosi giovani del vivaio tra i quali Antonio Conte, Ingrosso, Monaco, Moriero e Garzya. La tappa di Pescara poi è una piccola macchia tra tante imprese, in riva all'Adriatico non scatta la scintilla e così dopo una dozzina di gare Mazzone lascia il posto al profeta di quelle terre, Giovanni Galeone; le soddisfazioni tornano col biennio a Cagliari, sesto posto la seconda stagione e qualificazione alla  Coppa Uefa, che gli serve per vivere il sogno di una carriera, la panchina della "sua" Roma! Tre anni con due quinti ed un settimo posto,a soprattutto il lancio di quel Francesco Totti poi diventato l'ottavo (o il nono visto che Falcao venne prima) Re di Roma.
Il ritorno a Cagliari lo vede, suo malgrado, protagonista sconfitto dello spareggio salvezza col Piacenza; a Napoli invece dopo 4 gare con una delle peggiori squadre mai viste al "San Paolo" alza bandiera bianca  per poi tornare a Bologna e vivere una stagione piena di soddisfazioni, nono posto e avventura in Europa che da quelle parti mancava da anni, prima di andare alla corte di Gaucci e pilotare il Perugia al decimo posto della serie A.
Quando la carriera pare avviata al tramonto ci pensa Corioni ad accaparrarselo per costruire il Brescia di Baggio, Pep e Hubner, in Lombardia Mazzone diventa un idolo e quando parte per Bologna lascia più che un vuoto; il terzo ritorno in terra felsinea si conclude, dopo un primo campionato a metà classifica, con l'amaro spareggio che vede retrocedere i rossoblù a scapito del Parma, maledetti duelli all'ultimo sangue!
L'ultima avventura del Sor Carletto è a Livorno, subentra a Donadoni e, come accennato, ottiene un ottimo sesto posto, poi il ritiro, quel momento nel quale si comincia ad uscire dalla quotidianità e ad entrare nella storia, che da oggi è mito, leggenda...


Quel 6 Ottobre del 1974 a Napoli, con la maglia dell'Ascoli, c'è anche Francesco Scorsa, classe 1946 da Soverato è un difensore che ha già esordito in A due anni prima col Bologna, proveniente da quattro anni di Cesena, e poi ha disputato una stagione a Foggia sempre in massima serie.
Quel giorno Giorgio Braglia è un diavolo scatenato, tripletta ai marchigiani (di Campanini il gol della bandiera, primo assoluto dell'Ascoli in A) e chissà se Mazzone avrebbe scommesso sul fatto che Scorsa sarebbe diventato un suo fedelissimo; Francesco rimane ad Ascoli fino al 1983, poi chiude l'esperienza in campo con una stagione a Ravenna prima di affacciarsi in panchina ed esordire in B con un subentro a Catanzaro (in coppia con Veselinovic) durato appena quattro gare.
Una discesa in C1 a Fano nell'estate 1987 e poi il subentro a Papadopoulo in serie B nella stagione 88/89, la piazza è quella di Licata e Scorsa conduce la sorprendente matricola siciliana ad un incredibile nono posto, le reti di La rosa, le parate di Zangara, insomma la storia!
Nell'estate 1989 cede alla corte del Messina e con i Peloritani pare poter aprire un ciclo, parte alla grande in campionato, è primo dopo tre giornate,ma poi si rompe qualcosa e viene sostituito successivamente, guarda il caso, a un pareggio interno col Licata.
Da lì in poi Scorsa non avrà più modo di salire oltre la C1, allena a Nola, Lamezia (la Vigor), torna a Nola e poi via a Casarano prima di un fugace tentativo di risollevare un Ascoli nel frattempo sprofondato in terza serie sostituendo Nicolini, ma venendo poi avvicendato dallo stesso.
Quel 14/05/2006 sono quasi dieci anni che Scorsa non allena più, a Siena non c'era sicuro, ma il legame che ha con Mazzone è così forte che ieri ha scelto di partire col Mister. Chissà di che cosa parleranno durante il viaggio, chi ci sarà ad aspettarli? Sicuramente Il bomber Campanini, con loro a Napoli quel 6 Ottobre 1974, vuoi che non tireranno fuori il primo gol in A dei bianconeri?
In foto:
1) Mazzone alla guida dell'Ascoli
2) Scorsa giocatore con la maglia dell'Ascoli

mercoledì 4 gennaio 2023

LA BATTAGLIA DI TOLENTINO E IL MIRACOLO DI NERETO


"Il Murat è pronto a fronteggiare il nemico, ricciolo nero e sguardo corrucciato stridono con una giornata relativamente serena nella quale una ventilazione modesta regala attimi di serenità in un'atmosfera decisamente carica di tensione; a più tardi per eventuali aggiornamenti, linea allo studio." Forse così l'avrebbe presentata, Sandro Ciotti,la battaglia di Tolentino che ebbe luogo tra il 2 ed il 3 Maggio 1815 tra le truppe napoletane, decise ad evitare la restaurazione dei Borbone e comandate appunto dal Murat Gioacchino re di Napoli e protagonista di una vita a dir poco romanzesca, e l'esercito austriaco che trionfò senza pietà ed al prezzo di 3000 unità circa tra morti e feriti di entrambi gli schieramenti.

Cento e ottanta anni dopo a Tolentino, con ambientazione nel cittadino stadio "Della Vittoria" anziché sulle colline di Pollenza venne combattuta un'altra battaglia, senza morti per fortuna né prigionieri, soltanto vincitori e vinti, divisi da una rete, un gol, segnato da chi dovrebbe averli evitati. Un gol che scrisse la storia come fosse una penna, un gol spartiacque, chi sale e chi scende, ma quel pomeriggio si era tutti sullo stesso piano, ed era sempre Maggio, il 13 Maggio.... Tolentino-Nereto... la partita!

Nereto è un paesino del Teramano che si aggira attorno alle 5000 unità, le lotte feudali e gli scontri della storia lo hanno avvicinato in tempi lontani più ad Ascoli (nel dialetto ancora oggi è marcata la somiglianza con i Piceni) che all'Abruzzo in quanto avamposto comodo ed efficace per tenere a bada i fermani che con Ascoli non legavano mai troppo.

Nereto il suo primo miracolo lo ebbe, lo visse, la notte del 22 Dicembre 1798, anticipato da un antefatto cruento commesso in principio dall'esercito napoleonico e vendicato dai cittadini neretesi. 

L'esercito del Napoleone si macchiò, tra le altre, di violenze su alcune donne del paese; venuti a conoscenza del grave atto compiuto, alcuni cittadini di Nereto decisero di vendicarsi uccidendo i colpevoli di dette violenze. L'esercito, ferito nell'onore per la ribellione dei paesani fece sapere che la notte del 22 avrebbe attaccato il paese con il chiaro intento di distruggerlo; allarmati, impauriti e preoccupati i cittadini si riunirono nonostante ci fosse ben poco da fare, il grosso della popolazione si rifugiò nella locale chiesa in attesa di un miracolo che alla fine avvenne!

Intorno alla mezzanotte, e con gli echi dell'esercito già alle porte del paese, la vecchina Nicolina Tonelli guadagna la cima del campanile e comincia a suonare le campane all'impazzata, l'effetto è tanto incredibile quanto insperato! Le truppe napoleoniche in breve abbandonano le postazioni senza colpo ferire, si saprà più tardi che ai rintocchi delle campane gli è apparso un esercito di angeli luccicanti che, terrorizzandoli, li ha messi in fuga!

Nereto si salvò così, per merito di una vecchina, da una probabile devastazione.

Anche qui la storia si ripeterà, il secondo miracolo ha la data del 1995, come il primo ha un antefatto (non sanguinolento fortunatamente) e come protagonisti sceglie un nugolo di giovani calciatori guidati da una vecchia volpe di campo, Nicola Tribuiani! Buona visione!

I CONDOTTIERI



Al comando dei due schieramenti si trovano strateghi, allenatori, agli antipodi; in quel 1994/95 Fabrizio Castori è un giovane pieno di speranze e con esperienze a livello regionale spese tra realtà quali Monturanese, Belfortese, Urbisaglia, Cerreto e Camerino, la serie D è il punto più alto da quando allena e l'ha guadagnata con sudore e fatica  pilotando il Cerreto d'Esi alla vittoria del campionato di Promozione edizione 1989/90 ed esordendovi durante la stagione successiva culminata, purtroppo, con una retrocessione dolorosa frutto di soli 14 punti in un girone dominato dall'Avezzano e che, tra le altre, vedeva partecipare squadroni quali Fermana e L'Aquila. Chiusa la parentesi col Cerreto il Mister ricomincia dalla Monturanese in Eccellenza ed ottiene un lusinghiero terzo posto con una rosa che dispone, tra gli altri, dell'esperto bomber Lotorio già idolo a Gubbio.

Nel 92/93 poi avviene l'incontro con il Tolentino, i cremisi sono appena retrocessi dalla serie D e desiderano ritornarci velocemente, così la scelta del presidente Ercoli cade su di lui...sarà l'inizio di una favola!

Nicola Tribuiani invece in quella stagione è già un nome navigato ed affermato a quelle latitudini, classe 1944 ha cominciato ad allenare le giovanili del Giulianova (sua città natale) già sul finire degli anni sessanta togliendosi diverse soddisfazioni in quanto a successi; nella stagione 76/77 poi passa alla Sambenedettese in serie B subentrando a Fantini il 12 Dicembre con la squadra in 16esima posizione e battendo subito il Palermo grazie al duo Odorizzi-Chimenti. Con lui in panchina la Samb ottiene un buon undicesimo posto riuscendo a mantenere inviolato il "Ballarin". La stagione seguente si dedica alla primavera e per il campionato 78/79 resta in sella alla prima squadra (sempre in cadetteria) per le prime sette giornate, dopo le quali viene sostituito da Toneatto in seguito ad un 4-0 subito a Ferrara; durante la sua militanza alla Samb resta comunque imbattuto nelle gare casalinghe. Il 79/80 vede Tribuiani ottenere la promozione in C1 con il Francavilla, poi un quinquennio a Giulianova tra giovanili, subentri ed esoneri ed un breve parentesi alla Fidelis Andria nella C2 edizione 85/86 dove sostituisce e poi è sostituito da Pirazzini. Disperato ed inutile poi è il tentativo di evitare al "suo" Giulianova la retrocessione in serie D nel 91/92 nonostante in rosa figurino giocatori quali Caffarelli, G. Donatelli e De Simone. Approda poi a Nereto a stagione 93/94 iniziata, quando i vibratiani, da neopromossi, non ingranano proprio ed alla dodicesima decidono per l'esonero di Di Lorenzo (6 punti in 11 gare) in favore del tecnico di Giulianova...anche quì la favola inizia...

UN ATTIMO PRIMA DEL MITO



Ma come ci arrivano Tolentino e Nereto a quell' indimenticabile stagione 1994/95 ?

Strade simili, destini felici di vittorie dal basso, entrambe si aggiudicano il proprio girone di Eccellenza nel campionato 92/93 per assestarsi la stagione successiva e dare inizio alla storica contesa che andremo a raccontare.

Il Tolentino ha una storia lontana, radicata nel tessuto cittadino già dal 1919, ha frequentato di sfuggita la serie C del secondo dopoguerra e poi, con alterne fortune, si è battuta in serie D durante gli anni sessanta per trascorrere i settanta in Promozione (tranne la serie D del 77) e gli ottanta con discreti risultati ancora in serie D fino alla retrocessione del 1988. Risale immediatamente in D e vi resta, abbastanza faticosamente, per tre stagioni finchè nel 91/92 agli ordini di mister Vivani e con in rosa già Iuvalò e Nerpiti si vede costretto a ridiscendere al piano inferiore in virtù di un quart'ultimo posto nel girone G.

Quì il presidente, decisissimo a riprendersi il maltolto, opta per Castori, e il Mister non lo tradisce! Forte di una rosa costruita per salire e che presenta ancora il funambolico Iuvalò la squadra cremisi si aggiudica il campionato con 52 punti, tre in più dell'Urbino di Fraternali e ben nove in più della Jesina dei grossi nomi Deogratias (portiere ex Samb in B) e Garbuglia.

La stagione 1993/94 vede quindi il Tolentino affrontare da matricola il girone E, un raggruppamento dominato dal duello Vis Pesaro-Fermana risolto a favore dei primi grazie ad un San Marino che all'ultima giornata agguanta, nel finale, un pari a Fermo che estromette i canarini dal discorso promozione; i cremisi in quella stagione si piazzano  in tredicesima posizione, appena un punto sopra la retrocessa Rondinella e con uno score di 7 vittorie, ben 18 pareggi e 9 sconfitte.

La storia dei rossoblù neretesi invece incomincia nel secondo dopoguerra, 1948; la squadra si batte per molti anni nei vari livelli calcistici regionali appassionando gli sportivi locali e dando vita a derby infuocati soprattutto con gli storici rivali della Santegidiese. Nereto incomincia ad avere un nome e a meritare rispetto sul campo ed al termine della stagione 1992/93 agli ordini di mister Impullitti e sotto l'egida del cannoniere Breglia guadagna l'accesso diretto alla serie D quando si impone per un punto sul Mosciano del superbomber Arancio, in uno sprint a tre combattutissimo che vide sul gradino più basso la Rosetana.

I rossoblù perciò risultano anch'essi matricole per il campionato 1993/94, ma lo affrontano nel girone F dove incrociano le armi con nobili decadute come Teramo e Ternana ed ottengono un insperato nono posto assicurato dalle 20 reti della coppia Breglia-Carta (11 a 9 per il primo) che ancora tante soddisfazioni regalerà agli irriducibili tifosi neretesi, e dall'arrivo di Tribuiani in panchina, il quale toglierà dalle secche il Nereto che ad un certo punto pareva essersi smarrito.

CAPITANI CORAGGIOSI

Sul campo le due squadre sono rappresentate al meglio da due veri e propri funamboli del gol, giocatori capaci di cambiare le sorti di una gara con una giocata inaspettata, un lampo di genio che appare nel nulla e scompare nel tripudio generale!

Il faro Cremisi poi, curiosamente, è nato e cresciuto a Nereto, per la serie "Nemo propheta in patria!" Classe 1965 Pasqualino Iuvalò si affaccia al professionismo nella stagione 84/85, la casacca è quella giallorossa del Giulianova e il mentore proprio quel Tribuiani che siede sulla panchina neretese; il girone è il C di una C2 molto competitiva, Iuvalò in tre stagioni (le altre due con Giorgini allenatore) mette assieme 80 gare di campionato condite da 7 reti, il tutto accompagnato dalla delusione del terzo posto dell'ultimo anno (salivano in C1 le prime due) ad un soffio dalla promozione sfumata, probabilmente, alla terz'ultima di campionato per mano di un Angizia Luco capace di infliggere un impetoso 3-0 ad un complesso che aveva perso solamente due gare in stagione. A Giulianova comunque il giovane Iuvalò ha modo di crescere al fianco di gente quale Raffaello Vernacchia, Ivo Iaconi, l'ex interista Cesati e i vari Manari, Di Giannatale e De Patre.

La stagione 87/88 vede il funambolo abruzzese traslocare a Celano, ancora C2 e per lui ci sono 24 presenze (senza reti) in un complesso che si salva tranquillamente schierando, tra gli altri, giocatori come Di Nicola, Bulgarani (vecchio virgulto interista mai esploso ad alti livelli), Zappasodi ed il pescarese Marchionne; terminato il campionato con i marsicani Iuvalò accetta di scendere nell' Interregionale per sposare l'ambizioso progetto de L'Aquila, una società decisa a salire in serie C2. Gli aquilani  allestiscono  una squadra dalle grosse potenzialità, Alessandroni timbra 17 reti e Mauti (lunghissima la sua esperienza in cadetteria con Genoa, Perugia, Varese e Campobasso) giostra in mezzo al campo ma il tutto non basta perché l'Ostia totalizza due punti in più (52 a 50) e stacca l'unico biglietto disponibile per salire di categoria. 

A questo punto Iuvalò si ferma, la stagione 89/90 lo vede inattivo e con il dubbio se la sua avventura nei campi di calcio continuerà; si ricorda di lui il Tolentino edizione 1990/91 che disputa il girone G dell' Interregionale, un raggruppamento dominato dall' Avezzano di Petrelli e nel quale la formazione cremisi si piazza in dodicesima posizione grazie anche alle sei reti di Iuvalò. La scintilla è scoccata proprio lì, Pasqualino si sente a casa e incomincia a regalare giocate da categoria superiore anche se nel 91/92 il Tolentino è costretto a scendere in Eccellenza dalla quale però risale immediatamente per assestarsi e poi vivere questa magica avventura!

Fabrizio Breglia nasce a Pescara l' 11 Agosto del 1971 e si affaccia al calcio di un certo livello nella stagione 1990/91 quando esordisce nell' Interregionale con la maglia della Renato Curi dove non riesce ad evitare la retrocessione in Eccellenza ma apprende i trucchi del mestiere dall' esperto Marchionne ( 8 reti per quest'ultimo, in B col Pescara e a Celano con Iuvalò...per la serie corsi e ricorsi..), la stagione successiva và a fare esperienza in Eccellenza all' Altinese e poi nel 92/93 è pronto ad approdare al Nereto di mister Impullitti per diventare il terminale offensivo della squadra che si aggiudicherà la promozione in Interregionale al termine di un duello emozionante col Mosciano; proprio contro il Mosciano Breglia realizzerà la rete che nell'immaginario collettivo neretese vale quanto è più della mitica rovesciata di Parola immortalata su ogni pacchetto di figurine Panini! Un gol spettacolare, un pass per quella categoria (l' Interregionale appunto) che pareva irraggiungibile agli occhi di un paesino di provincia. All'esordio assoluto in categoria i neretesi fruiscono ormai di un bomber maturo e potente, Breglia infatti con i suoi 11 centri contribuisce in maniera importante all'ottima salvezza ottenuta, in un girone nel quale gli attaccanti non mancano; ci sono infatti nomi quali Maurizi della Viterbese (scuola Roma), Cozzella e Bardi della Ternana (il primo in B a Pescara e Cosenza; il secondo in A a Catania) , Alesi della Santegidiese (in A con l'Ascoli), Boccia della Civitacastellana (scuola Roma anche lui) e Pino Tortora del Teramo, una vecchia volpe dei campi di C. Farsi spazio tra questi nomi non è cosa da tutti, ma Breglia è un animale da gol, il Bomber! Suo infatti è il primo gol assoluto segnato dal Nereto in Interregionale, arriva alla seconda giornata in una debacle interna al cospetto del Pomezia, termina 1-3 e Breglia sigla il momentaneo 1-1 in chiusura di primo tempo.... E stà solo scaldando i motori per la stagione successiva...

UNA STAGIONE DA INCORNICIARE, PER TUTTI!

Alla partenza della stagione 1994/95 il girone F dell' Interregionale comprende nomi di nobili decadute quali il Campobasso, il Francavilla e la Civitanovese, al pari di realtà semisconosciute come la piccola molisana Roccaravindola. Alla vigilia tra le favorite paiono esserci proprio i rossoblù campobassani, vuoi per il nome vuoi per i nomi come l'ex Casertana Barometro, Progna (ex Under 21 e colonna in A di Atalanta e Bari) e Minisi, Fabbiano (una vita in C tra Foggia, Nola, Campania e Lanciano tra le altre), il classe 1972 Messina che qualche stagione addietro aveva esordito in B ad Avellino e più avanti arriverà il portiere Efficie, un numero uno di categoria superiore; la Civitanovese di Pietro Ruisi neoretrocessa dalla C2 e con, tra i pali, quel Pietro Spinosa che poco dopo diverrà un eroe a Castel di Sangro, unito a gente come Il baffo Enrico Piccioni (icona di una Cremonese da serie A), i due Sopranzi Samuele e Sergio (il primo in B a San Benedetto ed il secondo a Cesena), il terzino Pazzini ex Taranto in B, e quel Gabriele Baldassarri in A con l'Ascoli e poi colonna in C tra le fila di molte società; una Jesina sempre pericolosa e che schiera tra gli altri il gioiellino di casa Coltorti con il giovane De Feis, e appena dietro la Vigor Senigallia del portiere Negozi (ex Ancona) e di quel Giancamilli già in cadetteria a Cagliari; da tenere in considerazione anche la Santegidiese di Hector Ortega che  si avvale del bomber Alesi (in A con l'Ascoli) e del terzino Attrice ( Reggina, Samb e Piacenza in B), ma è tutto il girone ad essere di buon livello, il Francavilla schiera quel Biagio Lombardi classe 1958 già a Pescara, Cosenza, Salerno e Ravenna; il Mosciano presenta Mariano Fioravanti in mezzo al campo (ex pupillo dell'Ascoli di Rozzi); l'esperto portiere Ioannoni gioca per il Paganica, l'ex Cagliari Di Lena è a Termoli a svezzare i giovani Corazzini e Minadeo; a Camerino hanno Susi (una vita in C tra Arezzo, Livorno, Francavilla ecc.), a Roccaravindola l'ex Genoa Capezzuoli e l'esperto Ciannavei, e Tolentino e Nereto?

I cremisi sono visti come possibili outsider, Iuvalò e Maci là davanti incutono timore, Fenucci dietro è una garanzia e nomi come Palombi e La Barba sono qualcosa di certificato in categoria, il tutto affidato a quel Castori che già non difetta di grinta e volontà fuori dal comune.

Nereto invece, al secondo campionato in categoria, viene giudicato come un complesso discreto ma non di prima fascia; il riconfermato Tribuiani può contare sulla vena realizzativa del solito Breglia, sulle qualità del gioiellino Ramon Aiana, sbocciato a Firenze (esordio in A contro il Torino, quando Radice lo manda in campo nel finale al posto di Borgonovo), bocciato a Carrara e desideroso di riscatto, sui piazzati del riconfermato Carta (tecnico centrocampista, come Aiana di scuola Fiorentina e già in C a Fano, Ferrara e Bisceglie), sulla voglia di arrivare della giovane punta Pannacci e su mastini di categoria come Rasicci, De Angelis, Isidori coadiuvati da giovanotti locali come il baby Di Ottavio che nobilitano il lavoro del settore giovanile. Griglia pronta, semaforo verde e...via con le sorprese!

LA LUNGA MARCIA 

L'esordio in campionato è previsto per il 3 Settembre 1994 e vede il Nereto impegnato sul campo del blasonato Campobasso dal quale riesce ad ottenere uno 0-0 da non disprezzare, il Tole invece incomincia al "Della Vittoria", e piega un volitivo Francavilla con un 2-1 che dà il via ad una stagione grandiosa. Alla seconda poi Tole che impatta a Jesi 0-0 e Nereto che rompe il ghiaccio in casa affossando con un deciso 3-1 un Sulmona in difficoltà; terzo turno poi con un doppio 1-0, i rossoblù lo ottengono in quel di Luco dei Marsi mentre i cremisi regolano in casa la Recanatese, a queste gare fa seguito il turno successivo e la formazione di Castori và a pareggiare a Mosciano (1-1) mentre i Neretesi si aggiudicano il derby con la Santegidiese con il più classico dei risultati, 2-0 a firma Carta-Breglia e ambiente già sú di giri; la classifica dice che il Nereto è a 7 e il Tolentino a sei, si cominciano a delineare i contorni di quello che sarà. Alla quinta il Nereto guadagna 2 punti sui rivali espugnando Penne ed approfittando dello scivolone cremisi in quel di Senigallia, poi la Domenica successiva è il Tole che ne rosicchia uno battendo il Campobasso (3-1) quando il Nereto è bloccato sul pari casalingo (1-1) dalla sempre temibile Civitanovese; a quel punto la classifica dice che i rossoblù comandano in solitaria con 10 punti, inseguiti a 8 da un nugolo di avversari ovvero, Recanatese, Civitanovese, Tolentino e Vigor Senigallia.  Doppio pari esterno poi alla settima, 2-2 ad Osimo per i rossoblù e 0-0 a Sulmona per Castori ed i suoi e pari casalingo per il Nereto all'ottava, quando il Tole supera al "Della Vittoria" il Luco dei Marsi col minimo scarto; il doppio risultato ad occhiali della nona (Nereto a Termoli e Tole a Sant'Egidio alla Vibrata) non sposta gli equilibri di una classifica nella quale i rossoblù si trovano in testa con 13 punti tallonati a 12 da un plotoncino che vede Tole, Civitanovese, Recanatese e Vigor Senigallia, insomma ci si chiede quanto la truppa di Tribuiani riuscirà a resistere. I Neretesi rispondono con un roboante 5-0 ai danni della frastornata Roccaravindola, Breglia si scatena con una doppietta e và in rete anche il giovane Di Ottavio, nel frattempo Castori e i cremisi affondano il Penne (1-0) e restano in scia; l'undicesima però vede cadere il Tole in quel di Civitanova mentre il Nereto esce dalla trasferta di Paganica con un prezioso 2-2 a cui fa seguito un secondo impietoso 5-0 inflitto ad un' incredula Vigor Senigallia, Castori e i suoi però rispondono regolando 3-0 l'Osimana e restando sulle tracce dei fuggitivi. Dodici gare non sono troppe ma nemmeno poche e si può cominciare a stilare una classifica dei valori; il Nereto, al pari di Monterotondo e Civitavecchia, è una delle tre realtà che non hanno ancora conosciuto sconfitta  nell'intero panorama della serie D e piazza bomber Breglia re dei cannonieri e titolare in un ideale 11 del Girone F, formazione che comprende anche i cremisi Iuvalò e Gridelli, il Tole invece si dimostra squadra quadrata, grintosa e  affidabile nonostante un paio di battute a vuoto che ne hanno rallentato l'ascesa. Restano cinque giornate per portare a termine il girone d'andata e Nereto e Tolentino si affronteranno proprio all'ultima di queste. Nelle dispute che precedono la diciassettesima la formazione cremisi raccoglie due pareggi (a Camerino e in casa col Termoli) e due vittorie, tra le quali il roboante 7-2 inflitto al Paganica, gara nella quale i Tolentinati disintegrano gli avversari cogliendo pure due pali e creando una moltitudine di occasioni che deliziano gli oltre 700 presenti; i rossoblù invece si impongono 3-1 nel derby col Francavilla, impattano a Jesi e Mosciano, e regolano un'arcigna Recanatese col più classico dei risultati, 2-0 a firma Breglia-Carta.

Il giorno di Nereto-Tolentino diventa così un crocevia fondamentale sulla strada della promozione tra i professionisti...

Cremisi accompagnati da un buon numero di sostenitori i quali cercano di fronteggiare il mare rossoblù che colora lo stadio; padroni di casa imbattuti e che sul campo paiono potersi accontentare anche di un'eventuale pareggio, Tolentino che si affida ai piazzati di Iuvalò ed alle giocate di un centrocampo ordinato e solido; è una gara che vive delle fiammate dei molti soprani in campo, Iuvalò tiene fede alle promesse ed in più di un'occasione sfiora la rete su punizione; Maci è sempre pronto in area e, dall'altra parte un mai domo Breglia non smette di cercare la via della rete! La squadra di Castori pare più in palla durante la gara, "mena le danze" senza però colpo ferire così, sul filo di lana, il Nereto trova la giocata che la sblocca a suo favore. È il 91' quando il duo Bellucci-Pannacci si inventa l'ultima giocata sull'out di sinistra, ne scaturisce un rigore per atterramento in area che il fantasista Carta trasforma tra le proteste generali, finale quindi 1-0 per il Nereto che chiude il girone di andata con 26 punti, imbattuto e tallonato dalla Civitanovese con 24, a seguire i cremisi con 22.    

Castori è un fiume in piena al termine dello scontro diretto, quel rigore a tempo scaduto proprio non lo digerisce e sottolinea la prova della sua squadra che, in un ambiente focoso ed ostile, ha giocato un buon calcio che, a suo dire, meritava molto di più, profeticamente poi aggiunge che i conti si faranno alla fine, ed in effetti...

RITORNO DI FIAMMA 

Il girone discendente perciò parte con un Nereto in leggero vantaggio, tutti però si aspettano un'accelerazione della corazzata Civitanovese che, al contrario, rallenterà progressivamente lasciando strada al duello tra Cremisi e rossoblù!

Alla prima di ritorno Tribuiani e i suoi impattano in casa sul nulla di fatto al cospetto di un Campobasso in notevoli difficoltà di classifica, Castori invece sbanca Francavilla col più classico degli 0-2; così si prosegue per un' altra giornata, poi alla 20esima il Tole cade a Recanati ed i rossoblù battono il Luco, game over? Nemmeno per sogno perchè la domenica successiva il Nereto restituisce la cortesia cadendo per la prima volta in stagione sotto i colpi dei vicini di casa della Santegidiese (1-0 in un derby caldissimo) ed il Tole ne approfitta per recuperare i due punti persi sette giorni prima grazie ad un agevole 4-0 casalingo rifilato al Mosciano, situazione alla 21esima di 31 a 28 per i neretesi!

Ogni Domenica che passa il duello assume contorni sempre più epici, le rispettive cittadine incominciano ad appassionarsi a questo confronto a distanza che mette in palio la serie C2, gli impianti di gioco delle due squadre sono ormai gremiti ad ogni appuntamento e quando si gioca in trasferta non manca il massiccio sostegno degno davvero di altri palcoscenici. Dopo un altro paio di vittorie a testa la truppa di Castori rosicchia un altro punto alla giornata numero 24 allorchè il Nereto viene bloccato in casa da una coriacea Osimana, mentre i Cremisi sconfiggono il condannato Sulmona con uno striminzito ma utilissimo 1-0, ora due soli punti dividono le due società. Si procede di pari passo ancora per qualche settimana, il Nereto amministra i due punti ed il Tolentino insegue senza tregua, ed è premiato alla 28esima quando il Paganica batte i rossoblù (2-1) mentre Iuvalò & C. regolano di misura un ormai delusa Civitanovese, 40 pari e spettacolo ancora tutto da scrivere! Sì perchè alla 30esima il capitolo si arricchisce di un colpo di scena che pare quello definitivo, il Tolentino ospita un tranquillo Camerino ed il Nereto è al domicilio del Francavilla per un derby "vietato ai deboli di cuore".

Al 2' di quella Domenica Castori e i suoi devono già inseguire gli avversari che si sono portati avanti con una rete di Matassini; otto minuti dopo però anche a Francavilla la situazione muta, è il 10' quando i giallorossi di casa mettono sotto il Nereto grazie a Marcucci; sul finale della prima frazione Iuvalò acchiappa il pari e a metà gara il Tole guadagna un punto sul Nereto, 42 a 41 per Castori & C.

Nereto non ci stà a perdere colpi e al 59' Pannacci fà 1-1 e riporta tutto in parità anche se per poco perchè al "Della Vittoria" al 63esimo giro di lancette Sansolini porta avanti i suoi, ed inoltre a Francavilla il Nereto soccombe al 92' quando Salvatore insacca il 2-1per i padroni di casa, 43 a 41 per i Cremisi, ma non è certo finita quì!

Al Tole l'aria da capoclassifica, così inseguita e desiderata, fà girare la testa così la Domenica successiva pensa bene di cadere a Termoli (2-1 per i molisani) permettendo a un Nereto indemoniato di riagguantarlo a 43 grazie ad un gol di Breglia che abbatte la Jesina. Trentaduesima poi ancora all'insegna del colpo di scena, il Nereto si fà bloccare sul 2-2 sul sempre ostico campo di Recanati mentre il Tolentino si abbatte come un uragano sul derelitto Roccaravindola con un perentorio 6-2 che pare sia il pass per entrare tra i professionisti, tutto finito allora per le speranze di Tribuiani e i suoi?

Nossignori, il penultimo appuntamento regala il tocco che renderà epica questa tenzone! Un Tolentino spavaldo deve arrendersi a casa del Paganica (0-1) squadra che gioca alla morte per vendicare il tennistico 7-2 subito all'andata, mentre il Nereto strappa un casalingo 1-1 al termine del sentitissimo derby col Mosciano, compagine con la quale ha sempre dovuto lottare all'ultima goccia di sangue, risultato alla 33esima perciò: Nereto e Tolentino punti 45 con scontro diretto da giocarsi nelle Marche all'ultimo turno....fate voi....


BABY BOMBER

Emidio Di Ottavio è un ragazzino di 16 anni in quella stagione, fa la spola tra juniores e prima squadra perché Tribuiani crede in lui, e lui ripaga con la moneta del gol e del sudore. Il mister lo ha già convocato in panchina nella precedente stagione, facendolo anche esordire a Montesacro contro la Spes; il bomber "in fasce" è seguito dagli osservatori della Fiorentina, insomma le premesse ci sono, e poi ritrovarsi così giovani tra Breglia, Aiana e C. non è poi malaccio,  ecco i ricordi di un neretese D.O.C. "Era la stagione in cui, per la prima volta, venne introdotta l'obbligatorietà del giovane in campo dall'inizio, così molte squadre facevano incominciare il portiere per poi sostituirlo al primo minuto di gioco. Io godevo della fiducia del mister il quale mi faceva giocare spesso il primo tempo; siglai anche una rete nell'incontro col Roccaravindola.

Quella stagione è stata l'apice del calcio cittadino e per me che sono neretese averla vissuta da "dentro" è qualcosa di indescrivibile; il miracolo di quel campionato ha radici  nella stagione precedente, dove Tribuiani cominciò a plasmare quella squadra che ha sfiorato la C2 persa solo in quello sfortunato pomeriggio di Tolentino dove dava spettacolo un neretese doc, Pasqualino Iuvalò! Meritavamo entrambe di salire in C2, chissà forse anche la mia carriera sarebbe stata diversa; avevo addosso gli occhi degli osservatori della Fiorentina, mi bloccò un incidente in moto...

Quegli anni mi sono però serviti, ho imparato molto da giocatori con la G maiuscola e poi ho messo a frutto gli insegnamenti con altre 4/5 stagioni di Interregionale e un bel po' di più nelle categorie regionali, dove ho sempre segnato parecchio, forse in quel duello col Tolentino c'è mancato qualche ricambio, la rosa non era larghissima, si fece male Isidori e ne risentimmo...peccato.

Oggi lavoro, serbo bellissimi ricordi della mia carriera a Nereto, Sant'Egidio, Bellante e Cologna Paese; tanti gol e tante soddisfazioni, ma chissà se fosse arrivata la C2..."


L'EROE DEI DUE MONDI

Il mondo del calcio è pieno di situazioni particolari, coincidenze assurde, appuntamenti mancati per un soffio o treni presi sul fischio di partenza e non poteva certo mancare in questa storia la "situazione speciale"; qui la questione è semplice ma ingarbugliata allo stesso tempo, l'idolo, il leader del Tolentino è nato e cresciuto a Nereto; è un giocatore di grandi qualità tecniche che ha alle spalle già campionati importanti come gli anni di C2 a Giulianova (dove Tribuiani lo lanciò in tenerissima età), a Celano e l'esperienza dolce-amara de L'Aquila, quando dopo una stagione in Interregionale decide di stare fermo una stagione.

"Arrivai a Tolentino per merito del DS Paolo Beni, una bandiera della Sambenedettese che lavorava per il Tole. La prima stagione ci salvammo tranquilli, mentre nella seconda retrocedemmo in Eccellenza; lì arrivò Castori e fu immediato ritorno nell'Interregionale, era già un tecnico sanguigno e meticoloso. Un anno di assestamento e poi nacque la squadra della promozione in C2; in realtà l'obiettivo iniziale era stare nel gruppo di testa, poi col passare del tempo capimmo che potevamo vincere noi! Quell'anno fú incredibile, feci il capocannoniere e mi ritrovai a giocarmi la C2 contro la squadra del mio paese, ma nessuno è profeta in patria,  sicuramente la sensazione era particolare,  ma era importante vincere per Tolentino. In Cremisi ci ho passato sei stagioni, andai via una volta in C2 perché la Maceratese insistette per acquistarmi, volevano la C2 anche loro ed in effetti anche lì mi riuscì di vincere!".


SPARA RAMON!

Giovane in cerca di riscatto, la tecnica nei piedi e la visione nella testa, arriva da una stagione buona a Carrara (serie C1), dopo gli esordi in C2 ad Olbia e un paio di stagioni di apprendistato nelle giovanili della Fiorentina dove fa parte della nidiata dei Banchelli, Beltrammi, Moscardi e via dicendo. Arriva a Nereto come rinforzo importante, Tribuiani conta molto sulle sue doti per portare a compimento una missione che ad Agosto pareva più che impossibile.

Ramon, a distanza di tanti anni ricorda così quell'esperienza:"Arrivai a Novembre e dopo una serie di vicissitudini; il mio procuratore rifiutò un rinnovo biennale a Carrara proponendomi la Vastese, l'affare però non si concluse e così mi trovai senza squadra. Si presentò poi l'opportunità di Nereto e la colsi al volo, ricordo l'accoglienza, appena arrivato, da parte di tutta la dirigenza, un grande gruppo! Il paese viveva con un entusiasmo trascinante quei giorni, ci sentivamo a casa, avevo bisogno di ripartire anche sul piano umano e fu davvero il posto giusto. Credo che meritassimo la promozione, e lo dico senza presunzione ricordo l'ultima giornata a Tolentino, sullo 0-0 presi la traversa poi un palo di Carta ed un altro palo non ricordo di chi...Quel gol nel finale ci castigò oltremisura! Ancora oggi sento un grande dispiacere se penso a quel duello col Tolentino, fú certamente una grossa mazzata la mancata promozione, io in estate dovetti operarmi stetti fermo e poi ripresi ad Aosta ma se fossimo saliti in C2 penso che sarebbe andata diversamente. Conservo ottimo ricordi dell'esperienza neretina ancora oggi ci sentiamo con qualche compagno anche se vedersi è davvero difficile, è stata un'esperienza fantastica!"

DOMENICA BESTIALE 



Domenica 13 Maggio 1993, Stadio "Della Vittoria" di Tolentino, l'atmosfera è da "prima alla Scala", lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, il settore ospiti riservato ai Neretesi ribolle di tifo e passione rappresentati da striscioni, sciarpe e bandiere rossoblù; la giornata è calda, il duello, la sfida, ha un sottofondo atmosferico degno del miglior "Mezzogiorno di fuoco" che sia stato prodotto! 


Speranze, illusioni, sogni e futuro dipenderanno tutti da quei "maledetti" 90 minuti. Cremisi forti del fattore campo e Neretini caricati a mille dal biblico esodo che li ha accompagnati nelle Marche; l'ingresso in campo delle due squadre è accompagnato dall'entusiasmo più sfrenato, "Annientiamoli!" v'è scritto su un bianco striscione posto proprio sotto a quello degli "Sconvolts" di casa, mentre nello spicchio rossoblù domina un gigantesco "Irriducibili" vicino ad un più piccolo "Ultras Nereto".


La gara è tirata, i nervi sulle corde, i due allenatori sfoggiano look diametralmente opposti; da una parte il rampante Castori avvolto in una tuta rossa che fatica a contenerne l'adrenalina e dall'altra l'elegante Tribuiani nel consueto abito della Domenica mattina. Si gioca sotto un caldo contrattualmente accettato vista la stagione e il Nereto non ha poi così paura d'essere l'ospite che tutti vogliono sbranare, un palo nella prima frazione distanzia gli abruzzesi dalla C2, il tiro è un rasoterra scagliato da.fuori area, il guardiano cremisi lascia correre e solo la sfortuna (o buona sorte, dipende dai punti di vista) pilota la sfera sul montante. La ripresa nasce sulla falsariga della prima frazione,.gli animi sono tesi e gli spalti fremitano ad ogni giocata, finché allo scoccare del sessantaduesimo minuto il difensore Giovanni Fenucci, lasciato colpevolmente solo in area, approfitta di un errore in presa del portiere ospite e scaglia in rete un pallone che scatena un boato assordante... è la palla della promozione, della C/2, della gloria. Il Nereto non riesce a pervenire al pari, trascorrono i minuti e il Tole resiste fino alla fine mettendo la ciliegina su una torta che dall'altra parte avrà il retrogusto dell'amarezza!


È finita una stagione, è finito un sogno in Abruzzo, un sogno che a Tolentino sta' solo per cominciare, un sogno che a Nereto non potrà comunque trasformarsi in incubo, ma verrà ricordato con la nostalgia che ci lascia qualcosa di stupendo che finisce quando suona la sveglia....













mercoledì 19 ottobre 2022

ENZO DEI MIRACOLI



 PROLOGO 

18 Gennaio 1981 stadio "Comunale" di Firenze, Rognoni e Badiani decidono di scrivere un pezzo di storia arancione andando a firmare una storica vittoria a casa di Antognoni & C. issando così la Pistoiese a regina di Toscana con un sesto posto parziale in classifica che autorizza sogni di Coppe europee. Andrà a finire invece con un'amara retrocessione decretata da un girone di ritorno a dir poco disastroso, la Pistoiese dei "vecchietti" Lippi, Rognoni e Frustalupi crollerà alla distanza e tornerà in cadetteria senza mai più risalire. Poco importa però, quel 18 Gennaio e quella stagione si serie A sono impressi ancora oggi nella memoria di ogni tifoso arancione, e chi non c'era l'ha assimilata dai vecchi quasi per osmosi.

Ma quella bella avventura in massima serie non ci sarebbe, probabilmente, mai stata se qualche stagione prima, la 1977/78 per la precisione, tale Enzo Riccomini da Piombino non avesse compiuto un miracolo dei suoi evitando una caduta in serie C che a tre quarti di campionato pareva irrevocabile!

ENZO  DEI MIRACOLI 

Enzo Riccomini è un classe 1934 che da calciatore non ha brillato particolarmente, ha frequentato le giovanili della Fiorentina per poi passare in quarta serie al Cecina, da lì è rientrato a Firenze senza esordire in A e poi è ripartito per Empoli, una breve tappa tra Sestese, Cuoiopelli e Poggibonsi per rientrare ad Empoli nel 1960/61, vincere alla grande la serie D e vivere l'annata successiva in C terminata con l'immediata retrocessione nonostante la presenza in rosa dell'ex bandiera viola Egisto Pandolfini (nelle vesti di allenatore-giocatore) e di un giovane Mario Frustalupi che in questa storia rincontreremo più avanti. Ancora una stagione trionfale in D (Empoli che risale subito grazie al vittorioso spareggio, a Genova, col Tempio, 2-0), ma senza riconferma ed ecco la decisione di smetterla col calcio giocato per provare ad insegnarlo, saggia idea!

La prima esperienza in panchina è targata 1969/70 proprio ad Empoli, subentra a Cervato e pilota la navicella azzurra ad un ottimo quinto piazzamento, poi un triennio a Viareggio (sempre in C) dove lancia giocatori come Agretti, Bresciani e Della Martira, valorizzando gli esperti Piaceri e Giampaglia e si permette il lusso di fare sognare la B con il quinto posto conquistato nel 72/73.

Segue l'esperienza indimenticabile di Terni, culminata con la seconda storica promozione in A delle Fere grazie ad un gioco redditizio e basato su un impianto difensivo di notevole affidamento, ed infine il biennio alla guida dell'Ascoli di Rozzi che vede una retrocessione, in B, sul filo di lana ed un esonero dopo poche giornate della stagione successiva.

La neonata stagione 1977/78 vede perciò l'uomo di Piombino fermo ai box che in attesa di una chiamata collabora con il Guerin Sportivo come commentatore del campionato di serie B, un torneo dominato dal principio dall'Ascoli dei record guidato da Mimmo Renna.

L'APPUNTAMENTO

In testa, come detto poc'anzi l'Ascoli fa corsa a sé, l'Avellino di Carosi si propone come sorpresa, così come il Taranto di Erasmo Iacovone, un ragazzo cui solo il destino crudele riuscirà a tarpare le ali. Il Cesena del Pippo (Marchioro) zoppica da subito al pari del Cagliari di Toneatto; in coda poi c'è un pochino di bagarre. Il Monza (rivelazione della stagione precedente) inizia con una serie negativa agghiacciante ma si riprende in fretta, la Cremonese (neopromossa) naviga a vista e Como ed altre sono lì a lottare; l'unica che pare spacciata già da subito è la Pistoiese di "Maciste" Bolchi, salita in B in pompa magna (ha distanziato il Parma di ben otto lunghezze!) la quale segna col contagocce, giochicchia discretamente, ma porta a casa quasi nulla ogni settimana.

Nelle prime sette gare di campionato segna una sola rete (alla quarta, Gattelli) nell'unica vittoria di quell' avvio stentato, è vero che non ne subisce molte (cinque) e si pensa sia solo questione di tempo, ma dall'ottava all' undicesima la squadra ha un tracollo, 4 reti a Catanzaro, a due, tre ad Ascoli, ad una, e quattro a Terni, a zero! Il presidentissimo Melani opta così per il cambio alla guida tecnica, via a malincuore il buon Bolchi e dentro Riccomini che abbandona così la collaborazione col Guerino e si rituffa nella mischia in un'impresa che non appare poi così facile.

IL CAMMINO DELLA SPERANZA

Domenica 27 Novembre 1977 ecco l'esordio di Riccomini sulla panchina di quella che di lì a poco diventerà (grazie a lui) un olandesina da serie A. La situazione, al fischio d'inizio, è già sul drammatico andante, Pistoiese ultima a cinque punti, distanziata di tre da Modena e Cremonese e di quattro dal trio lombardo Como, Varese e Brescia; l'ospite di turno è il Cagliari che staziona in quinta posizione a 12 punti appena dietro le battistrada. Come da tradizione pallonara l'esordio del tecnico viene bagnato con una vittoria, striminzita finché si vuole (1-0 griffato Barlassina, uno degli "affari di riparazione") ma di vitale importanza. Rispetto all'inizio della stagione gli arancioni si sono rinforzati portando a casa il già citato Barlassina, la vecchia gloria napoletana Luigi Pogliana (terzino di indiscussa affidabilità), il regista con la R maiuscola Mario Frustalupi (ricordate il giovanotto di Empoli menzionato in apertura?) e il centravanti bergamasco Giovanni Carlo Ferrari, reduce da un campionato a Cagliari ed in passato vice Chinaglia in una Lazio fresca di scudetto (conquistato due stagioni prima), i nomi ci sono, resta da convertire il gruppo al credo di Riccomini e il resto verrà da sé.

A Brescia gli arancioni si devono arrendere ad un rigore di Beccalossi,a la settimana successiva non falliscono il primo di molti match point e regolano il Modena, sorpassandolo in classifica, con un gol di Ferrari che tiene in vita le speranze di salvezza; la doppia trasferta di Cesena e San Benedetto del Tronto non porta punti e così l'olandesina scivola ancora all'ultimo posto di una graduatoria che pare maledetta.

Il pareggio casalingo col Varese (2-2 agguantato dal biancorosso Taddei all' 86esimo dopo che un minuto prima Gattelli aveva firmato il momentaneo 2-1) seguito dallo 0-0 di Monza bissato a Pistoia col Lecce chiude un girone d'andata che ha l'aria di una sentenza; la squadra del presidente Melani chiude la classifica con 12 punti, frutto di tre vittorie, sei pareggi e ben dieci battute a vuoto, ma è il rendimento esterno che preoccupa più di tutto, lontano da Pistoia è arrivato un solo pareggio a fronte di ben nove sconfitte!

Sarà un ritorno duro, nel quale nulla potrà essere concesso all'errore, alla distrazione; Riccomini è uomo pratico, col credo del "l'importante è muovere la classifica", ma ci sarà da sudare, e parecchio.

FERRARI DA GARA

Si riparte con la gara casalinga che vede ospite il Taranto, sarà 1-1 griffato Gattelli e Iacovone, e per il ragazzo rossoblù quello resta l'ultimo gol di una vita spezzata da un tragico incidente in una notte maledetta!

A  Brescia contro il Como si riprende il modus operandi del giocare senza raccogliere nulla, infatti Cavagnetto infila l' 1-0 per i lariani e tutto pare più difficile; la classifica dice che gli arancioni chiudono a 13 e la salvezza è a 18 dove staziona la Cremonese.

La ventiduesima vede di scena a Pistoia l'Avellino di Carosi il quale si porta avanti due volte ma viene acciuffato prima da Beccaria e poi da Speggiorin in maniera definitiva; al termine della gara anche Melani si dichiara convinto di raggiungere l'agognata salvezza smentendo pure alcune voci che lo vogliono dimissionario. Il re della "bicicletta" Chimenti però smorza gli entusiasmi la settimana successiva quando con una doppietta rende vana la segnatura di Beccaria; questo stop scatena la vivace reazione della torcida arancione ( per la prima volta in stagione) indispettita anche da un sospetto fuori sul cross che ha determinato il secondo gol Rosanero.

Riccomini ha la sua ricetta, predica calma dichiarandosi fiducioso e Speggiorin, nel finale di gara, regala due punti preziosi condannando alla sconfitta un Rimini determinato, vittoria che viene seguita da un ottimo risultato ad occhiali strappato a Bari in una partita che vede la Pistoiese dominare per lunghi tratti ma incapace di concretizzare; la situazione alla 25esima vede perciò il Modena fanalino di coda a 16, la squadra di Riccomini un punto sopra, il Como a 20 e la Cremonese a 21; distanza salvezza perciò ancora a quattro punti e con solo 13 giornate da giocare ancora.

Un paio di sconfitte in successione però paiono mettere una pietra sulle residue speranze di permanenza in cadetteria, gli arancioni infatti cadono a Genova al cospetto della Sampdoria e poi, inopinatamente e quasi senza appello in casa col Catanzaro! Le Aquile calabresi infatti passano in Toscana con Borzoni e Renzo Rossi, rendendo vano il momentaneo pareggio del mai domo Speggiorin; la critica sportiva a quel punto è certa che la prima sentenza del campionato è arrivata, la matricola arancione viene data come certa retrocessa!

COLPO DI FRUSTA 

Tutto è perduto, per tutti o quasi. Uno dei pochi a non mollare è Riccomini, il quale prepara la successiva gara di Cremona con la solita meticolosità, è davvero una gara che và oltre l'ultima spiaggia, la Cremonese è a quota 22 appena sopra il baratro, gli arancioni invece nell'abisso ci sono completamente e non possono permettersi di sbagliare. La gara dello "Zini" è bloccata, domina la paura da entrambe le parti, ma la Pistoiese gioca meglio crea qualche occasione senza però riuscire a battere il buon Ginulfi fin quasi alla fine; ma allo scoccare del 88esimo minuto parte la botta dai 20 metri di Mario Frustalupi, il giovane compagno che a Empoli giocava con Riccomini oramai è un regista scafato, di qualità sopra la media, e batte Ginulfi certificando uno 0-1 di vitale importanza, ora ci si può provare a credere!

I DIECI COMANDAMENTI 

Restano solo 10 gare da disputare, il mister ha bisogno che tutti diano il massimo, la salvezza resta una chimera ma non irraggiungibile. L'ospite della ventinovesima è il super Ascoli di Renna, i marchigiani si presentano a Pistoia forti di 14 punti di vantaggio sulla seconda (la vittoria ne valeva due!), la testa quasi in vacanza ma schierano comunque giocatori quali Pasinato, Zandoli, Bellotto e Scorsa, ne esce uno 0-0 da non disdegnare e che permette di muovere la classifica, proprio come vuole l'Enzo di Piombino.

L'ostacolo della Domenica successiva è roba grossa, la Ternana di Rino Marchesi infatti staziona al terzo posto della graduatoria e culla concrete speranze di A, ma riccio-gol Ferrari non è certo tipo da impietosirsi, e nel giro di 45 minuti mette a segno una doppietta che rende inutile il gol di Ciccotelli in apertura di ripresa;gioco, partita e incontro, gli arancioni staccano il Modena all'ultimo posto e restano a meno tre da una salvezza che pare adesso ancora difficile ma almeno immaginabile.

La trentunesima però getta nuovamente la truppa di Riccomini nello sconforto, la trasferta di Cagliari si chiude con un impietoso 3-0 per i padroni di casa che fa' letteralmente infuriare il trainer, troppo molli per essere veri i ragazzi in maglia arancione! Per fortuna dopo sette minuti della gara col Brescia, Ferrari porta in vantaggio i toscani, Guida recupera ma ancora riccio-gol raddoppia; il tris di Speggiorin disinnescherà la doppietta di Guida, la truppa di Riccomini è ancora penultima, ma la salvezza è "soltanto" distante due lunghezze.

A cinque giornate dal fischio finale c'è un altro incontro decisivo, al "Braglia" di Modena i ragazzi di Riccomini devono cercare assolutamente di non perdere. Per i canarini di casa è forse l'ultima possibilità di rientrare nel giro salvezza, perciò si preannuncia una partita vietata ai deboli di cuore; la Pistoiese però fornisce una prova di forza a dir poco strepitosa, passa con un ineccepibile 0-4 maturato grazie ad una rete di Speggiorin nella prima frazione e ad una tripletta di Ferrari tra il 57' ed il 72', la bella prova del giovane libero Polverino unitamente alla suntuosa esibizione del genio Frustalupi fanno il resto; Modena 20, Como e Pistoiese 26, Cremonese 27. Ora non crederci sarebbe un delitto!

LE CINQUE GIORNATE DI PISTOIA 

Un moto di ribellione, una volontà di ricacciare in gola, a chi l'aveva già data per certa, quella sentenza di retrocessione, una carica inarrestabile verso una meta quasi raggiunta, tutto questo è ciò che spinge Riccomini e i suoi a volare nelle ultime cinque gare di quel torneo cadetto. Alla trentaquattresima è ospite il Cesena imbattuto da 10 turni, oramai fuori dai giochi promozione ma desideroso di proseguire la striscia; Frustalupi però decide di siglare il più classico dei gol dell'ex e così porta agli arancioni due punti di vitale importanza, il Como ha battuto il Varese, la Cremonese ha impattato a Cagliari e la classifica dice 28 punti per tutte e tre!

La Domenica seguente è ospite a casa Pistoia la Sambenedettese una squadra in serie positiva da otto giornate nelle quali non ha subito nemmeno un gol, ma la truppa di Riccomini oramai è lanciata nella folle rincorsa al sogno e in poco meno di un'ora piazza un doppio colpo a firma Ferrari -Speggiorin che affonda i marchigiani e permette di staccare il Como sconfitto seccamente (3-0) nello scontro diretto di Cremona. La tappa di Varese invece riserva un cocente stop, Cascella insacca in avvio un pallone per i varesotti e la Pistoiese non riesce a rimontare, facendosi così recuperare da un Como corsaro a Modena (0-3), per fortuna di Riccomini la Cremonese cade a Lecce; 180 minuti e nuovamente tre squadre a pari punti, due scenderanno in C1!

Il destino si diverte, come consuetudine, a creare situazioni ingarbugliate e invia a Pistoia un Monza lanciato verso la A; i brianzoli stazionano in terza posizione (ultimo posto utile per la promozione) al pari dell'Avellino e non possono certo permettersi regali, è una gara della disperazione, per entrambe. La Pistoiese tra l'altro deve affrontare la gara senza La Rocca, Pogliana e Rossetti, tre pedine fondamentali nello scacchiere del mister! Ferrari però non si fa' pregare e al 44' segna l'1-0 bissato al 51' dal raddoppio che spegne i sogni di A dei biancorossi e permette agli arancioni di staccare Como e Cremonese fermate sul pari rispettivamente da Cesena e Palermo.

A questo punto manca solamente un tassello, si deve vincere a Lecce per non essere obbligati ad attaccare l'orecchio alla radiolina sperando che Luzzi porti buone notizie dagli altri campi. Al "Via del mare" però non c'è storia, un Lecce oramai demotivato non è in grado di opporre alcuna resistenza ad una Pistoiese caricata a molla, gli arancioni vanno in gol due volte in pochi minuti (20' e 23') con due nomi inconsueti per il tabellino marcatori, Romei ( Detto "picchia" in quel di Genova e non proprio un numero 10) e La Rocca, difensori vecchio stampo che certificano una salvezza che ha dell'impossibile. La Cremonese  batte il Varese ma non basta, scende in C1 al pari di un Como sconfitto in quel di Catanzaro con le aquile giallorosse che volano in A.

Miracolo a Pistoia, chiamatela come volete questa salvezza, aggiungete la valorizzazione di Sergio Brio che da qui partirà per 12 anni di Juventus e quasi 250 gare in A, la promozione di un paio di anni dopo e capirete perché Enzo Riccomini è parte imprescindibile della storia arancione...senza di lui quella vittoria a Firenze non sarebbe mai arrivata!


RICCIO-GOL, MEMORIE DI UN BOMBER

Giovanni Carlo Ferrari da Arcene è già un centravanti di fama in quel 77/78, ha alle spalle caterve di gol con Seregno, Lecce, Brindisi e Avellino ed un'occasione in A alla Lazio nella quale ha giocato poco ma dalla quale ha accumulato esperienza anche in Coppa UEFA. La stagione precedente ha sfiorato la A con il Cagliari di Toneatto, ma non è stato impiegato con grande continuità in quanto il mister si affidava principalmente alla coppia Virdis-Piras; arriva alla Pistoiese nel mercato di riparazione, la voglia di giocare prevale sulla categoria e così mette la sua potenza al servizio degli Arancioni di Patron Melani. A distanza di oltre quarant'anni ricorda così quell'esperienza:

"Chiesi al Cagliari d'esser ceduto, volevo trovare continuità nel giocare, si presentò l'offerta della Pistoiese appena salita dalla C ed accettai al volo avevo tanta voglia di fare! La sfida era dura, per un lungo periodo tutti ci considerarono tra le sicure retrocesse, ma Riccomini aveva la ricetta giusta. Era un tecnico che lasciava molto spazio all'estro del singolo, ti faceva esprimere al meglio delle tue possibilità con un calcio semplice; il difensore doveva marcare, il centrocampista fare gioco ed il centravanti segnare, nel mio caso di potenza! Feci molto bene quell'anno a Pistoia, 13 reti tutte importanti, quando ti giochi una salvezza od una promozione non ne esiste una più bella dell'altra. 

La stagione a Pistoia fu davvero soddisfacente sotto tutti i punti di vista, mi aspettavo una riconferma ed invece arrivò un insistente e vantaggiosa richiesta del Pescara...gli abruzzesi erano appena retrocessi dalla serie A e con Angelillo in panchina volevano tornarci subito; il mister cercava un attaccante con le mie qualità, fisico ed irruenza, e così approdai in biancazzurro. Melani fece certamente un grosso affare ed io vinsi il campionato!

Tornando all'esperienza a Pistoia porto nel cuore il Riccomini uomo, una persona che si fidava ciecamente dei suoi giocatori tanto che quando uscirono voci sulla mia vita privata parlò direttamente con me senza dare peso ai pettegolezzi; il presidente Melani invece lo vidi poco, lo ricordo nei ritiri di Montecatini ed una volta capitò che, mentre ero intento a guardare una partita alla TV, arrivò e non lo salutai. Ci rimase male, ma io davvero non mi ero accorto di nulla, occhi e testa era o davanti alla TV!

Fu comunque una salvezza incredibile, un anno da incorniciare in una bella città e con un bel pubblico che ci seguiva, e peccato non essere stato lì quando sono saliti in A, ma non è certo dipeso da me, a quel tempo noi giocatori non avevamo voce in capitolo...


martedì 23 agosto 2022

IL PORTIERE CHE VISSE DUE VOLTE



 IL PORTIERE CHE VISSE DUE VOLTE

Il quartiere Resuttana a Palermo è un posto nel quale si intrecciano le vite di personaggi pieni di storia e fascino i quali hanno segnato la storia di questa stupenda città.

I principi Valguarnera di Niscemi, Ferdinando III di Borbone, Joseph Whitaker, i Marchesi di Mazzarino ed altri ancora, storie di uomini, di personaggi e personalità che hanno vissuto o sono passati in questo angolo di città che ancora oggi brilla di luce propria. 

In questo scenario, alla fine degli anni 50 e precisamente il 3 Febbraio 1959, viene alla luce Emilio Zangara, ragazzo come tanti della sua generazione che sogna un futuro ricco di gol magari con la maglia rosanero; Zangara comincia infatti a giocare a calcio con il pallino di farli i gol, è attaccante provetto quando l'Amat (una piccola società palermitana che nel periodo del boom economico sforna talenti a ripetizione, può bastare come esempio Totò Schillaci?) lo tessera tra i suoi giovani virgulti, ma presto ci si accorge che quel ragazzo è più bravo a sventarli i gol che a realizzarli...e da lì incomincia una storia bella, che si intreccia con altre storie belle altrettanto!

La prima esperienza tra i grandi è a Favara, provincia di Agrigento che negli anni diverrà familiare. Con la locale Pro, Zangara vince il torneo di Promozione edizione 1979/80 davanti ad un distaccato Ravanusa e con la bellezza di 91 reti segnate (in 30 giornate!) a fronte di sole 15 subite, e arriva così l'esordio nella serie D nazionale; la stagione successiva il "suo" Favara si piazza settimo, a ridosso del gruppo di testa e ben lontano dalle zone paludose della classifica, per il giovane portiere sono anni di apprendistato nei quali spicca comunque già la notevole capacità di giocare la palla con i piedi, reminescenza di quell'infanzia nella quale si sognava con un 9 sulle spalle!

Ancora tre stagioni nella piccola Favara, nelle quali la squadra disputa campionati relativamente tranquilli, e nell'estate del 1984 arriva la chiamata che non ti aspetti, Licata, serie C2 girone D, calcio professionistico a cura di un mister dal nome e dai metodi decisamente curiosi... Zdenek Zeman!

     LA SCALATA DI LICATA!

Alla foce del Salso Zangara trova un gruppo di ragazzi votati al sacrificio provenienti, in gran parte, dalle giovanili del Palermo; ritrova anche Pippo Romano, suo compagno a Favara un paio di stagioni prima, ed incomincia ad apprendere "il verbo" di quel mister che vuole il portiere capace di giocare la palla con i piedi, come fosse un difensore aggiunto. Come nelle belle favole Zangara si ritrova titolare e vincente al suo primo campionato tra i professionisti, 32 gare e 29 reti subite sono uno score niente male; il Licata arriva primo con 44 punti (2 ne valeva la vittoria), davanti al Sorrento e segnando la bellezza di 58 gol, il secondo miglior attacco ne vanta 38! È lì che ha inizio la filastrocca dei Zangara, Consagra, Gnoffo, Taormina e Campanella, che ha Licata equivale alla conosciutissima Sarti, Burgnich, Facchetti ecc...

Lo scalino successivo per il portiere palermitano si chiama C1, il Licata e il suo profeta lo confermano senza tentennamenti per un campionato che vedrà i gialloblù esibirsi su palcoscenici quali Foggia, Cosenza, Salerno, Messina ed altri ancora. Il primo campionato in terza serie vede Zangara e il suo Licata protagonisti di un girone d'andata strepitoso, nel quale pare che la serie B sia a portata di guanti (basterà aspettare..), dopo 17 gare i gialloblù sono terzi  dietro Messina e Taranto e soltanto un girone di ritorno decisamente deludente (appena 10 punti racimolati) spegnerà le ambizioni di una città; Zangara scende in campo 29 volte subendo 32 reti, tutto nella norma se si è il portiere della squadra di Zeman, intanto comincia a farsi un nome anche per quel suo modo di trattare la palla coi piedi ..

La stagione successiva incomincia con l'addio al mister Boemo, al suo posto arriva Aldo Cerantola e la squadra vive un campione sulla falsariga del precedente, andata decisamente meglio che il girone discendente e per Zangara l'alternanza col portiere Bozzini (18 presenze per entrambi), un giovane di scuola Inter arrivato nell'Agrigentino dopo una stagione in C2 alla Cairese; insomma, un anno di transizione in attesa del boom...

DESTINAZIONE PARADISO 

Estate 1987, il Licata si accinge a disputare il suo terzo consecutivo torneo di C1, Zangara è oramai un punto fermo della formazione siciliana che proprio da lui comincerà a costruire quel miracolo che si concretizzerà a fine campionato! La banda di Cerantola suona a memoria, domina il girone restando imbattuta in casa e ai fondamentali 15 gol di La Rosa (capocannoniere del girone in coabitazione con Romiti e D'Ottavio) aggiunge le parate del suo portierone, sempre presente e battuto solamente in 20 occasioni! È serie B per una cittadina che quasi nemmeno osava sognarla, è serie B per un ragazzo partito dal calcio di periferia della sua città ed arrivato tra i "grandi" a suon di sacrifici, e il bello deve davvero ancora arrivare!

B DI LICATA....

Licata è una squadra quasi esclusivamente composta da ragazzi siciliani, su una rosa di oltre 20 giocatori (primavera compresi) solo pochissimi sono "forestieri",  i toscani Mazzarri (sì, proprio Walter) e Bianchi, il bolognese Fantini, il bellunese Boito e il napoletano Donnarumma; l'11 Settembre 1988 è la data fatidica, al "Dino Liotta" arriva il Catanzaro per la prima di B, la squadra disputa un incontro gagliardo e Zangara è chiamato ad intervenire in non più d'un paio d'occasioni firmate Palanca e Gori, il battesimo è andato, ora c'è un anno per dimostrare che la B non è troppo per quel ragazzo partito dall' Amat!

Il campionato scorre via tra esaltazione e, poche, paure, alla settima la matricola siciliana espugna Parma (perentorio 0-3) ed è seconda in classifica dietro alla corazzata Genoa; poi un pochino di appannamento che costa il posto a Papadopulo e una tranquilla salvezza con Scorsa. In tutto questo Zangara è un punto fermo della squadra gialloblù, disputa un campionato di buona qualità totalizzando 25 presenze, le ultime in maglia licatese, ma a fine stagione il richiamo del mister Boemo è troppo forte, Zangara si accasa a Foggia, ancora B ma a fare da chioccia!

FOGGI...A!

In terra di Puglia il portiere palermitano si trova a fare da dodicesimo ad un giovane Francesco Mancini, portiere emergente ed al terzo anno di Foggia; per l'ex licatese le presenze in campionato saranno solamente 3, tutte tra la 16esima e la 18esima, quando gioca da titolare contro Parma Ancona e Monza. I satanelli chiudono in ottava posizione e per Zangara arriva la riconferma nella stagione successiva!

Il 90/91 è l'anno del miracolo (un altro!) di Zeman, il Foggia sale in A dopo un'assenza durata 13 anni e il portiere palermitano mette la sua firma disputando altre tre gare; inizia la stagione da dodicesimo ed occupa la panchina nelle prime cinque giornate di campionato, poi una lunga indisponibilità lo tiene fuori fino alla ventesima e dalla successiva sarà convocato fino al termine del campionato. L'esordio stagionale avviene al minuto 72 di un Ancona-Foggia deciso otto minuti prima da Franco Ermini a favore dei dorici; Zeman gli concede poi le ultime due gare, a promozione matematica avvenuta, e così Zangara gioca per intero nel 3-3 casalingo col Pescara e nella vittoriosa trasferta di Reggio Calabria (2-4 per i satanelli) che di fatto chiude un campionato da incorniciare!


LA VIA DEL TRAMONTO

A questo punto Zangara opta per cambiare strada, non segue il profeta Zeman in massima serie, ma accetta la corte della Salernitana, neoretrocessa dalla serie B e desiderosa di ritornarci subito. La stagione non và come deve, lui è il secondo di Efficie e trova spazio in sole tre occasioni in un'annata che vede alternarsi sulla panchina granata Simonelli e poi il grande Tarcisio Burgnich; parrebbero le ultime presenze tra i professionisti per il portiere oramai 33enne, ma ci sarà un'appendice che forse nessuno, lui compreso, si aspetta!


RITORNO AL... PASSATO 

Le ultime tappe di una carriera più che appagante Zangara le vive nelle categorie dove tutto (o quasi) era incominciato, la stagione 1992/93 lo vede protagonista a Castrovillari, Interregionale, la squadra è un complesso di buona fattura che schiera in attacco la coppia Ortolini (in B a Catanzaro) e Germano Carnevale (fratello di Andrea) e conta in rosa su Gianguzzo e Baratto, insomma niente male; Zangara si alterna col più giovane Galati e mette assieme 12 presenze in un campionato chiuso al secondo posto dietro la promossa Battipagliese ed al pari del Real Catanzaro. 

Chiuso il capitolo calabrese il portiere che fu di Zeman si concede un'ultima tappa nell' Agrigentino, nostalgia forse di una gioventù passata in un attimo; l'ultima maglia che indossa è quella dello Sciacca e con quella disputa due stagioni. La prima lo vede impegnato nel torneo regionale di Eccellenza, mentre la successiva gli agrigentini sono protagonisti di un bel piazzamento in serie D, torneo nel quale Zangara disputa 24 gare che parrebbero chiudere la sua esperienza tra i pali.... parrebbero abbiamo detto...

UN'ALTRA VITA 

La passione di una vita non svanisce certo con l'età, non la si può fermare, forse contenere o gestire, ma resta, pulsa dentro e non si ferma mai; è così che Zangara, smessi i panni dell'estremo difensore incomincia a collaborare con la squadra della sua città, il Palermo. Dove non è arrivato con i guantoni ci arriva con la saggezza e la consapevolezza di poter insegnare ai ragazzi come ci si muove dentro e (soprattutto) fuori da quella porta che può glorificarti o crocifiggerti in un attimo.

Il Palermo edizione 1996/97 è un gruppo disilluso da una stagione fallimentare, dopo il campionato precedente nel quale una squadra imbottita di palermitani (mister Arcoleo compreso) ha concluso al 7' posto e per qualche periodo ha pure sognato un'improbabile serie A; la stagione è girata male, in porta ha cominciato Adriano Bonaiuti poi emigrato a Cosenza, ha continuato il giovane ed affidabile Vincenzo Sicignano, e quando s'è infortunato (al 72' della ventottesima giornata) è subentrato un altro ex licatese dei tempi d'oro, Carmine Amato giunto in Sicilia in sostituzione di Bonaiuti. Per le successive gare perciò Amato è titolare, mentre le funzioni di dodicesimo le svolge il giovanissimo Corona (classe 1979), tagliato però  dalla partita interna contro la Lucchese, che fare a questo punto?

Ecco l'idea, avvalersi delle antiche capacità del preparatore dei portieri e schierarlo col 12 sulla schiena, non serve mai il portiere di riserva (si dice), perciò non c'è da fare chissà che se non la presenza...

Il 4/5/1997 perciò Zangara rimette piede nel campionato di serie B, dal quale si era congedato titolare al termine di un Reggina-Foggia 2-4 il 16 Giugno 1991; la situazione dei picciotti rosanero è effettivamente disperata,  l'ultimo posto non dista poi così tanto dalla salvezza ma la squadra ha il morale sotto i tacchi...dalla trentaduesima alla trentottesima infatti la squadra di Vitali (subentrato ad Arcoleo) incamera solamente 5 punti e Zangara è sempre in panchina al suo posto, ma con un sogno...

IL GIORNO MIGLIORE 

Da sempre da quando ha cominciato a vagare sui campi da calcio Zangara ha un sogno, comune a migliaia di altri ragazzi che intraprendono la strada del calciatore, giocare almeno una volta con addosso la maglia della squadra della propria città quella per la quale da piccolo ti ritrovavi ad essere un inferno di emozioni, sogni e sorrisi!

Il 15 Giugno 1997 quel giorno arriva, a Genova, stadio "Ferraris" quartiere Marassi; la partita è un monologo rossoblù, il Genoa deve vincere col Palermo (oramai retrocesso senza appello) e sperare nel contemporaneo insuccesso di una tra Bari e Lecce per agganciare il treno che porta in paradiso, ma come pronosticato dalla logica pallonara i baresi strapazzano un Castel di Sangro già salvo ed i leccesi passano, con la coppia Francioso-Palmieri, in un "Manuzzi" già condannato a palcoscenico da serie C1.

A Genova al 19' Masolini insacca il rigore per i padroni di casa, cinque minuti dopo Saurini acchiappa un pari che servirebbe solo alle statistiche, ma Pisano in chiusura di primo tempo in quelle statistiche decide di entrarci come marcatore; Centofanti al 57' ed ancora Pisano all'ora di gioco fissano il punteggio sul 4-1 che non muterà più!

Gioco, partita, incontro ed al 63' mister Vitali decide che è il momento di realizzare un sogno, richiama Amato (anche lui ex Licata) in panchina e getta nella mischia Zangara, il quale in un mix di ricordi, soddisfazione e felicità resta imbattuto fino al termine di una gara che oggi è riassunta in un freddo tabellino, ma se raccontata da chi l'ha vissuta sprizza emozione da ogni singola parola!

"Avevo smesso da due anni, allenavo i portieri e non pretendevo certo di rimettere i guanti; successe però che ad una decina di giornate dalla fine Sicignano si fece male terminando la propria stagione. Ad Arcoleo era subentrato Vitali nel disperato tentativo di evitare la retrocessione, e proprio Vitali mi volle come dodicesimo, si era puntato per qualche gara su un ragazzo della Primavera ma il mister non era convinto; pretendeva un secondo portiere esperto e così , nonostante le mie resistenze iniziali, mi convinsero a rimettermi in gioco, anche perché era Maggio ed ormai non si trovava più nessuno sul mercato.

Feci sei panchine e poi quello spezzone di gara a Genova; Vitali mi voleva già far esordire la Domenica precedente quando battemmo in casa il Chievo (3-1), ma io rifiutai dicendo che avrei aspettato l'ultima gara. A Genova eravamo oramai condannati, ma l'emozione di esordire con la maglia della mia città fu qualcosa di indescrivibile, una grossa soddisfazione per me che ero partito dall'Amat per poi emigrare a Favara dove ho iniziato a costruirmi una carriera ed il Palermo non l'avevo mai incrociato nel mio destino se non un paio di volte come avversario L'emozione più grande però rimane quella legata agli anni di Licata, se penso a ciò che abbiamo combinato in gialloblù mi si gonfia ancora il petto d'orgoglio; certo, non capita tutti i giorni di giocare in B dopo che hai già smesso, ma Licata è una cosa tutta particolare!"

Oggi Emilio Zangara trasmette il suo sapere ai giovani aspiranti portieri rosanero cercando di tramandare anche quella voglia di non mollare mai indispensabile a chi vuole arrivare!

















martedì 1 marzo 2022

Il Libro del gol !

 Il Libro del gol !

(Libro in maglia Potenza, foto tratta dal web)

Fiuto del gol, voglia di arrivare, passione infinita e abnegazione da vendere non bastarono a questo ragazzo classe 1965 per esordire nella squadra della sua città, la "madre" che lo aveva cresciuto fino al punto di trovarlo protagonista nella bella Primavera rosanero edizione 84/85, lui e Ardizzone (tra gli altri) promesse del domani.

Quell'anno il Palermo ha l'obbligo di tornare immediatamente in B, si affida al nocchiero Tom Rosati che non sbaglia rotta, ma per i giovani il posto è poco, quasi nullo, non si può rischiare di fallire e Libro si deve accontentare di "guardare" dal basso i vari Maiellaro, De Vitis e Pircher dei quali comunque carpisce i segreti che più avanti gli varranno la riconoscenza di svariate piazze.

Proprio con l'esperto Pircher si sposta a Rimini per esordire tra i "grandi", C1 girone A, Santarini allenatore e un roster che vede gente come Deogratias, Cristiani, Maddaloni e  Fiordisaggio; per Libro l'esordio arriva alla prima giornata quando Santarini gli dà fiducia inserendolo nell'undici di partenza che sconfigge la Sanremese. Pare l'inizio di una buona stagione, ma gli spazi si stringono in fretta, riesce a mettere a segno il primo gol tra i professionisti a Novembre nella gara casalinga con il Modena quando al 13' griffa il momentaneo vantaggio (terminerà 1-1) beffando il portiere canarino con un tocco sottoporta; la squadra però non và come dovrebbe, Santarini fa' le valigie e il nuovo arrivato Seghedoni è un sergente di ferro che si affida a gente esperta, e per Libro ci sarà una sola presenza in tutto il girone di ritorno (a fronte delle 6 collezionate con Santarini), per un totale di 7 gare ed 1 rete che fanno capire al ragazzo, se ce ne fosse bisogno, quanto è duro il pane da conquistarsi!

La nuova meta del giovane attaccante diventa così Olbia, squadra neopromossa in C2 ed affidata alle cure di Mammì, colui che un giorno fece sobbalzare tutte le sedie di Calabria annichilendo la Juventus con la maglia del Catanzaro. L'obbiettivo dei sardi è la permanenza in categoria e qui Ciccio (soprannome che si porterà dietro per l'intera carriera) ritrova il concittadino Pergolizzi (giovanili rosanero anche se un po' più giovane) assieme all'ex promessa interista Bulgarani, a Morra e un giovane Sotgia, insomma una banda più che discreta!

Le presenze di Ciccio saranno ben 29 e con 6 gol di laureerà capocannoniere di una squadra capace di ottenere un lusinghiero settimo posto, da ricordare le reti di Sorso e Pontedera che frutteranno due ottime affermazioni esterne. Confermato anche per la successiva stagione Libro si comincia a costruire quel nome di centravanti affidabile mettendo a segno altre 5 reti in un complesso che si piazza decimo grazie alla presenza in rosa di gente come Ianuale, Paraluppi, Gamberini (ex ragazzo prodigio del Bologna) e Mariani; da ricordare in quel campionato la rete al 88' di Olbia-Massese con la quale Libro inchioda i toscani alla sconfitta (2-1).

Due buone stagioni sull'isola gli valgono l'occasione di salire un gradino della scala del calcio, l' 88/89 sarà C1, destinazione il rossoblù di Montevarchi!

In Toscana Libro arriva con l'obbiettivo di traghettare il Montevarchi (neopromosso) ad una tranquilla salvezza, e grazie alle sapienti mani di Romano Fogli và a comporre un terzetto d'attacco con Guido Carboni e Brandolini (24 reti in tre) che assicura un onorevole ottava posizione con imbattibilità casalinga preservata e bottino personale di 7 reti in 32 apparizioni; da ricordare la rete del momentaneo vantaggio a Reggio Emilia (seconda giornata, finirà 2-1 per la truppa di Marchioro) e la doppietta in uno scoppiettante 3-2 casalingo inflitto al Prato all'ottava.

La buona stagione in terra valdarnese gli frutta le attenzioni di buona parte delle compagini di punta della serie C, ma Ciccio opta per cedere alle avances di una Spal sprofondata in C2 e desiderosa di rialzarsi immediatamente.  A Ferrara Libro sarà compagno di reparto di un giovane Schwoch, dell'esperto Mosele e si potrà avvalere delle giocate di un folletto come Labardi; il resto della squadra comprende nomi altisonanti, quali Magnocavallo e Paganelli, uniti a giovani di prospettiva come Paramatti e Tresoldi. La stagione non và come tutti si aspettano, Magistrelli viene sostituito e alla fine sarà un anonimo decimo posto, per Ciccio però 11 reti(al pari di Mosele) che non sono affatto da buttare e delle quali vanno ricordate la prima col Pergocrema (0-1 al "Voltini" e prima marcatura spallina della stagione) e la doppietta nel 2-0 casalingo al Legnano alla 27esima.

Terminata la stagione con gli Estensi Libro ridiscende lo stivale sbarcando nella sua Sicilia e precisamente a Giarre, piccola società del catanese che disputa alla grande il torneo di C1. In gialloblù si trova a lottare per mantenere un posto nel terzo gradino del calcio professionistico ed opera al fianco della vecchia volpe Bardi in un complesso che conta giocatori esperti quali Carnà, Tomasoni, Cuccunato e Irrera; la squadra incomincia con Bianchetti al quale subentra Renna a campionato in corso, per Ciccio le reti saranno solamente 3 in una stagione decisamente sottotono. Si ricomincia così dalla C2, in una piazza desiderosa di risplendere che si affida a mister Di Somma, un combattente già da calciatore. La piazza è Potenza, il pubblico caloroso e Libro incomincia a scrivere le pagine di una favola che avrà durata di due anni; promozione alla prima, soprattutto grazie alle sue 9 reti in  una squadra composta anche da Bucciarelli, Grasso, Vio e Crucitti, e salvezza ottenuta nello spareggio di Foggia (3-1 al Casarano) nella sucessiva C1 dove il bomber si eleva fino alle 12 marcature in campionato che lo eleggono di diritto a idolo del "Viviani". Proprio nello spareggio dello "Zaccheria" Libro aggiunge altre due reti alle 12 sopracitate, in 28 minuti disintegra le speranze del Casarano battendo due volte il giovane Ramon e dando il là definitivo ad una salvezza sudata oltre l'ultimo minuto!

L'exploit in rossoblù gli vale l'attenzione di una grande del Sud, Avellino! La piazza Irpina ne viene da tre lustri densi di soddisfazioni, è da poco tornata nell'inferno della C e lì si sente decisamente fuori luogo, vuole riemergere immediatamente!

La stagione inizia in maniera perlomeno ambigua, il 6 Ottobre i lupi eliminano la Lazio (all'Olimpico) dalla Coppa Italia ma in campionato hanno raccolto 3 pari ed una sconfitta in quattro giornate; quella giornata storica vede Ciccio subentrare al 74' al doppiettista di giornata Bertuccelli per godersi una ventina di minuti di meritata gloria. In campionato però l'Avellino zoppica per tutta la stagione, si cambiano tre allenatori ma Libro è una costante per il fronte avanzato e a fine stagione il bomber palermitano marcherà comunque 8 reti salutando la compagnia col biglietto per Siracusa in tasca, ancora C1 girone B!

Nella città Aretusea si trova mister Sonzogni alla guida tecnica e compone un attacco che gli vede vicino  Limetti, Di Dio, Di Corcia, in una squadra che comprende Marco Giampaolo  e Lo Garzo a centrocampo, Migliaccio e Lambertini in difesa, per un complesso che gira a mille e si piazza in quinta posizione sognando perfino la serie B per qualche tempo. Libro mette a segno altre 8 reti, la prima delle quali all'esordio stagionale al "Partenio" di Avellino,; la corsa del Siracusa si fermerà ai Playoff proprio contro gli Irpini battuti all'andata 2-1 e vincitori al ritorno con un 1-0 che li manderà avanti per il miglior piazzamento in campionato. L'avventura nella città di Archimede si interromperà in estate quando la società, travolta dai debiti, verrà esclusa dal campionato e costretta a ripartire dalle categorie regionali; per Libro è così ancora tempo di fare la valigia e questa volta per Benevento dove la C2 è vista come un punto di partenza per salire verso lidi più consoni. Gli stregoni infatti hanno vinto due stagioni prima l'Interregionale e partecipato ai playoff la stagione appena conclusa, ma il ciclo della coppia D'Ottavio-Paolucci è giunto al termine, così si punta su Libro e Micciola (ex Juve Stabia) per raggiungere l'obbiettivo!

Il Benevento però non riesce mai realmente a sollevarsi dalla mediocrità, Esposito e Lombardi si danno il cambio alla guida ma non succede nulla, nonostante ciò Ciccio è il miglior marcatore della squadra con 8 reti (Micciola si ferma a 6) e si guadagna la riconferma per la stagione successiva.

Il 96/97 nasce con un Benevento stratosferico, Imparato tra i pali, Aruta là davanti e poi De Solda, Maiellaro, Osvaldo Mancini e Ianuale, ma Libro và via dopo due sole presenze condite da altrettante reti,tra le quali la prima stagionale degli stregoni siglata al 22' in quel di Altamura, accetta l'offerta dell'ambizioso Catanzaro, altra nobile decaduta dello stesso girone! 

Il battesimo del gol con le aquile giallorosse avviene alla sesta quando al minuto 88 Libro giustizia il Marsala su calcio di rigore, arriva poi alla nona la doppietta dell'ex che sbanca il "Santa Colomba" ed un altro po' di reti che fanno lievitare il totale a 8, utili al raggiungimento dei playoff nei quali però il Benevento si dimostra osso troppo duro da superare. 

La stagione successiva è poi divisa a metà, si incomincia ancora con la maglia del Catanzaro guidato  da Specchia ma incapace di andare oltre una discreta classifica che non riesce ad arginare le polemiche di una piazza che in C2 si sente umiliata; dopo 15 presenze e tre reti il bomber trasloca nelle Marche, a Tolentino. È ancora C2 ma nel girone B dove i cremisi di mister Castori cercano di evitare la discesa tra i dilettanti, non ci riusciranno nonostante le 4 realizzazioni di Libro in 11 apparizioni e così per il 98/99 il centravanti palermitano ritorna ancora nella sua Sicilia per vestire la maglia del Gela dove affronta l'ultimo scampolo di C2 prima di scendere in serie D a riabbracciare un vecchio amore che si era bruscamente interrotto, Siracusa!

Con gli aretusei Libro colleziona le ultime 15 apparizioni da calciatore, sigla 3 reti ma il tutto non basta ad evitare l'ultima posizione in classifica in una squadra in grossa difficoltà nonostante la presenza in rosa di gente come Regina e Giacalone. Quì finiscono le pagine del Libro calciatore, un attaccante che mai ha tirato indietro la gamba, un centravanti che ha infiammato le sue platee e che avrebbe sicuramente meritato una chance ai piani alti del calcio, tra i Marulla, Paci, Agostini, De Vitis e Scarafoni probabilmente un pezzetto di gloria se lo sarebbe guadagnato anche lui!