lunedì 25 novembre 2024

                             QUASI B

            (il Casarano edizione 1990/91)

Lo sguardo smarrito è la conseguenza di un brusco risveglio, gli occhi cercano qualcosa di familiare dentro la stanza nella quale ti trovi seduto sul letto, il sogno è svanito nella realtà del mattino, fissi un punto e pensi che è stato bellissimo, anche se non era realtà!

Due volte hanno provato queste sensazioni i tifosi del Casarano, due stupende e maledette stagioni nelle quali la serie B pareva potersi materializzare, poi è arrivato il mattino, crudo e senza pietà, ma quanto è bello ricordare quei campionati.

Le stagioni in questione non sono vicinissime ma nemmeno così distanti, 1983/84 la prima e 1990/91 la seconda, era la vecchia serie C1, punto d'incontro tra realtà metropolitane come Palermo e Catania, nobili decadute quali Perugia, Catanzaro e Ternana e cittadine rampanti come Nola, Giarre, Battipaglia ed appunto Casarano.


                     PADRE PADRONE

Il calcio casaranese deve quasi tutto il suo splendore ad un uomo che a Casarano è nato, ha vissuto e si è innamorato della squadra di calcio, Antonio Filograna; classe 1923 partì dal nulla per fondare, col sudore e la programmazione che poi trasferirà nel calcio, un' azienda leader nel settore delle calzature, la Filanto. Il Commendatore diviene presidente dell squadra nel 1978 e da lì incominciò un cammino che avrebbe portato Casarano alla ribalta del calcio nazionale, diciannove campionati consecutivi in serie C (15 in C1 e 4 in C2) e il sogno sfiorato, accarezzato e poi sfumato della serie B con due terzi posti che ancor oggi urlano vendetta, correvano gli anni 1984 e 1991, nessuno li ha dimenticati!


Filograna assume la presidenza con la squadra militante in Promozione, sale in D al primo colpa e immediatamente bissa il successo acquisendo il diritto di partecipare alla C2 al termine del campionato 79/80 chiuso in testa al proprio girone; la C2 è vista da tutto l'ambiente come un ottimo punto d'arrivo, ma il presidente non è tipo da fermarsi e da esordiente il Casarano (al tempo Virtus) si classifica secondo volando in C1, un gradino appena sotto la cadetteria.


                      SOGNI CADETTI

Un paio di campionati d' assestamento ed ecco che nella stagione 83/84 le serpi casaranesi stupiscono gli addetti ai lavori restando in gioco per la serie B fino alla fine del campionato; allenatore di quel gruppo è l'esperto Lamberto Giorgis, classe 1932 e tanto Taranto da giocatore, da mister fu leggendario a Novara (serie B 75/76) poi non colse la grande occasione con la Sampdoria pre Mantovani, un tecnico comunque navigato e proveniente dalla vicina Foggia. La squadra conta sulla solidità del gruppo, Anellino tra i pali, Barrella tra i difensori e poi quel Fulvio Navone che diventerà mitico, Vento Coccomello, Raimondi Aldo (in B tra Como, Catania e Matera), insomma un complesso di tutto rispetto che incomincia con la vittoria casalinga sul Siena (1-0 a firma Coletta) ignaro che sarà l'inizio di un sogno stupendo; un Totò Schillaci ancora lontano dalle notti magiche decide la prima trasferta a favore del Messina, poi si vince col Francavilla prima del tonfo (3-0) di Bari, ma dalla quinta ecco un filotto di otto gare equamente divise tra vittorie interne e pareggi esterni; Foligno, Rende, Campania e Barletta cadono al "Capozza", e in chiusura del girone d'andata ecco i colpi esterni di Cosenza e Civitanova Marche i quali non fanno che alimentare le speranze. Un ritorno cominciato con lo stop di Siena, vede un Casarano sempre protagonista dietro le due regine Taranto e Bari, proprio i galletti vengono cucinati per bene alla ventunesima quando i rossazzurri vincono con un tondo 2-0, poi il campionato prosegue fino alla trentunesima con il nulla di fatto di Taranto, a quel punto la classifica recita così, Bari 41, Taranto 40, Casarano 38. 


                      BRUSCO RISVEGLIO 

Nelle ultime tre giornate succede qualcosa di incredibile, alla trentaduesima il Taranto perde a Messina (1-0) e il Casarano lo acchiappa a quota 40 in virtù della vittoria ottenuta sul Cosenza, sembra l'inizio dell' apoteosi, ma alla penultima il patatrac rossoazzurro vanifica tutto! 

27 Maggio 1984, la truppa di Giorgis è ospite di una Casertana specializzata in pareggi ed in una posizione di classifica tranquilla, appena dietro le prime; il Taranto gioca invece allo "Iacovone" contro una Salernitana altrettanto serena, sulla carta due vittorie che rimanderebbero all'ultimo turno i verdetti.

Il campo e la carta però non collimano spesse volte, così se il Taranto schiaccia i campani sotto un eclatante 4-1 (tre a zero già al 29'), il Casarano schianta i sogni di gloria contro il fratello minore di Walter Novellino (Giuseppe) il quale realizza il gol (82') che consente ai falchetti rossoblù di inchiodare i rossazzurri a 40, ora a meno due dagli Jonici e con la sola ultima giornata da disputarsi. Un ultimo turno che vede i tarantini perdere a Benevento col minimo scarto e il Casarano incappare in un surreale 2-2 con una Civitanovese obbligata da una classifica horror (retrocederà comunque in C2) a giocarsela al 110%, in sostanza un pari che non serve a nessuno se non a far tirare un sospiro di sollievo dalle parti della città dei due mari. 

Il mattino è sopraggiunto, sogno svanito, sguardo smarrito, ma a volte Morfeo ripropone le questioni e così sarà per Casarano...


               LA SECONDA VOLTA 

Passano infatti altri sei campionati e a Casarano il sogno ritorna in tutta la sua bellezza, i protagonisti cambiano ma la guida no, è sempre il Comm. Filograna a gestire il tutto e regalare alla piazza una stagione indimenticabile; chiuso il torneo 89/90 al sesto posto con l'avvicendamento in panchina tra Russo e Cataldo ecco che il presidentissimo porta in panchina l'esperto Gianni Balugani reduce da un esonero a Francavilla al Mare. Il tecnico si fa seguire dal bomber Gigi Di Baia e dall'ottimo centrocampista Toti (in gioventù in A con la Lazio) e costruisce una squadra che ben presto si dimostra competitiva sotto tutti gli aspetti, il trio di portieri comprende Grilli, Joannoni e Pinna, poi ecco l'esperto Gridelli (in A col Bari e in B a Taranto), l'ex tarantino De Solda, il ruspante Mazzarano (poi in A con l' Ancona) e ancora Walter Dondoni prodotto interista in B a Parma e Monza, Mauro Meluso già in A con Cremonese e Lazio, Luca Landonio che ebbe la chance granata nel disgraziato torneo di A 88/89 (Torino tristemente retrocesso in B), il giovane Mazzeo di rientro dall'esperienza in A col Verona, la volpe di categoria Pettinicchio e l'ex empolese Calonaci assieme al lombardo Cusatis; una squadra di tutto rispetto si evince, ma il girone non è certo quello del torneo dei Bar.

Ci sono il Palermo con i suoi Lunerti, Modica e Biffi, la Casertana dei Campilongo, Cerbone, Bucci e Petruzzi, il Perugia della bocca da fuoco Fermanelli, il Monopoli dell' argentino Cesar Gustavo Ghezzi, perfino le squadre di bassa classifica hanno i loro giocatori di punta, Buoncammino (in B con la Sambenedettese) è al Campania e Melli Marcello (fratello di Alessandro e in B col Parma) alla Battipagliese; di grido anche le panchine, Angelo Benedicto Sormani è a Catania, Silipo a Licata, l'estroso Cadregari a Siracusa e Tobia a Terni, a torneo inoltrato appariranno anche Angelillo alla Torres e Renna al Giarre!


                 LA GRANDE RINCORSA

Il Casarano incomincia regolando il Giarre in casa (1-0) e perdendo la prima trasferta, a Terni, poi arrivano sei risultati utili tra i quali spiccano il 4-1 al Siena e lo 0-1 di Arezzo; il doppio stop con Catanzaro e Torres è dimenticato grazie alla rete con la quale Gigi Di Baia affossa il Nola, poi si perde ad Andria e Catania pareggiando con Monopoli e Palermo, ultima vittoria del girone ascendente é quella casalinga sul Perugia che apre una serie positiva importante. Ad inizio ritorno ecco i pari di Giarre e Pozzuoli (Campania), la vittoria con la Ternana e l'ics con la Casertana, il tutto senz subire reti; tre 1-1 di fila (Siracusa, Siena ed Arezzo) anticipano il brusco stop di Licata (2-4) che viene cancellato dalle quattro vittorie di fila a scapito di Catanzaro, Torres, Nola e Fidelis Andria, successivamente il pari di Monopoli, la vittoria di Battipaglia (1-2) e lo 0-0 interno con i rossazzurri catanesi; alla trentaduesima perciò la classifica dice che in testa ci sono Casertana e Palermo a 41 e dietro la truppa di Balugani con 39 punti capace di una sola sconfitta nel girone di ritorno a fronte di sei vittorie ed otto pari.

 

                   LA FINE DEL SOGNO 

Alla penultima il calendario prevede queste gare per le prime tre, il Palermo ospita la Fidelis Andria, la Casertana attende il Monopoli ed il Casarano và a Perugia; al "Pinto" i falchetti rossoblù travolgono il Monopoli con un netto 3-0 volando in serie B, mentre in Sicilia l'Andria riesce a bloccare il Palermo sull' 1-1 e per il Casarano si aprirebbe uno scenario incredibile visto che all'ultima i rosanero dovranno esibirsi al "Capozza", a Perugia però le cose non vanno come preventivato; i grifoni passano a due minuti dal termine con una rete del difensore Fino disintegrando definitivamente le speranze casaranesi! 

Con la sconfitta del "Curi" infatti la distanza da Casertana e Palermo diventa incolmabile con una sola gara da disputare; Grilli, Cusatis, Mazzarano,De Solda, Dondoni, De Gregorio, Landonio, Palmisano, Toti, Pettinicchio, Di Baia, questi gli undici in campo a Perugia in una giornata che poteva svoltare in maniera trionfale la storia calcistica del Casarano.

L'ultima esibizione casalinga col Palermo perde perciò tutto il fascino che i sogni casaranesi le avevano attribuito, termina con un 1-1 che suggella la promozione dei rosanero e questa forse è la beffa più atroce per chi dopo un bellissimo sogno è convinto che al mattino andrà in scena la seconda parte, la palla è rotonda, ma alle volte rotola dalla parte sbagliata!

Mister Balugani si fermerà ancora la stagione successiva, molti resteranno al suo fianco e arriverà un comunque ottimo ottavo posto, Casarano ancora per anni sarà un punto calcistico di riferimento della Puglia e non solo, il Comm. Filograna e la sua creatura avrebbero certamente meritato un salto in cadetteria, restando in tema di calzature gli sarebbe calzata a pennello!



              I RICORDI DEL MISTER

Gianni Balugani è un modenese classe 1946, un passato da calciatore diviso tra la B con la squadra della sua città e le categorie inferiori con i rossoneri del Lanciano , dove una volta appese le scarpe al fatidico chiodo incomincia ad allenare.

È un personaggio vero, schietto e che lavora a testa bassa, Francavilla, Civitanovese, Teramo, Fano, Maceratese, Monopoli e ancora Francavilla le tappe prima di giungere a Casarano, ma come? Ce lo racconta direttamente lui che apre il cassetto dei ricordi, voce rotta dall' emozione nonostante il tempo classifichi oramai lontani quegli avvenimenti.

" Arrivai a Casarano grazie al grandissimo direttore Giovanni Manzari che mi conosceva perché eravamo stati assieme già a Monopoli, fece il mio nome al presidente e la cosa andò in porto.".

"Arrivava da un annata no a Francavilla.."

"Esattamente, però mi portai dietro Toti e Di Baia con la collaborazione sempre di Manzari, allestimmo una buona squadra con l'obbiettivo di fare un buon campionato per dare seguito al sesto posto che loro avevano ottenuto la stagione precedente; il Commendator Filograna voleva far bene per la sua città, ci teneva moltissimo!".

"A proposito, chi era Antonio Filograna?"

"Un grande in tutto, da uomo a presidente; era un padre padrone che sapeva benissimo quando era il momento di bacchettarci o di farci i complimenti, un uomo rispettoso verso tutti. Aveva un immenso amore per la sua Casarano e il suo Casarano.".

"Dove avete perso il treno per la serie B?"

" Credo in casa col Catania prima che a Perugia, eravamo alla terz'ultima e gli etnei non si giocavano più nulla, finì 0-0 ma ricordo particolarmente l'ardore che i siciliani profusero per tutti i novanta minuti; erano andati addirittura in ritiro, diciamo che furono sportivi fino all'ultimo. A Perugia perdemmo 1-0 e se non ricordo male patimmo un infortunio, ma quel giorno non eravamo la solita squadra, forse la pressione l'abbiamo sentita più del dovuto, ma non posso rimproverare nulla ai miei splendidi ragazzi!".

"Li ricorda tutti?"

" Certamente, una squadra che mi ha sempre aiutato, un gruppo di ragazzi d'oro, vado in ordine sparso e le cito Meluso, Landonio, Dondoni, capitan Pettinicchio, De Solda, De Gregorio, quelli come Carrozzo che erano del posto e perciò attaccati ancor di più alla maglia, insomma un gruppo stupendo nel quale voglio ricordare in particolare il povero Salvatore Mazzarano venuto a mancare poco tempo fa..".

" Mazzarano, giocatore che poi spiccò il volo per la serie A.."

"Aveva fatto la gavetta dal basso, Massafra, Fasano, mi lasci dire che oggi giocano in A difensori che al confronto...".

"Cosa è mancato a quella squadra per passare in serie B?"

" Non saprei, ricordo con rammarico che la Casertana che poi vinse riuscì a rinforzarsi notevolmente a Novembre nonostante avesse qualche problemuccio economico; Filograna su questo lato era perfetto, il Casarano era un modello!".

"Sarebbe cambiata la sua carriera da allenatore con l'eventuale promozione?"

" Guardi, le confesso che io ho allenato trent'anni in serie C senza mai legarmi a nessun procuratore, trattavo io e ho girato tante piazze, conoscevano la mia persona e mi chiamavano. Sicuramente se fossi stato legato a qualcuno sarebbe andata diversamente, ma va' benissimo così, pensi che alla fine di quell'anno col Casarano non mi arrivò nemmeno una richiesta... scelsi volentieri di rimanere e facemmo ancora bene.".

"A distanza di tanti anni cosa rimane?"

"Stupendi ricordi e bellissime sensazioni, seguo ancora il Casarano e gli auguro un pronto ritorno in serie C, lo merita la gente. Mi hanno sempre trattato come un re, sono stato davvero bene e questo non si può dimenticare, come non si possono scordare personaggi come Filograna, Manzari e Marangi, è stata un esperienza stupenda!".

domenica 13 ottobre 2024

LA CITTÀ DEI MIRACOLI

              LA CITTÀ DEI MIRACOLI

(La curva forlivese la serata del 25/10/'95

A Forlì di miracoli sono abbastanza pratici, le radici affondano addirittura al Febbraio del 1428 (il quattro per la precisione) quando un incendio distrusse una scuola nonostante il lodevole tentativo di spegnimento da parte di una popolazione mai doma, il fatto incredibile fu che tra le macerie venne ritrovata intatta l'immagine della Beata Vergine con il Bambino!

 Di conseguenza il governatore della città ordinò immediatamente di portare l'immagine nel Duomo (dopo solenne processione) e da lì nacque la Madonna del fuoco, tutt'oggi venerata e pronta a proteggere ogni forlivese.

Il miracolo che raccontiamo noi è però molto più vicino nel tempo, e con testi, scritture ed immagini sacre non c'entra nulla; incomincia sul finire dell' estate del 1995 e si protrae fino all'Ottobre dello stesso anno, nomi e cognomi di alcuni dei protagonisti sono Franco Bonavita, Marco Roccati, Roberto Rossi, Marco Babini e via via Rossi, Flamigni, Misso ecc., si parla di calcio avrete intuito, nello specifico della Coppa Italia maggiore.


                     L'INIZIO DEL SOGNO 


I biancorossi di Forlì avevano ottenuto il pass per disputare la Coppa Italia maggiore grazie all'exploit nella Coppa di serie C della stagione precedente dove con un percorso a dir poco fantastico si erano arresi solamente nella finale di ritorno al Varese capace di vincere 3-0 a Masnago; la strada che portò i biancorossi in finale fu già qualcosa di particolare, vittime illustri lastricarono la via, dal Rimini al Prato e in sequenza Ravenna, Carpi, Juve Stabia e Casarano, tutto questo nonostante una stagione chiusa a metà classifica con il cambio in panchina tra Varrella e Cresci.

Ottenuto quindi il diritto a disputare la Coppa Italia maggiore il piccolo Forlì si trova davanti per il primo turno un Foggia alla fine della favola di Zemanlandia appena retrocesso dalla serie A; l'appuntamento è per il venti di Agosto al "Tullo Morgagni", sarà l'occasione per respirare l'aria di un calcio d'alta quota che i biancorossi hanno frequentato per una sola stagione in tutta la loro storia. Serie B edizione 1946/47, retrocessione con 31 punti (a meno cinque dalla salvezza) ma la soddisfazione di fermare il Cesena sul nulla di fatto fuori casa e batterlo 2-1 a Forlì, scusate se è poco!

               L' ORLANDI FURIOSO 


Delio Rossi è il conduttore dei pugliesi, Brunner il guardiano della porta e tra gli altri figurano giocatori quali Kolyvanov, Mandelli e Giovanni Tedesco, gente con un passo decisamente diverso dai pur bravi Misso, Roccati, Conficconi o Macerata, alfieri forlivesi adorati dalla tifoseria. Agli ordini del Sig. Gronda di Genova ecco così che il piccolo Forlì si oppone ai satanelli pugliesi nella speranza che il fattore campo possa dire la sua; la truppa di Delio Rossi fatica più del previsto a macinare gioco, il Forlì contiene e, da buona squadra di serie C2, riparte con veloci folate offensive. La sblocca al 31' Orlandi, un ventiseienne che di mestiere fa la punta, Brunner non ci arriva e il Foggia si trova sotto tra lo stupore generale! 

Delio Rossi prova a dare una svolta ai suoi inserendo Zanchetta al posto di De Vincenzo già ad inizio ripresa, Bonavita invece non cambia nulla in un complesso che, pur con i limiti della categoria, sta tenendo testa dignitosamente all'avversario; finisce così che al Foggia tocca uscire dalla competizione già al primo turno, e questa di per sé è una notizia non da poco, i forlivesi sfideranno al "Morgagni" il Piacenza di Gigi Cagni ovvero una squadra di serie A!


                 ABBIATE PIACENZA


Il 30 Agosto 1995 lo stadio forlivese è gremito, qualcuno sogna il colpaccio ma i più tanti sarebbero contenti di ben figurare davanti ad un squadra che si batte in massima serie; Bonavita e i suoi sono certi di poter dire la loro anche se tra gli avversari ci sono giocatori davvero di grido, Cappellini nelle giovanili del Milan pareva destinato ad una carriera di primissimo livello, Taibi dopo le esperienze a Trento e Licata è portiere di sicuro affidamento, Di Francesco ha numeri da serie A e poi l'esperienza di Maccoppi là dietro e via via Corini e la sua classe, Caccia bomber di professione e Polonia, Manighetti, Carbone , Piovani, insomma la differenza c'è ma non si vedrà!

Gli avvertimenti per i quali i piacentini dovrebbero aprire gli occhi ci sono, nel pomeriggio il Fiorenzuola (C1) ha eliminato il Torino e gli stessi biancorossi di Forlì ne vengono dalla mezza impresa col Foggia; la gara inizia e dopo una manciata di minuti il Piacenza è costretto a sostituire l'infortunato Cappellini con Nicola Caccia, cambia poco per gli ospiti comunque, il Forlì battagliero e mai a testa china produce buone trame di gioco e al dodicesimo passa in vantaggio; l'azione parte da una palla recuperata a metà campo, viene innescato il veloce Macerata sulla fascia sinistra il quale brucia il diretto marcatore e dalla linea di fondo crossa al millimetro per la testa di un Misso appostato sul secondo palo che incoccia battendo imparabilmente un Taibi proteso nell'inutile tuffo! Il boato che avvolge il "Morgagni" è memorabile, figlio dell'incredulità mista al sogno di poter passare al turno successivo, anche se al novantesimo mancano ancora 78 minuti.

La gara riprende ed i piacentini, visibilmente irritati, cercano di riparare immediatamente alla beffa subita, il Forlì resiste e appena può mette il becco fuori cercando di affievolire il peso ad una difesa stoica; la prima frazione così si chiude con il sorprendente vantaggio dei biancorossi di casa, però c'è ancora un tempo, qualcuno sogna, ma la maggioranza si gode il momento cosciente che di lì a poco tutto tornerà come deve...o dovrebbe... 

Gigi Cagni sostituisce già negli spogliatoi la verve di Cleto Polonia con il genio di Corini, Bonavita invece non modifica nulla chiedendo ai ragazzi di battersi fino all'ultima goccia di sangue e qualcosa di più. Quando i giochi riprendono il leit motiv è scontato, Piacenza alla ricerca del pari e Forlì a difesa del fortino che crolla al minuto 53 quando Caccia è abile ad anticipare il diretto marcatore e girare (di testa) un pallone proveniente da calcio piazzato e spizzicato da Brioschi alle spalle di Roccati, 1-1 e tutto riaperto!

Sugli spalti si ci preoccupa un po' di più, quando i sogni al mattino stanno per svanire non è mai una bella sensazione , ma gli uomini di Bonavita non ne vogliono sapere di svegliarsi e continuano a ribattere colpo su colpo fino al termine dei 90'; Cagni al 70' ha buttato dentro pure il neo acquisto Lorenzini, scuola Milan e diventato grande a Como, mentre il Forlì il primo cambio lo effettua a cinque dal termine, Modesti si avvicenda col generoso Macerata.

Si và perciò ai tempi supplementari, una noia non preventivata per i piacentini e un prolungamento del sogno per i forlivesi, il copione è lo stesso con i favoriti che attaccano e gli altri che si difendono affidandosi a qualche ripartenza; non c'è verso di schiodare il risultato, così quando al 120' Collina fischia la fine non resta che affidarsi alla lotteria dei rigori nella quale entrambe sperano di pescare il biglietto vincente.

Incominciano i padroni di casa con Modesti che batte Taibi, 1-0 Forlì. Il Piacenza affida la prima esecuzione a Lorenzini, il biondo cursore non fallisce e riporta tutto in parità; Belletti è il secondo per i biancorossi di casa e realizza portando avanti i suoi visto che Di Francesco sbaglia, qualcuno incomincia a crederci!

Il terzo penalty forlivese è per Michele Cazzarò talento scuola Taranto sceso in C2 dopo la cancellazione degli Jonici dai professionisti, Taibi non ci sta ed ecco il pareggio di Carbone, 2-2 ed ancora un paio di tiri a testa; Babini, già in B a Brescia, compie la missione e trasforma il suo, ma la rete di Caccia rimette tutto a posto. A questo punto diventano decisivi gli ultimi due tiri, quello per il Forlì è trasformato da Rossi, mentre il piacentino Corini becca la traversa, il rimbalzo sulla linea e Roccati che dice no...il sogno è realtà!


                  NON C SVEGLIATE

    (I capitani schierati al centro del campo)



Venticinque Ottobre 1995, la serata è fatata per chi tifa biancorosso, il clima in senso meteorologico non lo ricorda nessuno, quello in senso emozionale invece è stampato nella memoria di una città; Baresi, Savicevic, Tassotti, Maldini che si esibiscono in veste ufficiale contro una realtà di serie C2, favole che solo il calcio sa(peva) raccontare.

Che l'occasione sia unica lo hanno chiaramente inteso tutti, in primis la società forlivese che per l'occasione sposta il campo di casa nella vicina Cesena visto che i seimila posti del "Morgagni" sono decisamente insufficienti per contenere l'entusiasmo generato dal passaggio del turno. Al "Manuzzi" saranno ben 25000 gli spettatori, incasso seicentoquaranta milioni e il resto mancia, roba che in C2 ci vuole un campionato e mezzo di buone prestazioni derby compresi; l'annullo filatelico poi è la chicca che consegna alla storia una serata che sulla via Emilia riversa un fiume di automobili cariche di speranza, sogni, soddisfazione e soprattutto felicità.

All'ingresso in campo delle squadre si scatenano fumogeni e fuochi d'artificio, il boato che accompagna a centrocampo gli eroi biancorossi è degno di una finale di Coppacampioni, però poi c'è da giocare e lì la favola si arrende alla ruvida realtà; il Milan orchestra e il Forlì, ben motivato ed organizzato da Franco Bonavita, si difende con ordine e disciplina. Regge l'urto con una dignità che sfiora l'epico e capitola per la prima volta soltanto al 38' quando il genio di Savicevic vede un corridoio là dove non c'è e mette Di Canio nelle condizioni di trafiggere un attento Roccati con un fendente rasoterra da sinistra a destra che sblocca la gara.

Si và al riposo con la sensazione che Forlì, nonostante l'enorme divario tecnico e fisico, abbia dato tutto, ma la truppa di Bonavita getta il cuore oltre l'ostacolo e regge anche i restanti quarantacinque minuti; raddoppia Eranio al cinquantatreesimo giro di lancette (cross da sinistra e conclusione al volo che fa secco il portiere) ma finisce lì. Il Milan amministra e i biancorossi di casa restano in partita cercando in qualche modo la rete della bandiera fino alla fine, come quando l'ex ala del Verona campione d'Italia Franco Turchetta cerca di imbeccare Orlandi con uno stupendo lancio di trenta metri reso veno dai centrali rossoneri.

Al triplice fischio di Pellegrino da Barcellona (Pozzo di Gotto) ci sono applausi per tutti e la consapevolezza di aver vissuto qualcosa da tramandare a figli e nipoti, ognuno torna a casa con l'aneddoto, il momento o il particolare che non dimenticherà mai.


               IL CONSOLE FLAMIGNI


Gianni Flamigni è forlivese di nascita, Predappio nello specifico, in carriera ha debuttato giovanissimo in A col Cesena per poi passare a Parma, Monza, Brescia, Lecce e Pisa, una carriera vissuta ad alti livelli mella quale ha messo assieme quasi 150 partite di campionato tra A e B, dopo la radiazione del Pisa di Anconetani (estate 1994) passa in C1 all' Ospitaletto dove si ferma una sola stagione, quindi il ritorno a casa, in quel Forlì nel quale non aveva mai giocato. Quella partita col Milan è storia anche per lui, calciatore e forlivese, vissuta su più fronti con lo stesso cuore gonfio di sentimenti e soddisfazioni, a distanza di anni la ricorda così: " Avevo ottenuto lo svincolo dall' Ospitaletto e da un po' mi allenavo col Forlì, mi tesserarono proprio per quella partita, due giorni prima! In squadra solo io e Turchetta avevamo fatto la serie A, Babini e Monaco la B, mentre Salvetti e Roccati ad alti livelli ci sarebbero arrivati più avanti.

L'aria che si respirava in città era qualcosa di speciale, tutti sapevano di vivere un momento che sarebbe passato alla storia; per me fu una soddisfazione particolare perché giocammo al "Manuzzi" di Cesena dove avevo fatto un bel po' di partite, ma giocarci con la maglia del Forlì in uno stadio pieno di colori biancorossi era un sogno, la tifoseria forlivese non era certo abituata a quel tipo di palcoscenici.

Di quella sera conservo una stupenda fotografia che immortala me e Maldini mentre rincorriamo la palla, una grossa soddisfazione. Eravamo una bella squadra anche se in campionato poi ci salvammo alla fine, mister Bonavita era un ottimo allenatore, molto legato agli schemi sia di gioco che sui calci da fermo, oggi che alleno mi porto dietro qualcosa anche di suo!

Quella col Milan fu una serata possibile grazie alla formula di allora, la Coppa Italia di oggi non permette più eventi del genere, il calcio è uno sport popolare, ma si sta facendo di tutto per renderlo elitario, ciò non è certo un bene; sarà la nostalgia, saranno gli anni che passano ma era un altro sport, oggi è tutto fisico ed atletica, allora si prediligeva molto più la tecnica."


                  IL BIVIO DEL DESTINO 


Milan e Forlì, come da copione, divideranno immediatamente le loro strade, quella dei rossoneri porterà l'ennesimo scudetto, mentre agli uomini di Franco Bonavita toccherà sudare per evitare le forche caudine dei play out scansati all'ultima giornata in maniera rocambolesca battendo il già promosso Treviso di Bepi Pillon; vantaggio di Orlandi al termine della prima frazione, rarissima autorete di Emiliano Salvetti a tre dal novantesimo e 2-1 riparatore di Andreotti all'ultimo giro di lancette, morale della favola un punto in più del Tolentino (di Fabrizio Castori) costretto ai playout !

Estromettere una squadra di serie A dalla Coppa Italia, tenere testa ad uno dei Milan più forti di sempre e salvarsi in C2 per un soffio di fiato....

"Dammi solo un minuto, ma non mi togliere la favola del pallone!"


IL TABELLINO DELLA GARA


FORLI' - MILAN 0-2

Reti: 38' Di Canio, 54' Eranio


FORLI': Roccati (86' Magnani), R. Rossi, Babini, Paggio, Flamigni, Macerata, Prati, Cazzarò, Misso (82' Turchetta), Turchi (62' Belletti), Orlando. All.: Bonavita

MILAN: Ielpo, Tassotti, Costacurta, F. Baresi (32' P. Maldini), Coco, Eranio, Albertini, Ambrosini, Lentini, Di Canio, Savicevic (75' Locatelli) - All.: Capello

Arbitro: Sig. Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto.





giovedì 8 febbraio 2024

Benedetta Primavera

BENEDETTA PRIMAVERA 



 "T’vò che un nespul e faza i figh?"  chissà quanti lo avranno detto, o pensato, alla partenza della Primavera di Ammoniaci in quel Febbraio del 1990, per il rinomato e prestigioso torneo di Viareggio; il piccolo Cesena che va a giocarsela con la meglio gioventù di Torino, Juventus, Napoli, Milan e chi più ne ha più ne metta, estero compreso. Un Davide che davanti non si trova un solo Golia, ma tanti e variegati, comunque non si spaventa nemmeno stavolta e con pazienza (la virtù dei forti no?) e tenacia li sconfigge uno per uno, issandosi, per la prima volta, sul gradino più alto del podio, un podio riservato solitamente alle squadre "da cassetta", società dai nomi prestigiosi che richiamano folle ben più grandi di quanto può riuscire a fare una provinciale, ma questo è il bello del calcio!

IL CESENA E IL VIAREGGIO

Il torneo di Viareggio nasce nel 1949 e, per quella prima edizione, vede partecipare 10 squadre che nel tempo si allargheranno a 12 per poi passare a 16 (uniche eccezioni saranno le edizioni 1957 e 59 che vedranno presenti solamente 8 squadre) fino ad arrivare alla formula di 24 proprio per l'edizione del 1990; otto gironi da tre squadre con gare di sola andata, passano le prime che daranno via ai quarti e successivamente a semifinali e finali.

Il Cesena è alla sua terza partecipazione, ha esordito nel 1975 quando venne inserita nel girone D con la Juventus, il Velez Mostar e gli americani del Burlingdale; era la Primavera di mister Ronconi e dei Benedetti (Corrado, più di 300 presenze tra A e B con le maglie di Cesena, Bologna, Perugia e Catania), Budellacci (una vita in C tra Fano, Francavilla e Ravenna), Moscatelli (garanzia in B nei primi anni 80 con Cesena, Lazio e Pistoiese tra le altre) e Santoli quest'ultimo promessa mai sbocciata che si dedicherà alla musica. Quella squadra esordisce a Lucca con un 5-0 agli americani, perde 1-0 con la Juventus di un giovane prodigio di nome Paolo Rossi e poi batte col minimo scarto il Velez di Mostar guadagnandosi l'accesso alla fase ad eliminazione diretta dove, ai rigori, cederà agli ungheresi dell' Uijpest Dosza.

La seconda presenza invece è datata 1983 con una formazione che la stagione precedente si era laureata campione d'Italia battendo nella doppia finale i pari età dell' Avellino, allenatore di quella squadra Arrigo Sacchi che però migrerà verso Rimini per incominciare la scalata che lo porterà alla nazionale. In quella squadra spiccano già i nomi di Agostini (futuro Condor), Seba Rossi, Lupo e Galassi, tutti giocatori che si affermeranno tra A e B; i bianconeri vengono inseriti nel girone B con Roma, Milan e Ipswich Town, esordiscono battendo gli inglesi col minimo scarto, ma con lo stesso risultato perdono sia con i giallorossi che con i rossoneri e così addio sogni di gloria.

Quella del 1990 è quindi la terza avventura viareggina per i cesenati che in campionato viaggiano nelle posizioni di testa del proprio girone  dove duellano col Torino del guru Vatta e riescono a tenere a bada la Juventus, è un raggruppamento tosto che prevede anche il Bologna, Genoa e Sampdoria, Fiorentina e Cagliari tra le altre,ma la truppa di Ammoniaci non teme avversari potendo avvalersi di un gruppo formato prevalentemente da giovani della zona e perciò attaccati alla maglia!

DA BAGNO A VIAREGGIO

Anche Paolo Ammoniaci è un romagnolo D.O.C., nativo di Bagno di Romagna ha giocato nel Cesena dal 1966 al 1975, tra serie C ed A, la bellezza di 218 partite prima di passare per un quadriennio alla Lazio, 85 gare ed una rete, un biennio al Palermo (71-3) ed un altro al Forlì in serie C (61); appese le scarpe al mitologico chiodo ecco che intraprende la carriera di allenatore proprio con i colori del Cesena; quel torneo gli varrà il pass per l'esperienza tra i Professionisti che lo vedrà protagonista di un buon 4' posto in C1 col Perugia edizione 1990/91, di quella Primavera si porterà dietro il giovane Scugugia il quale lo ripagherà costruendosi poi una carriera di tutto rispetto. Le successive tappe di Ammoniaci saranno Baracca Lugo e Ternana prima di rientrare nella sua Cesena come mister in seconda e, alla bisogna, titolare della panchina dei grandi.

 CESE..NATI DI PRIMAVERA

Anche in quel 1989/90 la primavera cesenate primeggia nel rispettivo campionato, nel girone A è testa a testa col Torino di Sergio Vatta in un raggruppamento che (come detto in precedenza) prevede Juventus, Fiorentina, Sampdoria e Bologna tra le altre. Ma sono anni che il settore giovanile bianconero disputa tornei di alto livello sfornando giocatori che poi si distingueranno nelle prime due serie nazionali, detto dello scudetto di Sacchi c'è da rimarcare il bis datato 85/86 quando, già sotto la sapiente guida di Ammoniaci, i cesenati si impongono con un gruppo che può contare su Minotti, Alessandro Bianchi, Rizzitelli, insomma a Cesena non si fanno proclami ma sui giovani ci si investe davvero.

Per il torneo di Viareggio 1990 la società si avvale dell'opzione prestiti concessa dagli organizzatori (massimo tre) e và a pescare in maniera intelligente senza farsi impressionare dai cosiddetti nomi; dal Trento arriva la punta palermitana Antonino Di Natale, un giocatore tecnico con il vizio del gol; dal Riccione ecco il classe 1969 Andrea Lega (in realtà cresciuto nel settore giovanile cesenate) ed infine dal Modena un giovane e promettente Lamberto Zauli. Gli altri sono quelli che in campionato vivono il testa a testa col Torino, c'è il portiere romano Flavoni, i difensori Medri, Di Simoni, Scarponi, Scugugia e Taroni, con i centrocampisti Del Bianco (già nel giro della serie A), Lasagni, Pupita, Masolini Ulisse (fratello di Filippo curiosamente al Brescia in quel torneo), Teodorani e Zanoli, più gli attaccanti Ceccarelli e Zagati,pure quest'ultimo nel giro della prima squadra. Detto della rosa c'è da rimarcare come il Cesena sia l'unica delle 24 squadre che non pernotterà in zona torneo scegliendo l'opzione di viaggiare avanti e indietro per ogni partita, scelta che agli occhi dell'organizzazione non sarà così ben vista.



LE CONTENDENTI

Le 24 partecipanti vengono divise in gironi da tre, gare di sola andata e passa la prima, nel raggruppamento A ecco il Torino di Sergio Vatta opposto agli inglesi del Crystal Palace ed al Brescia; i granata dispongono di un organico di prim'ordine nei quali spiccano il talentuoso Benny Carbone, il pratico Dino Baggio, poi Sandro Cois e Pancaro; tra le rondinelle invece si notano il genietto Eugenio Corini (stabilmente nel giro della squadra maggiore), Ziliani, Masolini e lo sfortunato Bortolotti (suicida nel 1995 a 25 anni). Il girone B vede l'Atalanta del promettente Orlandini con i rumeni del Bucarest e la Fiorentina del bomber Basciu (promessa che si perderà tra i dilettanti), dell' elegante Zironelli e di un Malusci sulle quali potenzialità non sussistono dubbi; il terzo girone è quello di Bologna, Lazio e Goteborg, con i felsinei che lanciano il sedicenne Traversa, la punta che è più che una promessa Giuseppe Campione (anch'egli battuto dalla sorte morirà in un incidente stradale in età giovanissima) e quel Pietro Strada che Corioni ha scovato ad Ospitaletto. I capitolini invece non hanno grosse individualità se si eccettua il pragmatico Gigi Di Biagio e lo sgusciante Olivares; il Cesena è nel gruppo D, buon complesso ma di non eccelsa levatura si dice, ma gli uomini di Ammoniaci sapranno smentire tutto e tutti a cominciare da una Juventus che rientrava a Viareggio dopo parecchi anni di assenza e con Pasino, Giampaolo e Michele Serena in vetrina. Terza compagine di questo gruppo è il Newell's old Boys, un'armata di picchiatori che, tra le altre,  cerca di giocare a pallone!

Girone E all'insegna del derby, con lo Slavia di Praga viene infatti inserito il duo Napoli-Avellino; i partenopei contano sul fisico del possente Airoldi nelle retrovie e sull' istinto del gol di Ferrante là davanti, mentre gli irpini portano Fabio Pecchia e Sullo, due che faranno strada! L' F è il girone dei padroni di casa, il Viareggio partecipa anche se la sfida è impari, la prima squadra toscana fa la C2 e giocoforza non può avere i mezzi per stare al passo delle migliori, i prestiti di Bertelli e Belotti però dimostrano che i dirigenti hanno l'occhio buono; Bari e Milan invece hanno in vetrina buoni prospetti che rispondono ai nomi di Lorenzo Amoruso e Tangorra per i galletti e Albertini, Bressan, Lantignotti, Antonioli e Cappellini per i diavoli rossoneri!

Girone G all' orientale con la presenza del Tokyo, ma Genoa e Roma hanno qualcosa in più, i rossoblù contano sui gol di Romairone e sulle giocate di Scazzola e Sgrò mentre i giallorossi schierano una batteria di campioncini niente male: Muzzi, Petruzzi, Maini, Cucciari e il fratello del principe ovvero Corrado Giannini. Chiusura per Inter, Parma e Stella Rossa che compongono il raggruppamento H, nerazzurri con Scapolo, Mondini e Gallo sugli altri ed emiliani con i due fratelli Melli (Alessandro e Marcello) e il portiere Luca Bucci.

Insomma, una kermesse all'insegna della qualità nella quale tutto ci si aspetta tranne che una outsider possa fare le scarpe ai mostri sacri del calcio giovanile!


PRONTI, AI POSTI,VIA...

La gara inaugurale si disputa, come di consueto, allo stadio "Dei Pini", il 12 Febbraio lo 0-0 tra Torino e Crystal Palace dà così il là alla rassegna; a seguire ecco tutti gli altri gironi, il 13 si giocano le prime giornate senza grosse sorprese, l'Atalanta liquida il Bucarest così come Bari, Lazio, Parma, Genoa e Avellino si affermano nell' ordine su Viareggio, Goteborg, Stella Rossa, Tokyo e Slavia Praga, su tutti Eduardo Raimo dell' Avellino autore di una pregevole tripletta. 

Mercoledì 14 giornata di riposo e Giovedì secondo round, il Bucarest esce di scena soccombendo anche con la Fiorentina, così come il Goteborg che perde (1-0) col Bologna. Anche gli argentini del Newell's salutano la compagnia condannati dalla rete dello juventino Pasino, lo Slavia Praga invece batte col minimo scarto il Napoli e tiene viva la speranza di passare il turno; vita facile per il Milan che con Cappellini (doppietta) e Albertini si sbarazza del Viareggio, mentre i giapponesi del Tokyo ne buscano 4 dalla Roma e la Stella Rossa cede 3-1 all' Inter.

La terza giornata propone perciò dei veri e propri spareggi, il primo se lo aggiudica la Fiorentina che con uno 0-0 estromette l'Atalanta grazie al maggior numero di reti segnate; Villa, Troscé e Marangon staccano il pass per il Bologna ai danni di una Lazio sottotono e il Napoli con la coppia Lomonaco-Ferrante si aggiudica il derby con l'Avellino passando il turno per differenza reti. Milan e Bari pareggiano a reti bianche ed essendo appaiati in tutto si ricorre alla sorte che premia i rossoneri, infine il Parma prevale sull' Inter (1-0) e vola ai quarti di finale..

E il Cesena?

Il cammino dei romagnoli è tutto un programma, si comincia a Calenzano opposti ai rudi argentini del Newell's old Boys che dai cognomi potrebbero essere tranquillamente una squadra italiana (allenatore Bernardo ed in campo Cerino, Lunari e Ruffini tra gli altri); Ammoniaci schiera dall'inizio il trio Zagati, Di Natale e Zauli, più il guizzante Del Bianco che la decide dopo cinque minuti quando insacca un angolo battuto dal prestito trentino Di Natale; dopo il vantaggio la squadra bianconera si chiude a riccio davanti agli attacchi dei sudamericani, Flavoni deve metterci più di una pezza e quando non ci arriva lui ci pensano Di Simoni e il resto del reparto difensivo. L' 1-0 resiste fino al termine ed ecco che la gara con la Juventus (nel frattempo vittoriosa col Newell's) diventa già uno spareggio!

Contro Madama si gioca a Pontedera, ed il pronostico non è così favorevole; alla corte di Cuccureddu ci sono nomi che paiono lanciati verso lidi di prim'ordine, Michele Serena, i fratelli De Min, Rubens Pasino e Massimiliano Rosa. Il Cesena però non è da meno, Ammoniaci getta nella mischia il giovanissimo Pupita al posto di Zagati (richiamato in prima squadra) e la partita vive di fiammate da entrambe le parti, buoni spunti di Serena così come pronti interventi del sempre attento Flavoni; lo 0-0 parrebbe poter perdurare fin oltre i novanta regolamentari, ma a sei minuti dalla fine Antonino Di Natale decide che la contesa si può risolvere prima così sfrutta un errore della retroguardia piemontese, si invola verso la porta e batte Micillo con un chirurgico rasoterra che vale il passaggio del turno e tanti saluti ad una delle favorite della vigilia...il Cesena è ai quarti !

QUARTI DI NOBILTÀ

Parma-Roma, Napoli-Milan, Fiorentina-Crystal Palace sono le altre tre gare della fase ad eliminazione diretta e viaggiano tutte sul filo dell' equilibrio, partenopei e rossoneri chiudono la contesa in parità (2-2)  ed i rigori premiano i primi, così come ducali e giallorossi che impattano 1-1 risolvendo, a favore della Roma, la questione dal dischetto; l'unica vittoria, peraltro abbastanza netta, è della Fiorentina che con tre reti, ad una, boccia un Crystal Palace che qualche sogno iniziava a cullarlo.

Il 21 Febbraio ecco la sfida, sentitissima a tutti i livelli, tra Cesena e Bologna, una gara secca che può dare il pass per il paradiso oppure spalancare sotto i piedi la botola  dell'inferno; i felsinei sono squadra tecnica e solida, per l'occasione hanno preso dall' Ospitaletto (era ancora attaccato il cordone ombelicale con Corioni) i promettenti Strada, Bonfadini e Baronchelli, inoltre possono contare sull'affidabilità del portiere Cerioni (di lì a poco esordirà in serie A) e sui talenti di Troscé e Danilo Neri; sfida non facile quindi quella che attende Ammoniaci & C. orfani anche della punta Ceccarelli, la gara si gioca a Prato agli ordini di Bruni di Arezzo e dopo appena un giro di lancette il giovanissimo Traversa tocca di mano in area, rigore che Di Simoni trasforma portando i romagnoli in vantaggio. Il Bologna tesse una reazione ma senza creare reali pericoli, qualche conclusione di Danilo Neri e poco altro non possono certo spaventare i bianconeri che in chiusura di prima frazione sfiorano il bis con Zagati che colpisce la traversa; il Cesena amministra anche nella ripresa, prende atto dell' infortunio di Di Simoni (sostituito da Ulisse Masolini al 57' causa frattura del setto nasale) e vola in semifinale dove l'attende la Fiorentina.

AD UN PASSO DAL CIELO

Scremato ulteriormente il plotoncino delle pretendenti ecco il tabellone delle semifinali,  che presenta due sfide sentitissime anche tra i grandi, Napoli-Roma da una parte e il sorprendente (ma a questo punto nemmeno più tanto) Cesena contro la Fiorentina dall'altra; i partenopei si sbarazzano dei capitolini grazie ad una rete del prestito triestino Walter Pasqualini che vale il pass per la finale del 26, la truppa di Ammoniaci invece deve battersi allo stremo al cospetto di una Fiorentina tutt'altro che arrendevole.

La gara vede due formazioni leggermente rimaneggiate a causa di esigenze delle rispettive prime squadre, se i viola di Piccinetti devono rinunciare all' ottimo Malusci e possono schierare Zironelli solo per un tempo meglio non stanno i cesenati obbligati a rinunciare a Del Bianco e Zagati convocati entrambi da Marcello Lippi; la gara comunque è abbastanza piacevole almeno nella prima frazione, poche occasioni da gol ma buone trame di gioco. Con la ripresa la Fiorentina accusa l'uscita di Zironelli benché il sostituto Lecci non vada per niente male, ma a passare è il Cesena al 72' quando lo scaltro Di Natale beffa il portiere viola (Betti) calciando direttamente in porta una punizione dalla quale tutti si attendevano il cross; la Viola non ci sta e dopo soli cinque minuti perviene al pari grazie ad un colpo di testa di Basciu che fredda Flavoni, fino a quel punto imbattuto!

Il risultato permane fino al 90' e come da regolamento ecco i calci di rigore, segnano tutti tranne Casale (Fiorentina), il Cesena è in fnale!

IL CIELO IN UNO STADIO 



Viareggio, stadio "Dei Pini" atto finale, davanti il Napoli dei Ferrante, Airoldi e Altomare, pare già tutto scritto, pare..

Il Cesena gioca oramai con una sicurezza aumentata ad ogni incontro e per la finalissima si avvale del tifo dalle gradinate di Marcello Lippi e la prima squadra, Zagati e Del Bianco però sono in campo agli ordini di Ammoniaci. La giornata non è certo delle migliori climaticamente, un vento freddo sferza un' atmosfera bagnata da una pioggia battente, pare che il cielo si sia organizzato per dare il commiato ad un grande uomo come Sandro Pertini, commemorato con un minuto di silenzio prima del match diretto dal torinese Pairetto.

Il Napoli di Giancarlo Morrone (talentuoso argentino e bandiera laziale da giocatore) parte, come detto, con i favori del pronostico e l'avvio (diretta Rai con voce si Bruno Pizzul!) vede le due squadre studiarsi con i romagnoli più decisi a dire la loro, Del Bianco dimostra che non ha esordito in A per caso e trascina i suoi arrecando danni (agli avversari) dalla trequarti in sù. Dopo un quarto d'ora scarso costringe Tarantino al giallo e con Zagati crea più di un grattacapo alla difesa partenopea, come quando al 25' obbliga Scalabrelli alla parata per disinnescare un calcio di punizione dal limite; il Napoli si fa' vivo appena dopo con Ferrante ma Flavoni c'è e il Cesena passa a dieci dal termine della prima frazione quando Del Bianco taglia il campo con un passaggio filtrante che Masolini intercetta appena fuori area, controlla saltando il portiere e deposita in rete scatenando l'entusiasmo di fede romagnola, 1-0 legittimato da una traversa di Medri colta cinque minuti più tardi.

La ripresa non presenta grosse novità, il Napoli schiaccia nella speranza di pareggiare ma il Cesena resiste, ed anzi, al 71' Scarponi spreca una ghiotta occasione sottoporta consegnandosi alla storia grazie all'educata voce di un Pizzul che simpaticamente dichiara " Erroraccio di Scarponi che tiene fede così al suo cognome!"; la gara arriva in fondo e quando Pairetto fischia il sogno diventa realtà, il Cesena dei "pendolari", la squadra "di provincia", la "comprimaria che non fa cassetta"  si laurea campione del torneo giovanile più importante del mondo!

La festa è in loco, il tributo al "Manuzzi", la Domenica successiva, un giro di campo con la Coppa sopra tutti e bagnata di una felicità fuoriuscita da un capolavoro nemmeno preventivabile alla vigilia, a " quelli del nespul" i ragazzi di Ammoniaci hanno risposto con un " T’vu insegn un gat a rapè so ?!", che se a Cesena si capisce benissimo, per gli altri è un " A ognuno il suo!"

RICORDI DA BOMBER

Stefano Ceccarelli è una delle punte di quella squadra, classe 1971 cesenate Doc e una trafila che è partita dagli anni dell'infanzia, si emoziona ancor oggi a ricordare quell'esperienza:

"Il primo flash  se ti dico Viareggio?"

"Bè, indubbiamente il pomeriggio della finale, ho fatto ben tre tornei di Viareggio col Cesena, e credo sia quasi un primato, ma quella giornata resta incredibile, la festa, la gioia, qualcosa di speciale ed irripetibile."

"Avevate particolari aspettative dal torneo?"

"Onestamente c'era tanta soddisfazione per essere stati invitati,in quegli anni il settore giovanile bianconero era uno dei più rinomati in Italia; da parecchi anni si mancava dal Viareggio ed esserci era già una gioia. Si era convinti di poter fare bene ma non certo di vincere."

"Cosa fece la differenza?"

"Il gruppo senza dubbio! Eravamo quasi tutti romagnoli ed avevamo poche pressioni, questo ci aiutò sicuramente; non era una squadra trascendentale, la squadra che vinse lo scudetto del 1986 ad esempio aveva Rizzitelli e Minotti, noi invece meno nomi ma eravamo davvero legati. Incise anche il fatto di fare i "pendolari", quei viaggi in pullman avanti e indietro aumentarono l'unione della squadra."

"Il tuo rigore in semifinale?"

"Stupendo, posso dire di aver dato il mio contributo anche io eh eh; tra un lieve infortunio ed il prestito dal Trento di Di Natale giocai solo quella gara. In campionato ero rigorista perciò mi aspettavo di calciare e segnai."

"Cosa si prova a vincere un Viareggio e cosa resta tanti anni dopo?"

"Vincere un torneo ha un sapore particolare, anche perché non capita proprio a tutti. Quello che resta dopo tanti anni è la bellezza di quei giorni ed il poterlo raccontare ad un sacco di persone ancora oggi interessate; forse me ne rendo più conto adesso che allora, per me ha un peso particolare perché poi la mia carriera non ha girato per il verso giusto (Arezzo in C1, Casale in C2 e San Marino in D), in una parola sola indimenticabile!"