LA CITTÀ DEI MIRACOLI
A Forlì di miracoli sono abbastanza pratici, le radici affondano addirittura al Febbraio del 1428 (il quattro per la precisione) quando un incendio distrusse una scuola nonostante il lodevole tentativo di spegnimento da parte di una popolazione mai doma, il fatto incredibile fu che tra le macerie venne ritrovata intatta l'immagine della Beata Vergine con il Bambino!
Di conseguenza il governatore della città ordinò immediatamente di portare l'immagine nel Duomo (dopo solenne processione) e da lì nacque la Madonna del fuoco, tutt'oggi venerata e pronta a proteggere ogni forlivese.
Il miracolo che raccontiamo noi è però molto più vicino nel tempo, e con testi, scritture ed immagini sacre non c'entra nulla; incomincia sul finire dell' estate del 1995 e si protrae fino all'Ottobre dello stesso anno, nomi e cognomi di alcuni dei protagonisti sono Franco Bonavita, Marco Roccati, Roberto Rossi, Marco Babini e via via Rossi, Flamigni, Misso ecc., si parla di calcio avrete intuito, nello specifico della Coppa Italia maggiore.
L'INIZIO DEL SOGNO
I biancorossi di Forlì avevano ottenuto il pass per disputare la Coppa Italia maggiore grazie all'exploit nella Coppa di serie C della stagione precedente dove con un percorso a dir poco fantastico si erano arresi solamente nella finale di ritorno al Varese capace di vincere 3-0 a Masnago; la strada che portò i biancorossi in finale fu già qualcosa di particolare, vittime illustri lastricarono la via, dal Rimini al Prato e in sequenza Ravenna, Carpi, Juve Stabia e Casarano, tutto questo nonostante una stagione chiusa a metà classifica con il cambio in panchina tra Varrella e Cresci.
Ottenuto quindi il diritto a disputare la Coppa Italia maggiore il piccolo Forlì si trova davanti per il primo turno un Foggia alla fine della favola di Zemanlandia appena retrocesso dalla serie A; l'appuntamento è per il venti di Agosto al "Tullo Morgagni", sarà l'occasione per respirare l'aria di un calcio d'alta quota che i biancorossi hanno frequentato per una sola stagione in tutta la loro storia. Serie B edizione 1946/47, retrocessione con 31 punti (a meno cinque dalla salvezza) ma la soddisfazione di fermare il Cesena sul nulla di fatto fuori casa e batterlo 2-1 a Forlì, scusate se è poco!
L' ORLANDI FURIOSO
Delio Rossi è il conduttore dei pugliesi, Brunner il guardiano della porta e tra gli altri figurano giocatori quali Kolyvanov, Mandelli e Giovanni Tedesco, gente con un passo decisamente diverso dai pur bravi Misso, Roccati, Conficconi o Macerata, alfieri forlivesi adorati dalla tifoseria. Agli ordini del Sig. Gronda di Genova ecco così che il piccolo Forlì si oppone ai satanelli pugliesi nella speranza che il fattore campo possa dire la sua; la truppa di Delio Rossi fatica più del previsto a macinare gioco, il Forlì contiene e, da buona squadra di serie C2, riparte con veloci folate offensive. La sblocca al 31' Orlandi, un ventiseienne che di mestiere fa la punta, Brunner non ci arriva e il Foggia si trova sotto tra lo stupore generale!
Delio Rossi prova a dare una svolta ai suoi inserendo Zanchetta al posto di De Vincenzo già ad inizio ripresa, Bonavita invece non cambia nulla in un complesso che, pur con i limiti della categoria, sta tenendo testa dignitosamente all'avversario; finisce così che al Foggia tocca uscire dalla competizione già al primo turno, e questa di per sé è una notizia non da poco, i forlivesi sfideranno al "Morgagni" il Piacenza di Gigi Cagni ovvero una squadra di serie A!
ABBIATE PIACENZA
Il 30 Agosto 1995 lo stadio forlivese è gremito, qualcuno sogna il colpaccio ma i più tanti sarebbero contenti di ben figurare davanti ad un squadra che si batte in massima serie; Bonavita e i suoi sono certi di poter dire la loro anche se tra gli avversari ci sono giocatori davvero di grido, Cappellini nelle giovanili del Milan pareva destinato ad una carriera di primissimo livello, Taibi dopo le esperienze a Trento e Licata è portiere di sicuro affidamento, Di Francesco ha numeri da serie A e poi l'esperienza di Maccoppi là dietro e via via Corini e la sua classe, Caccia bomber di professione e Polonia, Manighetti, Carbone , Piovani, insomma la differenza c'è ma non si vedrà!
Gli avvertimenti per i quali i piacentini dovrebbero aprire gli occhi ci sono, nel pomeriggio il Fiorenzuola (C1) ha eliminato il Torino e gli stessi biancorossi di Forlì ne vengono dalla mezza impresa col Foggia; la gara inizia e dopo una manciata di minuti il Piacenza è costretto a sostituire l'infortunato Cappellini con Nicola Caccia, cambia poco per gli ospiti comunque, il Forlì battagliero e mai a testa china produce buone trame di gioco e al dodicesimo passa in vantaggio; l'azione parte da una palla recuperata a metà campo, viene innescato il veloce Macerata sulla fascia sinistra il quale brucia il diretto marcatore e dalla linea di fondo crossa al millimetro per la testa di un Misso appostato sul secondo palo che incoccia battendo imparabilmente un Taibi proteso nell'inutile tuffo! Il boato che avvolge il "Morgagni" è memorabile, figlio dell'incredulità mista al sogno di poter passare al turno successivo, anche se al novantesimo mancano ancora 78 minuti.
La gara riprende ed i piacentini, visibilmente irritati, cercano di riparare immediatamente alla beffa subita, il Forlì resiste e appena può mette il becco fuori cercando di affievolire il peso ad una difesa stoica; la prima frazione così si chiude con il sorprendente vantaggio dei biancorossi di casa, però c'è ancora un tempo, qualcuno sogna, ma la maggioranza si gode il momento cosciente che di lì a poco tutto tornerà come deve...o dovrebbe...
Gigi Cagni sostituisce già negli spogliatoi la verve di Cleto Polonia con il genio di Corini, Bonavita invece non modifica nulla chiedendo ai ragazzi di battersi fino all'ultima goccia di sangue e qualcosa di più. Quando i giochi riprendono il leit motiv è scontato, Piacenza alla ricerca del pari e Forlì a difesa del fortino che crolla al minuto 53 quando Caccia è abile ad anticipare il diretto marcatore e girare (di testa) un pallone proveniente da calcio piazzato e spizzicato da Brioschi alle spalle di Roccati, 1-1 e tutto riaperto!
Sugli spalti si ci preoccupa un po' di più, quando i sogni al mattino stanno per svanire non è mai una bella sensazione , ma gli uomini di Bonavita non ne vogliono sapere di svegliarsi e continuano a ribattere colpo su colpo fino al termine dei 90'; Cagni al 70' ha buttato dentro pure il neo acquisto Lorenzini, scuola Milan e diventato grande a Como, mentre il Forlì il primo cambio lo effettua a cinque dal termine, Modesti si avvicenda col generoso Macerata.
Si và perciò ai tempi supplementari, una noia non preventivata per i piacentini e un prolungamento del sogno per i forlivesi, il copione è lo stesso con i favoriti che attaccano e gli altri che si difendono affidandosi a qualche ripartenza; non c'è verso di schiodare il risultato, così quando al 120' Collina fischia la fine non resta che affidarsi alla lotteria dei rigori nella quale entrambe sperano di pescare il biglietto vincente.
Incominciano i padroni di casa con Modesti che batte Taibi, 1-0 Forlì. Il Piacenza affida la prima esecuzione a Lorenzini, il biondo cursore non fallisce e riporta tutto in parità; Belletti è il secondo per i biancorossi di casa e realizza portando avanti i suoi visto che Di Francesco sbaglia, qualcuno incomincia a crederci!
Il terzo penalty forlivese è per Michele Cazzarò talento scuola Taranto sceso in C2 dopo la cancellazione degli Jonici dai professionisti, Taibi non ci sta ed ecco il pareggio di Carbone, 2-2 ed ancora un paio di tiri a testa; Babini, già in B a Brescia, compie la missione e trasforma il suo, ma la rete di Caccia rimette tutto a posto. A questo punto diventano decisivi gli ultimi due tiri, quello per il Forlì è trasformato da Rossi, mentre il piacentino Corini becca la traversa, il rimbalzo sulla linea e Roccati che dice no...il sogno è realtà!
NON C SVEGLIATE
(I capitani schierati al centro del campo)Venticinque Ottobre 1995, la serata è fatata per chi tifa biancorosso, il clima in senso meteorologico non lo ricorda nessuno, quello in senso emozionale invece è stampato nella memoria di una città; Baresi, Savicevic, Tassotti, Maldini che si esibiscono in veste ufficiale contro una realtà di serie C2, favole che solo il calcio sa(peva) raccontare.
Che l'occasione sia unica lo hanno chiaramente inteso tutti, in primis la società forlivese che per l'occasione sposta il campo di casa nella vicina Cesena visto che i seimila posti del "Morgagni" sono decisamente insufficienti per contenere l'entusiasmo generato dal passaggio del turno. Al "Manuzzi" saranno ben 25000 gli spettatori, incasso seicentoquaranta milioni e il resto mancia, roba che in C2 ci vuole un campionato e mezzo di buone prestazioni derby compresi; l'annullo filatelico poi è la chicca che consegna alla storia una serata che sulla via Emilia riversa un fiume di automobili cariche di speranza, sogni, soddisfazione e soprattutto felicità.
All'ingresso in campo delle squadre si scatenano fumogeni e fuochi d'artificio, il boato che accompagna a centrocampo gli eroi biancorossi è degno di una finale di Coppacampioni, però poi c'è da giocare e lì la favola si arrende alla ruvida realtà; il Milan orchestra e il Forlì, ben motivato ed organizzato da Franco Bonavita, si difende con ordine e disciplina. Regge l'urto con una dignità che sfiora l'epico e capitola per la prima volta soltanto al 38' quando il genio di Savicevic vede un corridoio là dove non c'è e mette Di Canio nelle condizioni di trafiggere un attento Roccati con un fendente rasoterra da sinistra a destra che sblocca la gara.
Si và al riposo con la sensazione che Forlì, nonostante l'enorme divario tecnico e fisico, abbia dato tutto, ma la truppa di Bonavita getta il cuore oltre l'ostacolo e regge anche i restanti quarantacinque minuti; raddoppia Eranio al cinquantatreesimo giro di lancette (cross da sinistra e conclusione al volo che fa secco il portiere) ma finisce lì. Il Milan amministra e i biancorossi di casa restano in partita cercando in qualche modo la rete della bandiera fino alla fine, come quando l'ex ala del Verona campione d'Italia Franco Turchetta cerca di imbeccare Orlandi con uno stupendo lancio di trenta metri reso veno dai centrali rossoneri.
Al triplice fischio di Pellegrino da Barcellona (Pozzo di Gotto) ci sono applausi per tutti e la consapevolezza di aver vissuto qualcosa da tramandare a figli e nipoti, ognuno torna a casa con l'aneddoto, il momento o il particolare che non dimenticherà mai.
IL CONSOLE FLAMIGNI
Gianni Flamigni è forlivese di nascita, Predappio nello specifico, in carriera ha debuttato giovanissimo in A col Cesena per poi passare a Parma, Monza, Brescia, Lecce e Pisa, una carriera vissuta ad alti livelli mella quale ha messo assieme quasi 150 partite di campionato tra A e B, dopo la radiazione del Pisa di Anconetani (estate 1994) passa in C1 all' Ospitaletto dove si ferma una sola stagione, quindi il ritorno a casa, in quel Forlì nel quale non aveva mai giocato. Quella partita col Milan è storia anche per lui, calciatore e forlivese, vissuta su più fronti con lo stesso cuore gonfio di sentimenti e soddisfazioni, a distanza di anni la ricorda così: " Avevo ottenuto lo svincolo dall' Ospitaletto e da un po' mi allenavo col Forlì, mi tesserarono proprio per quella partita, due giorni prima! In squadra solo io e Turchetta avevamo fatto la serie A, Babini e Monaco la B, mentre Salvetti e Roccati ad alti livelli ci sarebbero arrivati più avanti.
L'aria che si respirava in città era qualcosa di speciale, tutti sapevano di vivere un momento che sarebbe passato alla storia; per me fu una soddisfazione particolare perché giocammo al "Manuzzi" di Cesena dove avevo fatto un bel po' di partite, ma giocarci con la maglia del Forlì in uno stadio pieno di colori biancorossi era un sogno, la tifoseria forlivese non era certo abituata a quel tipo di palcoscenici.
Di quella sera conservo una stupenda fotografia che immortala me e Maldini mentre rincorriamo la palla, una grossa soddisfazione. Eravamo una bella squadra anche se in campionato poi ci salvammo alla fine, mister Bonavita era un ottimo allenatore, molto legato agli schemi sia di gioco che sui calci da fermo, oggi che alleno mi porto dietro qualcosa anche di suo!
Quella col Milan fu una serata possibile grazie alla formula di allora, la Coppa Italia di oggi non permette più eventi del genere, il calcio è uno sport popolare, ma si sta facendo di tutto per renderlo elitario, ciò non è certo un bene; sarà la nostalgia, saranno gli anni che passano ma era un altro sport, oggi è tutto fisico ed atletica, allora si prediligeva molto più la tecnica."
IL BIVIO DEL DESTINO
Milan e Forlì, come da copione, divideranno immediatamente le loro strade, quella dei rossoneri porterà l'ennesimo scudetto, mentre agli uomini di Franco Bonavita toccherà sudare per evitare le forche caudine dei play out scansati all'ultima giornata in maniera rocambolesca battendo il già promosso Treviso di Bepi Pillon; vantaggio di Orlandi al termine della prima frazione, rarissima autorete di Emiliano Salvetti a tre dal novantesimo e 2-1 riparatore di Andreotti all'ultimo giro di lancette, morale della favola un punto in più del Tolentino (di Fabrizio Castori) costretto ai playout !
Estromettere una squadra di serie A dalla Coppa Italia, tenere testa ad uno dei Milan più forti di sempre e salvarsi in C2 per un soffio di fiato....
"Dammi solo un minuto, ma non mi togliere la favola del pallone!"
IL TABELLINO DELLA GARA
FORLI' - MILAN 0-2
Reti: 38' Di Canio, 54' Eranio
FORLI': Roccati (86' Magnani), R. Rossi, Babini, Paggio, Flamigni, Macerata, Prati, Cazzarò, Misso (82' Turchetta), Turchi (62' Belletti), Orlando. All.: Bonavita
MILAN: Ielpo, Tassotti, Costacurta, F. Baresi (32' P. Maldini), Coco, Eranio, Albertini, Ambrosini, Lentini, Di Canio, Savicevic (75' Locatelli) - All.: Capello
Arbitro: Sig. Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto.
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