mercoledì 19 ottobre 2022

ENZO DEI MIRACOLI



 PROLOGO 

18 Gennaio 1981 stadio "Comunale" di Firenze, Rognoni e Badiani decidono di scrivere un pezzo di storia arancione andando a firmare una storica vittoria a casa di Antognoni & C. issando così la Pistoiese a regina di Toscana con un sesto posto parziale in classifica che autorizza sogni di Coppe europee. Andrà a finire invece con un'amara retrocessione decretata da un girone di ritorno a dir poco disastroso, la Pistoiese dei "vecchietti" Lippi, Rognoni e Frustalupi crollerà alla distanza e tornerà in cadetteria senza mai più risalire. Poco importa però, quel 18 Gennaio e quella stagione si serie A sono impressi ancora oggi nella memoria di ogni tifoso arancione, e chi non c'era l'ha assimilata dai vecchi quasi per osmosi.

Ma quella bella avventura in massima serie non ci sarebbe, probabilmente, mai stata se qualche stagione prima, la 1977/78 per la precisione, tale Enzo Riccomini da Piombino non avesse compiuto un miracolo dei suoi evitando una caduta in serie C che a tre quarti di campionato pareva irrevocabile!

ENZO  DEI MIRACOLI 

Enzo Riccomini è un classe 1934 che da calciatore non ha brillato particolarmente, ha frequentato le giovanili della Fiorentina per poi passare in quarta serie al Cecina, da lì è rientrato a Firenze senza esordire in A e poi è ripartito per Empoli, una breve tappa tra Sestese, Cuoiopelli e Poggibonsi per rientrare ad Empoli nel 1960/61, vincere alla grande la serie D e vivere l'annata successiva in C terminata con l'immediata retrocessione nonostante la presenza in rosa dell'ex bandiera viola Egisto Pandolfini (nelle vesti di allenatore-giocatore) e di un giovane Mario Frustalupi che in questa storia rincontreremo più avanti. Ancora una stagione trionfale in D (Empoli che risale subito grazie al vittorioso spareggio, a Genova, col Tempio, 2-0), ma senza riconferma ed ecco la decisione di smetterla col calcio giocato per provare ad insegnarlo, saggia idea!

La prima esperienza in panchina è targata 1969/70 proprio ad Empoli, subentra a Cervato e pilota la navicella azzurra ad un ottimo quinto piazzamento, poi un triennio a Viareggio (sempre in C) dove lancia giocatori come Agretti, Bresciani e Della Martira, valorizzando gli esperti Piaceri e Giampaglia e si permette il lusso di fare sognare la B con il quinto posto conquistato nel 72/73.

Segue l'esperienza indimenticabile di Terni, culminata con la seconda storica promozione in A delle Fere grazie ad un gioco redditizio e basato su un impianto difensivo di notevole affidamento, ed infine il biennio alla guida dell'Ascoli di Rozzi che vede una retrocessione, in B, sul filo di lana ed un esonero dopo poche giornate della stagione successiva.

La neonata stagione 1977/78 vede perciò l'uomo di Piombino fermo ai box che in attesa di una chiamata collabora con il Guerin Sportivo come commentatore del campionato di serie B, un torneo dominato dal principio dall'Ascoli dei record guidato da Mimmo Renna.

L'APPUNTAMENTO

In testa, come detto poc'anzi l'Ascoli fa corsa a sé, l'Avellino di Carosi si propone come sorpresa, così come il Taranto di Erasmo Iacovone, un ragazzo cui solo il destino crudele riuscirà a tarpare le ali. Il Cesena del Pippo (Marchioro) zoppica da subito al pari del Cagliari di Toneatto; in coda poi c'è un pochino di bagarre. Il Monza (rivelazione della stagione precedente) inizia con una serie negativa agghiacciante ma si riprende in fretta, la Cremonese (neopromossa) naviga a vista e Como ed altre sono lì a lottare; l'unica che pare spacciata già da subito è la Pistoiese di "Maciste" Bolchi, salita in B in pompa magna (ha distanziato il Parma di ben otto lunghezze!) la quale segna col contagocce, giochicchia discretamente, ma porta a casa quasi nulla ogni settimana.

Nelle prime sette gare di campionato segna una sola rete (alla quarta, Gattelli) nell'unica vittoria di quell' avvio stentato, è vero che non ne subisce molte (cinque) e si pensa sia solo questione di tempo, ma dall'ottava all' undicesima la squadra ha un tracollo, 4 reti a Catanzaro, a due, tre ad Ascoli, ad una, e quattro a Terni, a zero! Il presidentissimo Melani opta così per il cambio alla guida tecnica, via a malincuore il buon Bolchi e dentro Riccomini che abbandona così la collaborazione col Guerino e si rituffa nella mischia in un'impresa che non appare poi così facile.

IL CAMMINO DELLA SPERANZA

Domenica 27 Novembre 1977 ecco l'esordio di Riccomini sulla panchina di quella che di lì a poco diventerà (grazie a lui) un olandesina da serie A. La situazione, al fischio d'inizio, è già sul drammatico andante, Pistoiese ultima a cinque punti, distanziata di tre da Modena e Cremonese e di quattro dal trio lombardo Como, Varese e Brescia; l'ospite di turno è il Cagliari che staziona in quinta posizione a 12 punti appena dietro le battistrada. Come da tradizione pallonara l'esordio del tecnico viene bagnato con una vittoria, striminzita finché si vuole (1-0 griffato Barlassina, uno degli "affari di riparazione") ma di vitale importanza. Rispetto all'inizio della stagione gli arancioni si sono rinforzati portando a casa il già citato Barlassina, la vecchia gloria napoletana Luigi Pogliana (terzino di indiscussa affidabilità), il regista con la R maiuscola Mario Frustalupi (ricordate il giovanotto di Empoli menzionato in apertura?) e il centravanti bergamasco Giovanni Carlo Ferrari, reduce da un campionato a Cagliari ed in passato vice Chinaglia in una Lazio fresca di scudetto (conquistato due stagioni prima), i nomi ci sono, resta da convertire il gruppo al credo di Riccomini e il resto verrà da sé.

A Brescia gli arancioni si devono arrendere ad un rigore di Beccalossi,a la settimana successiva non falliscono il primo di molti match point e regolano il Modena, sorpassandolo in classifica, con un gol di Ferrari che tiene in vita le speranze di salvezza; la doppia trasferta di Cesena e San Benedetto del Tronto non porta punti e così l'olandesina scivola ancora all'ultimo posto di una graduatoria che pare maledetta.

Il pareggio casalingo col Varese (2-2 agguantato dal biancorosso Taddei all' 86esimo dopo che un minuto prima Gattelli aveva firmato il momentaneo 2-1) seguito dallo 0-0 di Monza bissato a Pistoia col Lecce chiude un girone d'andata che ha l'aria di una sentenza; la squadra del presidente Melani chiude la classifica con 12 punti, frutto di tre vittorie, sei pareggi e ben dieci battute a vuoto, ma è il rendimento esterno che preoccupa più di tutto, lontano da Pistoia è arrivato un solo pareggio a fronte di ben nove sconfitte!

Sarà un ritorno duro, nel quale nulla potrà essere concesso all'errore, alla distrazione; Riccomini è uomo pratico, col credo del "l'importante è muovere la classifica", ma ci sarà da sudare, e parecchio.

FERRARI DA GARA

Si riparte con la gara casalinga che vede ospite il Taranto, sarà 1-1 griffato Gattelli e Iacovone, e per il ragazzo rossoblù quello resta l'ultimo gol di una vita spezzata da un tragico incidente in una notte maledetta!

A  Brescia contro il Como si riprende il modus operandi del giocare senza raccogliere nulla, infatti Cavagnetto infila l' 1-0 per i lariani e tutto pare più difficile; la classifica dice che gli arancioni chiudono a 13 e la salvezza è a 18 dove staziona la Cremonese.

La ventiduesima vede di scena a Pistoia l'Avellino di Carosi il quale si porta avanti due volte ma viene acciuffato prima da Beccaria e poi da Speggiorin in maniera definitiva; al termine della gara anche Melani si dichiara convinto di raggiungere l'agognata salvezza smentendo pure alcune voci che lo vogliono dimissionario. Il re della "bicicletta" Chimenti però smorza gli entusiasmi la settimana successiva quando con una doppietta rende vana la segnatura di Beccaria; questo stop scatena la vivace reazione della torcida arancione ( per la prima volta in stagione) indispettita anche da un sospetto fuori sul cross che ha determinato il secondo gol Rosanero.

Riccomini ha la sua ricetta, predica calma dichiarandosi fiducioso e Speggiorin, nel finale di gara, regala due punti preziosi condannando alla sconfitta un Rimini determinato, vittoria che viene seguita da un ottimo risultato ad occhiali strappato a Bari in una partita che vede la Pistoiese dominare per lunghi tratti ma incapace di concretizzare; la situazione alla 25esima vede perciò il Modena fanalino di coda a 16, la squadra di Riccomini un punto sopra, il Como a 20 e la Cremonese a 21; distanza salvezza perciò ancora a quattro punti e con solo 13 giornate da giocare ancora.

Un paio di sconfitte in successione però paiono mettere una pietra sulle residue speranze di permanenza in cadetteria, gli arancioni infatti cadono a Genova al cospetto della Sampdoria e poi, inopinatamente e quasi senza appello in casa col Catanzaro! Le Aquile calabresi infatti passano in Toscana con Borzoni e Renzo Rossi, rendendo vano il momentaneo pareggio del mai domo Speggiorin; la critica sportiva a quel punto è certa che la prima sentenza del campionato è arrivata, la matricola arancione viene data come certa retrocessa!

COLPO DI FRUSTA 

Tutto è perduto, per tutti o quasi. Uno dei pochi a non mollare è Riccomini, il quale prepara la successiva gara di Cremona con la solita meticolosità, è davvero una gara che và oltre l'ultima spiaggia, la Cremonese è a quota 22 appena sopra il baratro, gli arancioni invece nell'abisso ci sono completamente e non possono permettersi di sbagliare. La gara dello "Zini" è bloccata, domina la paura da entrambe le parti, ma la Pistoiese gioca meglio crea qualche occasione senza però riuscire a battere il buon Ginulfi fin quasi alla fine; ma allo scoccare del 88esimo minuto parte la botta dai 20 metri di Mario Frustalupi, il giovane compagno che a Empoli giocava con Riccomini oramai è un regista scafato, di qualità sopra la media, e batte Ginulfi certificando uno 0-1 di vitale importanza, ora ci si può provare a credere!

I DIECI COMANDAMENTI 

Restano solo 10 gare da disputare, il mister ha bisogno che tutti diano il massimo, la salvezza resta una chimera ma non irraggiungibile. L'ospite della ventinovesima è il super Ascoli di Renna, i marchigiani si presentano a Pistoia forti di 14 punti di vantaggio sulla seconda (la vittoria ne valeva due!), la testa quasi in vacanza ma schierano comunque giocatori quali Pasinato, Zandoli, Bellotto e Scorsa, ne esce uno 0-0 da non disdegnare e che permette di muovere la classifica, proprio come vuole l'Enzo di Piombino.

L'ostacolo della Domenica successiva è roba grossa, la Ternana di Rino Marchesi infatti staziona al terzo posto della graduatoria e culla concrete speranze di A, ma riccio-gol Ferrari non è certo tipo da impietosirsi, e nel giro di 45 minuti mette a segno una doppietta che rende inutile il gol di Ciccotelli in apertura di ripresa;gioco, partita e incontro, gli arancioni staccano il Modena all'ultimo posto e restano a meno tre da una salvezza che pare adesso ancora difficile ma almeno immaginabile.

La trentunesima però getta nuovamente la truppa di Riccomini nello sconforto, la trasferta di Cagliari si chiude con un impietoso 3-0 per i padroni di casa che fa' letteralmente infuriare il trainer, troppo molli per essere veri i ragazzi in maglia arancione! Per fortuna dopo sette minuti della gara col Brescia, Ferrari porta in vantaggio i toscani, Guida recupera ma ancora riccio-gol raddoppia; il tris di Speggiorin disinnescherà la doppietta di Guida, la truppa di Riccomini è ancora penultima, ma la salvezza è "soltanto" distante due lunghezze.

A cinque giornate dal fischio finale c'è un altro incontro decisivo, al "Braglia" di Modena i ragazzi di Riccomini devono cercare assolutamente di non perdere. Per i canarini di casa è forse l'ultima possibilità di rientrare nel giro salvezza, perciò si preannuncia una partita vietata ai deboli di cuore; la Pistoiese però fornisce una prova di forza a dir poco strepitosa, passa con un ineccepibile 0-4 maturato grazie ad una rete di Speggiorin nella prima frazione e ad una tripletta di Ferrari tra il 57' ed il 72', la bella prova del giovane libero Polverino unitamente alla suntuosa esibizione del genio Frustalupi fanno il resto; Modena 20, Como e Pistoiese 26, Cremonese 27. Ora non crederci sarebbe un delitto!

LE CINQUE GIORNATE DI PISTOIA 

Un moto di ribellione, una volontà di ricacciare in gola, a chi l'aveva già data per certa, quella sentenza di retrocessione, una carica inarrestabile verso una meta quasi raggiunta, tutto questo è ciò che spinge Riccomini e i suoi a volare nelle ultime cinque gare di quel torneo cadetto. Alla trentaquattresima è ospite il Cesena imbattuto da 10 turni, oramai fuori dai giochi promozione ma desideroso di proseguire la striscia; Frustalupi però decide di siglare il più classico dei gol dell'ex e così porta agli arancioni due punti di vitale importanza, il Como ha battuto il Varese, la Cremonese ha impattato a Cagliari e la classifica dice 28 punti per tutte e tre!

La Domenica seguente è ospite a casa Pistoia la Sambenedettese una squadra in serie positiva da otto giornate nelle quali non ha subito nemmeno un gol, ma la truppa di Riccomini oramai è lanciata nella folle rincorsa al sogno e in poco meno di un'ora piazza un doppio colpo a firma Ferrari -Speggiorin che affonda i marchigiani e permette di staccare il Como sconfitto seccamente (3-0) nello scontro diretto di Cremona. La tappa di Varese invece riserva un cocente stop, Cascella insacca in avvio un pallone per i varesotti e la Pistoiese non riesce a rimontare, facendosi così recuperare da un Como corsaro a Modena (0-3), per fortuna di Riccomini la Cremonese cade a Lecce; 180 minuti e nuovamente tre squadre a pari punti, due scenderanno in C1!

Il destino si diverte, come consuetudine, a creare situazioni ingarbugliate e invia a Pistoia un Monza lanciato verso la A; i brianzoli stazionano in terza posizione (ultimo posto utile per la promozione) al pari dell'Avellino e non possono certo permettersi regali, è una gara della disperazione, per entrambe. La Pistoiese tra l'altro deve affrontare la gara senza La Rocca, Pogliana e Rossetti, tre pedine fondamentali nello scacchiere del mister! Ferrari però non si fa' pregare e al 44' segna l'1-0 bissato al 51' dal raddoppio che spegne i sogni di A dei biancorossi e permette agli arancioni di staccare Como e Cremonese fermate sul pari rispettivamente da Cesena e Palermo.

A questo punto manca solamente un tassello, si deve vincere a Lecce per non essere obbligati ad attaccare l'orecchio alla radiolina sperando che Luzzi porti buone notizie dagli altri campi. Al "Via del mare" però non c'è storia, un Lecce oramai demotivato non è in grado di opporre alcuna resistenza ad una Pistoiese caricata a molla, gli arancioni vanno in gol due volte in pochi minuti (20' e 23') con due nomi inconsueti per il tabellino marcatori, Romei ( Detto "picchia" in quel di Genova e non proprio un numero 10) e La Rocca, difensori vecchio stampo che certificano una salvezza che ha dell'impossibile. La Cremonese  batte il Varese ma non basta, scende in C1 al pari di un Como sconfitto in quel di Catanzaro con le aquile giallorosse che volano in A.

Miracolo a Pistoia, chiamatela come volete questa salvezza, aggiungete la valorizzazione di Sergio Brio che da qui partirà per 12 anni di Juventus e quasi 250 gare in A, la promozione di un paio di anni dopo e capirete perché Enzo Riccomini è parte imprescindibile della storia arancione...senza di lui quella vittoria a Firenze non sarebbe mai arrivata!


RICCIO-GOL, MEMORIE DI UN BOMBER

Giovanni Carlo Ferrari da Arcene è già un centravanti di fama in quel 77/78, ha alle spalle caterve di gol con Seregno, Lecce, Brindisi e Avellino ed un'occasione in A alla Lazio nella quale ha giocato poco ma dalla quale ha accumulato esperienza anche in Coppa UEFA. La stagione precedente ha sfiorato la A con il Cagliari di Toneatto, ma non è stato impiegato con grande continuità in quanto il mister si affidava principalmente alla coppia Virdis-Piras; arriva alla Pistoiese nel mercato di riparazione, la voglia di giocare prevale sulla categoria e così mette la sua potenza al servizio degli Arancioni di Patron Melani. A distanza di oltre quarant'anni ricorda così quell'esperienza:

"Chiesi al Cagliari d'esser ceduto, volevo trovare continuità nel giocare, si presentò l'offerta della Pistoiese appena salita dalla C ed accettai al volo avevo tanta voglia di fare! La sfida era dura, per un lungo periodo tutti ci considerarono tra le sicure retrocesse, ma Riccomini aveva la ricetta giusta. Era un tecnico che lasciava molto spazio all'estro del singolo, ti faceva esprimere al meglio delle tue possibilità con un calcio semplice; il difensore doveva marcare, il centrocampista fare gioco ed il centravanti segnare, nel mio caso di potenza! Feci molto bene quell'anno a Pistoia, 13 reti tutte importanti, quando ti giochi una salvezza od una promozione non ne esiste una più bella dell'altra. 

La stagione a Pistoia fu davvero soddisfacente sotto tutti i punti di vista, mi aspettavo una riconferma ed invece arrivò un insistente e vantaggiosa richiesta del Pescara...gli abruzzesi erano appena retrocessi dalla serie A e con Angelillo in panchina volevano tornarci subito; il mister cercava un attaccante con le mie qualità, fisico ed irruenza, e così approdai in biancazzurro. Melani fece certamente un grosso affare ed io vinsi il campionato!

Tornando all'esperienza a Pistoia porto nel cuore il Riccomini uomo, una persona che si fidava ciecamente dei suoi giocatori tanto che quando uscirono voci sulla mia vita privata parlò direttamente con me senza dare peso ai pettegolezzi; il presidente Melani invece lo vidi poco, lo ricordo nei ritiri di Montecatini ed una volta capitò che, mentre ero intento a guardare una partita alla TV, arrivò e non lo salutai. Ci rimase male, ma io davvero non mi ero accorto di nulla, occhi e testa era o davanti alla TV!

Fu comunque una salvezza incredibile, un anno da incorniciare in una bella città e con un bel pubblico che ci seguiva, e peccato non essere stato lì quando sono saliti in A, ma non è certo dipeso da me, a quel tempo noi giocatori non avevamo voce in capitolo...


martedì 23 agosto 2022

IL PORTIERE CHE VISSE DUE VOLTE



 IL PORTIERE CHE VISSE DUE VOLTE

Il quartiere Resuttana a Palermo è un posto nel quale si intrecciano le vite di personaggi pieni di storia e fascino i quali hanno segnato la storia di questa stupenda città.

I principi Valguarnera di Niscemi, Ferdinando III di Borbone, Joseph Whitaker, i Marchesi di Mazzarino ed altri ancora, storie di uomini, di personaggi e personalità che hanno vissuto o sono passati in questo angolo di città che ancora oggi brilla di luce propria. 

In questo scenario, alla fine degli anni 50 e precisamente il 3 Febbraio 1959, viene alla luce Emilio Zangara, ragazzo come tanti della sua generazione che sogna un futuro ricco di gol magari con la maglia rosanero; Zangara comincia infatti a giocare a calcio con il pallino di farli i gol, è attaccante provetto quando l'Amat (una piccola società palermitana che nel periodo del boom economico sforna talenti a ripetizione, può bastare come esempio Totò Schillaci?) lo tessera tra i suoi giovani virgulti, ma presto ci si accorge che quel ragazzo è più bravo a sventarli i gol che a realizzarli...e da lì incomincia una storia bella, che si intreccia con altre storie belle altrettanto!

La prima esperienza tra i grandi è a Favara, provincia di Agrigento che negli anni diverrà familiare. Con la locale Pro, Zangara vince il torneo di Promozione edizione 1979/80 davanti ad un distaccato Ravanusa e con la bellezza di 91 reti segnate (in 30 giornate!) a fronte di sole 15 subite, e arriva così l'esordio nella serie D nazionale; la stagione successiva il "suo" Favara si piazza settimo, a ridosso del gruppo di testa e ben lontano dalle zone paludose della classifica, per il giovane portiere sono anni di apprendistato nei quali spicca comunque già la notevole capacità di giocare la palla con i piedi, reminescenza di quell'infanzia nella quale si sognava con un 9 sulle spalle!

Ancora tre stagioni nella piccola Favara, nelle quali la squadra disputa campionati relativamente tranquilli, e nell'estate del 1984 arriva la chiamata che non ti aspetti, Licata, serie C2 girone D, calcio professionistico a cura di un mister dal nome e dai metodi decisamente curiosi... Zdenek Zeman!

     LA SCALATA DI LICATA!

Alla foce del Salso Zangara trova un gruppo di ragazzi votati al sacrificio provenienti, in gran parte, dalle giovanili del Palermo; ritrova anche Pippo Romano, suo compagno a Favara un paio di stagioni prima, ed incomincia ad apprendere "il verbo" di quel mister che vuole il portiere capace di giocare la palla con i piedi, come fosse un difensore aggiunto. Come nelle belle favole Zangara si ritrova titolare e vincente al suo primo campionato tra i professionisti, 32 gare e 29 reti subite sono uno score niente male; il Licata arriva primo con 44 punti (2 ne valeva la vittoria), davanti al Sorrento e segnando la bellezza di 58 gol, il secondo miglior attacco ne vanta 38! È lì che ha inizio la filastrocca dei Zangara, Consagra, Gnoffo, Taormina e Campanella, che ha Licata equivale alla conosciutissima Sarti, Burgnich, Facchetti ecc...

Lo scalino successivo per il portiere palermitano si chiama C1, il Licata e il suo profeta lo confermano senza tentennamenti per un campionato che vedrà i gialloblù esibirsi su palcoscenici quali Foggia, Cosenza, Salerno, Messina ed altri ancora. Il primo campionato in terza serie vede Zangara e il suo Licata protagonisti di un girone d'andata strepitoso, nel quale pare che la serie B sia a portata di guanti (basterà aspettare..), dopo 17 gare i gialloblù sono terzi  dietro Messina e Taranto e soltanto un girone di ritorno decisamente deludente (appena 10 punti racimolati) spegnerà le ambizioni di una città; Zangara scende in campo 29 volte subendo 32 reti, tutto nella norma se si è il portiere della squadra di Zeman, intanto comincia a farsi un nome anche per quel suo modo di trattare la palla coi piedi ..

La stagione successiva incomincia con l'addio al mister Boemo, al suo posto arriva Aldo Cerantola e la squadra vive un campione sulla falsariga del precedente, andata decisamente meglio che il girone discendente e per Zangara l'alternanza col portiere Bozzini (18 presenze per entrambi), un giovane di scuola Inter arrivato nell'Agrigentino dopo una stagione in C2 alla Cairese; insomma, un anno di transizione in attesa del boom...

DESTINAZIONE PARADISO 

Estate 1987, il Licata si accinge a disputare il suo terzo consecutivo torneo di C1, Zangara è oramai un punto fermo della formazione siciliana che proprio da lui comincerà a costruire quel miracolo che si concretizzerà a fine campionato! La banda di Cerantola suona a memoria, domina il girone restando imbattuta in casa e ai fondamentali 15 gol di La Rosa (capocannoniere del girone in coabitazione con Romiti e D'Ottavio) aggiunge le parate del suo portierone, sempre presente e battuto solamente in 20 occasioni! È serie B per una cittadina che quasi nemmeno osava sognarla, è serie B per un ragazzo partito dal calcio di periferia della sua città ed arrivato tra i "grandi" a suon di sacrifici, e il bello deve davvero ancora arrivare!

B DI LICATA....

Licata è una squadra quasi esclusivamente composta da ragazzi siciliani, su una rosa di oltre 20 giocatori (primavera compresi) solo pochissimi sono "forestieri",  i toscani Mazzarri (sì, proprio Walter) e Bianchi, il bolognese Fantini, il bellunese Boito e il napoletano Donnarumma; l'11 Settembre 1988 è la data fatidica, al "Dino Liotta" arriva il Catanzaro per la prima di B, la squadra disputa un incontro gagliardo e Zangara è chiamato ad intervenire in non più d'un paio d'occasioni firmate Palanca e Gori, il battesimo è andato, ora c'è un anno per dimostrare che la B non è troppo per quel ragazzo partito dall' Amat!

Il campionato scorre via tra esaltazione e, poche, paure, alla settima la matricola siciliana espugna Parma (perentorio 0-3) ed è seconda in classifica dietro alla corazzata Genoa; poi un pochino di appannamento che costa il posto a Papadopulo e una tranquilla salvezza con Scorsa. In tutto questo Zangara è un punto fermo della squadra gialloblù, disputa un campionato di buona qualità totalizzando 25 presenze, le ultime in maglia licatese, ma a fine stagione il richiamo del mister Boemo è troppo forte, Zangara si accasa a Foggia, ancora B ma a fare da chioccia!

FOGGI...A!

In terra di Puglia il portiere palermitano si trova a fare da dodicesimo ad un giovane Francesco Mancini, portiere emergente ed al terzo anno di Foggia; per l'ex licatese le presenze in campionato saranno solamente 3, tutte tra la 16esima e la 18esima, quando gioca da titolare contro Parma Ancona e Monza. I satanelli chiudono in ottava posizione e per Zangara arriva la riconferma nella stagione successiva!

Il 90/91 è l'anno del miracolo (un altro!) di Zeman, il Foggia sale in A dopo un'assenza durata 13 anni e il portiere palermitano mette la sua firma disputando altre tre gare; inizia la stagione da dodicesimo ed occupa la panchina nelle prime cinque giornate di campionato, poi una lunga indisponibilità lo tiene fuori fino alla ventesima e dalla successiva sarà convocato fino al termine del campionato. L'esordio stagionale avviene al minuto 72 di un Ancona-Foggia deciso otto minuti prima da Franco Ermini a favore dei dorici; Zeman gli concede poi le ultime due gare, a promozione matematica avvenuta, e così Zangara gioca per intero nel 3-3 casalingo col Pescara e nella vittoriosa trasferta di Reggio Calabria (2-4 per i satanelli) che di fatto chiude un campionato da incorniciare!


LA VIA DEL TRAMONTO

A questo punto Zangara opta per cambiare strada, non segue il profeta Zeman in massima serie, ma accetta la corte della Salernitana, neoretrocessa dalla serie B e desiderosa di ritornarci subito. La stagione non và come deve, lui è il secondo di Efficie e trova spazio in sole tre occasioni in un'annata che vede alternarsi sulla panchina granata Simonelli e poi il grande Tarcisio Burgnich; parrebbero le ultime presenze tra i professionisti per il portiere oramai 33enne, ma ci sarà un'appendice che forse nessuno, lui compreso, si aspetta!


RITORNO AL... PASSATO 

Le ultime tappe di una carriera più che appagante Zangara le vive nelle categorie dove tutto (o quasi) era incominciato, la stagione 1992/93 lo vede protagonista a Castrovillari, Interregionale, la squadra è un complesso di buona fattura che schiera in attacco la coppia Ortolini (in B a Catanzaro) e Germano Carnevale (fratello di Andrea) e conta in rosa su Gianguzzo e Baratto, insomma niente male; Zangara si alterna col più giovane Galati e mette assieme 12 presenze in un campionato chiuso al secondo posto dietro la promossa Battipagliese ed al pari del Real Catanzaro. 

Chiuso il capitolo calabrese il portiere che fu di Zeman si concede un'ultima tappa nell' Agrigentino, nostalgia forse di una gioventù passata in un attimo; l'ultima maglia che indossa è quella dello Sciacca e con quella disputa due stagioni. La prima lo vede impegnato nel torneo regionale di Eccellenza, mentre la successiva gli agrigentini sono protagonisti di un bel piazzamento in serie D, torneo nel quale Zangara disputa 24 gare che parrebbero chiudere la sua esperienza tra i pali.... parrebbero abbiamo detto...

UN'ALTRA VITA 

La passione di una vita non svanisce certo con l'età, non la si può fermare, forse contenere o gestire, ma resta, pulsa dentro e non si ferma mai; è così che Zangara, smessi i panni dell'estremo difensore incomincia a collaborare con la squadra della sua città, il Palermo. Dove non è arrivato con i guantoni ci arriva con la saggezza e la consapevolezza di poter insegnare ai ragazzi come ci si muove dentro e (soprattutto) fuori da quella porta che può glorificarti o crocifiggerti in un attimo.

Il Palermo edizione 1996/97 è un gruppo disilluso da una stagione fallimentare, dopo il campionato precedente nel quale una squadra imbottita di palermitani (mister Arcoleo compreso) ha concluso al 7' posto e per qualche periodo ha pure sognato un'improbabile serie A; la stagione è girata male, in porta ha cominciato Adriano Bonaiuti poi emigrato a Cosenza, ha continuato il giovane ed affidabile Vincenzo Sicignano, e quando s'è infortunato (al 72' della ventottesima giornata) è subentrato un altro ex licatese dei tempi d'oro, Carmine Amato giunto in Sicilia in sostituzione di Bonaiuti. Per le successive gare perciò Amato è titolare, mentre le funzioni di dodicesimo le svolge il giovanissimo Corona (classe 1979), tagliato però  dalla partita interna contro la Lucchese, che fare a questo punto?

Ecco l'idea, avvalersi delle antiche capacità del preparatore dei portieri e schierarlo col 12 sulla schiena, non serve mai il portiere di riserva (si dice), perciò non c'è da fare chissà che se non la presenza...

Il 4/5/1997 perciò Zangara rimette piede nel campionato di serie B, dal quale si era congedato titolare al termine di un Reggina-Foggia 2-4 il 16 Giugno 1991; la situazione dei picciotti rosanero è effettivamente disperata,  l'ultimo posto non dista poi così tanto dalla salvezza ma la squadra ha il morale sotto i tacchi...dalla trentaduesima alla trentottesima infatti la squadra di Vitali (subentrato ad Arcoleo) incamera solamente 5 punti e Zangara è sempre in panchina al suo posto, ma con un sogno...

IL GIORNO MIGLIORE 

Da sempre da quando ha cominciato a vagare sui campi da calcio Zangara ha un sogno, comune a migliaia di altri ragazzi che intraprendono la strada del calciatore, giocare almeno una volta con addosso la maglia della squadra della propria città quella per la quale da piccolo ti ritrovavi ad essere un inferno di emozioni, sogni e sorrisi!

Il 15 Giugno 1997 quel giorno arriva, a Genova, stadio "Ferraris" quartiere Marassi; la partita è un monologo rossoblù, il Genoa deve vincere col Palermo (oramai retrocesso senza appello) e sperare nel contemporaneo insuccesso di una tra Bari e Lecce per agganciare il treno che porta in paradiso, ma come pronosticato dalla logica pallonara i baresi strapazzano un Castel di Sangro già salvo ed i leccesi passano, con la coppia Francioso-Palmieri, in un "Manuzzi" già condannato a palcoscenico da serie C1.

A Genova al 19' Masolini insacca il rigore per i padroni di casa, cinque minuti dopo Saurini acchiappa un pari che servirebbe solo alle statistiche, ma Pisano in chiusura di primo tempo in quelle statistiche decide di entrarci come marcatore; Centofanti al 57' ed ancora Pisano all'ora di gioco fissano il punteggio sul 4-1 che non muterà più!

Gioco, partita, incontro ed al 63' mister Vitali decide che è il momento di realizzare un sogno, richiama Amato (anche lui ex Licata) in panchina e getta nella mischia Zangara, il quale in un mix di ricordi, soddisfazione e felicità resta imbattuto fino al termine di una gara che oggi è riassunta in un freddo tabellino, ma se raccontata da chi l'ha vissuta sprizza emozione da ogni singola parola!

"Avevo smesso da due anni, allenavo i portieri e non pretendevo certo di rimettere i guanti; successe però che ad una decina di giornate dalla fine Sicignano si fece male terminando la propria stagione. Ad Arcoleo era subentrato Vitali nel disperato tentativo di evitare la retrocessione, e proprio Vitali mi volle come dodicesimo, si era puntato per qualche gara su un ragazzo della Primavera ma il mister non era convinto; pretendeva un secondo portiere esperto e così , nonostante le mie resistenze iniziali, mi convinsero a rimettermi in gioco, anche perché era Maggio ed ormai non si trovava più nessuno sul mercato.

Feci sei panchine e poi quello spezzone di gara a Genova; Vitali mi voleva già far esordire la Domenica precedente quando battemmo in casa il Chievo (3-1), ma io rifiutai dicendo che avrei aspettato l'ultima gara. A Genova eravamo oramai condannati, ma l'emozione di esordire con la maglia della mia città fu qualcosa di indescrivibile, una grossa soddisfazione per me che ero partito dall'Amat per poi emigrare a Favara dove ho iniziato a costruirmi una carriera ed il Palermo non l'avevo mai incrociato nel mio destino se non un paio di volte come avversario L'emozione più grande però rimane quella legata agli anni di Licata, se penso a ciò che abbiamo combinato in gialloblù mi si gonfia ancora il petto d'orgoglio; certo, non capita tutti i giorni di giocare in B dopo che hai già smesso, ma Licata è una cosa tutta particolare!"

Oggi Emilio Zangara trasmette il suo sapere ai giovani aspiranti portieri rosanero cercando di tramandare anche quella voglia di non mollare mai indispensabile a chi vuole arrivare!

















martedì 1 marzo 2022

Il Libro del gol !

 Il Libro del gol !

(Libro in maglia Potenza, foto tratta dal web)

Fiuto del gol, voglia di arrivare, passione infinita e abnegazione da vendere non bastarono a questo ragazzo classe 1965 per esordire nella squadra della sua città, la "madre" che lo aveva cresciuto fino al punto di trovarlo protagonista nella bella Primavera rosanero edizione 84/85, lui e Ardizzone (tra gli altri) promesse del domani.

Quell'anno il Palermo ha l'obbligo di tornare immediatamente in B, si affida al nocchiero Tom Rosati che non sbaglia rotta, ma per i giovani il posto è poco, quasi nullo, non si può rischiare di fallire e Libro si deve accontentare di "guardare" dal basso i vari Maiellaro, De Vitis e Pircher dei quali comunque carpisce i segreti che più avanti gli varranno la riconoscenza di svariate piazze.

Proprio con l'esperto Pircher si sposta a Rimini per esordire tra i "grandi", C1 girone A, Santarini allenatore e un roster che vede gente come Deogratias, Cristiani, Maddaloni e  Fiordisaggio; per Libro l'esordio arriva alla prima giornata quando Santarini gli dà fiducia inserendolo nell'undici di partenza che sconfigge la Sanremese. Pare l'inizio di una buona stagione, ma gli spazi si stringono in fretta, riesce a mettere a segno il primo gol tra i professionisti a Novembre nella gara casalinga con il Modena quando al 13' griffa il momentaneo vantaggio (terminerà 1-1) beffando il portiere canarino con un tocco sottoporta; la squadra però non và come dovrebbe, Santarini fa' le valigie e il nuovo arrivato Seghedoni è un sergente di ferro che si affida a gente esperta, e per Libro ci sarà una sola presenza in tutto il girone di ritorno (a fronte delle 6 collezionate con Santarini), per un totale di 7 gare ed 1 rete che fanno capire al ragazzo, se ce ne fosse bisogno, quanto è duro il pane da conquistarsi!

La nuova meta del giovane attaccante diventa così Olbia, squadra neopromossa in C2 ed affidata alle cure di Mammì, colui che un giorno fece sobbalzare tutte le sedie di Calabria annichilendo la Juventus con la maglia del Catanzaro. L'obbiettivo dei sardi è la permanenza in categoria e qui Ciccio (soprannome che si porterà dietro per l'intera carriera) ritrova il concittadino Pergolizzi (giovanili rosanero anche se un po' più giovane) assieme all'ex promessa interista Bulgarani, a Morra e un giovane Sotgia, insomma una banda più che discreta!

Le presenze di Ciccio saranno ben 29 e con 6 gol di laureerà capocannoniere di una squadra capace di ottenere un lusinghiero settimo posto, da ricordare le reti di Sorso e Pontedera che frutteranno due ottime affermazioni esterne. Confermato anche per la successiva stagione Libro si comincia a costruire quel nome di centravanti affidabile mettendo a segno altre 5 reti in un complesso che si piazza decimo grazie alla presenza in rosa di gente come Ianuale, Paraluppi, Gamberini (ex ragazzo prodigio del Bologna) e Mariani; da ricordare in quel campionato la rete al 88' di Olbia-Massese con la quale Libro inchioda i toscani alla sconfitta (2-1).

Due buone stagioni sull'isola gli valgono l'occasione di salire un gradino della scala del calcio, l' 88/89 sarà C1, destinazione il rossoblù di Montevarchi!

In Toscana Libro arriva con l'obbiettivo di traghettare il Montevarchi (neopromosso) ad una tranquilla salvezza, e grazie alle sapienti mani di Romano Fogli và a comporre un terzetto d'attacco con Guido Carboni e Brandolini (24 reti in tre) che assicura un onorevole ottava posizione con imbattibilità casalinga preservata e bottino personale di 7 reti in 32 apparizioni; da ricordare la rete del momentaneo vantaggio a Reggio Emilia (seconda giornata, finirà 2-1 per la truppa di Marchioro) e la doppietta in uno scoppiettante 3-2 casalingo inflitto al Prato all'ottava.

La buona stagione in terra valdarnese gli frutta le attenzioni di buona parte delle compagini di punta della serie C, ma Ciccio opta per cedere alle avances di una Spal sprofondata in C2 e desiderosa di rialzarsi immediatamente.  A Ferrara Libro sarà compagno di reparto di un giovane Schwoch, dell'esperto Mosele e si potrà avvalere delle giocate di un folletto come Labardi; il resto della squadra comprende nomi altisonanti, quali Magnocavallo e Paganelli, uniti a giovani di prospettiva come Paramatti e Tresoldi. La stagione non và come tutti si aspettano, Magistrelli viene sostituito e alla fine sarà un anonimo decimo posto, per Ciccio però 11 reti(al pari di Mosele) che non sono affatto da buttare e delle quali vanno ricordate la prima col Pergocrema (0-1 al "Voltini" e prima marcatura spallina della stagione) e la doppietta nel 2-0 casalingo al Legnano alla 27esima.

Terminata la stagione con gli Estensi Libro ridiscende lo stivale sbarcando nella sua Sicilia e precisamente a Giarre, piccola società del catanese che disputa alla grande il torneo di C1. In gialloblù si trova a lottare per mantenere un posto nel terzo gradino del calcio professionistico ed opera al fianco della vecchia volpe Bardi in un complesso che conta giocatori esperti quali Carnà, Tomasoni, Cuccunato e Irrera; la squadra incomincia con Bianchetti al quale subentra Renna a campionato in corso, per Ciccio le reti saranno solamente 3 in una stagione decisamente sottotono. Si ricomincia così dalla C2, in una piazza desiderosa di risplendere che si affida a mister Di Somma, un combattente già da calciatore. La piazza è Potenza, il pubblico caloroso e Libro incomincia a scrivere le pagine di una favola che avrà durata di due anni; promozione alla prima, soprattutto grazie alle sue 9 reti in  una squadra composta anche da Bucciarelli, Grasso, Vio e Crucitti, e salvezza ottenuta nello spareggio di Foggia (3-1 al Casarano) nella sucessiva C1 dove il bomber si eleva fino alle 12 marcature in campionato che lo eleggono di diritto a idolo del "Viviani". Proprio nello spareggio dello "Zaccheria" Libro aggiunge altre due reti alle 12 sopracitate, in 28 minuti disintegra le speranze del Casarano battendo due volte il giovane Ramon e dando il là definitivo ad una salvezza sudata oltre l'ultimo minuto!

L'exploit in rossoblù gli vale l'attenzione di una grande del Sud, Avellino! La piazza Irpina ne viene da tre lustri densi di soddisfazioni, è da poco tornata nell'inferno della C e lì si sente decisamente fuori luogo, vuole riemergere immediatamente!

La stagione inizia in maniera perlomeno ambigua, il 6 Ottobre i lupi eliminano la Lazio (all'Olimpico) dalla Coppa Italia ma in campionato hanno raccolto 3 pari ed una sconfitta in quattro giornate; quella giornata storica vede Ciccio subentrare al 74' al doppiettista di giornata Bertuccelli per godersi una ventina di minuti di meritata gloria. In campionato però l'Avellino zoppica per tutta la stagione, si cambiano tre allenatori ma Libro è una costante per il fronte avanzato e a fine stagione il bomber palermitano marcherà comunque 8 reti salutando la compagnia col biglietto per Siracusa in tasca, ancora C1 girone B!

Nella città Aretusea si trova mister Sonzogni alla guida tecnica e compone un attacco che gli vede vicino  Limetti, Di Dio, Di Corcia, in una squadra che comprende Marco Giampaolo  e Lo Garzo a centrocampo, Migliaccio e Lambertini in difesa, per un complesso che gira a mille e si piazza in quinta posizione sognando perfino la serie B per qualche tempo. Libro mette a segno altre 8 reti, la prima delle quali all'esordio stagionale al "Partenio" di Avellino,; la corsa del Siracusa si fermerà ai Playoff proprio contro gli Irpini battuti all'andata 2-1 e vincitori al ritorno con un 1-0 che li manderà avanti per il miglior piazzamento in campionato. L'avventura nella città di Archimede si interromperà in estate quando la società, travolta dai debiti, verrà esclusa dal campionato e costretta a ripartire dalle categorie regionali; per Libro è così ancora tempo di fare la valigia e questa volta per Benevento dove la C2 è vista come un punto di partenza per salire verso lidi più consoni. Gli stregoni infatti hanno vinto due stagioni prima l'Interregionale e partecipato ai playoff la stagione appena conclusa, ma il ciclo della coppia D'Ottavio-Paolucci è giunto al termine, così si punta su Libro e Micciola (ex Juve Stabia) per raggiungere l'obbiettivo!

Il Benevento però non riesce mai realmente a sollevarsi dalla mediocrità, Esposito e Lombardi si danno il cambio alla guida ma non succede nulla, nonostante ciò Ciccio è il miglior marcatore della squadra con 8 reti (Micciola si ferma a 6) e si guadagna la riconferma per la stagione successiva.

Il 96/97 nasce con un Benevento stratosferico, Imparato tra i pali, Aruta là davanti e poi De Solda, Maiellaro, Osvaldo Mancini e Ianuale, ma Libro và via dopo due sole presenze condite da altrettante reti,tra le quali la prima stagionale degli stregoni siglata al 22' in quel di Altamura, accetta l'offerta dell'ambizioso Catanzaro, altra nobile decaduta dello stesso girone! 

Il battesimo del gol con le aquile giallorosse avviene alla sesta quando al minuto 88 Libro giustizia il Marsala su calcio di rigore, arriva poi alla nona la doppietta dell'ex che sbanca il "Santa Colomba" ed un altro po' di reti che fanno lievitare il totale a 8, utili al raggiungimento dei playoff nei quali però il Benevento si dimostra osso troppo duro da superare. 

La stagione successiva è poi divisa a metà, si incomincia ancora con la maglia del Catanzaro guidato  da Specchia ma incapace di andare oltre una discreta classifica che non riesce ad arginare le polemiche di una piazza che in C2 si sente umiliata; dopo 15 presenze e tre reti il bomber trasloca nelle Marche, a Tolentino. È ancora C2 ma nel girone B dove i cremisi di mister Castori cercano di evitare la discesa tra i dilettanti, non ci riusciranno nonostante le 4 realizzazioni di Libro in 11 apparizioni e così per il 98/99 il centravanti palermitano ritorna ancora nella sua Sicilia per vestire la maglia del Gela dove affronta l'ultimo scampolo di C2 prima di scendere in serie D a riabbracciare un vecchio amore che si era bruscamente interrotto, Siracusa!

Con gli aretusei Libro colleziona le ultime 15 apparizioni da calciatore, sigla 3 reti ma il tutto non basta ad evitare l'ultima posizione in classifica in una squadra in grossa difficoltà nonostante la presenza in rosa di gente come Regina e Giacalone. Quì finiscono le pagine del Libro calciatore, un attaccante che mai ha tirato indietro la gamba, un centravanti che ha infiammato le sue platee e che avrebbe sicuramente meritato una chance ai piani alti del calcio, tra i Marulla, Paci, Agostini, De Vitis e Scarafoni probabilmente un pezzetto di gloria se lo sarebbe guadagnato anche lui!

lunedì 24 gennaio 2022

LE IDI DI MARZIO

 LE IDI DI MARZIO

Il presidentissimo Fanuzzi e Di Marzio
(dal libro "Brindisi Sport storia e passione" di T. Mariano)

Raccontare Gianni Di Marzio dettagliatamente sarebbe difficile, lo hanno fatto altri e più qualificati del sottoscritto il quale non intende sottoporsi ad un mero esercizio di copiatura.

Il "mio" Di Marzio appare nel Novembre 1988 nelle vesti di allenatore di un Catanzaro da serie B, o meglio sotto forma di un nome e cognome abbinato alla voce "mister" sulla pagina dell'album Panini, il mio primo album, la mia prima "Bibbia". Quei nomi li imparavo a memoria come le carriere dei giocatori, se chiudo gli occhi ricordo Leo Armillei dell'Ascoli, Nedo Bettoli della Cremonese o Adolfo Anconetani del Pisa; negli anni quegli stessi nomi sono diventati storie, lette, cercate ed approfondite da un bimbo cresciuto nell'impresa di mantenere inalterato l'amore per il calcio, per quel calcio, ed allora provo, senza pretesa alcuna, a raccontarvi un pezzetto del Di Marzio in questione, un Gianni distante nel tempo e nei luoghi; prima metà degli anni 70, millenovecentosettantatrè per la precisione! Si sciolgono i Byrds, gli Honeybus e i Doors chiudendo una parentesi musicale che arrivava dal Beat e lasciando strada ad una musica decisamente "più lavorata" , Gimondi si aggiudica il giro di Francia esaltando una nazione e il Brindisi, nel suo piccolo, si stà costruendo un nome in cadetteria grazie al super campionato disputato da neopromossa agli ordini di Vinicio, una volta bomber ed ora  allenatore in rampa di lancio. Proprio Vinicio, al termine di quella stagione, parte per Napoli e la serie A, e suggerisce al presidentissimo Fanuzzi un nome nuovo, di un ragazzo che ha fatto bene alla Nocerina in serie D e, successivamente alla Juve Stabia in C, Gianni Di Marzio!

Di Marzio è un tecnico della generazione futura, vede lontano e non segue gli stereotipi in voga a quel tempo; accetta la sfida e si mette all'opera, fa arrivare dalla Nocerina il centrocampista col vizio del gol Amedeo Fiorillo (con lui due stagioni prima), Papadopulo dalla Lazio, il mediano Incalza dall'Internapoli, Abbondanza dal Napoli e gli attaccanti Franzoni dal Sorrento e Michesi dal Matera (un ritorno il suo); a questi si aggiungono i riconfermati, tra gli altri, Di Vincenzo, La Palma, Sensibile, Cantarelli, Giannattasio, e Boccolini. Serpeggia un goccio di scetticismo tra la tifoseria, mister giovane ed esordiente, acquisti non proprio di grido e una serie B da far tremare i polsi, ma presto il Gianni farà ricredere tutti.

Alla prima di campionato espugna il "Partenio" di Avellino con una rimonta storica, sotto di due reti dopo mezz'ora la pareggia in tre minuti con Franzoni e  Palazzese ( 34' e 37') e la vince al minuto 76 con sigillo di Giannattasio; all'esordio casalingo poi piega la Reggiana di bomber Zandoli con una doppietta di Michesi che manda in estasi gli 8000 presenti e catapulta i biancazzurri in testa alla classifica con Novara e Varese. Il 14 Ottobre invece cade al "Santa Giuliana" di Perugia per poi pareggiare in casa al cospetto del Como di Pippo Marchioro, una squadra che schiera gente come Casone, Pozzato e Vannini tanto per capirci; una doppia sconfitta nelle trasferte di Ferrara e Palermo pare mettere la parola fine all'entusiasmo brindisino, ma se a casa della Spal la sentenza è firmata Pezzato, a Palermo succede di tutto: la gara sul campo finisce 1-0 per i rosanero grazie ad un rigore di Barbana ma il portiere Di Vincenzo rimane vittima di un'aggressione da parte di un tifoso siciliano, coadiuvato nel folle gesto da un fotoreporter sui generis, ed è costretto al ricovero in ospedale; alla resa dei conti la giustizia sportiva assegna lo 0-2 a tavolino che rilancia Di Marzio e i suoi ragazzi.

La Domenica successiva quando Michesi con una doppietta affonda il Bari, la truppa del giovane mister risulta seconda in classifica (comandano Ascoli e Novara con 10), poi con il pareggio di Ascoli acciuffato ad un soffio dal termina da Incalza, la vittoria interna sul Catanzaro a firma Giannattasio ed il pari strappato al Catania del Guru Mazzetti i biancazzurri restano attaccati al sogno della A, ad un punto dai bianconeri Piceni (14 a 13); ma proprio dopo la gara del "Cibali" succede qualcosa che nessuno si aspetta. Il tecnico si reca a Napoli senza il permesso del presidente e durante il tragitto che lo dovrebbe riportare a Brindisi è vittima, assieme alla moglie incinta, di un gravissimo incidente nei pressi di Angri (SA) nel quale rischia la vita e ne esce grazie al tempestivo aiuto di un automobilista di passaggio. La questione disciplinare viene regolata da Fanuzzi con una temporanea sospensione dalla mansione di allenatore, ed infatti il Brindisi che all' undicesima batte il Parma 2-1 è guidato in panchina dal vice Pierini, e, complice il pareggio dell'Ascoli a Palermo, si issa in testa alla classifica della cadetteria con Michesi re dei cannonieri (6 reti totali). Fanuzzi ci mette  un attimo a perdonare il giovane Di Marzio il quale già la Domenica successiva, a Varese, è in panchina nell' incredibile debacle subita dai brindisini sotto le doppiette di Calloni e Libera (per il Brindisi a segno il solito Michesi), quella partita è forse lo spartiacque della stagione, la truppa di Gianni cade in uno stato di depressione, di confusione rimanendo all'asciutto per tre partite consecutive, nei due risultati ad occhiali con Brescia ed Atalanta e nella sconfitta casalinga ad opera di un Taranto targato Invernizzi che confeziona lo 0-1 all' ottantacinquesimo con Listanti che ammutolisce i 13000 presenti.

Non vanno meglio le ultime quattro di andata, i ragazzi di Di Marzio escono sconfitti di misura ad Arezzo, si fanno raggiungere da Prunecchi nel finale di Brindisi-Ternana del 20 Gennaio e replicano l'1-1 in quel di Novara quando il piemontese Enzo sigla nel finale il rigore che serve a riacciuffare il gol in apertura di Del Pelo, insomma nemmeno la fortuna gira per il verso giusto; il 3 Febbraio all'ultima di andata , davanti a circa 4000 spettatori, il Brindisi non sfonda il muro difensivo che la Reggina costruisce davanti a Gazzaniga ma chiude comunque un positivo girone ascendente in settima posizione, a quattro punti da Varese e Como che al momento sarebbero promosse in A. Quella con i calabresi è di fatto l' ultima panchina di Di Marzio alla corte di Fanuzzi, due giorni dopo la gara il tecnico parte per Vicenza dove dovrà sottoporsi ad un'operazione legata ai postumi dell'incidente di poco tempo prima, le prime due gare di ritorno ( 1-1 casalingo con l'Avellino e sconfitta a Reggio Emilia per 2-0) vedranno in panchina il fido secondo Pierini, poi Fanuzzi decide per l'esonero del giovane tecnico affidando la barca biancazzurra all'esperto Egizio Rubino, classe 1919 e con parecchia esperienza in A e B alla guida di Foggia, Catania e Perugia. Non andrà molto bene, Rubino otterrà una faticosa salvezza giunta all'ultima giornata nonostante la sconfitta di Reggio Calabria, purtroppo sul finale di quel campionato pesa sicuramente la prematura scomparsa del presidentissimo Fanuzzi avvenuta improvvisamente l'8 Maggio '74 a causa di un improvviso malore.

Le strade di Gianni e del Brindisi, di fatto, si separarono quì, anche se incroci successivi da avversari avvennero già nel campionato successivo, quando Di Marzio, alla guida del Catanzaro, affrontò il Brindisi il 19 Gennaio in Calabria (0-0) e replicò il risultato ad occhiali il primo Giugno in uno stadio gremito da 11000 spettatori e con il Brindisi guidato verso la salvezza da Mimmo Renna.

Il 75/76 poi vede Di Marzio salire nell'olimpo del calcio italiano proiettando in  A i giallorossi catanzaresi, in quella stagione Gianni torna a Brindisi già il 14 Settembre per disputare la gara valevole per il girone di Coppa Italia, i Calabresi si mostrano subito una macchina perfetta passando con un perentorio 3-1 davanti a 2500 persone che ritrovano anche Michesi come avversario; alla 16esima poi, in Calabria, Di Marzio vince 2-0 grazie ai sigilli di La Rosa e Ranieri, ed infine alla 35esima ottiene a Brindisi un decisivo 0-1, propiziato da un'autorete, per salire in A al pari di Genoa e Cesena beffando di un sol punto il Varese di Maroso.

Da quel giorno, e per molti anni, Di Marzio e Brindisi navigano mari diversi e lontani, fino alla stagione 87/88 quando Gianni accetta la panchina del Cosenza, con la quale ottiene l'immediata promozione in B. Il tecnico è ospite al "Fanuzzi" alla seconda di campionato e sbanca il campo biancazzurro nel finale grazie ad un acuto del difensore Lombardo a otto dal termine; al ritorno identico risultato per i lupi della Sila con Giansanti a decidere su rigore al 54'. Questa è stata l'ultima stagione in cui le strade di Di Marzio e il Brindisi si sono incrociate, la società pugliese di lì a poco cadrà in un incubo finanziario e sportivo ancora oggi maledettamente attuale, mentre il tecnico approderà ancora a Catanzaro in sostituzione di Burgnich e per farsi conoscere da un bimbo che allora attaccava le figurine ed oggi prova a raccontare i personaggi di un altro calcio, di un altro mondo...buon viaggio mister!